America: il programma “woke” esaurisce il suo fascino
di John Horvat
A partire dai disordini sociali provocati dal caso Floyd nel 20201, la sinistra ha promosso programmi noti come DEI (Diversità, Equità e Inclusione) a modo di credenziali irrinunciabili perché le aziende "woke" potessero dimostrare patenti d’interesse per le minoranze "emarginate".
I programmi DEI vengono spacciati come un modo per affrontare la discriminazione razziale nel mondo delle imprese con pratiche di assunzione basate sull'azione positiva. I programmi includono anche le persone con identità LGBTQ+, le femministe e tutti coloro che giocano al vittimismo.
Negli ultimi anni, quindi, i programmi DEI sono stati molto di moda, in quanto le principali aziende si sono affannate a cercare funzionari DEI (diversity officers) per il proprio personale e per i propri consigli di amministrazione.
Abbandonare la nave
La rabbia è finita ma i programmi DEI sono ancora in circolazione. Tuttavia, hanno perso il loro smalto. Quando i programmi della sinistra liberal perdono il loro lustro, ciò di solito significa che è ora di inventarsi il prossimo grande acronimo.
Anche le aziende più “woke” stanno abbandonando la nave DEI di fronte al crescente disincanto e ai contraccolpi subiti. Moltissimi funzionari DEI, un tempo apprezzati come oracoli, si ritrovano disoccupati e privi di funzioni.
Tutti giocano al scaricabarile. I dirigenti aziendali esprimono preoccupazione per l'utilità dei programmi guidati dall'agenda DEI, che ha ben poco da dimostrare davanti ai miliardi di dollari investiti. Da parte loro, gli ingrati funzionari dei programmi DEI mettono in dubbio la serietà dell'impegno delle aziende americane nella causa.
La luna di miele è finita
Nessuno dubita che ormai la luna di miele sia finita. I recenti abbandoni di “diversity officers” di alto profilo di Disney, Netflix, Warner Bros e Discovery hanno evidenziato la crisi dei programmi DEI. O si sono dimessi o sono stati licenziati.
Difatti, dalla metà del 2022 le aziende high-tech e quelle più grandi hanno licenziato molti funzionari DEI. Anche le agenzie governative sono salite sul carro dell'anti-DEI, orientandosi verso alternative più libere dal colore della pelle che premiano il merito e non l'identità.
Martin Brown, responsabile della inclusione per lo Stato della Virginia, governato da Glenn Youngkin, ha dichiarato in un recente discorso al Virginia Military Institute (VMI): "I DEI sono morti".
Difatti, ci sono tre ragioni per cui i DEI potrebbero morire del tutto. Il primo è che gli americani stanno rivalutando i programmi. In tempi più difficili per le aziende, i loro dirigenti stanno rivalutando le iniziative di ‘inclusione delle diversità’. I risultati non sono stati all’altezza delle attese. Pertanto, il processo di riorganizzazione, ripensamento e ristrutturazione ha portato a un numero maggiore di licenziamenti DEI rispetto ad altri settori.
Sia i dirigenti che i dipendenti stanno guardando con maggiore attenzione l'agenda dietro ai suddetti programmi, che va ben al di là del funzionamento e delle esigenze di una azienda americana media. Non è stato difficile poi capire come i programmi DEI si sintonizzino bene con la Critical Race Theory (CRT – Teoria Critica della Razza)2, l'ideologia di genere, la tirannia dei pronomi e tutto ciò che è “woke”.
Molti americani in genere non sopportano l'intensa pressione esercitata per imporre questi programmi alla popolazione, alle scuole e alle imprese. Le idee corrosive che veicolano tendono a creare o ad aumentare la lotta di classe di stampo marxista tra oppressori e oppressi immaginari. Altri lamentano che gli standard DEI sono soggettivi e arbitrari e non si traducono in ciò che è necessario per le loro aziende e per la nazione.
Benvenuti nella guerra culturale
La seconda ragione è un potente contraccolpo all'agenda “woke” che nel mondo aziendale è dappertutto invadente. Così, i programmi DEI sono entrati nel vivo della guerra culturale. Il piccolo acronimo accattivante è diventato un bersaglio perfetto. In effetti, i conservatori lo denunciano come uno stratagemma sinistrorso per creare conflitti, sottolineando che la CRT (Teoria Critica della Razza) non si adisce per nulla al fattore ROI (utili avuti dagli investimenti). Hanno protestato su questo genere di tematiche ideologiche e le loro proteste hanno funzionato.
Questo malcontento si è tradotto in azioni governative contro i DEI in molti Stati. I DEI si scontrano con l'opposizione nell’ambito dell'istruzione superiore: il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato una legge che vieta ai college e alle università pubbliche di finanziare le iniziative DEI. In molti altri Stati la legislazione anti-DEI sta per essere approvata, tra cui Texas, North Carolina, South Carolina, Georgia, Alabama, Louisiana e Oklahoma.
La fine dell'azione affermativa (“affirmative action”)3
Infine, la decisione della Corte Suprema di porre fine alla “affirmative action” nelle ammissioni universitarie ha reso i DEI un bersaglio all'interno delle aziende. I dirigenti vedono che gli stessi difetti della “affirmative action” verificatisi nel mondo accademico colpiscono anche le aziende. È solo questione di tempo prima che qualcuno contesti le pratiche di assunzione non per merito. I dirigenti aziendali di buon senso vogliono uscire dall’ambito dell'ingegneria sociale per concentrarsi su beni e servizi privi di ideologia.
I conservatori sostengono che l’“azione affermativa” favorisce il vittimismo ma non i risultati, privilegiando l'uguaglianza dei risultati e non quella delle opportunità. L'insistenza della sinistra sulle quote assicurate in favore di certe categorie favorisce l'identità rispetto al merito. La decisione della Corte Suprema permette all'America di tornare al merito come chiave per aumentare la prosperità nazionale.
Infatti, un gruppo di 13 procuratori generali statali ha inviato una lettera alle aziende Fortune 1004 per metterle in guardia da pregiudizi basati sulla razza nelle assunzioni, nelle promozioni e negli appalti, alla luce della decisione della Corte Suprema sul criterio che devono adottare le università.
Questa controversia avrà un effetto importante sul futuro dei programmi DEI.
Laureati senza occupazione
La crisi dei programmi DEI segnala un serio fallimento per la sinistra poiché arriva in un momento in cui le università americane stanno inviando una nuova massiccia schiera di laureati con titoli di studio che rispondono alle esigenze dell'occupazione secondo i criteri DEI. Sfortunatamente per loro, molti troveranno il campo affollato da ex “diversity officer” (i funzionari DEI addetti a assumere dipendenti in base alla “diversità”) che stanno scrivendo piagnucolosi articoli sul perché "i dirigenti aziendali stanno staccando la spina ai programmi DEI".
Pertanto, i programmi DEI potrebbero morire, ma anche risorgere. Una sinistra scontenta dovrà trovare un altro modo per riconfezionare la stessa ideologia rifiutata. Alcuni funzionari dei programmi DEI chiedono già di abbandonare l'acronimo tossico, ma non il programma stesso. Nel frattempo, quelli che sono rimasti disoccupati potrebbero passare il tempo a testare nuovi nomi.
Note
1. A seguito della morte di George Floyd per mano di un poliziotto bianco, l’estrema sinistra ha messo a ferro e fuoco città e stati americani.
2. Ideologia che cerca d’imporre una nuova lettura della storia americana in chiave presuntamente antirazzista e certamente anti cultura occidentale.
3. “Affirmative Action”: “Nel contesto dell'allocazione delle risorse o dell'occupazione è la pratica o la politica di favorire gli individui appartenenti a gruppi considerati svantaggiati o soggetti a discriminazione; (chiamata anche) discriminazione positiva.” (Oxford Dictionary).
4. Fortune 100 è un elenco delle prime 100 aziende degli Stati Uniti all'interno della Fortune 500, un elenco delle 500 maggiori aziende pubbliche e private statunitensi pubblicato dalla rivista Fortune (investopedia).
Fonte: Tfp.org, 25 Luglio 2023. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.
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