Comunione

  • A chi giova il no dei vescovi Usa al peccato pubblico

     

     

    di Luisella Scrosati

     

    «Promuovere l’insegnamento della Chiesa e proteggere l’integrità del Santissimo Sacramento»; in queste affermazioni di Mons. Salvatore J. Cordileone, arcivescovo di San Francisco, intervenuto giovedì scorso alla trasmissione The World Over di EWTN, si trova la ragione profonda che ha portato i vescovi statunitensi a richiedere, a larghissima maggioranza (circa il 75%), che venga prodotto all’interno di un documento sull’Eucaristia il tema della coerenza eucaristica (vedi qui). Certamente occorrerà attendere il reale contenuto dello scritto annunciato, ma di certo il segnale giunto dagli Stati Uniti è un richiamo forte e salutare per questi tempi nei quali l’Eucaristia è divenuta un mero mezzo per rivendicazioni di ogni genere.

  • Cardinale Burke: bisogna correggere lo scandalo dei politici cattolici che promuovono pubblicamente e ostinatamente l'aborto procurato

    Pubblichiamo molto volentieri il seguente comunicato del cardinale Raymond Burke, tratto dalsito ufficiale di Sua Eminenza

     

    28 ottobre 2021

    Festa dei Santi Simone e Giuda, Apostoli

     

    Sia lodato Gesù Cristo!

     

    Cari fratelli e sorelle in Cristo,

    negli ultimi mesi, l'intenzione della Chiesa negli Stati Uniti d'America è stata molto presente nelle mie preghiere. Nella loro prossima riunione di novembre, i vescovi degli Stati Uniti prenderanno in considerazione l'applicazione del canone 915 del Codice di Diritto Canonico: "Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l'irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto."[1]. Le loro deliberazioni affronteranno, in particolare, la situazione a lungo termine e gravemente scandalosa dei politici cattolici che persistono nel sostenere e promuovere programmi, politiche e leggi in grave violazione dei precetti più fondamentali della legge morale, mentre, allo stesso tempo, affermano di essere cattolici devoti, specialmente presentandosi a ricevere la Santa Comunione. Pregando per i Vescovi e per la mia patria, gli Stati Uniti d'America, ho sempre più pensato all'esperienza della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti di più di 17 anni fa, nel loro incontro estivo a Denver nel giugno del 2004, nell'affrontare la stessa questione. È un'esperienza che ho vissuto intensamente.

    Ho ritenuto importante offrire le seguenti riflessioni come un aiuto per tutti noi nell'affrontare ora e in futuro una questione così critica - una questione di vita e di morte per i non nati e di salvezza eterna per i politici cattolici coinvolti - nella mia patria, come in altre nazioni. Avrei voluto offrire queste riflessioni molto prima, ma il recupero da recenti difficoltà di salute ha impedito la scrittura di queste riflessioni fino ad ora.

    Il contesto della riunione del giugno 2004 dei vescovi degli Stati Uniti era la campagna del senatore John Kerry per la presidenza degli Stati Uniti. Il senatore Kerry sosteneva di essere cattolico, mentre, allo stesso tempo, sosteneva e promuoveva l'aborto su richiesta nella nazione. All'epoca ero arcivescovo di Saint Louis (nominato il 2 dicembre 2003 e insediato il 26 gennaio 2004). Come era stata mia prassi come Vescovo di La Crosse (nominato il 10 dicembre 1994 e insediato il 22 febbraio 1995), ho ammonito il senatore Kerry a non presentarsi a ricevere la Santa Comunione perché, dopo essere stato debitamente ammonito, persisteva nel peccato oggettivamente grave di promuovere l'aborto procurato direttamente. Non sono stato l'unico vescovo ad ammonirlo in questo modo.

    Fin dai tempi del mio primo ministero episcopale nella diocesi di La Crosse, ho affrontato la situazione di politici che si presentano come cattolici praticanti e, allo stesso tempo, sostenevano e promuovevano programmi, politiche e leggi in violazione della legge morale. Come vescovo nuovo e relativamente giovane, ho parlato con fratelli vescovi, specialmente con uno dei suffraganei più anziani della mia provincia ecclesiastica, di diversi legislatori cattolici nella diocesi di La Crosse, che si trovavano in questa situazione. La risposta comune dei fratelli Vescovi era l'aspettativa che la Conferenza dei Vescovi avrebbe alla fine affrontato la questione.

    Conoscendo il mio obbligo morale in una questione di così gravi conseguenze, definite nel can. 915, ho cominciato a contattare i legislatori della diocesi di La Crosse, chiedendo di incontrarli per discutere la completa incoerenza della loro posizione sull'aborto procurato con la fede cattolica che professavano. Purtroppo, nessuno di loro era disposto a incontrarmi. Uno di loro ha portato avanti una certa corrispondenza con me, insistendo che la sua posizione riguardo all'aborto era coerente con la fede cattolica, seguendo l'errato consiglio presentato da alcuni professori di teologia morale dissidenti, aderenti alla scuola eretica del proporzionalismo, in un summit tenutosi nella residenza di Hyannisport della famiglia Kennedy nell'estate del 1964. La documentazione della riunione si trova in un libro di Albert R. Jonsen che accompagnò uno dei professori europei dissidenti di teologia morale e che fu presente a tutta la riunione. [2]

    Per quanto riguarda il rifiuto dei legislatori di incontrarmi, devo osservare che trovo, nel migliore dei casi, ingenuo il ritornello comune che ciò che è necessario è più dialogo con i politici cattolici e i legislatori in questione. Nella mia esperienza, essi non sono disposti a discutere la questione perché l'insegnamento della legge naturale, che necessariamente è anche l'insegnamento della Chiesa, è fuori discussione. In alcuni casi, inoltre, ho avuto la forte impressione che non fossero disposti a discutere la questione perché semplicemente non erano disposti a farsi cambiare la mente e il cuore. La verità rimane che l'aborto procurato è la distruzione consapevole e volontaria di una vita umana.

    Quando ero arcivescovo di Saint Louis, un legislatore cattolico accettò di incontrarmi, anche se, come attestò anche il suo parroco, non si presentava a ricevere la Santa Comunione. Iniziò l'incontro mostrandomi una foto della sua famiglia. Se ricordo bene, lui e sua moglie avevano quattro figli. Mentre la nostra conversazione procedeva, gli chiesi come, dopo avermi mostrato con tanto orgoglio la foto dei suoi figli, potesse regolarmente votare a favore dell'uccisione dei bambini nel grembo materno. Ha immediatamente abbassato la testa e ha detto: "È sbagliato. So che è sbagliato". Mentre lo esortavo ad agire secondo la sua coscienza, che aveva appena espresso, ho dovuto ammirare il fatto che, almeno, ammettesse il male in cui era coinvolto e non cercasse di presentarsi a me come un cattolico devoto. Considerando la realtà oggettiva della pratica dell'aborto come una gravissima violazione del primo precetto della legge naturale, che salvaguarda l'inviolabilità della vita umana innocente e indifesa, non c'è nulla su cui dialogare. Il tema del dialogo deve essere il modo migliore per prevenire un tale male nella società. Tale prevenzione non può mai implicare l'effettiva promozione del male.

    Con l'annuncio del mio trasferimento dalla Diocesi di La Crosse all'Arcidiocesi di Saint Louis il 2 dicembre 2003, la stampa secolare si recò nella Diocesi di La Crosse, per trovare materiale per la creazione di un'immagine negativa del nuovo Arcivescovo prima del suo arrivo nell'Arcidiocesi. Mentre, prima del mio trasferimento, non c’era stata alcuna discussione pubblica dei miei interventi pastorali con i legislatori in questione, come è del tutto appropriato, la questione diventò pubblica nel dicembre del 2003 e nel gennaio del 2004. Nel porre la questione dell'applicazione del can. 915 davanti al corpo dei vescovi nella sua riunione del giugno 2004, l'azione pastorale che avevo intrapreso nella diocesi di La Crosse e che stavo iniziando a intraprendere nell'arcidiocesi di Saint Louis fu messa in seria discussione. Per illustrare il fatto, durante una pausa della riunione, incontrai, su una tromba delle scale, uno degli eminenti membri della Conferenza dei Vescovi, che scosse il dito contro di me, dichiarando: Non puoi fare quello che stai facendo senza l'approvazione della Conferenza dei Vescovi. Per essere chiari, altri vescovi stavano seguendo un'azione pastorale simile. Risposi alla sua dichiarazione facendo notare che, quando sarei morto, sarei apparso davanti al Signore per rendere conto del mio servizio come Vescovo, non davanti alla Conferenza dei Vescovi.

    Qui, devo notare che l'azione pastorale intrapresa non aveva nulla a che fare con l'interferenza nella politica. Era diretta alla salvaguardia della santità della Santa Eucaristia, alla salvezza delle anime dei politici cattolici in questione - che stavano peccando gravemente non solo contro il Quinto Comandamento, ma che commettevano anche un sacrilegio ricevendo indegnamente la Santa Comunione - e alla prevenzione del grave scandalo causato da loro. Quando sono intervenuto pastoralmente con i politici cattolici, è stato fatto in modo appropriatamente confidenziale. Certamente, non ho dato pubblicità alla questione. Sono stati piuttosto i politici che hanno trovato utile presentarsi come cattolici praticanti, nella speranza di attirare i voti dei cattolici, a pubblicizzare la questione per un fine politico.

    La discussione durante l'incontro del giugno 2004 è stata difficile e intensa. Senza entrare nei dettagli della discussione, apparentemente non c'era consenso tra i Vescovi, anche se c'era tra alcuni dei Vescovi più influenti il desiderio di evitare qualsiasi intervento con politici cattolici che, secondo la disciplina del can. 915, non avrebbero dovuti essere ammessi a ricevere la Santa Comunione. Alla fine, il presidente, l'allora vescovo Wilton Gregory della diocesi di Belleville, rimandò la questione a una Task Force sui vescovi cattolici e i politici cattolici sotto la presidenza dell'allora cardinale Theodore McCarrick che era chiaramente contrario all'applicazione del can. 915 nel caso di politici cattolici che sostenevano l'aborto procurato e altre pratiche che violavano gravemente la legge morale. La Task Force era composta da un gruppo di vescovi con opinioni contrastanti sull'argomento. In ogni caso, con il tempo, la Task Force fu dimenticata, e la questione critica fu lasciata senza essere affrontata dalla Conferenza dei Vescovi. Quando il vescovo Gregory annunciò la Task Force, il vescovo seduto accanto a me osservò che ora potevamo essere certi che la questione non sarebbe stata affrontata.

    Nel contesto del ricordo dell'incontro di Denver della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti nel giugno 2004, è importante per me raccontare altre due esperienze personali collegate.

    In primo luogo, nella primavera del 2004, mentre ero a Washington, D.C., per attività a favore della vita, ho incontrato privatamente per quarantacinque minuti uno dei più alti funzionari del governo federale, un cristiano non cattolico che manifestava grande rispetto per la Chiesa cattolica. Nel corso della nostra conversazione, mi chiese se, alla luce delle gravi difficoltà di salute di Papa San Giovanni Paolo II, l'elezione di un nuovo Papa potesse significare un cambiamento nell'insegnamento della Chiesa riguardo all'aborto procurato. Ho espresso una certa sorpresa per la sua domanda, spiegando che la Chiesa non potrà mai cambiare il suo insegnamento sul male intrinseco dell'aborto procurato perché è un precetto della legge naturale, la legge scritta da Dio su ogni cuore umano. Rispose che aveva posto la domanda perché aveva concluso che l'insegnamento della Chiesa in materia non poteva essere così fermo, dato che poteva nominarmi 80 o più cattolici nel Senato e nella Camera dei Rappresentanti, che sostenevano regolarmente la legislazione a favore dell'aborto.

    La conversazione in questione è stata una testimonianza eloquente del grave scandalo causato da tali politici cattolici. Essi, infatti, hanno contribuito in modo significativo al consolidamento di una cultura di morte negli Stati Uniti, in cui l'aborto procurato è semplicemente un fatto della vita quotidiana. La testimonianza della Chiesa cattolica sulla bellezza e la bontà della vita umana, dal suo primo momento di esistenza, e la verità della sua inviolabilità è stata gravemente compromessa al punto che i non cattolici credono che la Chiesa abbia cambiato o cambierà quello che è, di fatto, un insegnamento immutabile. Mentre la Chiesa, svolgendo la missione di Cristo, suo Capo, per la salvezza del mondo, è totalmente contraria all'attacco alla vita umana innocente e indifesa, la Chiesa cattolica negli Stati Uniti sembra accettare questa pratica ripugnante, in accordo con una visione totalmente secolarizzata della vita umana e della sessualità.

    A questo proposito, mi è stato detto che l'argomento della verità sulla vita umana è spesso inefficace, poiché la cultura non ha alcun riguardo per la verità oggettiva, esaltando le opinioni dell'individuo, non importa quanto contrarie alla retta ragione possano essere. Forse, l'approccio adottato nell'assistere le madri e i padri che stanno prendendo in considerazione l'aborto dovrebbe essere preso su una scala più ampia, cioè la visione di un'ecografia della piccola vita umana al suo inizio. Nella mia esperienza, quando le madri e i padri che pensano di procurare un aborto vedono, prima, una tale ecografia, la maggior parte di loro non procede all'aborto. L'immagine visibile della bellezza e della bontà della vita umana li convince del male dell'aborto. Tali ecografie dovrebbero essere facilmente visibili, specialmente da coloro che sono responsabili di guidare la testimonianza essenziale della Chiesa alla vita e da coloro che sono responsabili delle politiche, dei programmi e delle leggi della nazione, che dovrebbero proteggere e promuovere la vita umana, non prevedere la sua distruzione.

    Il secondo evento ha avuto luogo durante la mia visita a Roma alla fine di giugno e all'inizio di luglio del 2004, per ricevere da Papa Giovanni Paolo II il pallio di arcivescovo metropolita di Saint Louis. Data la difficile esperienza dell'incontro di Denver, all'inizio del mese di giugno, mi fu consigliato di visitare la Congregazione per la Dottrina della Fede, per essere certo che la mia pratica pastorale fosse coerente con l'insegnamento e la pratica della Chiesa. Fui ricevuto in udienza dall'allora Prefetto della Congregazione, Sua Eminenza, Joseph Cardinale Ratzinger, dall'allora Segretario della Congregazione, l'Arcivescovo, ora Cardinale, Angelo Amato, e da un funzionario di lingua inglese della Congregazione. Il Cardinale Ratzinger mi assicurò che la Congregazione aveva studiato la mia pratica e non vi aveva trovato nulla di discutibile. Mi ammonì solo di non sostenere pubblicamente i candidati alle cariche, cosa che, di fatto, non avevo mai fatto. Espresse una certa sorpresa per il mio dubbio in materia, data una lettera che aveva scritto ai vescovi degli Stati Uniti, che aveva affrontato la questione in modo approfondito. Mi chiese se avessi letto la sua lettera. Gli dissi che non avevo ricevuto la lettera e gli chiesi se potesse gentilmente fornirmene una copia. Sorrise e mi suggerì di leggerla su un popolare blog, chiedendo al funzionario di lingua inglese di fare una fotocopia del testo così come appariva nella sua interezza sul blog. [3]

    La lettera in questione espone in modo autorevole l'insegnamento e la pratica costante della Chiesa. La mancata distribuzione ai Vescovi degli Stati Uniti ha certamente contribuito al fallimento dei Vescovi nel giugno del 2004 nel prendere azioni appropriate nell'attuazione del can. 915. Ora, mi si dice che si sostiene che la lettera fosse riservata e, quindi, non pubblicabile. La verità è che fu pubblicata, già ai primi di luglio del 2004, e che evidentemente il Prefetto della Congregazione, che ne era l'autore, non era affatto turbato dal fatto.

    Sono passati diciassette anni dalla riunione della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti a Denver durante il mese di giugno del 2004. La questione più seria dell'applicazione del can. 915 del Codice di Diritto Canonico ai politici cattolici che sostengono e promuovono programmi, politiche e legislazioni in grave violazione della legge naturale rimane apparentemente una questione per la Conferenza dei Vescovi. Infatti, l'obbligo del singolo Vescovo è una questione di disciplina universale della Chiesa, riguardante la fede e la morale, sulla quale la Conferenza dei Vescovi non ha autorità. Infatti, un certo numero di Vescovi ha compreso il suo sacro dovere in materia e sta prendendo misure appropriate. Una Conferenza dei Vescovi svolge un importante ruolo di sostegno al Vescovo Diocesano, ma non può sostituire l'autorità che propriamente gli appartiene. È il Vescovo diocesano, non la Conferenza, che applica la legge universale ad una situazione particolare. [4]

    Il lavoro della Conferenza dei Vescovi è quello di assistere i singoli Vescovi nello svolgimento del loro sacro dovere, in accordo con il can. 447 del Codice di Diritto Canonico: "La Conferenza Episcopale, organismo di per sé permanente, è l'assemblea dei Vescovi di una nazione o di un territorio determinato, i quali esercitano congiuntamente alcune funzioni pastorali per i fedeli di quel territorio, per promuovere maggiormente il bene che la Chiesa offre agli uomini, soprattutto mediante forme e modalità di apostolato opportunamente adeguate alle circostanze di tempo e di luogo, a norma del diritto." [5] Che cosa corrisponde di più alla promozione del "maggior bene che la Chiesa offre all'umanità" se non la salvaguardia e la promozione della vita umana creata a immagine e somiglianza di Dio [6], e redenta dal Preziosissimo Sangue di Cristo, Dio Figlio Incarnato [7], correggendo lo scandalo dei politici cattolici che promuovono pubblicamente e ostinatamente l'aborto procurato.

    Vi invito a pregare con me per la Chiesa negli Stati Uniti d'America e in ogni nazione, affinché, fedele alla missione di Cristo, suo Sposo, sia fedele, limpida e senza compromessi nell'applicazione del can. 915, difendendo la santità della Santa Eucaristia, salvaguardando le anime dei politici cattolici che violerebbero gravemente la legge morale e si presenterebbero comunque a ricevere la Santa Comunione, commettendo così un sacrilegio, e impedendo il più grave scandalo causato dalla mancata osservanza della norma del can. 915.

    Che Dio benedica voi e le vostre case. Vi prego di pregare per me e specialmente per il recupero della mia salute.

     

    Vostro nel Sacro Cuore di Gesù

    e nel Cuore Immacolato di Maria,

    e nel purissimo Cuore di San Giuseppe,

     

    Raymond Leo Cardinale Burke

     

    Traduzione: Sabino Paciolla

    [1] “Can. 915 Ad sacram communionem ne admittantur excommunicati et interdicti post irrogationem vel declarationem poenae aliique in manifesto gravi peccato obstinate perseverantes.”

    [2] Cf. Albert R. Jonsen, The Birth of Bioethics(New York: Oxford University Press, 1998), pp. 290-291.

    [3] Cf. https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055.html; English translation:

    https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055bdc4.html?eng=y

    [4] Cf. can. 447; and Ioannes Paulus PP. II, Litterae Apostolicae Motu proprio datae, Apostolos suos, De theologica et iuridica natura conferentiarum Episcoporum, 21 Maii 1998, Acta Apostolicae Sedis90 (1998) 641-658.

    [5] “Can. 447Episcoporum conferentia, institutum quidem permanens, est coetus Episcoporum alicuius nationis vel certi territorii, munera quaedam pastoralia coniunctim pro christifidelibus sui territorii exercentium, ad maius bonum provehendum, quod hominibus praebet Ecclesia, praesertim per apostolatus formas et rationes temporis et loci adiunctis apte accommodatas, ad normam iuris.”

    [6] Cf. Gen 1, 27.

    [7] Cf. 1 Pet 1, 2. 19; 1 Jn 1, 7; Rom 3, 25; Eph 1, 7; and Heb 9, 12; and Rev 1, 5

  • Come per la Pelosi, c’è una lunga lista di politici “cattolici” da bandire dalla Comunione

     

    Nancy Pelosi e l’Arcivescovo di San Francisco mons. Cordileone - Shutterstock/Arcidiocesi di San Francisco

    di John Horvat

    (LifeSiteNews) - È stata una sorpresa leggere che l'arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone abbia impedito a Nancy Pelosi di ricevere la Santa Comunione per il suo fanatico sostegno all'aborto procurato.

    I sostenitori della vita sono da tempo abituati ai tentennamenti ecclesiastici su questo tema. Troppo spesso, i rappresentati ufficiali della Chiesa hanno impiegato la deplorevole tattica del dialogo, dell'accompagnamento e dell'ascolto interminabili con politici ostinati e induriti nel loro sostegno all'aborto. Sono passati anni mentre la strage degli innocenti continuava senza sosta.

    Quando la lettera dell'arcivescovo è stata resa pubblica, i fedeli hanno potuto apprezzare una rara e ben mirata determinatezza. Si trattava di una condanna. Vale a dire, un atto che dichiara senza riserve che qualcuno è riprovevole, sbaglia o è in malafede. È un'affermazione che il bene e il male esistono e che ci sono delle conseguenze. In un'epoca di relativismo morale, detto atto equivale a un terremoto politico.

    Una condanna riconfortante

    È stato riconfortante vedere la Chiesa agire come dovrebbe e non menare il can per l'aia. Una boccata d'aria fresca è stato constatare che altri vescovi hanno sostenuto l'arcivescovo di San Francisco o addirittura esteso il suo divieto. Il vescovo di Santa Rosa, Robert Vasa, nella cui diocesi la signora Pelosi avrebbe una casa estiva, ha detto che il divieto si applica anche nella sua giurisdizione: "Il nuovo Canone chiarisce che fornire sacramenti a qualcuno a cui è vietato riceverli [ha] le sue possibili sanzioni".

    L'annuncio a sorpresa è stato come se un oscuro incantesimo fosse stato finalmente spezzato. Per troppo tempo, il male è avanzato perché degli esponenti ufficiali della Chiesa hanno adottato la farsa alla Padre James Martin di "costruire ponti" con il peccato1che tutti i cattolici devono odiare in quanto peccato (distinguendolo dai peccatori, che i cattolici devono amare e aiutare a tornare alla fedeltà).

    L'arcivescovo ha scritto: "Dopo numerosi tentativi di parlare con il presidente della Camera Nancy Pelosi per aiutarla a capire il grave male che sta perpetrando, lo scandalo che sta causando e il pericolo per la sua stessa anima che è a rischio, ho deciso che lei non sarà ammessa alla Santa Comunione".

    L'arcivescovo ha infranto altre regole progressiste menzionando la nozione di peccato, persino "grave", e la possibile dannazione dell’anima. Ha denunciato lo scandalo e ha insinuato la necessità di essere degni per poter ricevere la Santa Comunione. Queste sono delle misure disciplinari a lungo dimenticate, "politicamente scorrette", sebbene pastorali ed efficaci, che i cattolici fedeli hanno chiesto in preghiera per decenni.

    Un rimprovero meritato

    La Presidente della Camera merita il rimprovero. Non solo sostiene l'aborto procurato, ma si è messa in prima linea in questa battaglia, appoggiando ogni iniziativa in questa direzione. Ha confuso le acque dottrinali dicendo di non trovare contraddizioni tra questa orribile posizione e la fede cattolica. Le è stata data ogni opportunità di ritrattare. Tuttavia, continua ad agire pubblicamente contro l'insegnamento della Chiesa.

    "L'idea stessa che si indichino alle donne le dimensioni, i tempi o qualsiasi altra cosa riguardanti le loro famiglie, (una cosa così) personale, è spaventosa, e lo dico da devota cattolica", ha recentemente dichiarato al Seattle Times.

    Dunque, diventa motivo di gratitudine e di elogio pubblico che qualcuno prenda posizione, come ha fatto l'arcivescovo.

    Perché ci è voluto tanto tempo?

    È eccellente che qualcuno parli. Tuttavia, è anche motivo di riflessione. Perché ci è voluto così tanto?

    Il movimento pro-vita ha atteso per cinquant'anni altri pronunciamenti come questo. Molti rappresentanti della Chiesa condannano l'aborto come principio astratto. Tuttavia, sono stati pochi quelli che, con il loro pastorale in mano, hanno fatto nomi e cognomi e sanzionato pubblicamente quei politici e giudici cattolici che promuovono in modo svergognato il massacro di milioni di americani. Quanti milioni di vite innocenti sarebbero state salvate se i rappresentanti della Chiesa avessero mostrato coraggio morale e avessero punito prima i promotori dell'aborto!

    Una considerazione molto più seria riguarda ancora l'amore di Dio. Molte comunioni sacrileghe avrebbero potuto essere evitate se a questi individui fosse stato impedito di ricevere il Santissimo Sacramento. I cattolici devono considerare questa grave offesa a Dio e le sue conseguenze per la nazione. Dio non può benedire una nazione che lo offende costantemente in questo modo.

    Ci vorrebbero molte altre condanne

    C'è un'altra considerazione da fare. La Presidente della Camera Nancy Pelosi non è certo l'unico funzionario governativo cattolico a promuovere l'aborto procurato. Migliaia di personalità pubbliche cattoliche difendono spudoratamente questo massacro di innocenti, affermando di essere, come la Pelosi, "cattolici devoti".

    Anche queste persone devono essere sanzionate. Avvertite per mezzo secolo, ora dovrebbero essere aggiunte alla lista. Per troppo tempo, i rappresentanti ufficiali della Chiesa hanno mancato al loro dovere permettendo che questo scandalo oltraggioso continuasse rifiutandosi di difendere efficacemente i nascituri innocenti.

    Infine, questa stessa disciplina della Chiesa dovrebbe essere applicata alla più alta autorità della nazione, cioè, al presidente Joe Biden. Egli è la figura cattolica più visibile e il più ardente e radicale promotore dell'aborto che rivesta una carica pubblica. Non risparmia alcuno sforzo per promulgare leggi e fornire finanziamenti a questa nefasta causa, pur affermando di essere un fedele cattolico.

    La scandalosa complicità del progressismo cattolico

    Tutte queste considerazioni evidenziano la grave crisi interna alla Chiesa. Nulla di questa tragedia apocalittica sarebbe possibile se non fosse per la complicità e il comportamento scandaloso di vescovi e sacerdoti progressisti. Essi sostengono il Presidente, il Presidente della Camera Nancy Pelosi e tanti altri ancora, dando loro la Santa Comunione nonostante lo scandalo pubblico che ciò provoca. Il cardinale Wilton Gregory, arcivescovo di Washington, ha persino annunciato pubblicamente che non negherà la Santa Comunione al presidente Biden.

    Il progressismo cattolico ha da tempo strumentalizzato propagandisticamente il Santissimo Sacramento dando consapevolmente la Santa Comunione a questi individui, rendendosi conto del vantaggio politico che così veniva dato a politici che, pur sbagliando, volevano apparire come cattolici. I funzionari della Chiesa che assecondano lo scandalo ne sono complici, favorendo sia l'offesa a Dio che il danno ai fedeli.

    La condanna di Nancy Pelosi è un buon inizio e merita un plauso. Occorre fare molto di più e molto presto, per evitare che sia troppo poco e troppo tardi.

     

    Note

    1. Padre James Martin S.I., autore del libro “Un ponte da costruire”, è il grande fautore della “pastorale LGBT”.

     

    Fonte: LifeSiteNews, 23 maggio 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte. 

  • Eucarestia e aborto, il ritorno dei princìpi non negoziabili

     

    cathopic 1507264987515224

     

    di Stefano Fontana

     

    La decisione dei vescovi americani circa la non ammissione alla Comunione eucaristica dei sostenitori pubblici dell’aborto (vedi qui  quii) ha delle conseguenze positive anche nel campo della Dottrina sociale della Chiesa e non solo in quello della dottrina e della vita sacramentale. Infatti la decisione presa dalla maggioranza dei vescovi americani, ossia di continuare a non ammettere alla comunione gli abortisti dichiarati e di iniziare il percorso verso la redazione di un documento magisteriale sull’argomento, rimette in campo la dottrina dei principi non negoziabili. Questa dottrina è stata completamente abbandonata e negata durante questo pontificato, in netto contrasto con il precedente. I loro sostenitori auspicavano che fosse ripresa a partire dai problemi della presenza dei cattolici nella società, invece viene ora imprevedibilmente ripresa dall’interno di una questione sacramentaria.

  • Il presidente Biden, la Comunione e la guerra civile cattolica

     

    biden 5996594 640

     

    di James R. Bascom

     

    Il 18 giugno, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB) ha votato, con 168 voti favorevoli e 55 contrari, in favore della stesura di un documento per delineare le condizioni per una corretta ricezione della Comunione eucaristica da parte dei cattolici. Sarà scritto dal Comitato per la dottrina della Conferenza episcopale e verrà sottoposto all'approvazione dell'assemblea episcopale di novembre.

  • L'arcivescovo Cordileone sanziona la Pelosi, una lezione di cattolicità

     

     

    di Luisella Scrosati

    Una decisione di grande coraggio e autentica carità pastorale. La lettera indirizzata dall’Arcivescovo di San Francisco alla Speaker della Camera Nancy Pelosi, resa pubblica il 20 maggio, sarà interpretata come un atto politico, come un’interferenza della Chiesa nell’attuale delicato momento che attende la decisione della Corte Suprema sul “diritto” all’aborto, come espressione di giudizio senza misericordia. In realtà si tratta a tutti gli effetti di un atto dovuto; aggettivo che non vuole minimizzare affatto la scelta di mons. Cordileone, ma sottolineare il merito del pastore che fa quanto deve per la custodia della santità dei Sacramenti, la tutela del popolo che gli è affidato e il richiamo dei peccatori.

    Non si tratta di un ritorno al Medioevo, secondo l’enfatizzazione negativa che si attribuisce a questa espressione, ma dell’applicazione di una norma precisa del Diritto Canonico vigente, nonostante la maggioranza dei pastori faccia finta che tale norma non esista, con grave danno dei fedeli.

    Le posizioni “pro-choice” della Pelosi sono note. Più volte (vedi qui) ha esibito il suo essere cattolica, madre di cinque figli, a suo dire devota e praticante, per sostenere la “libera scelta” delle donne - e di nessun altro - di interrompere o proseguire una gravidanza. Di recente la leader dei Dem americani era altresì divenuta la promotrice della richiesta al Congresso di codificare la decisione della Corte Suprema del 1973 Roe vs Wade in legge. A partire da questa nuova iniziativa della Pelosi, Cordileone aveva cercato più volte di poterla incontrare personalmente, come scrive nella lettera a lei indirizzata, senza però alcun cenno di disponibilità da parte di lei.

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un estratto delle sue dichiarazioni del 4 marzo scorso a The Seattle Times, riportate testualmente dall’Arcivescovo nella sua lettera aperta a tutti i fedeli della propria diocesi (qui in italiano): «L’idea stessa che si dica alle donne la dimensione, la tempistica o qualsiasi altra cosa della loro famiglia, la natura personale di tutto questo è così spaventosa, e lo dico da devota cattolica. Mi dicono: Nancy Pelosi pensa di saperne di più del Papa sull’avere bambini. Sì, lo penso. Siete stupidi?». Da qui la decisione di inviarle il 7 aprile una lettera per informarla che, «se lei non sconfesserà pubblicamente il suo supporto al “diritto” all’aborto e non si asterrà dal riferirsi in pubblico alla sua fede cattolica e dal ricevere la santa Comunione, non avrò altra scelta che fare una dichiarazione, in conformità al canone 915, che lei non dev’essere ammessa alla Santa Comunione».

    Nancy Pelosi non solo non ha degnato di alcuna risposta l’Arcivescovo, ma di recente, il 15 maggio, in un’intervista rilasciata a Dana Bash della CNN, lo ha in qualche modo sfidato, ribadendo che, sempre da «cattolica praticante e devota», madre di «cinque figli in sei anni e una settimana», non spetta «agli incaricati di Donald Trump in tribunale o a qualsiasi politico prendere questa decisione per le donne. E lo faccio e basta, dirò solo quello che dico da decenni. Dovete capirlo. Non si tratta solo di interrompere una gravidanza. Si tratta di contraccezione, pianificazione familiare».

    Da qui la decisione di Cordileone di rendere pubblica la sua lettera del 7 aprile per spiegare a tutti i fedeli che «dopo numerosi tentativi di parlare con lei per aiutarla a comprendere il grave male che sta perpetrando, lo scandalo che sta causando e il pericolo che sta correndo per la sua stessa anima, ho deciso che è arrivato il momento di dichiarare pubblicamente che non sarà ammessa alla Santa Comunione, a meno che e fino a quando non ripudierà pubblicamente il suo sostegno ai “diritti” dell’aborto, non si confesserà e riceverà l’assoluzione per la sua cooperazione a questo male nel sacramento della Penitenza».

    Non è nelle intenzioni di Cordileone di chiudere la faccenda in questo modo, dal momento che nella lettera indirizzata alla Pelosi ha fatto presente di «essere pronto a continuare il nostro dialogo in qualsiasi momento» e che continuerà ad offrire preghiere e digiuni per lei.

    Sempre il 20 maggio, mons. Cordileone ha inviato una lettera al clero della propria diocesi (vedi qui), per spiegare ulteriormente il suo atto ed allontanare qualsiasi tentativo di interpretazione ideologica: «Vi sono alcuni che ritengono le azioni che ho intrapreso come un trasformare l’Eucaristia in un’arma. Invece, si tratta semplicemente dell’applicazione dell’insegnamento della Chiesa. Per giustificare l’accusa di “trasformare in un’arma” l’Eucaristia bisognerebbe dimostrare che le azioni di qualcuno nel seguire l’insegnamento della Chiesa hanno esplicitamente di mira uno scopo politico. Sono sempre stato molto chiaro, sia nelle mie parole che nelle mie azioni, che la mia motivazione è pastorale, non politica». Sono invece coloro che «violano l’insegnamento della Chiesa e ricevono la Santa Comunione per uno scopo politico a usare l’Eucaristia come arma per i propri secondi fini».

    L’Arcivescovo di San Francisco ha dunque fatto il suo dovere fino in fondo, seguendo con grande attenzione quanto la Chiesa dispone in materia. Il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi pubblicava nell’anno giubilare una precisa spiegazione dell’applicazione del can. 915. Le tre condizioni previste per il diniego della Santa Comunione, nel caso di Nancy Pelosi, concorrono tutte molto chiaramente: il peccato grave oggettivo; l’ostinata perseveranza, spiegata dal documento del 2000 come «l’esistenza di una situazione oggettiva di peccato che dura nel tempo e a cui la volontà del fedele non mette fine, non essendo necessari altri requisiti (atteggiamento di sfida, ammonizione previa, ecc.) perché si verifichi la situazione nella sua fondamentale gravità ecclesiale»; il fatto che tale peccato grave è manifesto.

    A ben vedere, nel caso in questione, sebbene non ne fosse obbligato, Cordileone ha prudenzialmente fatto pervenire all’interessata anche un’ammonizione previa, tentando ripetutamente di mettersi anche in contatto personale, ricevendo però in cambio manifestazioni inequivocabili di ostinazione, che si configurano di fatto come un chiaro atteggiamento di sfida. L’Arcivescovo ha altresì osservato la raccomandazione di «adoperarsi per spiegare ai fedeli interessati il vero senso ecclesiale della norma, in modo che essi possano comprenderla o almeno rispettarla», prima di arrivare alla decisione.
    È inevitabile che Cordileone finisca nel mirino di reazioni politiche ed ecclesiali. Qualunque cosa accada, egli ha fatto il proprio dovere di vero pastore che ha di mira il bene della Chiesa e delle anime, dando così un esempio di fortezza e rettitudine, che in questo momento sono davvero limpida luce che squarcia la coltre delle tenebre.

    Attribuzione immagineBy Steubenville Conferences - Archbishop Salvatore J. Cordileone - Saturday Homily - 2016 Defending the Faith (6m 19s), CC BY 3.0, Wikimedia.

     

    Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 maggio 2022. 

  • Possono i vescovi americani dire no ai politici pro-aborto?

     

    bishops 1343063 640

     

    John Horvat

     

    Il caso contro i politici pro-aborto che ricevono la Santa Comunione dovrebbe essere ovvio per tutti. Il requisito per ricevere la Santa Comunione è essere liberi dal peccato mortale. Favorire l'aborto è un peccato pubblico e grave. Quegli stessi politici commettono anche il grave peccato di scandalo. Pertanto, dovrebbe essere loro negata la Comunione.