Con la caduta dell’Afghanistan, entriamo in un pericoloso mondo nuovo
di John Horvat
Con la caduta dell'Afghanistan sotto i talebani, possiamo dire che l'era apertasi l’11 settembre 2001 è ufficialmente finita. La risposta americana all'attacco terroristico del 2001 è conclusa. Siamo entrati nell'era post-11 settembre che riflette tristemente il decadimento delle nostre istituzioni e della nostra determinazione.
In effetti, in questi venti lunghi anni l'America è cambiata. L'edificante senso di unità e patriottismo che allora ci legavano si sono trasformati in discordia frammentata e polarizzata. La nostra robusta economia ha subito due grandi tracolli ed è ora impantanata nel debito, nella spesa pubblica e nei controlli socialisti.
Il Covid si è preso centinaia di migliaia di vite, ha rimescolato le nostre certezze e ha mandato in frantumi la nazione. Soprattutto potremmo ricordare che se nel 2001 abbiamo potuto guardare brevemente a Dio dal profondo della nostra grande afflizione, questa volta invece, nella pandemia, con le persone lasciate fuori dalle chiese, Lo abbiamo dimenticato.
Ora, la terribile e rapida spada della nostra potenza militare è stata umiliata dall'inetta leadership della nazione. Il vuoto lasciato dalla nostra sconfitta ci rivela i pericoli del mondo post-11 settembre che ci attende.
L'obiettivo è l'America
Il mondo all’indomani dell’11 settembre si concentrò sulla difesa dell'ordine del dopoguerra dalle minacce del terrorismo e della disintegrazione, richiedendo organizzazione, sacrificio e impegno. Dovendo giudicare gli atti irrazionali compiuti dai terroristi su persone innocenti, vennero riprese le nozioni di bene e di male. In gioco c'era la sopravvivenza dell'Occidente, nonostante tutti i suoi difetti.
Ora entriamo in un pericoloso mondo nuovo che si propone come obiettivo anche la distruzione del modello americano e che presuppone uno stato di cose senza regole rigide, né giudizi morali né confini definiti. Questo stato di cose invita l'America ad abbandonare la sua posizione combattiva contro il disordine e ad adottare una posizione cinicamente isolazionista. In gioco ci sono le premesse fondamentali di chi siamo.
Di sicuro, non saremo dimenticati in questa era post-11 settembre. Possiamo essere certi che i nostri nemici ci attaccheranno perché sosteniamo i sistemi unificati, razionali e universali che assicurano la prosperità occidentale. Anche nella nostra attuale debolezza, siamo ancora un ostacolo al nuovo mondo anarchico, verde ed egualitario immaginato dagli ideologi dell’Oriente e dell’Occidente.
Il nemico alle nostre porte
Affrontiamo due nemici in questa guerra. Il primo sono le minacce esterne che si accavallano alle nostre porte per minare, sostituire e riempire il vuoto creato dalla nostra inettitudine. L’avversario vede e sfrutta le nostre debolezze, stimolando la nostra mediocrità così priva di spina dorsale.
La Cina comunista è una di queste minacce esterne. Il regime rosso cinese minaccia di inghiottire il mondo con il suo sistema ateo e comunista che ha ucciso decine di milioni di persone, perseguitato la Chiesa e ora cerca di dominare il mondo. Sulla scia della Cina si schierano Cuba, Venezuela, Corea del Nord e marxisti di tutto il mondo che cospirano per minare l'influenza americana. Di particolare preoccupazione è la crescente alleanza tra Russia e Cina.
L'altro nemico è l'Islam radicale che ha dichiarato una jihad contro l'America e l'Occidente cristiano. Gli islamisti in Iran, Turchia, Libano, Siria, Pakistan e ora in Afghanistan fanno leva su questi stati-nazione contro di noi. Altri islamisti seminano il caos nel Grande Sahel. Il loro fondamentalismo rimanda a un passato lontano e selvaggio e risulta da un Islam congegnato su misura e mistificato per essere un potente rifiuto di tutto ciò che è occidentale.
Tutti questi nemici continueranno ad attaccarci perché resistiamo ancora alla marcia verso le loro utopie sia marxiste sia islamiste. Questi nemici esterni possono avere metodi, orientamenti e obiettivi diversi, ma condividono la loro ostilità verso l'Occidente. Prendono di mira l'America in quanto manifestazione più visibile degli ideali occidentali e vagamente cristiani. Pensano a ragione che se l'America crolla, crollerà tutto ciò che, nel bene e nel male, è occidentale.
Ma l’avversario più grande è il nemico interno
Per quanto pericolosi siano i nemici esterni, il più grande nemico dell'America è quello interno. Anche questo è deciso a distruggere tutto ciò che rappresenta la civiltà cristiana occidentale. I suoi sostenitori cercano di sovvertire tutto quanto possa essere stato ispirato dal cristianesimo: il nostro stato di diritto, i diritti di proprietà e la libera impresa, la morale pubblica, la famiglia, l'istruzione, la religione, la cultura e la società civile. I sostenitori della “teoria critica della razza” (Critical Race Theory), per esempio, riscrivono la storia per annullare tutto ciò che è cristiano e occidentale.
L'establishment liberale delle grandi corporation partecipa spensieratamente a questo andazzo suicida, incentivando il sentimento antiamericano. I suoi media si fanno eco delle proposte radicali della sinistra. Le figure che agiscono nelle strutture putrescenti del mondo accademico amplificano la “correttezza politica”, la “wokeness"[1] e la decostruzione dell'Occidente.
L'America ha commesso errori nel corso della sua storia. Tuttavia, non sono questi l'obiettivo di coloro che all'interno dell'America lavorano per la nostra rovina. Il vero obiettivo è l'ordine cristiano, ovvero tutte quelle strutture, costumi e tradizioni che rispecchiano anche lontanamente la Cristianità e la società che essa ha forgiato. Qualsiasi dimostrazione di gerarchia, identità e persino prosperità è condannata e, al fine di spaccare la nazione, viene subito inquadrata nella logora narrativa della lotta di classe. Tutto è fatto per far sì che gli americani odino chi sono.
Il mondo dopo l'11 settembre e quello di oggi
Il mondo di oggi, pertanto, rappresenta un pericolo maggiore di quello di questi ultimi vent'anni. L'attacco dell'11 settembre ha mostrato chiaramente all’America il nemico, mentre la nostra situazione attuale è contrassegnata dall'incertezza. L’11 settembre ha unificato la nazione nella tragedia e nel dolore; oggi, siamo frantumati in mille cocci di caos e odio.
Il primo passo per affrontare questa nuova minaccia è riconoscere l'obiettivo dei nostri nemici: distruggere l'America e rovesciare tutto ciò che è cristiano e occidentale. Pertanto, dobbiamo continuare a impegnarci nella lotta per la nostra cultura. Dobbiamo riorganizzarci, ricostruire e combattere più che mai, qui e altrove, ovunque l'Occidente cristiano sia minacciato.
Tuttavia, dobbiamo anche ammettere umilmente e con spirito di preghiera che i problemi che abbiamo di fronte sono al di là delle soluzioni umane. Il nostro peccaminoso ordine liberale è esaurito e consumato e non può rigenerare l'Occidente. Se l'America e l'Occidente devono sopravvivere, dobbiamo ritornare all'ordine, a quella sorgente da cui siamo scaturiti per la prima volta. Dobbiamo riconnetterci con quel potente messaggio cristiano che un tempo cambiò la faccia della terra. Dobbiamo pentirci delle nostre iniquità e correggere le nostre vite come richiesto dalla Madre di Dio a Fatima. Allora e solo allora ci sarà speranza. Aiutati dalla grazia sublime di Dio, saremo proporzionati e pronti per il conflitto universale che si presenta davanti a noi.
Note
1. Secondo la definizione del Dizionario di Cambridge, wokeness, cioè una sorta di risveglio, è “uno stato di consapevolezza, in particolare dei problemi sociali come il razzismo e la disuguaglianza”. Nella pratica si tratta di un movimento di agitazione socio-politica della nuova sinistra occidentale a proposito dei suddetti temi e di ogni altro che venga percepito come materia di discriminazione o oppressione.
Fonte: tfp.org, 31 agosto 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà - Italia
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