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Difendere l’ultramontanismo

 

 

di José Antonio Ureta

Il direttore di OnePeterFive è stato molto gentile ad invitare a fare osservazioni sull’origine dell’eccessiva sottomissione di molti cattolici agli insegnamenti e alle misure manifestamente errate di papa Francesco.

Egli afferma che tale atteggiamento deriva da “un falso spirito del Vaticano I” e da quello che lui chiama iperüberultramontanismo. Questa espressione, apparentemente umoristica, sembra essere una qualche barriera anti-polemica. 

In effetti, la testata dell’articolo (vedi foto d’apertura) mostra una tiara pontificia con sovrapposta la dicitura “L’ultramontanismo e il falso spirito del Vaticano I”. L’assenza del prefisso precauzionale hyperüber è stata forse una svista, ma è comunque rivelatrice.

Accetto l’invito ed  inizio col dire che condivido l’osservazione fatta da Peter Kwasniewski in un articolo recente dove chiarisce che limitarsi al “magistero del momento” è contrario all’insegnamento della Chiesa. Significa ignorare la Scrittura e la Tradizione e accettare le novità non infallibili del papa e dei vescovi attuali come l’unico modo per conoscere la verità. Sono pienamente d’accordo con il suo uso di magisteriale e iperpapalista per designare quei cattolici che adottano questa obbedienza adulterata. 

Mentre in passato usava “ultramontanismo” per riferirsi a tali cattolici, adesso non lo fa più.

L’anno scorso, ho scritto due articoli su OnePeterFive (qui e qui) e uno su Rorate Caeli per affrontare l’errata caratterizzazione tradizionalista dell’ultramontanismo. Ho dimostrato tre cose:

(1) Il futuro cardinale Edouard Pie, il capo più in vista degli ultramontani francesi durante il Concilio Vaticano I, aveva una concezione molto equilibrata sia della monarchia papale che dei limiti dell’autorità magistrale e di governo del Romano pontefice;

(2) la richiesta abusiva che i fedeli aderissero senza restrizioni agli insegnamenti e agli atti di governo non infallibili di un papa regnante proveniva dalla corrente liberale durante il pontificato di Leone XIII, che chiedeva ai cattolici francesi monarchici di accettare la Repubblica massonica secolare del loro paese; e,

(3) I papi più vicini alla corrente liberale – Benedetto XV, Pio XI e i papi conciliari – hanno aggravato quell’abuso per tutto il XX secolo. Il processo è culminato con il totalitarismo dell’attuale pontefice, che portò Henry Sire a chiamarlo, con molta scaltrezza, The Dictator Pope – Il Papa dittatore.

A sua volta, il prof. Roberto De Mattei ha scritto un articolo che si inserisce nel contesto della controversia tra ultramontani da una parte e gallicani e liberali dall’altra. Ha fatto vedere come il Beato Pio IX sostenesse pienamente l’ultramontanismo. Ha citato due esempi che evidenziano quanto fosse equilibrata la corrente ultramontana. La prima è stata una dichiarazione dei vescovi tedeschi. Hanno reso evidente come il magistero del papa e dei vescovi «è ristretto ai contenuti del magistero infallibile della Chiesa in generale, ed è ristretto ai contenuti della Sacra Scrittura e della tradizione» (Denz.-H 3116). La seconda era una dichiarazione del cardinale Manning, citata da Michael Davies: “L’infallibilità non è una qualità inerente a una persona, ma un’assistenza collegata a un ufficio”. [1]

Infine, il prof. de Mattei ha evidenziato il paradosso dell’adozione, da parte di alcuni settori del tradizionalismo, dell’ostilità verso l’ultramontanismo mostrata dal teologo domenicano Yves Congar. Egli è stato uno dei principali artefici del Concilio Vaticano II e, nel suo diario conciliare, si scagliò contro quella che definì la “sventurata ecclesiologia ultramontana”. [2] Il 9 dicembre 1962, scriveva, «tutto ciò che si fa per convertire l’Italia dall’ultramontanismo politico, ecclesiologico o devozionale al Vangelo, lo si guadagna anche per la Chiesa universale». [3]

Solo se i dati storici forniti nell’articolo del noto storico e nei miei tre sono falsi, sarebbe legittimo continuare ad incolpare la corrente ultramontana per l’accettazione ingiustificata degli errori dell’attuale papa nell’insegnamento e nel governo della Chiesa. 

Non di meno, è sbagliato farlo se i fatti sono veri. 

Pertanto, coloro che attribuiscono agli ultramontani l’odierna ossequiosità iperpapalistica, devono prima confutare gli articoli del prof. de Mattei ed i miei. Dovrebbero fornire dati storici più conclusivi di quelli che abbiamo presentato.

Ciò non è accaduto finora. Nessuno ha confutato quello che abbiamo scritto io e il Prof. de Mattei.

Attiro l’attenzione su questa incoerenza e chiedo agli anti – iperüberultramontani di essere intellettualmente onesti. Devono confutare ciò che abbiamo scritto io e il Prof. de Mattei oppure smettere di caratterizzare erroneamente l’ultramontanismo. Inoltre, dovrebbero ammettere che la storia mostra che il magisterismo e l’iperpapalismo sono i frutti spuri della corrente cattolica liberale, che ricorre all’autoritarismo per imporre i suoi errori.

Invito i nostri amici tradizionalisti anti-ultramontani a un dibattito di livello più elevato.

 

Note

[1] Michael Davies, Pope John’s Council (Chawleigh, Chulmleigh [Devon]: Augustine Publishing Company, 1977, 175.

[2] Yves Congar, Il mio diario del Consiglio, trad. Mary John Ronayne e Mary Cecily Boulding (Adelaide, Australia: ATF Press, 2012), 485.

[3] Ibid., 247.

 

Fonte: Stilvm Curiae – Marco Tosatti, 22 giugno 2022. Traduzione a cura di Vincenzo Fedele. Articolo originale apparso su OnePeter5 il 20 Giugno 2022.