bellezza

  • Come la cattedrale di Notre Dame convertì Paul Claudel

     

     

    di Edwin Benson

    Il progetto di ristrutturazione degli interni della cattedrale medievale di Notre Dame a Parigi, in Francia, potrebbe trasformare il venerabile edificio in quello che molti definiscono come un aggiornamento progressista. Una tale deformazione di quel sublime santuario della Madonna deve essere contrastata e oggetto di protesta.

    Le ragioni per farlo sono espresse al meglio da coloro che hanno ricevuto delle grazie dalla Madonna visitando la Cattedrale. La loro testimonianza senza tempo serve a dimostrare perché l'architettura e l’ambiente sono così importanti. Chi protesta oggi deve unire le proprie voci a quelle del passato per difendere questa sublime opera d'arte.

    La voce di un poeta

    È quindi opportuno presentare le parole dell'illustre poeta francese Paul Claudel (1868-1955), la cui vita cambiò durante la visita di Notre Dame. La maggior parte delle persone di oggi non conoscono chi fu Paul Claudel. Sono relativamente poche le sue poesie tradotte in inglese. L’Enciclopedia Britannica fornisce questa breve descrizione: "poeta, drammaturgo, saggista, una forza imponente della letteratura francese della prima metà del XX secolo, le cui opere traggono la loro ispirazione lirica, la loro unità e portata e il loro tono profetico dalla sua fede in Dio".

    In gioventù, Claudel imboccò una strada che troppi genitori cattolici hanno visto percorrere ai loro figli quando abbandonano la fede e si avviano verso l'agnosticismo. Eppure, la sera del giorno di Natale, il diciottenne Paul entrò a Notre Dame durante i vespri, più per curiosità e noia che per altro.

    «Allora accadde in me l’avvenimento straordinario e misterioso, che avrebbe dominato tutta la mia vita. A un tratto, mi sentii toccare il cuore e io credetti. Credetti con tal forza di adesione, con tale sollevamento di tutto il mio essere, con una così profonda convinzione, con una certezza così esente da ogni dubbio possibile, che in seguito tutti i libri, tutti i ragionamenti, tutte le peripezie di una vita agitatissima, non scossero né intaccarono mai la mia fede».

    Nella sua poesia 25 dicembre 1886, descrive l'esperienza travolgente.

    Dopo tutto, siete stata voi, mia Signora, a fare la prima mossa.

    Perché io ero solo uno di quelli che "stavano in giro" nella folla imbronciata e disattenta,

    Un individuo, "in piedi", perso al centro della folla calpestante.

    Allora la Madonna si adoperò per riscattare Claudel dalla sua indifferenza, usando come strumento l'ambiente della Cattedrale.

    E il santuario illuminato d'oro e di lino, e il grande tappeto con la disposizione dei celebranti, d'oro e di pizzo fino all'altare.

    Il ruggito di Israele verso il suo Dio dall'inizio dei tempi fino alla fine! Nel fumo che sale e si diffonde,

    La Madonna, la Donna-Chiesa, grande con Dio, che eleva il suo Magnificat!

    E quel misero ragazzo che ero! - Sì, io stesso, lo ripeto! - Che cosa ho fatto per essere così trascinato?

    I versi finali mostrano l'uomo maturo, anziano, che riflette sul giorno più importante della sua giovinezza e sull'avvicinarsi della morte.

    Madonna mia, che tutto ciò che ho fatto e tutto ciò che ho scritto, siate disposta a considerarlo come nulla!

    E che io possa venire davanti a voi, beatamente intatto e vuoto,

    fondamentalmente spogliato di tutta la mia insipida letteratura!

    Lasciatemi fare una pausa e raccogliere i miei pensieri nell'attesa di ciò che non mancherà di accadere in breve tempo,

    Come un qualcuno a cui sta per accadere qualcosa di terribile - per esempio alzando gli occhi e vedendovi! e fingendo di non avere paura!

    Trovare Dio e la Madonna negli spazi sacri

    L'ingresso in una chiesa è uno dei temi preferiti da Paul Claudel, che lo utilizza in diverse opere. Si pensi all'inizio del suo “La Vergine a mezzogiorno”.

    È mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare.
    Madre di Gesù Cristo, non vengo a pregare.

    Non ho niente da offrire e niente da domandare.
    Io vengo soltanto, mia Signora, per guardarvi.

    Per guardarvi, per piangere di felicità, per sapermi vostro figlio e che voi siete là.

    Ora si cerca di evitare l'eccellenza

    L'architettura gotica ha il compito di elevare i cuori a Dio. Costringe la persona a guardare verso il cielo. Con la possibile eccezione di Chartres, la Notre Dame di Parigi prima dell’incendio è il miglior esempio di architettura gotica al mondo. Molti visitatori hanno condiviso l'ispirazione di Paul Claudel. Pochi hanno usato parole così belle per descriverla.

    Tali ispirazioni sono cadute in disuso durante il periodo in cui ha regnato lo "spirito del Vaticano II". Le forze dell’”aggiornamento" hanno escluso tutto ciò che desta stupore. I modernisti hanno demolito opere di generazioni prendendole a mazzate (in senso figurato e talvolta letterale). I nuovi "spazi di culto" sono stati ridisegnati per far sentire le persone a proprio agio. Tutto ruota intorno alla "comunità" e non al Signore, alla Sua S.ma Madre, ai santi. Gli altari maggiori sono stati ridotti a proporzioni umane. Dei dipinti murali sono stati cancellati con vernice colore beige. I banchi spostati in modo che i membri della congregazione si guardino l'un l'altro invece di rivolgersi a oriente verso Dio.

    Il bello è diventato banale; il sorprendente è diventato semplicemente orribile. I modernizzatori farebbero bene a ricordare queste altre parole di Paul Claudel:

    "Per le cose e per le poesie c'è un solo modo di essere nuovi, ed è quello di essere veri; c'è un solo modo di essere giovani, ed è quello di essere eterni".

    Notre Dame di Parigi non ha bisogno di essere ammodernata perché la Cattedrale incarna il rapporto umano con il vero e l'eterno. Tutta la Chiesa deve protestare contro una restaurazione neo-modernista e chiedere che Notre Dame possa conservare la bellezza che Paul Claudel e tanti altri vi hanno trovato. La Cattedrale è la casa della Madonna e non deve esserle sottratta. Non deve essere trasformata in un covo di ladri culturali.

    Attribuzione immagine:  By Jorge Láscar - Own work,Flickr, CC BY 2.0.

     

    Fonte: Return to Order, Dicembre 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte. 

  • L’ingrediente che manca: un appello alla bellezza

     

     

    di Michael Whitcraft

    Recentemente, il conduttore del Daily Wire, Michael Knowles, ha commentato che dei tre trascendentali dell’essere, bontà-verità-bellezza, i conservatori americani sebbene amino inquadrare le loro argomentazioni in termini di verità e ricorrano spesso all’argomento della bontà, tuttavia danno poca importanza alla bellezza. È un'osservazione acuta che influisce molto sulla efficacia della loro azione.

    Ma cosa sono i trascendentali e perché sono importanti?

    Bontà, verità e bellezza

    I trascendentali sono quelle proprietà comuni a tutti gli esseri. In quanto tali, vanno oltre, o "trascendono", le caratteristiche individuali. Poiché Dio è l'origine dell'essere e l'unico essere necessario, ci si può riferire a Lui nei termini di questi trascendentali. Anche se le Sue creature possiedono una bontà, una verità e una bellezza relative, solo Dio le possiede in modo assoluto. Ecco perché le creature possono essere descritte come buone, vere e belle, mentre solo Dio è Bontà, Verità e Bellezza.

    Tra tutte le creature, gli uomini e gli angeli sono destinati a trascorrere l'eternità con Dio. Infatti, è per questo che sono stati creati. Per aiutarli a raggiungere questo scopo, Dio ha posto in loro un insaziabile appetito per Lui stesso. Ecco perché Sant'Agostino affermava notoriamente che: "Siamo fatti per Te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te".

    L'appetito che gli esseri umani hanno per Dio significa che desiderano anche la bontà, la verità e la bellezza e hanno bisogno di sperimentarle tutte e tre.

    Dio e la bellezza sono una cosa sola

    Fortunatamente, la bellezza abbonda in tutto il creato. Che si esprima attraverso meravigliosi tramonti, fiori brillanti o maestosi uccelli rapaci, una qualche forma di bellezza è accessibile a tutti. Quando si sperimentano queste meraviglie, esse possono trasportare la mente della persona direttamente a Dio.

    Il noto giornalista Whittaker Chambers (1901-1961) sperimentò questo da bambino. Sebbene a casa sua non si parlasse mai di Dio, in gioventù ebbe tre esperienze religiose. La seconda fu provocata interamente dalla bellezza.

    Ecco come la descrisse:

    "Un giorno mi allontanai da solo e mi trovai davanti a un'alta siepe che non avevo mai visto prima. Era così alta che non potevo vedervi sopra e così fitta che non potevo vedervi attraverso. Ma, sdraiandomi a terra, mi sono trascinato tra gli steli della pianta. Mi trovai, dall'altra parte, in un campo ricoperto da un capo all'altro, alto quanto la mia testa, di cardi in piena fioritura. Aggrappati ai fiori viola, in bilico su di essi o cinguettanti e in volo, c'erano decine di cardellini, piccoli uccelli giallo-oro con contrastanti ali e mantelli neri. Non mi prestarono la minima attenzione, come se non avessero mai visto un ragazzo prima.

    "La vista era così inaspettata, la bellezza così assoluta, che pensai di non poterla sostenere e mi aggrappai alla siepe per reggermi. Ad alta voce dissi: "Dio!". Era una semplice affermazione, non un'esclamazione, di cui non sarei stato allora capace. In quel momento, che ho ricordato per tutti gli anni della mia vita come uno dei suoi momenti più alti, ero più vicino di quanto lo sarei stato per quasi quarant'anni all'intuizione che sola poteva dare un senso alla mia vita: l'intuizione che Dio e la bellezza sono una cosa sola”1.

    Questo sta a dimostrare come la bellezza naturale possa nutrire l'anima. Tuttavia, da sola non basta. L'uomo vuole sperimentare la bellezza anche nei suoi simili. Le cose belle create dall'uomo dovrebbero soddisfare questo appetito. Che si tratti di arte, musica, architettura, mobili eleganti o oggetti simili, le meraviglie create dalle persone umane sono importanti perché ogni volta che qualcuno crea qualcosa, vi imprime qualcosa di sé. Infatti, l'artista può produrre qualcosa solo se un modello di quella cosa è presente dentro di lui.

    Così, quando l'uomo fa qualcosa di bello, è l'espressione di qualcosa di bello che esiste nella sua anima. Poiché Dio è l'origine di ogni bellezza, un riflesso della bellezza di Dio risplende nell'anima degli uomini, attestando che l'uomo è fatto a Sua immagine e somiglianza. Ciò aiuta le persone a dare il giusto rispetto agli altri, facilitando la pratica della carità verso il prossimo.

    Purtroppo, questo tipo di bellezza manca nella società odierna. È stata sostituita da quella che alcuni hanno definito "culto della bruttezza".

    Il culto della bruttezza: La negazione dell'esistenza di Dio

    Nel 2001, il sacerdote e artista Anthony Brankin tenne una conferenza proprio su questo tema, sponsorizzata dalla Società Americana per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), in cui sosteneva che l'uomo contemporaneo era circondato già allora da così tanta bruttezza che la sua capacità di identificare qualcosa come brutto si era spenta.

    Diceva "quando dico che vivete a tu per tu con questa bruttezza, intendo dire che, andando e tornando da questa sala, siete circondati da chilometri e chilometri di bruttezza incorreggibile: McDonald's e Burger King, stazioni di servizio della Amocos e case popolari. Certo, voi non scambiate tutto questo per bellezza, ma è così onnipresente che potreste non riconoscerlo neppure più come specificamente brutto.

    "Forse non vi accorgerete mai della bruttezza di tutti quei centri commerciali con le loro false facciate e gli interni ancora più falsi o dei condomini che sono altrettanto vuoti e sterili all'interno come all'esterno. È così che tutto appare ora. E, naturalmente, questo è solo un inizio, perché c'è anche nel nostro mondo una bruttezza spirituale non meno onnipervasiva e in qualche modo collegata alla bruttezza visiva che ci circonda".

    Più avanti, p. Brankin ha proseguito dicendo: "Ora, potreste pensare che almeno la domenica possiamo salvarci da tutta questa bruttezza visiva e spirituale andando in chiesa; ma troviamo la bruttezza anche lì, perché è probabile che la vostra chiesa sia già stata depredata da moderni barbari cattolici che non hanno nemmeno il senso artistico dei protestanti unitariani che siedono nei consigli per i beni culturali e storici delle vostre città"2.

    Questa immersione nella bruttezza ha effetti deleteri sulla società. Se la presenza della bellezza creata dall'uomo rafforza la realtà che Dio esiste e si riflette nell'anima dell'uomo, la prevalenza della bruttezza afferma il contrario.

    Padre Brankin si esprimeva in questi termini: "Il messaggio subliminale in ogni opera confusa e deforme dell'architettura moderna, dell'arte, della musica o del teatro è che Dio non c'è. Il messaggio subliminale in ogni deliberata mutilazione delle forme naturali, in ogni tributo alla perversione fisica e personale, è che Dio non c'è. Il messaggio subliminale in ogni rappresentazione dello strano e del morboso è che Dio non c'è. Questo messaggio subliminale è sicuramente un "Vangelo illuminato della Morte", che qualsiasi cultura abbia mai proclamato e, in virtù della sua onnipresenza in ogni aspetto della vita moderna, siamo costantemente incoraggiati ad accettare questo vangelo"3.

    Quindi, una società che possiede la bellezza riflette Dio e una che la rifiuta, rifiuta anche Dio. Questo è un punto cruciale. È il motivo per cui qualsiasi soluzione alla crisi della rivoluzione moderna che non includa il riempimento della società con la bellezza non può sperare di essere permanente o sufficientemente profonda.

    L'azione diretta della bellezza sull'anima

    Tuttavia, una società abbondante di bellezza influenzerà necessariamente coloro che ne fanno parte e ciò perché la bellezza può agire quasi automaticamente sull'anima, anche con poca riflessione o sforzo intellettuale. Tutti ne hanno fatto esperienza. Ci sono momenti in cui incontriamo una bellezza così profonda che, quasi involontariamente, la mente viene attratta da Dio e dalle realtà superiori. Questo è particolarmente vantaggioso oggi, quando l'uomo contemporaneo rifugge dalla riflessione.

    Anni fa, un mio collega della TFP mi raccontò di aver visitato la Sainte Chapelle di Parigi e di aver visto al suo interno un personaggio ombroso eppure sopraffatto dall'emozione. Quando gli parlò, tutto quello che quel poveretto riuscì a dire fu: "Sento che questo posto mi sta ripulendo l'anima". Sì, tale è l'effetto che la bellezza può avere.

    Se questa "pulizia" o influenza che la bellezza può avere è spesso istantanea, ciò non significa che i suoi effetti siano effimeri. Il famoso scrittore del XIX secolo Joris-Karl Huysmans risalì dagli abissi del vizio fino alla sua conversione al cattolicesimo analizzando la bellezza del canto e dell'arte medievale. Si potrebbe dire che l'apostolo che lo portò alla fede fu la bellezza.

    Un'opzione preferenziale per la bellezza

    Tutto ciò solleva la domanda: quante anime che languono sotto il culto della bruttezza nella società contemporanea potrebbero trarre beneficio, o addirittura convertirsi, dall'incontro con la bellezza? Come prima detto, il conduttore Michael Knowles ha commentato che pochi conservatori americani si pongono questa domanda. Ed è un peccato, perché si tratta di un problema che dovrebbe essere preso sul serio e affrontato.

    Per questo, è indispensabile che i conservatori americani esercitino un'opzione preferenziale per la bellezza. Per quanto possibile, dovrebbero far vedere ai loro figli cose belle; dovrebbero decorare le loro case nel modo più bello possibile; dovrebbero fare tutto il possibile per riempire la società con quel tipo di bellezza per cui la civiltà cristiana è ancora riconosciuta e ammirata. In questo modo, rifiuteranno il culto della bruttezza che li circonda e inviteranno Dio a tornare nel posto che Gli spetta nella società.

    Attribuzione immagine: By HerrAdams - Own work, CC BY-SA 4.0, Wikimedia.

     

    Note

    1. Whittaker Chambers, Witness(Washington D.C., Regnery, 2014), p. 125, iBook.
    2. Don Anthony Brankin, The Cult of Ugliness in America, 14 luglio 2009, in  //www.tfp.org/the-cult-of-ugliness-in-america/.
    3. Ibid.

     

    Fonte: Tfp.org, 23 Dicembre 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Regina linguarum

    Un cattolico cinese riflette sulla bellezza e l’utilità della lingua latina

     

     

    di Haoyang Jiao

     

    *********************

    Haoyang Jiao è un giovane cattolico cinese, nato a Beijing e cresciuto nella cosiddetta “Chiesa Patriottica”. Ormai fedele a Roma, egli vive in Irlanda dove insegna lingua latina. Ecco alcune sue riflessioni su quella che egli definisce ”Regina Linguarum”.

    *********************

     

    Alla fine di un lungo studio sulla letteratura latina di Cicerone, san John Henry Newman scrisse in “The Idea Of A University”: Sono assai sicuro di aver guadagnato molto in termini di precisione di pensiero, delicatezza di giudizio e raffinatezza di gusto”.

    Queste parole del venerabile cardinale inglese descrivono perfettamente i sentimenti che io, cinese, cultore e insegnante di latino, provo nei confronti di questa lingua. Leggere in latino è un’esperienza unica. Il latino è di per sé didattico, è una combinazione di matematica e di poesia. Nel latino si possono facilmente osservare due caratteristiche principali: il dominio della legge (grande chiarezza a livello sintattico e semantico), e una somma eleganza abbinata alla brevità di espressione (capacità di trasmettere un messaggio forte con un numero limitato di parole). In più, ogni parola può essere modificata per soddisfare le necessità contestuali di tempo, numero, caso, persona e stato d’animo. L’apprendimento del latino è anche divertente. Da esso si può ricavare un senso di consapevolezza linguistica che conduce alla lucidità della mente. Il latino può avere un profondo impatto sul nostro modo di pensare.

    Come tutti sanno, il latino era la lingua dell’Impero romano, cioè proprio quel contesto in cui la Chiesa cattolica nacque e si difusse. Il testo originale dell’Antico Testamento è in ebreo, quello del Nuovo Testamento è in greco antico. Ma nel IV secolo san Girolamo tradusse l’intera Bibbia in latino che, insieme al greco, era la “lingua franca” dell’Impero. Papa Benedetto XVI scrisse nel motu proprio Latina Lingua: In realtà, sin dalla Pentecoste la Chiesa ha parlato e ha pregato in tutte le lingue degli uomini. Tuttavia, le Comunità cristiane dei primi secoli usarono ampiamente il greco ed il latino, lingue di comunicazione universale del mondo in cui vivevano, grazie alle quali la novità della Parola di Cristo incontrava l’eredità della cultura ellenistico-romana”.

    Fin dalle sue origini, il cristianesimo ha contribuito allo sviluppo delle lingue (compreso il latino) prendendo in prestito parole dal latino e infondendovi nuovi significati, e introducendo nuovi modi di esprimersi. La Chiesa conservò il latino nella sua liturgia, nei documenti ufficiali, nei monasteri e nelle università. Nel Medioevo, il latino era una grande forza unificante nell’Europa occidentale. La lingua di insegnamento nelle università di tutto il continente era proprio il latino. Le lingue europee fecero un grande passo in avanti come conseguenza della traduzione al latino delle Scritture. Molte espressioni entrarono nelle lingue europee. Questo spiega alcune delle somiglianze tra di esse.

    Oggi, il 75% dei testi latini esistenti è di origine cattolica, l’altro 25% comprende le opere dell’antica Roma e di scrittori come Isaac Newton. Il latino è intimamente intrecciato con la storia della Chiesa cattolica.

    Il latino esercitò una profonda influenza anche sulla lingua cinese, attraverso il lavoro di traduzione condotto dai missionari. Durante il processo di traduzione dal latino al cinese, i missionari inventarono inevitabilmente un nuovo vocabolario per tradurre nella nostra lingua concetti occidentali. Così, non poche parole quotidiane del cinese moderno sono in realtà ispirate al latino e hanno quindi le loro radici nella tradizione occidentale, grazie al lavoro dei missionari e di quei studiosi cinesi dalla mentalità aperta negli ultimi quattrocento anni, specialmente nella prima metà del secolo scorso. Sfortunatamente gli effetti dell’influenza del latino sul cinese sono invisibili, nascosti dietro agli ideogrammi.

    È significativo che uno dei maggiori studiosi della lingua cinese sia stato Ma Xiangbo, sacerdote gesuita del XX secolo che, guarda caso, era insegnante di latino. A riprova che una buona conoscenza del latino può anche contribuire positivamente e creativamente alla propria cultura.

    Possiamo quindi capire perché la lingua latina è considerata la Regina linguarum”. Imparare il latino va ben oltre l’acquisizione di un complesso insieme di regole grammaticali e di un vocabolario. Il latino porta con sé anche una cultura e una tradizione. Senza almeno una conoscenza superficiale del latino è difficile avere una visione chiara e diretta dei fondamenti ultimi di molte cose, per esempio nel diritto, nella filosofia e nella letteratura.

    Per poter pensare con una qualche profondità è importante conoscere almeno il vocabolario e la grammatica di base di questa lingua. Il latino contiene idee secolari, senza le quali non saremmo in grado di comprendere la maggior parte delle cose che abbiamo imparato a scuola. Il latino è onnipresente in molte discipline, in molte lingue, in molti luoghi. Non è affatto una lingua morta! Il latino va oltre la storia, trascende le nazioni, è qualcosa che appartiene assolutamente al presente. La stessa idea di ”modernità” proviene dal latino.

    Purtroppo, nella mente di tante persone oggi, il latino è una lingua morta”, quindi studiarla sarebbe una perdita di tempo. Meglio studiare qualcosa di utile. Io rispondo con una frase tratta dalla Bibbia: Lapidem, quem reprobaverunt aedificantes: hic factus est in caput anguli” (La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo. Salmo 117, 22). Ritengo che il latino sia la pietra scartata” che diventerà pietra d’angolo nel futuro. Forse non aiuta a fare soldi, che è ciò che molte persone oggi vogliono, ma stabilisce uno standard umano.

    Sempre più persone e organizzazioni si stanno aprendo alla necessità imperativa di riaccendere la fiamma dello spirito cattolico, e di ristabilire l’identità cattolica autentica e perenne. Per raggiungere questo obiettivo, il latino deve essere preso sul serio, perché ci lega non solo al passato, alla tradizione, ma anche ai fedeli di tutto il mondo. La lingua non è mai una questione secondaria.

    Il grande papa Benedetto XVI disse: “La Chiesa dovrebbe essere un luogo dove la verità e la bellezza sono di casa”. Non possiamo essere più d’accordo! Non dobbiamo mai chiudere gli occhi di fronte alla bellezza che ci circonda: la bellezza della natura, dell’arte e delle lingue. Dobbiamo saper contemplare le bellezze della nostra Santa Chiesa Cattolica, della sua architettura, della sua musica sacra, della sua liturgia, della sua lingua. Il latino porta le persone a intravedere una realtà trascendente, invitandole ad andare oltre se stesse. Il latino è una lingua sacra che si staglia in tutta la sua maestà nella Chiesa, invitandoci ad acquisire una certa mentalità. Perché questa indescrivibile bellezza ci porta alla verità. Perciò è sempre un bene avere una lingua sacra e bella nella preghiera e nella liturgia. E il latino è perfetto per questo scopo.

    Perciò credo che chi butta via questo tesoro della Chiesa sta facendo un passo nella direzione sbagliata, che può portare a gravi conseguenze. Usare e insegnare il latino è un modo efficace per combattere il predominio di una certa cultura postmoderna, liberale e vuota. Al contrario, è un eccellente modo per costruire una cultura cattolica nobile e attraente. Rinvenire questo tesoro culturale significa stabilire solide basi per il futuro.

    Regina linguarum laudemus Regem regum. Lodiamo il Re dei re con la regina delle lingue.

     

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Regina linguarum

    Un cattolico cinese riflette sulla bellezza e l’utilità della lingua latina

     

     

    di Haoyang Jiao

     

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    Haoyang Jiao è un giovane cattolico cinese, nato a Beijing e cresciuto nella cosiddetta “Chiesa Patriottica”. Ormai fedele a Roma, egli vive in Irlanda dove insegna lingua latina. Ecco alcune sue riflessioni su quella che egli definisce ”Regina Linguarum”.

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    Alla fine di un lungo studio sulla letteratura latina di Cicerone, san John Henry Newman scrisse in “The Idea Of A University”: Sono assai sicuro di aver guadagnato molto in termini di precisione di pensiero, delicatezza di giudizio e raffinatezza di gusto”.

    Queste parole del venerabile cardinale inglese descrivono perfettamente i sentimenti che io, cinese, cultore e insegnante di latino, provo nei confronti di questa lingua. Leggere in latino è un’esperienza unica. Il latino è di per sé didattico, è una combinazione di matematica e di poesia. Nel latino si possono facilmente osservare due caratteristiche principali: il dominio della legge (grande chiarezza a livello sintattico e semantico), e una somma eleganza abbinata alla brevità di espressione (capacità di trasmettere un messaggio forte con un numero limitato di parole). In più, ogni parola può essere modificata per soddisfare le necessità contestuali di tempo, numero, caso, persona e stato d’animo. L’apprendimento del latino è anche divertente. Da esso si può ricavare un senso di consapevolezza linguistica che conduce alla lucidità della mente. Il latino può avere un profondo impatto sul nostro modo di pensare.

    Come tutti sanno, il latino era la lingua dell’Impero romano, cioè proprio quel contesto in cui la Chiesa cattolica nacque e si difusse. Il testo originale dell’Antico Testamento è in ebreo, quello del Nuovo Testamento è in greco antico. Ma nel IV secolo san Girolamo tradusse l’intera Bibbia in latino che, insieme al greco, era la “lingua franca” dell’Impero. Papa Benedetto XVI scrisse nel motu proprio Latina Lingua: In realtà, sin dalla Pentecoste la Chiesa ha parlato e ha pregato in tutte le lingue degli uomini. Tuttavia, le Comunità cristiane dei primi secoli usarono ampiamente il greco ed il latino, lingue di comunicazione universale del mondo in cui vivevano, grazie alle quali la novità della Parola di Cristo incontrava l’eredità della cultura ellenistico-romana”.

    Fin dalle sue origini, il cristianesimo ha contribuito allo sviluppo delle lingue (compreso il latino) prendendo in prestito parole dal latino e infondendovi nuovi significati, e introducendo nuovi modi di esprimersi. La Chiesa conservò il latino nella sua liturgia, nei documenti ufficiali, nei monasteri e nelle università. Nel Medioevo, il latino era una grande forza unificante nell’Europa occidentale. La lingua di insegnamento nelle università di tutto il continente era proprio il latino. Le lingue europee fecero un grande passo in avanti come conseguenza della traduzione al latino delle Scritture. Molte espressioni entrarono nelle lingue europee. Questo spiega alcune delle somiglianze tra di esse.

    Oggi, il 75% dei testi latini esistenti è di origine cattolica, l’altro 25% comprende le opere dell’antica Roma e di scrittori come Isaac Newton. Il latino è intimamente intrecciato con la storia della Chiesa cattolica.

    Il latino esercitò una profonda influenza anche sulla lingua cinese, attraverso il lavoro di traduzione condotto dai missionari. Durante il processo di traduzione dal latino al cinese, i missionari inventarono inevitabilmente un nuovo vocabolario per tradurre nella nostra lingua concetti occidentali. Così, non poche parole quotidiane del cinese moderno sono in realtà ispirate al latino e hanno quindi le loro radici nella tradizione occidentale, grazie al lavoro dei missionari e di quei studiosi cinesi dalla mentalità aperta negli ultimi quattrocento anni, specialmente nella prima metà del secolo scorso. Sfortunatamente gli effetti dell’influenza del latino sul cinese sono invisibili, nascosti dietro agli ideogrammi.

    È significativo che uno dei maggiori studiosi della lingua cinese sia stato Ma Xiangbo, sacerdote gesuita del XX secolo che, guarda caso, era insegnante di latino. A riprova che una buona conoscenza del latino può anche contribuire positivamente e creativamente alla propria cultura.

    Possiamo quindi capire perché la lingua latina è considerata la Regina linguarum”. Imparare il latino va ben oltre l’acquisizione di un complesso insieme di regole grammaticali e di un vocabolario. Il latino porta con sé anche una cultura e una tradizione. Senza almeno una conoscenza superficiale del latino è difficile avere una visione chiara e diretta dei fondamenti ultimi di molte cose, per esempio nel diritto, nella filosofia e nella letteratura.

    Per poter pensare con una qualche profondità è importante conoscere almeno il vocabolario e la grammatica di base di questa lingua. Il latino contiene idee secolari, senza le quali non saremmo in grado di comprendere la maggior parte delle cose che abbiamo imparato a scuola. Il latino è onnipresente in molte discipline, in molte lingue, in molti luoghi. Non è affatto una lingua morta! Il latino va oltre la storia, trascende le nazioni, è qualcosa che appartiene assolutamente al presente. La stessa idea di ”modernità” proviene dal latino.

    Purtroppo, nella mente di tante persone oggi, il latino è una lingua morta”, quindi studiarla sarebbe una perdita di tempo. Meglio studiare qualcosa di utile. Io rispondo con una frase tratta dalla Bibbia: Lapidem, quem reprobaverunt aedificantes: hic factus est in caput anguli” (La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo. Salmo 117, 22). Ritengo che il latino sia la pietra scartata” che diventerà pietra d’angolo nel futuro. Forse non aiuta a fare soldi, che è ciò che molte persone oggi vogliono, ma stabilisce uno standard umano.

    Sempre più persone e organizzazioni si stanno aprendo alla necessità imperativa di riaccendere la fiamma dello spirito cattolico, e di ristabilire l’identità cattolica autentica e perenne. Per raggiungere questo obiettivo, il latino deve essere preso sul serio, perché ci lega non solo al passato, alla tradizione, ma anche ai fedeli di tutto il mondo. La lingua non è mai una questione secondaria.

    Il grande papa Benedetto XVI disse: “La Chiesa dovrebbe essere un luogo dove la verità e la bellezza sono di casa”. Non possiamo essere più d’accordo! Non dobbiamo mai chiudere gli occhi di fronte alla bellezza che ci circonda: la bellezza della natura, dell’arte e delle lingue. Dobbiamo saper contemplare le bellezze della nostra Santa Chiesa Cattolica, della sua architettura, della sua musica sacra, della sua liturgia, della sua lingua. Il latino porta le persone a intravedere una realtà trascendente, invitandole ad andare oltre se stesse. Il latino è una lingua sacra che si staglia in tutta la sua maestà nella Chiesa, invitandoci ad acquisire una certa mentalità. Perché questa indescrivibile bellezza ci porta alla verità. Perciò è sempre un bene avere una lingua sacra e bella nella preghiera e nella liturgia. E il latino è perfetto per questo scopo.

    Perciò credo che chi butta via questo tesoro della Chiesa sta facendo un passo nella direzione sbagliata, che può portare a gravi conseguenze. Usare e insegnare il latino è un modo efficace per combattere il predominio di una certa cultura postmoderna, liberale e vuota. Al contrario, è un eccellente modo per costruire una cultura cattolica nobile e attraente. Rinvenire questo tesoro culturale significa stabilire solide basi per il futuro.

    Regina linguarum laudemus Regem regum. Lodiamo il Re dei re con la regina delle lingue.

     

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.