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Exsurge Domine! Quare obdormis?

 

di Plinio Correa de Oliveira

 

 

(Plinio Corrêa de Oliveira, Exsurge Domine! Quare obdormis? [«Svègliati, perché dormi, Si­gnore?» (Sal., 44 (43), 24)], in Catolicismo, anno V, n. 56, Cam­pos (Rio de Ja­nei­ro) ago­sto 1955)

 

La situazione della Chiesa, come la vedeva con provvidenziale lucidità san Luigi Maria Grignion da Montfort, era caratterizzata da due tratti essenziali, che ci descrive nella sua preghiera per chiedere missionari, con parole di fuoco.

 

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Da un lato vi è il nemico che avanza pericolosamente, vi è l’attacco vit­to­rioso dell’empietà e dell’immoralità: «Hanno violato la tua legge [Sal. 119, 126], è stato ab­bandonato il tuo vangelo, torrenti di iniquità dilagano sulla terra e tra­vol­go­no perfino il tuoi servi. Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole, l’em­pietà siede in trono, il tuo santuario è profanato e l’abominio è giunto nel luogo santo». I servi del male sono attivi, audaci, di successo nelle loro im­prese: «Guarda, Signore Dio degli eserciti! I capitani mobilitano intere com­pa­gnie, i sovrani arruolano armate numerose, i navigatori formano flotte com­plete, i mercanti si affollano nei mercati e nelle fiere. Quanti ladri, empi, u­briaconi e dissoluti si raggruppano in gran numero ogni giorno con tanta fa­ci­lità e prontezza contro di te! Basta dare un fischio, battere un tamburo, mo­strare la punta smussata di una spada, promettere un ramo secco di al­lo­ro, offrire un pezzo di terra gialla o bianca! Basta insomma prospettare una vo­luta di fumo d’onore, un interesse da nulla e un misero piacere a­ni­ma­le­sco... e in un istante si riuniscono i ladri, si ammassano i soldati, si con­giun­go­no i battaglioni, si assembrano i mercanti, si riempiono le case e le fiere, e si coprono la terra e il mare di una innumerevole moltitudine di per­versi! Ben­ché divisi fra loro a causa della distanza di luogo o della dif­fe­ren­za di ca­rat­tere o della diversità d’interesse, si uniscono tutti insieme fino al­la morte per muoverti guerra sotto la bandiera e la guida del demonio!».

Capitani, potenti, navigatori, mercanti, cioè gli «uomini chiave» del suo secolo, mossi tutti dall’empietà, dal guadagno, dalla sete di onori, depravati da vizi gravi, costituiscono, con le masse che li seguono — salve, beninteso, le eccezioni —, una moltitudine di ubriachi, di banditi e di reprobi che, attra­verso le vastità delle terre e dei mari, si uniscono per combattere la Chiesa!

Ecco quanto si può chiamare chiarezza di concetti e di linguaggio, co­raggio spirituale, coerenza immacolata nel classificare i fatti! Come questo santo deve sembrare privo di carità, imprudente, preci­pi­toso nei suoi giudizi, all’uomo moderno, che teme la logica, che è urtato dalle verità radicali e for­ti e che ammette solamente un linguaggio edulcorato e fatto di mezze tin­te!

 

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Dall’altro lato, ossia fra quelli che sono ancora figli della luce, san Luigi Maria vede dominare l’inerzia. Il fatto lo affligge: «E quanto a te, gran Dio? Non ci sarà quasi nessuno che prenda a cuore la tua causa anche se nel ser­vir­ti c’è tanta gloria, utilità e dolcezza? Perché così pochi soldati sotto la tua bandiera? Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli per lo zelo del­la tua gloria come san Michele: Chi è come Dio?».

San Luigi Maria vuole tanti o più numerosi paladini dalla parte di Dio, quanti ve ne sono dalla parte del demonio. Li vuole fedeli, puri, forti, in­tre­pi­di, combattivi, temibili come il Principe della Milizia celeste. Non si limita a dire che devono essere come san Michele. Vuole che siano versioni umane dell’Arcangelo: «Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli per lo zelo della tua gloria come san Michele».

Quanto questa aspirazione a vedere il mondo pieno di a­postoli che brandiscono spade di fuoco diverge dalla vista corta, dalla freddezza e dal sentimentalismo edulcorato e incongruente di tanti cat­tolici odierni, per i quali fare apo­stolato significa chiudere gli occhi sui di­fet­ti dell’avversario, aprire davanti a loro le barricate, consegnare loro le armi da guerra, accettare il loro gioco e, consumata la capitolazione, sostenere che vi sono tutte le ragioni per essere contenti, perché le cose avrebbero potuto andare anche peggio!

Finché questi apostoli di fuoco non vengono la santa Chiesa corre il rischio di gravi ro­ve­sci. Non l’hanno visto tanti timidi e indolenti. Ma l’ha visto san Luigi Maria, che chiama tutti alla lotta: «Lasciami allora gridare dap­per­tut­to: Al fuoco! al fuoco! al fuoco!... Aiu­to! aiuto! aiuto!... C’è fuoco nella casa di Dio! C’è fuoco nelle anime! C’è fuoco perfino nel santuario... Aiu­to! stanno assassinando il nostro fratello!... Aiuto! stanno uccidendo i no­stri fi­gli!... Aiuto! stanno pugnalando il no­stro buon padre!...».

È la devastazione nella Chiesa e nelle anime, il fuoco che consuma le isti­tu­zioni, le leggi, i costumi cattolici, e l’empietà che uccide le anime e pu­gna­la il Sommo Pontefice.

 

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Intere legioni di anime, fuori e dentro il santuario — san Luigi Maria lo la­scia vedere chiaramente — incrociavano le braccia, curandosi del loro pic­co­lo microcosmo, senza preoccuparsi della Chiesa e dei suoi grandi pro­blemi. Erano immerse nella loro piccola esistenza di tutti i giorni, nelle loro piccole comodità, nelle loro piccole economie, nelle loro piccole vanità, come nelle loro piccole devozioni, nelle loro piccole elemosine, nei loro piccoli aposto­lati, al cui centro sta­va spesso solamente la loro piccola persona.

Invece, san Luigi Maria era un’anima immensa. Posto in una situazione o­scura, si dedicava completamente a salvare il prossimo nei piccoli ambienti nei quali viveva. Ma il suo zelo non aveva né frontiere né limiti e ab­brac­cia­va tutta la Chiesa. Viveva, palpitava, gioiva o soffriva in funzione della cau­sa cattolica tutta, nell’accezione più ampia del termine.

E perciò rivolgeva a Dio una supplica mirabile: se avesse dovuto assistere a un trionfo continuo dell’empietà, senza che facesse la sua comparsa una rea­zio­ne all’altezza, avrebbe preferito che Dio lo prendesse: «Mio Dio, non è meglio per me morire piuttosto che vederti ogni giorno così crudelmente e impunemente offeso e trovarmi sempre più nel pericolo di venir travolto dai torrenti di iniquità che ingrossano? Preferirei mille volte la morte!

«Mandami un aiuto dal cielo, o toglimi la vita!

«Se non avessi la speranza che presto o tardi finirai con l’esaudire questo povero peccatore nell’interesse della tua gloria, [...] ti pregherei senza esi­tare con un profeta: Prendi la mia vita! [1 Re 19, 4]».

 

Il Regno di Maria

 

Gli pare impossibile che Dio non fermi la marcia dell’empietà: «Signore, Dio giusto, lascerai nel tuo zelo, che tutto vada in rovina? Tutto diverrà alla fine come Sodoma e Gomorra? Continuerai sempre a tacere e sempre pa­zienterai? La tua volontà non deve compiersi in terra come in cielo, e non deve stabilirsi il tuo regno?».

No, l’intervento di Dio non mancherà. Lo preannuncerà ad anime elette, alle quali ha lasciato contemplare la visione di un’epoca futura, che sarebbe il Regno di Maria: «Non hai rivelato, già da tempo, a qualcuno dei tuoi a­mi­ci un futuro rinnovamento della Chiesa? Non devono gli ebrei rico­no­sce­re la verità?

«Tutto questo attende la Chiesa.

«Tutti i santi del cielo gridano: Non farai giustizia? [cfr. Ap. 6, 10] Tutti i giusti della ter­ra implorano: Amen. Vieni, Signore! [Ap. 22, 20] Tutte le creature, anche le meno sen­si­bili, gemono [cfr. Rm. 8, 22] sotto il peso degli innumerevoli delitti di Babilonia e invocano la tua venuta che restauri ogni cosa».

Nel desiderio di questa «ricapitola­zio­ne di tutte le cose», implora Dio af­fin­ché venga il giorno in cui «[...] ci sia un solo ovile e un solo pastore [cfr. Gv. 10, 16] e tutti possano glorificarti nel tuo tem­pio [cfr. Sal. 29, 9]».

Qui sono delineati gli elementi del futuro Regno di Maria. Sarà il risultato della conversione di tutti gl’infedeli, dell’ingresso di tutti i popoli nell’ovile della Chiesa e della «ricapitolazione di tutte le cose», cioè della restaurazione in Cristo di tutta la vita intellettuale, artistica, politica, sociale ed economica, che il Potere delle Tenebre ha sovvertito. È la ricostruzione della civiltà cri­stiana.

Come si vede, si tratta di accadimenti futuri. Avanziamo verso di essi. Bi­sogna affrettare con le nostre preghiere, con le nostre penitenze, con le no­stre buone opere, con il nostro apostolato questo giorno mille volte fe­li­ce in cui vi saranno un solo gregge e un solo Pastore.

 

Una nuova epoca storica

 

Abbiamo già mostrato come i nostri giorni s’inseriscono nel lungo processus storico iniziato fra il 1450 e il 1550 con l’Umanesimo, il Rinascimento e il protestantesimo, accentuato profondamente con l’enciclopedismo e la Rivo­luzione Francese, e infine trionfante nei secoli XIX e XX con la trasfor­ma­zione dei popoli cristiani in masse meccanizzate, amorfe, ampiamente lavo­rate da fermenti dell’immoralità, dell’ugualitarismo, dell’indifferentismo re­ligioso o dello scetticismo totale. Dal liberalismo sono già passate al so­cia­li­smo e sono sulla strada di scivolare cadendo nel comunismo.­

La marcia ascensionale dei falsi ideali laici — di fondo panteista, va fatto notare — e ugualitari è il grande avvenimento che domina la nostra epoca storica. Il giorno in cui questa marcia cominciasse a regredire, con una re­tro­cessione non piccola e occasionale, ma continua e forte, sarebbe co­min­ciata un’altra fase della storia.

In altri termini, la scristianizzazione è il segno sotto il quale sono posti tutti i fatti dominanti accaduti in Occidente dal secolo XV a oggi. È quanto uni­sce fra loro questi cinquecento anni e ne fa un blocco nel grande insieme che costituisce la storia. Cessata la scristianizzazione grazie a un movimento contrario, saremo passati da un insieme di secoli a un altro.

Era proprio un fatto di questa ampiezza, una cesura nel processus scri­stia­niz­zante e un soprassalto senza precedenti della religione che san Luigi Ma­ria im­plorava, sperava e, ne siamo certi, ha ottenuto.

«Il regno speciale di Dio Padre è durato fino al diluvio e si è concluso con un diluvio d’acqua. Il regno di Gesù Cristo è terminato con un diluvio di san­gue. Ma il tuo regno, Spirito del Padre e del Figlio, continua tuttora e fi­nirà con un diluvio di fuoco d’amore e di giustizia».

E il santo chiede questo diluvio: «Quando verrà questo diluvio di fuoco del puro amore, che devi accendere su tutta la terra in modo così dolce e vee­mente da in­fiammare e convertire perfino i musulmani, i pagani e gli ebrei? Nulla si sottrae al suo calore [Sal. 19, 7]. Si ac­cenda dunque questo divin fuoco, che Ge­sù Cristo è venuto a portare sulla terra [cfr. Lc. 12, 49], prima che divampi quello della tua ira che ri­durrà in cenere tutta la terra».

 

Strumento provvidenziale

 

Il mezzo per giungere a questo trionfo sarà una congregazione tutta consa­cra­ta, unita e vivificata da Maria Santissima.

Che cosa sia propriamente questa congregazione nella mente del santo non si può affermare con certezza assoluta. In un certo senso sembra una fa­mi­glia religiosa. Ma vi sono anche aspetti in base ai quali si potrebbe pensare diversamente. Comunque, questa congregazione sarà lo strumento umano per instaurare il Regno di Maria. E, in quanto tale, gli sguardi della Prov­vi­denza riposano amorevolmente su di essa da tutta l’eternità: «Ricordati, Si­gnore, della comunità che ti sei acquistato nei tempi antichi [Sal. 74, 2]. L’hai pos­se­duta nel tuo spirito fin dall’eternità, quando rivolgevi a lei il pensiero. L’hai pos­seduta nelle tue mani, quando traevi dal nulla l’universo». Nel mo­men­to fra tutti tragico e felice nel quale si è consumata la nostra Redenzione, Dio l’ha «posseduta nel cuore» e il suo divin Figlio «[...] morendo in croce, la consacrava irrigandola con il proprio sangue e l’affidava alla sua santa Madre».

Questa misteriosa congregazione, che sarà «[...] un’assemblea, un gruppo di prescelti nel mondo e dal mondo [...] un gregge di agnelli mansueti da ra­du­nare tra tanti lupi [cfr. Lc. 10, 3], una compagnia di caste colombe e di aquile reali fra tanti corvi, uno sciame d’api fra tanti calabroni, un branco di agili cervi fra tante tartarughe, una torma di intrepidi leoni fra tante timide lepri» questa con­gregazione può essere costituita soltanto da un’azione feconda della grazia nelle anime di quanti devono formarla. Ma a Dio niente è impossibile: «Tu che puoi trarre da pietre grezze altrettanti figli di Abramo [cfr. Mt. 3, 9; Lc. 3, 8], pronuncia una sola parola divina e manda buoni operai alla tua messe [Lc. 10, 2] e buoni missionari alla tua Chiesa».

Da secoli i giusti chiedono a Dio la fondazione di questa congregazione: «Ricordati delle preghiere a te rivolte dai tuoi servi e serve nel corso di tanti secoli a questo proposito. Le loro aspirazioni, le loro lacrime accorate e il loro sangue versato si presentino a te per sollecitare efficacemente la tua misericordia». Poiché questa congregazione sarà di Maria, questo dono della Provvidenza tanto ricco è destinato a Lei: «Ricordati di dare a tua Ma­dre una nuova Compagnia per rinnovare ogni cosa. Così per mezzo di Ma­ria concluderai gli anni della grazia, che hai inaugurato per mezzo di lei».

 

Truppa d’assalto della Chiesa militante

 

Com’è noto, compagnia significava al tempo di san Luigi Maria reggi­men­to o battaglione. Con questo spirito sant’Ignazio ha chiamato Compagnia di Gesù il suo glorioso Istituto. San Luigi Maria concepiva la sua Compagnia co­me essenzialmente militante. Sarà come un prolungamento della Madonna nella lotta permanente e gigantesca con il demonio e i suoi seguaci: «È vero, gran Dio! Come tu hai predetto, il demonio tenderà grandi insidie al cal­ca­gno di questa misteriosa donna, cioè alla piccola compagnia dei suoi figli, che verranno sul finire del mondo. Ci saranno grandi inimicizie fra questa stirpe benedetta di Maria e la razza maledetta di Satana; ma si tratterà di inimicizia totalmente divina, l’unica di cui tu sei l’autore.

«Le lotte e persecuzioni che la progenie di Belial [cfr. 2 Cor. 6, 15] muoverà ai discendenti di tua Madre, serviranno solo a far meglio risaltare quanto efficace sia la tua grazia, coraggiosa la loro virtù e potente tua Madre. A lei infatti hai af­fidato fin dall’inizio del mondo l’incarico di schiacciare con il calcagno e l’umile cuore la testa di quell’orgoglioso».

Questo passo è fra i più importanti, dal momento che mostra la modernità della Compagnia, del suo apostolato militante, del suo spirito profondamente — diremmo quasi sommamente — mariano.

Infatti san Luigi Maria vede questa Compagnia destinata a sorgere «sul fi­nire del mondo». E se, nel linguaggio degli adoratori della modernità, ogni secolo è più moderno del precedente, non vi saranno secoli più moderni — almeno nel significato cro­nologico della parola — di quelli «sul fi­nire del mondo».

Che cosa vuol dire «sul finire»? Nel linguaggio profetico, la pre­ci­sione del termine è discutibile. Forse sarà l’ultima fase dell’umanità, cioè il Regno di Maria. Quanto durerà questa fase? È un altro problema, per la cui soluzione non troviamo elementi nella preghiera del santo. Comunque, posta la «mo­dernità» assoluta di questo apostolato, vediamo alcune delle carat­te­ri­stiche che avrà. Coloro che giudicano anacronistici questi caratteri, ve­dranno quanto si sbagliano.

 

Devozione alla Madonna

 

Questi apostoli degli ultimi tempi saranno «veri figli di Maria, tua santa Madre, concepiti e generati dal suo amore, da lei portati in grembo, nutriti, educati con cura, sostenuti e arricchiti di grazie». E più avanti afferma: «Per l’abbandono alla Provvidenza e la devozione a Maria, avranno le ali argentate della colomba, cioè la purezza di dottrina e di vita. Avranno anche spalle color d’oro, cioè una perfetta carità verso il prossimo per tollerarne i difetti e un grande amore a Gesù Cristo per portarne la croce».

 

Combattività

 

Ma questa devozione mariana e questa carità si realizzeranno in una bel­li­cosità estrema, derivante dalla stessa devozione mariana. Infatti sa­ranno «veri servi della santa Vergine. Come san Domenico, andranno dappertutto con la forza luminosa e ardente del Vangelo nella bocca e il Rosario in ma­no. Abbaieranno come cani, incendieranno come fiaccole, rischiareranno le tenebre del mondo come il sole». La loro vittoria consisterà nell’avere «[...] u­na vera devozione a Maria [...]. Per mezzo di essa schiacceranno la testa del­l’antico serpente dovunque andranno, perché si realizzi pienamente la ma­le­dizione da te predetta».

E perciò san Luigi Maria moltiplica, nel corso della sua preghiera, le me­ta­fore e gli aggettivi che alludono alla combattività dei membri della sua con­gregazione: «aquile reali», «torma di intrepidi leoni», avranno «[...] il co­raggio del leone perché arderanno di santo sdegno e prudente zelo di fronte ai demoni figli di Babilonia».

 E questa falange di leoni chiede a Dio nella parte finale della sua pre­ghie­ra: «Signore, alzati! Perché fingi di dormire? Alzati con tutta la tua on­ni­po­tenza, misericordia e giustizia. Formati una compagnia scelta di guardie del corpo, per proteggere la tua casa, difendere la tua gloria e salvare le anime, affinché ci sia un solo ovile e un solo pastore [cfr. Gv. 10, 16] e tutti possano glorificarti nel tuo tempio [cfr. Sal. 28, 9]. Amen».