cardinale Burke

  • Card. Raymond Leo Burke. Lettera a coloro che pregano per me

     

     

    25 settembre 2021

    Cari fratelli e sorelle in Cristo,
     
    Ringraziandovi ancora una volta, con tutto il cuore, per le vostre fedeli e generose preghiere per il recupero della mia salute, vi scrivo per aggiornarvi sui progressi della mia riabilitazione. Nel ringraziarvi, ringrazio soprattutto Nostro Signore che, in risposta alle vostre preghiere, mi ha conservato in vita. Ringrazio anche Nostra Signora di Guadalupe, e tutti i santi per intercessione dei quali avete offerto e state offrendo preghiere per me.
     
    Il 3 settembre scorso, ho lasciato l'ospedale per prendere la residenza in una casa vicino a dove vivono i membri più vicini della mia famiglia. La casa è ben adattata al programma di riabilitazione che sto seguendo. Il mio segretario sacerdote è venuto da Roma per stare con me e assistermi nel mio programma di riabilitazione. Mi sta anche aiutando a rispondere alla corrispondenza e ad affrontare i molti cambiamenti di programma resi necessari dal periodo in cui sono stato in ospedale e ora per le diverse settimane di cui avrò bisogno per recuperare il più possibile dalla malattia.
     
    Anche se sto facendo progressi costanti, sono lenti. I medici e i terapisti che dirigono il programma di riabilitazione mi assicurano che è necessariamente così e che sto facendo bene. Da parte mia, sto cercando di far progressi con la pazienza. Le mie principali sfide, al momento, sono la riconquista di alcune abilità fisiche fondamentali necessarie per la mia vita quotidiana, e il superamento di una generale stanchezza e difficoltà di respirazione, che sono tipiche di chi ha subito il contagio del virus Covid-19. Non posso prevedere quando sarò in grado di tornare alle mie normali attività. A quanto pare, ci vorranno ancora diverse settimane.
     
    Mi dispiace di non poter rispondere individualmente alle vostre comunicazioni, poiché devo concentrare le mie limitate energie per recuperare le forze. Anche per questo motivo, devo limitare il numero di telefonate e visite personali che ricevo. Vi sono profondamente grato per la vostra comprensione.
     
    Nostro Signore mi ha conservato in vita per qualche opera che vuole che io compia, con l'aiuto della Sua grazia, per amore Suo e del suo Corpo mistico, la Chiesa. Sono determinato a utilizzare il presente periodo di riabilitazione nel miglior modo possibile, in modo da essere preparato a svolgere la Sua opera. Durante tutto il tempo trascorso in ospedale e ora, continuo a mettermi sotto la cura di Nostra Madre, in modo che il mio cuore, uno con il Suo Cuore Immacolato, possa riposare sempre saldamente nel Sacratissimo Cuore di Nostro Signore. Come padre spirituale nella Chiesa, ho contato molto sull'aiuto di San Giuseppe, il cui Cuore Purissimo ha abbracciato il Cuore di Maria, sua vera sposa, e di Gesù, il suo Divin Figlio affidato alle sue cure paterne.
     
    Vi prego di continuare a pregare per la mia completa guarigione. Da parte mia, ogni giorno offro le mie preghiere e sofferenze per le vostre numerose intenzioni. Preghiamo tutti e offriamo sacrifici per il mondo e per la Chiesa, che sono assediati da tanta confusione e da tanti errori con grande e anche mortale danno di molte anime.
     
    Chiedendo a Dio di benedire voi, le vostre case e tutte le vostre opere, resto.
     
    Vostro nel Sacro Cuore di Gesù e nel Cuore Immacolato di Maria, e nel purissimo Cuore di San Giuseppe,
     
    Raymond Leo Cardinale Burke
     
     
    Traduzione: Sabino Paciolla
  • Cardinale Burke: bisogna correggere lo scandalo dei politici cattolici che promuovono pubblicamente e ostinatamente l'aborto procurato

    Pubblichiamo molto volentieri il seguente comunicato del cardinale Raymond Burke, tratto dalsito ufficiale di Sua Eminenza

     

    28 ottobre 2021

    Festa dei Santi Simone e Giuda, Apostoli

     

    Sia lodato Gesù Cristo!

     

    Cari fratelli e sorelle in Cristo,

    negli ultimi mesi, l'intenzione della Chiesa negli Stati Uniti d'America è stata molto presente nelle mie preghiere. Nella loro prossima riunione di novembre, i vescovi degli Stati Uniti prenderanno in considerazione l'applicazione del canone 915 del Codice di Diritto Canonico: "Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l'irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto."[1]. Le loro deliberazioni affronteranno, in particolare, la situazione a lungo termine e gravemente scandalosa dei politici cattolici che persistono nel sostenere e promuovere programmi, politiche e leggi in grave violazione dei precetti più fondamentali della legge morale, mentre, allo stesso tempo, affermano di essere cattolici devoti, specialmente presentandosi a ricevere la Santa Comunione. Pregando per i Vescovi e per la mia patria, gli Stati Uniti d'America, ho sempre più pensato all'esperienza della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti di più di 17 anni fa, nel loro incontro estivo a Denver nel giugno del 2004, nell'affrontare la stessa questione. È un'esperienza che ho vissuto intensamente.

    Ho ritenuto importante offrire le seguenti riflessioni come un aiuto per tutti noi nell'affrontare ora e in futuro una questione così critica - una questione di vita e di morte per i non nati e di salvezza eterna per i politici cattolici coinvolti - nella mia patria, come in altre nazioni. Avrei voluto offrire queste riflessioni molto prima, ma il recupero da recenti difficoltà di salute ha impedito la scrittura di queste riflessioni fino ad ora.

    Il contesto della riunione del giugno 2004 dei vescovi degli Stati Uniti era la campagna del senatore John Kerry per la presidenza degli Stati Uniti. Il senatore Kerry sosteneva di essere cattolico, mentre, allo stesso tempo, sosteneva e promuoveva l'aborto su richiesta nella nazione. All'epoca ero arcivescovo di Saint Louis (nominato il 2 dicembre 2003 e insediato il 26 gennaio 2004). Come era stata mia prassi come Vescovo di La Crosse (nominato il 10 dicembre 1994 e insediato il 22 febbraio 1995), ho ammonito il senatore Kerry a non presentarsi a ricevere la Santa Comunione perché, dopo essere stato debitamente ammonito, persisteva nel peccato oggettivamente grave di promuovere l'aborto procurato direttamente. Non sono stato l'unico vescovo ad ammonirlo in questo modo.

    Fin dai tempi del mio primo ministero episcopale nella diocesi di La Crosse, ho affrontato la situazione di politici che si presentano come cattolici praticanti e, allo stesso tempo, sostenevano e promuovevano programmi, politiche e leggi in violazione della legge morale. Come vescovo nuovo e relativamente giovane, ho parlato con fratelli vescovi, specialmente con uno dei suffraganei più anziani della mia provincia ecclesiastica, di diversi legislatori cattolici nella diocesi di La Crosse, che si trovavano in questa situazione. La risposta comune dei fratelli Vescovi era l'aspettativa che la Conferenza dei Vescovi avrebbe alla fine affrontato la questione.

    Conoscendo il mio obbligo morale in una questione di così gravi conseguenze, definite nel can. 915, ho cominciato a contattare i legislatori della diocesi di La Crosse, chiedendo di incontrarli per discutere la completa incoerenza della loro posizione sull'aborto procurato con la fede cattolica che professavano. Purtroppo, nessuno di loro era disposto a incontrarmi. Uno di loro ha portato avanti una certa corrispondenza con me, insistendo che la sua posizione riguardo all'aborto era coerente con la fede cattolica, seguendo l'errato consiglio presentato da alcuni professori di teologia morale dissidenti, aderenti alla scuola eretica del proporzionalismo, in un summit tenutosi nella residenza di Hyannisport della famiglia Kennedy nell'estate del 1964. La documentazione della riunione si trova in un libro di Albert R. Jonsen che accompagnò uno dei professori europei dissidenti di teologia morale e che fu presente a tutta la riunione. [2]

    Per quanto riguarda il rifiuto dei legislatori di incontrarmi, devo osservare che trovo, nel migliore dei casi, ingenuo il ritornello comune che ciò che è necessario è più dialogo con i politici cattolici e i legislatori in questione. Nella mia esperienza, essi non sono disposti a discutere la questione perché l'insegnamento della legge naturale, che necessariamente è anche l'insegnamento della Chiesa, è fuori discussione. In alcuni casi, inoltre, ho avuto la forte impressione che non fossero disposti a discutere la questione perché semplicemente non erano disposti a farsi cambiare la mente e il cuore. La verità rimane che l'aborto procurato è la distruzione consapevole e volontaria di una vita umana.

    Quando ero arcivescovo di Saint Louis, un legislatore cattolico accettò di incontrarmi, anche se, come attestò anche il suo parroco, non si presentava a ricevere la Santa Comunione. Iniziò l'incontro mostrandomi una foto della sua famiglia. Se ricordo bene, lui e sua moglie avevano quattro figli. Mentre la nostra conversazione procedeva, gli chiesi come, dopo avermi mostrato con tanto orgoglio la foto dei suoi figli, potesse regolarmente votare a favore dell'uccisione dei bambini nel grembo materno. Ha immediatamente abbassato la testa e ha detto: "È sbagliato. So che è sbagliato". Mentre lo esortavo ad agire secondo la sua coscienza, che aveva appena espresso, ho dovuto ammirare il fatto che, almeno, ammettesse il male in cui era coinvolto e non cercasse di presentarsi a me come un cattolico devoto. Considerando la realtà oggettiva della pratica dell'aborto come una gravissima violazione del primo precetto della legge naturale, che salvaguarda l'inviolabilità della vita umana innocente e indifesa, non c'è nulla su cui dialogare. Il tema del dialogo deve essere il modo migliore per prevenire un tale male nella società. Tale prevenzione non può mai implicare l'effettiva promozione del male.

    Con l'annuncio del mio trasferimento dalla Diocesi di La Crosse all'Arcidiocesi di Saint Louis il 2 dicembre 2003, la stampa secolare si recò nella Diocesi di La Crosse, per trovare materiale per la creazione di un'immagine negativa del nuovo Arcivescovo prima del suo arrivo nell'Arcidiocesi. Mentre, prima del mio trasferimento, non c’era stata alcuna discussione pubblica dei miei interventi pastorali con i legislatori in questione, come è del tutto appropriato, la questione diventò pubblica nel dicembre del 2003 e nel gennaio del 2004. Nel porre la questione dell'applicazione del can. 915 davanti al corpo dei vescovi nella sua riunione del giugno 2004, l'azione pastorale che avevo intrapreso nella diocesi di La Crosse e che stavo iniziando a intraprendere nell'arcidiocesi di Saint Louis fu messa in seria discussione. Per illustrare il fatto, durante una pausa della riunione, incontrai, su una tromba delle scale, uno degli eminenti membri della Conferenza dei Vescovi, che scosse il dito contro di me, dichiarando: Non puoi fare quello che stai facendo senza l'approvazione della Conferenza dei Vescovi. Per essere chiari, altri vescovi stavano seguendo un'azione pastorale simile. Risposi alla sua dichiarazione facendo notare che, quando sarei morto, sarei apparso davanti al Signore per rendere conto del mio servizio come Vescovo, non davanti alla Conferenza dei Vescovi.

    Qui, devo notare che l'azione pastorale intrapresa non aveva nulla a che fare con l'interferenza nella politica. Era diretta alla salvaguardia della santità della Santa Eucaristia, alla salvezza delle anime dei politici cattolici in questione - che stavano peccando gravemente non solo contro il Quinto Comandamento, ma che commettevano anche un sacrilegio ricevendo indegnamente la Santa Comunione - e alla prevenzione del grave scandalo causato da loro. Quando sono intervenuto pastoralmente con i politici cattolici, è stato fatto in modo appropriatamente confidenziale. Certamente, non ho dato pubblicità alla questione. Sono stati piuttosto i politici che hanno trovato utile presentarsi come cattolici praticanti, nella speranza di attirare i voti dei cattolici, a pubblicizzare la questione per un fine politico.

    La discussione durante l'incontro del giugno 2004 è stata difficile e intensa. Senza entrare nei dettagli della discussione, apparentemente non c'era consenso tra i Vescovi, anche se c'era tra alcuni dei Vescovi più influenti il desiderio di evitare qualsiasi intervento con politici cattolici che, secondo la disciplina del can. 915, non avrebbero dovuti essere ammessi a ricevere la Santa Comunione. Alla fine, il presidente, l'allora vescovo Wilton Gregory della diocesi di Belleville, rimandò la questione a una Task Force sui vescovi cattolici e i politici cattolici sotto la presidenza dell'allora cardinale Theodore McCarrick che era chiaramente contrario all'applicazione del can. 915 nel caso di politici cattolici che sostenevano l'aborto procurato e altre pratiche che violavano gravemente la legge morale. La Task Force era composta da un gruppo di vescovi con opinioni contrastanti sull'argomento. In ogni caso, con il tempo, la Task Force fu dimenticata, e la questione critica fu lasciata senza essere affrontata dalla Conferenza dei Vescovi. Quando il vescovo Gregory annunciò la Task Force, il vescovo seduto accanto a me osservò che ora potevamo essere certi che la questione non sarebbe stata affrontata.

    Nel contesto del ricordo dell'incontro di Denver della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti nel giugno 2004, è importante per me raccontare altre due esperienze personali collegate.

    In primo luogo, nella primavera del 2004, mentre ero a Washington, D.C., per attività a favore della vita, ho incontrato privatamente per quarantacinque minuti uno dei più alti funzionari del governo federale, un cristiano non cattolico che manifestava grande rispetto per la Chiesa cattolica. Nel corso della nostra conversazione, mi chiese se, alla luce delle gravi difficoltà di salute di Papa San Giovanni Paolo II, l'elezione di un nuovo Papa potesse significare un cambiamento nell'insegnamento della Chiesa riguardo all'aborto procurato. Ho espresso una certa sorpresa per la sua domanda, spiegando che la Chiesa non potrà mai cambiare il suo insegnamento sul male intrinseco dell'aborto procurato perché è un precetto della legge naturale, la legge scritta da Dio su ogni cuore umano. Rispose che aveva posto la domanda perché aveva concluso che l'insegnamento della Chiesa in materia non poteva essere così fermo, dato che poteva nominarmi 80 o più cattolici nel Senato e nella Camera dei Rappresentanti, che sostenevano regolarmente la legislazione a favore dell'aborto.

    La conversazione in questione è stata una testimonianza eloquente del grave scandalo causato da tali politici cattolici. Essi, infatti, hanno contribuito in modo significativo al consolidamento di una cultura di morte negli Stati Uniti, in cui l'aborto procurato è semplicemente un fatto della vita quotidiana. La testimonianza della Chiesa cattolica sulla bellezza e la bontà della vita umana, dal suo primo momento di esistenza, e la verità della sua inviolabilità è stata gravemente compromessa al punto che i non cattolici credono che la Chiesa abbia cambiato o cambierà quello che è, di fatto, un insegnamento immutabile. Mentre la Chiesa, svolgendo la missione di Cristo, suo Capo, per la salvezza del mondo, è totalmente contraria all'attacco alla vita umana innocente e indifesa, la Chiesa cattolica negli Stati Uniti sembra accettare questa pratica ripugnante, in accordo con una visione totalmente secolarizzata della vita umana e della sessualità.

    A questo proposito, mi è stato detto che l'argomento della verità sulla vita umana è spesso inefficace, poiché la cultura non ha alcun riguardo per la verità oggettiva, esaltando le opinioni dell'individuo, non importa quanto contrarie alla retta ragione possano essere. Forse, l'approccio adottato nell'assistere le madri e i padri che stanno prendendo in considerazione l'aborto dovrebbe essere preso su una scala più ampia, cioè la visione di un'ecografia della piccola vita umana al suo inizio. Nella mia esperienza, quando le madri e i padri che pensano di procurare un aborto vedono, prima, una tale ecografia, la maggior parte di loro non procede all'aborto. L'immagine visibile della bellezza e della bontà della vita umana li convince del male dell'aborto. Tali ecografie dovrebbero essere facilmente visibili, specialmente da coloro che sono responsabili di guidare la testimonianza essenziale della Chiesa alla vita e da coloro che sono responsabili delle politiche, dei programmi e delle leggi della nazione, che dovrebbero proteggere e promuovere la vita umana, non prevedere la sua distruzione.

    Il secondo evento ha avuto luogo durante la mia visita a Roma alla fine di giugno e all'inizio di luglio del 2004, per ricevere da Papa Giovanni Paolo II il pallio di arcivescovo metropolita di Saint Louis. Data la difficile esperienza dell'incontro di Denver, all'inizio del mese di giugno, mi fu consigliato di visitare la Congregazione per la Dottrina della Fede, per essere certo che la mia pratica pastorale fosse coerente con l'insegnamento e la pratica della Chiesa. Fui ricevuto in udienza dall'allora Prefetto della Congregazione, Sua Eminenza, Joseph Cardinale Ratzinger, dall'allora Segretario della Congregazione, l'Arcivescovo, ora Cardinale, Angelo Amato, e da un funzionario di lingua inglese della Congregazione. Il Cardinale Ratzinger mi assicurò che la Congregazione aveva studiato la mia pratica e non vi aveva trovato nulla di discutibile. Mi ammonì solo di non sostenere pubblicamente i candidati alle cariche, cosa che, di fatto, non avevo mai fatto. Espresse una certa sorpresa per il mio dubbio in materia, data una lettera che aveva scritto ai vescovi degli Stati Uniti, che aveva affrontato la questione in modo approfondito. Mi chiese se avessi letto la sua lettera. Gli dissi che non avevo ricevuto la lettera e gli chiesi se potesse gentilmente fornirmene una copia. Sorrise e mi suggerì di leggerla su un popolare blog, chiedendo al funzionario di lingua inglese di fare una fotocopia del testo così come appariva nella sua interezza sul blog. [3]

    La lettera in questione espone in modo autorevole l'insegnamento e la pratica costante della Chiesa. La mancata distribuzione ai Vescovi degli Stati Uniti ha certamente contribuito al fallimento dei Vescovi nel giugno del 2004 nel prendere azioni appropriate nell'attuazione del can. 915. Ora, mi si dice che si sostiene che la lettera fosse riservata e, quindi, non pubblicabile. La verità è che fu pubblicata, già ai primi di luglio del 2004, e che evidentemente il Prefetto della Congregazione, che ne era l'autore, non era affatto turbato dal fatto.

    Sono passati diciassette anni dalla riunione della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti a Denver durante il mese di giugno del 2004. La questione più seria dell'applicazione del can. 915 del Codice di Diritto Canonico ai politici cattolici che sostengono e promuovono programmi, politiche e legislazioni in grave violazione della legge naturale rimane apparentemente una questione per la Conferenza dei Vescovi. Infatti, l'obbligo del singolo Vescovo è una questione di disciplina universale della Chiesa, riguardante la fede e la morale, sulla quale la Conferenza dei Vescovi non ha autorità. Infatti, un certo numero di Vescovi ha compreso il suo sacro dovere in materia e sta prendendo misure appropriate. Una Conferenza dei Vescovi svolge un importante ruolo di sostegno al Vescovo Diocesano, ma non può sostituire l'autorità che propriamente gli appartiene. È il Vescovo diocesano, non la Conferenza, che applica la legge universale ad una situazione particolare. [4]

    Il lavoro della Conferenza dei Vescovi è quello di assistere i singoli Vescovi nello svolgimento del loro sacro dovere, in accordo con il can. 447 del Codice di Diritto Canonico: "La Conferenza Episcopale, organismo di per sé permanente, è l'assemblea dei Vescovi di una nazione o di un territorio determinato, i quali esercitano congiuntamente alcune funzioni pastorali per i fedeli di quel territorio, per promuovere maggiormente il bene che la Chiesa offre agli uomini, soprattutto mediante forme e modalità di apostolato opportunamente adeguate alle circostanze di tempo e di luogo, a norma del diritto." [5] Che cosa corrisponde di più alla promozione del "maggior bene che la Chiesa offre all'umanità" se non la salvaguardia e la promozione della vita umana creata a immagine e somiglianza di Dio [6], e redenta dal Preziosissimo Sangue di Cristo, Dio Figlio Incarnato [7], correggendo lo scandalo dei politici cattolici che promuovono pubblicamente e ostinatamente l'aborto procurato.

    Vi invito a pregare con me per la Chiesa negli Stati Uniti d'America e in ogni nazione, affinché, fedele alla missione di Cristo, suo Sposo, sia fedele, limpida e senza compromessi nell'applicazione del can. 915, difendendo la santità della Santa Eucaristia, salvaguardando le anime dei politici cattolici che violerebbero gravemente la legge morale e si presenterebbero comunque a ricevere la Santa Comunione, commettendo così un sacrilegio, e impedendo il più grave scandalo causato dalla mancata osservanza della norma del can. 915.

    Che Dio benedica voi e le vostre case. Vi prego di pregare per me e specialmente per il recupero della mia salute.

     

    Vostro nel Sacro Cuore di Gesù

    e nel Cuore Immacolato di Maria,

    e nel purissimo Cuore di San Giuseppe,

     

    Raymond Leo Cardinale Burke

     

    Traduzione: Sabino Paciolla

    [1] “Can. 915 Ad sacram communionem ne admittantur excommunicati et interdicti post irrogationem vel declarationem poenae aliique in manifesto gravi peccato obstinate perseverantes.”

    [2] Cf. Albert R. Jonsen, The Birth of Bioethics(New York: Oxford University Press, 1998), pp. 290-291.

    [3] Cf. https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055.html; English translation:

    https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055bdc4.html?eng=y

    [4] Cf. can. 447; and Ioannes Paulus PP. II, Litterae Apostolicae Motu proprio datae, Apostolos suos, De theologica et iuridica natura conferentiarum Episcoporum, 21 Maii 1998, Acta Apostolicae Sedis90 (1998) 641-658.

    [5] “Can. 447Episcoporum conferentia, institutum quidem permanens, est coetus Episcoporum alicuius nationis vel certi territorii, munera quaedam pastoralia coniunctim pro christifidelibus sui territorii exercentium, ad maius bonum provehendum, quod hominibus praebet Ecclesia, praesertim per apostolatus formas et rationes temporis et loci adiunctis apte accommodatas, ad normam iuris.”

    [6] Cf. Gen 1, 27.

    [7] Cf. 1 Pet 1, 2. 19; 1 Jn 1, 7; Rom 3, 25; Eph 1, 7; and Heb 9, 12; and Rev 1, 5

  • Dopo “Traditionis custodes” / Cardinale Burke: “Inconcepibile ritenere la Santa Messa Usus Antiquior una fonte di divisione”

    Il cardinale Raymond Leo Burke ha diffuso una dichiarazione sul motu proprio Traditionis custodes e sulla situazione createsi nella Chiesa in seguito alla sua promulgazione.

  • Il Card. Burke ricorda il cardinale Pell

     

     

    Morte del cardinale George PELL, 11 gennaio 2023

    Dichiarazione

    Con l'improvvisa morte del cardinale George Pell, la Chiesa ha perso la compagnia terrena di un pastore saggio, amorevole, gioioso e coraggioso. Io ho perso la compagnia terrena di un buon amico e di un esempio nel Sacro Collegio Cardinalizio. Avendo visitato a lungo il Cardinale Pell nel pomeriggio prima del suo ricovero in ospedale per un'operazione di sostituzione dell'anca, ho una viva percezione del suo ardente amore per Cristo e per la Sua Sposa, la Chiesa.

    Il Cardinale Pell è stato un difensore instancabile e impavido delle verità della fede, a cominciare dai precetti fondamentali della legge morale riguardanti l'inviolabilità della vita umana innocente e indifesa, l'integrità del matrimonio e il suo frutto nella famiglia, e il libero esercizio della religione, non per convinzioni ideologiche, ma perché amava Cristo e desiderava servirlo fedelmente come suo sacerdote. Aveva la "divina gelosia" di San Paolo per la Chiesa, lavorando per presentarla "come una vergine casta a Cristo" (2 Cor 11,2). Così, l'ho trovato, alla vigilia del suo ricovero in ospedale, pieno di energia per assistere tanti oggi che soffrono per la confusione e la divisione dilaganti nella Chiesa e, di conseguenza, sono profondamente scoraggiati e si sentono persino abbandonati da coloro che sono stati ordinati come loro padri spirituali.

    Il cardinale Pell ha vissuto una vita insolitamente feconda al servizio di Cristo e della sua sposa, la Chiesa.

    Non cercherò di descrivere la ricchezza della sua vita di sacerdote e di vescovo, per paura di trascurare qualche aspetto importante del mistero di Cristo all'opera in lui per insegnare, santificare e governare il gregge affidato alle sue cure. La biografia di Tess Livingstone, George Pell: Defender of the Faith Down Under (Ignatius Press, 2005), il suo articolo "A life lived for the Church and its founder" (Una vita vissuta per la Chiesa e il suo fondatore) in The Australian (11 gennaio 2023) e il Prison Journal in tre volumi dello stesso Cardinale (Ignatius Press, 2020-2021) sono risorse eccellenti per conoscere e riflettere sul mistero del Sacerdozio nella vita del Cardinale Pell.

    Offro solo una riflessione. Nei molti anni in cui ho conosciuto il cardinale Pell e ho goduto della sua amicizia, ho ammirato, in particolare, il suo cuore romano. È sempre rimasto un orgoglioso figlio dell'Australia e parlava volentieri della sua patria, ma il suo cuore era romano. Il suo cuore apparteneva al Cuore di Cristo che pasce la Sua Chiesa, una in tutto il mondo, dalla Sede di Pietro, attraverso il ministero del Suo Vicario in terra, il Successore di San Pietro, e i Vescovi in comunione con il Romano Pontefice. Come ogni altro fedele cattolico proveniente da tutte le diverse parti del nostro mondo, il cuore di George Pell, con le sue preziose radici nella sua patria, batteva dell'amore di Cristo che abbraccia il mondo intero. Grato a Dio per la vita e la vocazione sacerdotale del cardinale Pell, custodisco in particolare il suo cuore romano.

    Preghiamo per l'eterno riposo dell'anima immortale del Cardinale Pell. Che possa riposare in pace.

    Raymond Leo Cardinale BURKE

     

    Fonte: cardinalburke.com, 11 gennaio 2023.

    Attribuzione immagine: By Kerry Myers - Flickr, CC BY 2.0, Wikimedia.

  • Lettera del card. Raymond Leo Burke: Recitiamo quotidianamente la potente preghiera del Rosario

     

     

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Cari fratelli e sorelle in Cristo,

    con sentita gratitudine a tutti coloro che hanno pregato per la mia guarigione, vi scrivo per informarvi che, dalla mia precedente lettera, la fisioterapia ha aiutato così tanto la mia riabilitazione che ora sono in grado di offrire quotidianamente la Santa Messa. Le parole non possono esprimere adeguatamente la mia gioia per questo dono della grazia di Dio nella mia vita. Come sacerdote, Vescovo e Cardinale, il ritorno all’offerta quotidiana della Santa Messa, il principale lavoro quotidiano di ogni sacerdote, mi unisce più pienamente a voi nel nostro legame spirituale come membri del Corpo Mistico di Cristo (cfr. Gv 15, 5-8; Ef 4, 4-13). Allo stesso tempo, la mia guarigione continua a rimanere un processo intenso. La Divina Provvidenza determinerà il momento del mio ritorno alle mie abituali attività pastorali. Nel frattempo, vi prego di aiutarmi a prepararmi, nel miglior modo possibile, per quel momento con le vostre preghiere.

    Questa lettera, tuttavia, non vuole essere principalmente un aggiornamento sulle condizioni della mia salute. È piuttosto uno strumento della carità pastorale che è la grazia distintiva del sacerdozio e dell’episcopato, offrendo una solida direzione e un incoraggiamento ai fedeli. Nello specifico, scrivo per incoraggiarvi a recitare quotidianamente la potente preghiera del Santo Rosario.

    Anche se la festa o la memoria di Nostra Signora del Rosario si celebra il 7 ottobre, l’intero mese di ottobre è dedicato a promuovere questa preziosissima devozione a Maria, che Lei stessa ci ha donato. Nello scrivervi sulla preghiera quotidiana del Santo Rosario, sottolineo tre importanti considerazioni.

    Primo, il messaggio della Madonna di Fatima ci esorta a onorarla pregando il Rosario ogni giorno. Secondo, quando Nostra Signora concluse le sue apparizioni a Fatima il 13 ottobre 1917, Nostro Signore concesse una notevole conferma delle apparizioni nel Miracolo del Sole. In terzo luogo, nel chiederci di pregare ogni giorno il Rosario, la Madonna ha indicato un’intenzione specifica: la pace. Papa San Giovanni Paolo II, facendo eco ai messaggi della Madonna a Fatima, ha spiegato che “il Rosario è per sua natura una preghiera per la pace” (Rosarium Virginis Mariae, 40).

    La pace per la quale preghiamo, recitando la preghiera del Rosario, non è una pace data da questo mondo (cfr. Gv 14, 27), ma la pace ottenuta per noi dal sangue della Croce di Gesù Cristo (cfr. Col 1, 20). Ricordiamo che a Nostra Signora del Rosario fu dato per la prima volta il titolo di Nostra Signora della Vittoria da Papa San Pio V, per onorare la vittoria della pace, che fu vinta, per sua intercessione e soprattutto attraverso la preghiera del Santo Rosario, nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571. Cambiando il titolo di Nostra Signora della Vittoria in Nostra Signora del Santo Rosario, Papa Gregorio XIII sottolineò il potente strumento per raggiungere la vittoria della pace, cioè la preghiera del Santo Rosario.

    La vittoria della pace è in definitiva la vittoria su Satana che, dal peccato dei nostri Primi Genitori, non cessa di tentarci a commettere il peccato. È la vittoria operata da Dio Padre attraverso l’incarnazione redentrice del suo Figlio unigenito. La Beata Vergine Maria, Madre di Dio, è lo strumento privilegiato attraverso il quale Dio Padre ha mandato Dio Figlio nel mondo per ottenere per noi la vittoria. È la donna il cui Figlio schiaccia la testa del serpente, Satana, come Dio Padre aveva promesso dopo il peccato di Adamo ed Eva (cfr. Gen 3, 15). Lei continua ad essere il canale attraverso il quale la grazia di Cristo vince il peccato nella nostra vita quotidiana.

    Pregando quotidianamente il Rosario, ci avviciniamo alla Madre del Nostro Salvatore, che ci insegna, come insegnò ai cantinieri alle nozze di Cana: “Fate quello che Egli [Gesù] vi dirà” (Gv 2, 5). Lei, che il Nostro Salvatore ci ha dato come nostra Madre – la Madre della Divina Grazia – ci aiuta a stare fedelmente, con lei, sotto la Croce di Nostro Signore, un solo cuore con il suo Cuore Immacolato nel glorioso Cuore trafitto di Gesù (cfr. Gv 19, 25-27). Con lei partecipiamo al Trionfo della Croce.

    La vittoria della pace, ricercata attraverso il Cuore Immacolato di Maria con la preghiera del Santo Rosario e raggiunta nel Sacro Cuore di Gesù, vince la confusione, l’errore e la divisione, tutte le opere del Maligno, che oggi attaccano così ferocemente il mondo e la Chiesa. Per questo vi esorto oggi, se non lo state già facendo, a pregare il Santo Rosario, chiedendo l’intercessione della Madre di Dio per la vittoria della pace, la pace nella vostra anima, la pace nel mondo, la pace nella Chiesa. Vi lascio con le parole di Papa San Giovanni Paolo II, il cui ministero papale fu così fortemente segnato dalla devozione alla Beata Vergine Maria: “Preghiamo il Rosario, se possibile ogni giorno, da soli o in comunità. Il Rosario è una preghiera semplice, ma profonda e molto efficace, anche per chiedere favori alle famiglie, alle comunità e al mondo” (Regina Caeli, 28 aprile 2002, 28 aprile 2002).

    Implorando Nostro Signore, per intercessione di Nostra Signora di Guadalupe, di benedire voi, le vostre case, le vostre famiglie e tutte le vostre opere, rimango

     

    Vostro nel Sacro Cuore di Gesù

    e nel Cuore Immacolato di Maria,

    e nel purissimo Cuore di San Giuseppe,

     

    Raymond Leo Cardinale Burke

    15 ottobre 2021

     

    Fonte:Messa in Latino, 16 Ottobre 2021.