Fatima

  • La novena di Cristo Re, Fatima ed il Regno di Maria 

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Domani è la festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re. Dobbiamo farci un'idea delle realtà celesti attraverso quelle terrene, poiché proprio le realtà terrene ci sono state date per considerare quelle celesti. E, per conoscere meglio quelle celesti, dobbiamo immaginare cos'è, sulla Terra, il Regno di Cristo e poi considerare meglio quale sarà il regno glorioso ed eterno di Nostro Signore Gesù Cristo in Cielo.

    D'altra parte, poiché le cose sbagliate sono state permesse da Dio al fine di conoscere quelle giuste, possiamo, per questo, vedere bene cos’è l’opposto del Regno di Nostro Signore Gesù Cristo, e quindi avere un'idea di quale sia il vero regno di Nostro Signore Gesù Cristo sulla terra. In questo modo avremo un'idea di quale sia il regno glorioso di Nostro Signore Gesù Cristo in Cielo.

    Continuamente, come figli della Contro-Rivoluzione, affrontiamo ogni sorta di disordini, capovolgimenti di valori, ignominie e immoralità che fanno parte di questo mondo, già quasi completamente dominato dalla Rivoluzione, che è il mondo occidentale dei nostri giorni.

    Ma non abbiamo ancora – nemmeno lontanamente - la nozione di cosa sia l'opposto del Regno di Nostro Signore Gesù Cristo, cioè il mondo comunista. Cos'è la tristezza, cos'è l'oppressione, cos'è il materialismo, cos'è l'immoralità, cos'è la banalità, cos'è la volgarità del mondo comunista...

    Un piccolo fatto che mi viene in mente qui al momento lo indica bene. Un sacerdote gesuita armeno, Alagiagian, che era stato a lungo imprigionato nelle carceri comuniste, racconta questo episodio: liberato dopo dieci anni di carcere, lui e alcuni altri prigionieri furono scortati in treno da Mosca a Vienna, passando per Budapest. Lungo tutto il tragitto, viaggiavano con le tende abbassate, il che, di per sé, indica già qualcosa del cupo dominio comunista. Trascorso un certo tempo, giunsero a Budapest; scesero, mangiarono qualcosa, risalirono sul treno e proseguirono. Naturalmente, il sacerdote cominciò a chiedersi quando avrebbe attraversato il confine. Anche perché questo corrispondeva a una sua grande aspettativa, perché quella era la fine del pericolo, perché allora c’era la possibilità di entrare in terra libera e sfuggire alle grinfie comuniste.

    Egli raccontò che, pur tuttavia con le tende abbassate, percepirono – con totale certezza – il momento in cui il confine veniva attraversato. Infatti, ad un certo punto, il treno si fermò in una piccola stazione e iniziarono a sentire delle risate. Dalle risate che avevano sentito, capirono di essere entrati nel mondo occidentale. Perché fin lì, durante tutto il tragitto, non avevano incontrato nessuna espressione di gioia, soddisfazione, appagamento o altro! Era quel rigore, quella cosa cupa, accigliata, maligna, un'atmosfera di tormento da campo di concentramento, di tirannia. E tutto ciò fatto a favore dell'inversione dei valori, che caratterizza direttamente l'impero del comunismo.

    Una persona che ha viaggiato pure in Russia – una donna di San Paolo – ha raccontato che avendo preso un aereo cecoslovacco a Monaco, per andare oltre la cortina di ferro, non appena salita sull'apparecchio si rese subito conto d’essere entrata nel mondo comunista: il rivestimento dell'aereo era dozzinale, la tappezzeria anche, il servizio scadente, tutti erano accigliati, infastiditi. Si sentiva come se fosse stata strappata a forza e posta viva all'interno di un campo di concentramento!

    Questo è il mondo verso cui ci stiamo dirigendo. Questi sono gli orrori in cui stiamo entrando...

    Se vogliamo farci un'idea dell'estremo opposto del regno di Nostro Signore Gesù Cristo, possiamo immaginare una città completamente futuristica, “artisticamente” moderna, con tutto organizzato secondo i metodi più tirannici della tecnica moderna: senza felicità, un materialismo completo, immoralità e amore libero totale, nessuna speranza del Cielo, nessun apprezzamento per i valori dello spirito, nessuna compostezza o dignità delle autorità stesse.

    E allora avremo un'idea del mondo verso cui ci stiamo dirigendo e avremo una consapevolezza più chiara che siamo in una situazione intermedia, dove stanno scomparendo gli ultimi resti del regno di Cristo Re e già appaiano chiaramente e apertamente anche affermazioni del regno del diavolo. Mentre uno scompare, l’altro appare...

    Capiamo anche qual è il piacere opposto. Perché se il regno del diavolo è così orribile - e lo vediamo già intorno a noi - comprendiamo anche quale sarà la gioia nel momento benedetto in cui la "Bagarre" (ndt, la “grande confusione”, come il prof. Plinio di solito denominava i castighi previsti dalla Madonna a Fatima, se l'umanità non si fosse convertita e fatto penitenza per i suoi peccati) avrà termine. E che il Regno della Madonna avrà inizio e che tutto cambierà completamente aspetto. La virtù sarà glorificata, l'ortodossia sarà rispettata in tutto il mondo; tutte le leggi, tutte le istituzioni, tutti i costumi rifletteranno lo spirito della Chiesa cattolica; ogni modo di pensare sarà conforme alla dottrina e allo spirito della Chiesa cattolica. Tutto ciò che si ammira sarà il bene e la verità; tutto ciò che si esecra sarà l’errore e il male. Tutti gli uomini, tutti i valori, tutte le cose saranno posti nell’ordine a loro dovuto, dando così gloria a Dio, che è il vero Autore di questo stesso ordine!

    Quando giungeremo alla fine dei nostri giorni, avremo la gioia di essere nati nel regno del diavolo ma di aver operato per l'avvento del Regno di Cristo, considerando quell'ordine restaurato e potendo dire che fu un'opera di Dio fatta con la collaborazione delle nostre mani. Quando chiuderemo gli occhi, avremo un'idea precisa del Regno di Cristo in Cielo.

    La prima alba sarà quando questo periodo terminerà con la “Bagarre” e si entrerà nel Regno di Cristo, “ad Jesum per Maria”. La seconda alba sarà quando chiuderemo gli occhi e per la nostra anima si aprirà il regno di Cristo attraverso la Madonna, in Cielo. Allora, tutto ciò che era simbolo, apparenza, sarà passato. Dio sarà visto faccia a faccia, vedremo la Madonna faccia a faccia. Vedremo faccia a faccia anche la realtà delle anime.

    E si comprenderà anche - in modo indiretto e superlativo - tutto quell'ordine del Cielo, modello di quello che noi amavamo sulla Terra. In questa seconda affermazione del Regno di Cristo, i contro-rivoluzionari riceveranno il premio per aver lottato così duramente per il Regno di Cristo sulla terra.

    Chiediamo alla Madonna che ci conceda queste convinzioni con energie sempre maggiori. Perché - dicevo l'altro giorno - verranno giorni cattivi e pessimi e sarà sempre più questa speranza a incoraggiare i contro-rivoluzionari. Dobbiamo vivere sempre di più di speranza e la nostra grande speranza è l'instaurazione del Regno di Cristo attraverso il Regno di Maria qui in terra e, in questo modo, giungere al Regno di Cristo regnante per mezzo di Maria Santissima, in Cielo. Questa è dunque la considerazione per la festa di Cristo Re.

     

    Fonte: pliniocorreadeoliveira.info, Santo del giorno - 24 ottobre 1964. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà - Italia

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  • Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

     

     

    O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione,ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.

    Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!

    Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza.

    Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto.

    Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.

    Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.
    Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.
    Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.
    Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.
    Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.
    Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.
    Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.
    Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.
    Regina della pace, ottieni al mondo la pace.

    Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

    Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.

    Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.

    Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.

     

    Fonte: Santa Sede, 23 Marzo 2022.

  • Fatima: non induriamo i nostri cuori alla sua voce

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Circa 30 anni fa, la prima conflagrazione mondiale si avviava verso il tramonto. Fermato lo slancio iniziale dell’invasione germanica, i francesi si accingevano a riconquistare il territorio perso. Per i politici di alto bordo e per gli osservatori militari non c’era più nessun dubbio sull’esito della lotta. Tutta la strategia tedesca si basava sulla speranza del trionfo della “blitzkrieg”. La prima carta l’avevano buttata giù con immense possibilità di successo. Ma era l’unica da giocare, ed i tedeschi l’avevano persa. I finanzieri, i sociologi, i politicanti già cominciavano a rumoreggiare dietro le quinte nella ricerca del modo in cui il mondo si sarebbe organizzato nel dopoguerra.

    Ciò accadeva mentre ancora era accesa la lotta sui campi di battaglia e i cannoni germanici tuonavano non molto lontano da Parigi. Quel rumorio aveva una sua reale importanza. Molta più importanza persino del tuonare dei cannoni. Sui campi di battaglia si liquidava una guerra già decisa “in radice”. Negli uffici politici non si liquidava una guerra, si decideva una nuova era. Il futuro non apparteneva più al martellare dei mitra ma alle trattative degli specialisti e dei tecnici. Quando i primi tratti di questo mondo nuovo iniziavano a delinearsi timidamente, avvenne uno dei fatti più straordinari della storia contemporanea.

    Nel nostro tempo sono molti gli scettici che non ci credono. E quelli che non sono scettici sono timidi, perciò non osano parlare ad alta voce di ciò in cui credono. Gli uni per mancanza di fede, gli altri per mancanza di coraggio non vogliono incorporare alla storia questo avvenimento. Ma i motivi più gravi sui quali l’intelligenza umana può basarsi sono lì palesemente, testimoniando che la Madonna scese dal Cielo in terra per manifestare, a tre pastorelli di uno sperduto e ignorato angoletto del Portogallo, le vere condizioni, le fondamenta indispensabili per la riorganizzazione del mondo. Ascoltando questo messaggio, l’umanità ritroverebbe veramente la pace.

    Ora è arrivata nuovamente la guerra. Adesso come allora si pensa a come organizzare il mondo. Nessun momento è così opportuno come questo per ricordare le apparizioni di Fatima.

    “Dalla bocca dei fanciulli una lode perfetta”

    Si faccia un test: si prendano tre fanciulli separatamente, si chieda loro di fare un piccolo compito su un’apparizione della Madonna, descrivendo i suoi tratti, i suoi vestiti, le sue espressioni fisionomiche, i suoi gesti, annotando le sue parole. Cosa ne verrebbe fuori? Sicuramente qualcosa di molto infantile, persino di grottesco e di schiettamente ridicolo! Il livello educativo dei pastorelli di Fatima era immensamente più basso di quello dei loro coetanei delle città. Non conoscevano né teatri né cinema, non avevano aperto libri raffiguranti regine o signore di corte di altri tempi, ecc. Non avevano dunque altra idea di bellezza, di eleganza, di distinzione, di quella che filtrava nel chiaroscuro dal tipo femminile corrente di un umile villaggio. Non possedevano la pur minima nozione di bellezza sui colori o sui loro rispettivi accostamenti. Tuttavia, la Signora che loro apparve, fu descritta con particolari sufficienti per far capire che si trattava di una figura di sublime leggiadria, vestita con rara maestà e semplicità. Una Signora peraltro così diversa da tutto quanto loro conoscevano in tema d’immagini, che non sospettarono fosse la Madonna, e neppure una santa. Soltanto quando Lei lo rivelò vennero a conoscere con chi avevano a che fare. Questa Signora parlò loro di cose molto elevate. Parlò della guerra, del Papa (di cui la pastorella più piccola, Giacinta, ignorava persino l’esistenza), parlò di politica e di sociologia. E questi fanciulli ripeterono il messaggio con straordinaria fedeltà! Davvero Dio trae, come asserisce la Scrittura, “dalla bocca dei fanciulli una lode perfetta”.

    La guerra, castigo per l’empietà e l’impurità

    Ma prendiamo ora in considerazione il messaggio. Innanzitutto, vedremo che è assolutamente ortodosso. Non era facile inventarsi un messaggio ortodosso. Orbene, tutte le parole della Signora ai pastorelli sono di una assoluta ortodossia. Nel trattare argomenti molto complessi, non c’è nemmeno un piccolo errore di dottrina. Questo non poteva sicuramente essere inventato dai piccoli veggenti. Ma c’è di più. Il Messaggio della Signora, che avvenne esattamente nel momento cruciale in cui si preparava il dopoguerra, disprezzando le manifestazioni pompose del falso patriottismo e dello scientismo dei “tecnici”, restituì con grande semplicità tutte le cose a termini unici e fondamentali. La guerra era stata un castigo per il mondo, per la sua empietà, per l’impurità dei suoi costumi, per l’abitudine di trasgredire la domenica e i giorni festivi. Risolto questo, il resto sarebbe stato dato in sovrappiù. Non risolvendo questo, le altre soluzioni a nulla sarebbero servite. E se il mondo non avesse ascoltato la voce della Signora, se non avesse rispettato questi principi, sarebbe arrivata una nuova guerra, preceduta da uno straordinario fenomeno celeste. E questa nuova guerra sarebbe stata ancora più terribile della prima.

    Il mondo sprofonda sempre più nel peccato, risultato di una pace senza Cristo e contro Cristo

    Si riunirono i tecnici – che assieme ai banchieri, oggi, sono i re della terra – “et convenerunt in unum adversus Dominus”. Costruirono una pace senza Cristo, contro Cristo. Il mondo affondò ancora di più nel peccato, nonostante l’ammonimento della Madonna. A Fatima i miracoli si moltiplicarono per decine, per centinaia, per migliaia.

    Eccoli, noti a tutti, a disposizione di qualsiasi medico di ogni razza ed ogni religione. Le conversioni non si contarono più.

    Tuttavia, Fatima non era ascoltata da nessuno. Alcuni la mettevano in dubbio senza studiarla, altri la negavano senza prenderla in esame. Altri ancora ci credevano senza osarlo dire. La voce della Signora non fu udita e più di venti anni passarono. Un bel giorno, strani segni vennero dal Cielo, una aurora boreale di cui diedero notizia tutte le agenzie del mondo. Dal profondo del suo convento, Lucia scrisse al vescovo: era il segno che la Guerra stava per arrivare. Ed in arrivò la guerra. Eccola lì. Oggi ci si preoccupa nuovamente di “riorganizzare il mondo”, agli sgoccioli di questa lotta già potenzialmente vinta.

    Per una pace autentica: fedeltà al Messaggio di Fatima

    “Si vocem ejus hodie audieritis, nolite obdurare corda vestra” – Se oggi sentite la sua voce, non indurite il vostro cuore”, dice la Sacra Scrittura. Elencando la festa della Madonna di Fatima fra le festività liturgiche, la Santa Chiesa proclama la perennità del messaggio dato al mondo attraverso i tre pastorelli. Nel giorno della sua festa, ancora una volta la voce di Fatima giunge a noi: “Non indurite i vostri cuori”. E così avrete trovato la strada della vera pace.

    Fonte: O Legionário, 14 maggio 1944. Traduzione a cura dì Tradizione Famiglia Proprietà.

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  • Il significato e le conseguenze della Consacrazione del 25 marzo

     

     

    di Roberto de Mattei

    Qual è il significato e quali saranno le conseguenze della consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria fatta da papa Francesco in San Pietro il 25 marzo 2022?

    Nell’apparizione del 13 luglio 1917 a Fatima la Madonna aveva annunciato ai tre pastorelli: «Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati». In una successiva rivelazione privata a suor Lucia, avvenuta il 13 giugno 1929 nel monastero di Tuy, la Madonna aveva detto che «è giunto il momento in cui Dio chiede al Santo Padre che faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo in questo modo di salvarla». 

    Né Pio XI, né i suoi successori, accolsero questa richiesta, se non parzialmente. Pio XII consacrò nel 1952 la Russia al Cuore Immacolato di Maria, ma senza unire al suo atto i vescovi del mondo. Giovanni Paolo II nel 1984 usò il neologismo “affidamento” invece del termine consacrazione e non menzionò specificamente la Russia. Le modalità richieste dalla Madonna sono invece tutte presenti nell’atto di papa Francesco, che ha pronunciato le seguenti parole: «Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo». 

    L’aggiunta dell’Ucraina alla Russia è perfettamente legittima, anche perché Kiev è la culla della civiltà russa e l’Ucraina nel 1917 faceva parte della Russia. L’uso del termine “solennemente” conferisce poi particolare importanza all’atto del Santo Padre, che è stato compiuto in San Pietro, all’interno di una austera cerimonia penitenziale. Al centro della basilica non era il Papa, ma la statua della Madonna di Fatima, con la corona sul capo e un rosario tra le mani, davanti all’altare della Confessione illuminato a giorno. Chi temeva momenti di dissacrazione o di allontanamento dagli usi e dalle tradizioni della Chiesa ha dovuto ricredersi. Papa Francesco ha compiuto questo atto circondato da cardinali, vescovi, rappresentanti del mondo diplomatico, sacerdoti, religiosi, religiose e semplici fedeli: una porzione qualificata, quasi un microcosmo del mondo cattolico. In quello stesso momento, in tutto il mondo, migliaia di vescovi e di sacerdoti si sono uniti alle parole della consacrazione. Le guardie svizzere immobili attorno al tronetto pontificio sembravano raccogliere l’eco di una memoria lontana, ma mai cancellata dalla storia. 

    Sul fatto che la consacrazione abbia corrisposto alle richieste fatte dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima, c’è un quasi unanime consenso. Le poche espressioni di dissenso di qualche tradizionalista non riguardano l’atto in sé, ma la persona di Francesco, ritenuto personalmente inadeguato per compiere un gesto di questa importanza soprannaturale. Bisogna dire però che per alcuni di questi tradizionalisti papa Francesco ha perso il pontificato. Se Francesco non è il legittimo Papa, è ovvio che il suo atto sia illegittimo e invalido. Se, al contrario, malgrado tutte le riserve che si possano avere nei suoi riguardi, egli occupa legittimamente la Cattedra di Pietro, il suo atto non può che essere valido, indipendentemente da ciò che ha fatto in passato e dalle sue intenzioni, che solo Dio conosce.

    Può apparire paradossale che un Papa così aperto alla secolarizzazione come Francesco, sia l’autore di un gesto che è in sé stesso la negazione del principio secolarista. La secolarizzazione è infatti un processo di progressiva esclusione di Dio dalla sfera pubblica. La consacrazione riafferma invece il dominio di Dio sulle nazioni e sulla società intera. È questa la ragione per cui i teologi progressisti e i mariologi “minimalisti” si sono sempre opposti all’uso del termine “consacrazione”, sul piano pubblico e su quello individuale. Durante il Concilio Vaticano II, il padre Yves Congar (1904-1995) annotava nel suo Diario: «Faccio il massimo della campagna possibile contro una consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, perché vedo il pericolo che si formi un movimento in questo senso» (Diario del Concilio: 1969-1966, Edizioni San Paolo, 2005, vol. II, p. 120). Su questa linea, il padre monfortano Stefano De Fiores (1933-2012), nel suo saggio postumo Consacrazione o affidamento, scriveva che «è difficile comprendere come alcuni autori propongano un ritorno alla “consacrazione a Maria o al cuore immacolato di Maria”, perché a Fatima la Madonna ha usato tale linguaggio». Infatti, «nel 1917 era più che normale parlare così come ha fatto la Madonna. Non ci permettiamo nessuna critica al linguaggio adoperato da lei in quel preciso momento storico. Solo che oggi la Chiesa ha percorso un itinerario biblico-teologico che esige un uso più rigoroso del linguaggio quando si parla di Cristo o di Maria» (“Vita Pastorale”, n. 5, maggio 2012, p. 30). 

    Dieci anni dopo la morte di padre De Fiores, la Madonna sembra essersi presa una rivincita sulla sua pretesa di darle lezioni di teologia e per farlo ha scelto proprio il Papa che sembrava meno adeguato a compiere un “ritorno alla consacrazione a Maria”. Papa Francesco non ha fatto la consacrazione al Cuore Immacolato quando si è recato a Fatima il 12-13 maggio 2017, e il 12 dicembre, 2019 nel corso di una Messa dedicata alla Vergine di Guadalupe, ha perfino negato alla Madonna il titolo di «corredentrice», ma il 25 marzo ha inaspettatamente esaudito la richiesta del messaggio di Fatima.

    È consapevole papa Francesco della portata storica del suo atto? Durante la cerimonia, e nei giorni successivi, è apparso in cattiva salute e quasi schiacciato dagli eventi. Il fatto che la consacrazione abbia corrisposto alle modalità volute dalla Madonna non significa che il castigo che incombe sull’umanità sarà evitato. Perché ciò accada, la consacrazione dovrebbe essere accompagnata dalla pratica riparatrice dei primi sabati del mese e soprattutto da un profondo spirito di penitenza. Queste condizioni mancano e il mondo continua a correre verso l’abisso, ma la consacrazione del 25 marzo ci annuncia che l’ora del compimento della profezia di Fatima si avvicina e ciò significa non solo un grande castigo, ma soprattutto il trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria. 

    In una lettera a padre Gonçalves del 18 maggio 1936, suor Lucia riferì un colloquio avvenuto poco prima con il Signore sul tema della consacrazione della Russia: «Intimamente ho parlato al Signore sull’argomento; e poco fa Gli domandavo perché non convertiva la Russia senza che Sua Santità ne facesse la consacrazione. “Perché voglio che tutta la mia Chiesa riconosca questa consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria e così estendere il Suo culto e porre a fianco della devozione al Mio Cuore Divino, la devozione di quel Cuore Immacolato”. Ma, o mio Dio, il Santo Padre non mi crederà se Voi stesso non lo muoverete con una ispirazione speciale. Il Santo Padre! Prega molto per il Santo Padre. Lui la farà, ma sarà tardi! Tuttavia il Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia. Gli è affidata».

    Fatima non annuncia la fine del mondo o l’avvento dell’anticristo, ma il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che è la Civiltà cristiana, sacrale perché ordinata a Dio, e pacifica, perché sottomessa al Figlio eterno di Dio fatto Uomo il cui nome è “Princeps pacis”, come ricordava Pio XII nel suo Radio Messaggio del 24 dicembre 1951 e come lo ha definito papa Francesco il 25 marzo. La consacrazione della Russia affretterà l’ora del trionfo del Cuore Immacolato, portando nuove grazie di conversione al mondo. Ciò basta per riempire di gioia i cuori dei devoti di Fatima in quest’ora buia della nostra storia.

    Fonte: Corrispondenza Romana, 30 Marzo 2022. 

  • Intervista concessa a 30 Giorni:

    Fatima, perestrojka e TFP

     

     

    Il mensile 30 Giorni ha dedicato un ampio servizio al messaggio di Fatima e al suo ipotetico legame con gli accadimenti oltre la Cortina di Ferro: cfr. Stefano M. Paci, Miracolo all’Est? E la Vergine promise, in 30 Giorni, anno VIII, n. 3, marzo 1990, pp. 6-14, cui si lega l’editoriale dello stesso numero, Il segreto di Fatima e l’apostasia nella Chiesa, a p. 3. Nel servizio vengono riferite opinioni di persone a diverso titolo interessate al tema, fra cui il professor Plinio Corrêa de Oliveira, fondatore e presidente del Consiglio Nazionale della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, la TFP brasiliana. L’opinione del pensatore cattolico brasiliano è stata espressa all’interno di una lunga intervista da lui concessa — con l’ingegner Antonio Augusto Borelli Machado, membro della medesima associazione e autore di un’opera sulle apparizioni e il messaggio di Fatima — al redattore della rivista romana. Il testo di tale intervista — unitamente a informazioni generali trasmesse alla stessa rivista e alle domande proposte da 30 Giorni — è stato diffuso dall’Ufficio Stampa della TFP brasiliana. Il titolo, i sottotitoli, le note a pie di pagina e la traduzione dall’originale in portoghese sono redazionali. 

     

    Fatima, "perestrojka" e TFP

    Plinio Corrêa de Oliveira

    Alle domande specificamente relative alla TFP e a quanto essa pensa sugli attuali accadimenti nell’impero sovietico risponde il professor Plinio Corrêa de Oliveira, ottantunenne, laureato nel 1930 in Scienze Giuridiche e Sociali nella facoltà di Diritto di San Paolo. Ha esercitato la professione fino al 1964.

    Nel 1928 è entrato nell’allora agguerrito e forte movimento giovanile delle Congregazioni Mariane di San Paolo, ed è diventato in breve tempo il principale leader di questo movimento in tutto il Brasile, emergendo per le sue doti di oratore, di conferenziere e di uomo d’azione.

    Nel 1933 è stato eletto deputato all’Assemblea Federale Costituente con ventiquattromila voti, nello stesso tempo il deputato più giovane e più votato del Brasile. Ha operato in quella sede legislativa come uno dei principali leader del gruppo cattolico.

    Alla fine del suo mandato si è dedicato contemporaneamente all’insegnamento universitario e al giornalismo cattolico. È professore emerito di Storia Moderna e Contemporanea nelle facoltà di Filosofia, Scienze e Lettere São Bento e Sedes Sapientiae della Pontificia Università Cattolica di San Paolo. È stato inoltre professore di Storia della Civiltà nel Collegio Universitario, oggi non più esistente, della facoltà di Diritto dell’Università di San Paolo.

    Nello stesso tempo ha diretto l’allora mensile parrocchiale Legionário, che sotto la sua guida, dal 1933 al 1947, è diventato uno degli organi più significativi della stampa cattolica brasiliana, trasformandosi in settimanale e in organo ufficioso dell’archidiocesi di San Paolo.

    Nel 1951 ha cominciato a collaborare al prestigioso mensile culturale Catolicismo, del quale è a tutt’oggi una delle principali firme.

    Sempre come pubblicista, Plinio Corrêa de Oliveira scrive, dal 1968, sul quotidiano più diffuso della città di San Paolo, la Folha de S. Paulo.

    Come scrittore, è noto autore di diversi libri, alcuni dei quali editi in francese, inglese, italiano, polacco, spagnolo, tedesco, ungherese e vietnamita.

    Fra questi spicca Em Defesa da Ação Católica, del 1943, con una prefazione del nunzio apostolico in Brasile, S. E. mons. Benedetto Aloisi Masella, poi cardinale. Quest’opera è stata oggetto di una lettera di elogio diretta all’autore, a nome di Pio XII, da S. E. mons. Giovanni Battista Montini, allora sostituto della Segreteria di Stato di Sua Santità e poi Papa Paolo VI.

    Importa ricordare anche A libertade da Igreja no Estado comunistaA Igreja, o decálogo e o direito de propriedade, del 1963, opera che è valsa all’autore una lettera commendatizia ed elogiativa di S. E. il cardinale Giuseppe Pizzardo, prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università (1).

    Plinio Corrêa de Oliveira è autore di altri sedici libri e saggi, che sarebbe lungo elencare. Ma, fra essi, è indispensabile ricordare Revolução e Contra-Revolução, del 1959, un’esposizione di carattere storico, filosofico e sociologico della crisi dell’Occidente, dall’Umanesimo, dal Rinascimento e dal protestantesimo fino a oggi. Quest’opera istituisce una relazione di causa ed effetto fra tali movimenti e la Rivoluzione francese del 1789, la Rivoluzione russa del 1917 e le trasformazioni decisive attraverso cui sta passando il mondo sovietico, dalla fine degli anni Settanta a oggi, e parallelamente l’Occidente, a partire dalla Rivoluzione della Sorbona nel 1968.

    L’importanza specifica di questo studio sta nel fatto che compendia la visione della crisi contemporanea in funzione della quale svolgono la loro opera la TFP brasiliana e le sue consorelle autonome di altri paesi. Revolução e Contra-Revolução, che ha avuto quattro edizioni in portoghese, sette in spagnolo, tre in italiano (2), due in inglese e due in francese, è il livre de chevet di tutti i membri e i collaboratori delle TFP.

    Nella produzione letteraria di Plinio Corrêa de Oliveira è indispensabile ricordare anche lo studio, molto importante, O socialismo autogestionario: em vista do comunismo, barreira ou cabeça-de-ponte?, del 1981, ampia esposizione e analisi critica del programma autogestionario di François Mitterrand, neo-eletto presidente della Repubblica Francese. Questo saggio — fatto proprio e diffuso dalle tredici TFP allora esistenti — è stato pubblicato integralmente su quarantacinque giornali di diciannove paesi d’America, Europa e Oceania. In Italia lo hanno pubblicato Il Tempo, di Roma, il Giornale nuovo, di Milano, e Cristianità, di Piacenza (3). Un corposo compendio dello stesso testo è stato pubblicato in quarantanove paesi dei cinque continenti, in tredici lingue. Così, la diffusione del documento ha raggiunto una tiratura globale di trentatrè milioni e mezzo di esemplari.

    Nel campo dell’azione, l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira si esplica principalmente nella fondazione, nel 1960, nella città di San Paolo, della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade.

    Plinio Corrêa de Oliveira è stato ininterrottamente presidente del Consiglio Nazionale dell’associazione, dalla fondazione fino a oggi. Nel 1980, il Consiglio Nazionale della TFP lo ha proclamato presidente a vita, "come espressione della massima ammirazione, di immensa gratitudine e di profonda amicizia verso il fondatore della TFP, cuore e anima di tutta la vita civica e culturale della Società, maestro e modello dei suoi membri e collaboratori".

    Sarebbe troppo lungo riassumere in questa sede tutta la storia della TFP, con cui si confonde, dalla sua fondazione, la storia di Plinio Corrêa de Oliveira come uomo pubblico. 

    Antonio Augusto Borelli Machado

    Alle domande relative alla consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, secondo le richieste della Madonna a Fatima, risponde l’ingegner Antonio Augusto Borelli Machado, cinquantanovenne. Fondata la TFP nel 1960, è stato fra i primi membri dell’associazione, ma già militava nel gruppo di intellettuali e di uomini d’azione diretto dal professor Plinio Corrêa de Oliveira dal 1954, gruppo dal quale avrebbe poi tratto origine la TFP. Da allora opera in questa associazione, alla quale dedica tutto il suo tempo.

    Collaboratore di rilievo del prestigioso mensile culturale Catolicismo, diffuso in tutto il Brasile, è diventato molto noto soprattutto come autore del volume As aparições e a mensagem de Fátima conforme os manuscritos da Irmã Lúcia, studio molto documentato e penetrante dei diversi aspetti che hanno interessato gli studiosi e il grande pubblico circa le rivelazioni di Maria Santissima ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, verificatesi alla Cova da Iria, in Portogallo, nel 1917.

    Questo lavoro è stato pubblicato la prima volta nel 1967. Da allora ha avuto ventotto edizioni in portoghese — ventisei in Brasile e due in Portogallo —, trentuno in spagnolo — tre in Argentina, due in Bolivia, due in Cile, otto in Colombia, quattro in Ecuador, tre in Spagna, due in Perù, quattro in Venezuela e tre in Uruguay —, due in francese — una in Francia e una in Canada —, cinque in inglese — due negli Stati Uniti, una in Sudafrica e due in Australia —, quattro in italiano — in Italia — (4), tre in polacco — due in Canada e una negli Stati Uniti —, e una in rumeno, in Spagna. È stato inoltre pubblicato integralmente in sette periodici di cinque paesi, totalizzando così ottantaquattro edizioni con una tiratura globale di novecentottantasettemila esemplari. 

     

    La TFP: caratteri e storia di un movimento

    [30 Giorni.] Come è nato e quali sono le finalità del movimento Tradizione, Famiglia, Proprietà?

    Plinio Corrêa de Oliveira - La Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade è nata nella città di San Paolo, in Brasile, nel 1960. La costituì un gruppo di cattolici militanti, preoccupati dall’aggressività del sinistrismo cattolico — e anche del progressismo —, allora nella prima fase di espansione nel paese.

    I fondatori della TFP non intesero fare opera puramente negativa, cioè "anti"comunista, "anti"socialista, e così via, ma anche opera positiva. Perciò decisero di impegnarsi affinché tre bersagli dell’azione demolitrice sinistrorsa fossero specificamente rinvigoriti e adeguatamente compresi dal grande pubblico: la tradizione, la famiglia e la proprietà.

    La finalità della TFP è definita nel primo articolo del suo statuto, secondo cui espressamente l’associazione "ha carattere culturale e civico, mirante a illuminare l’opinione pubblica nazionale e i pubblici Poteri circa l’influenza deleteria esercitata sempre più, nella vita intellettuale e nella vita pubblica, dai princìpi socialisti e comunisti, a detrimento della tradizione brasiliana e degli istituti della famiglia e della proprietà privata, pilastri della civiltà cristiana nel paese".

    Rispetto al diritto canonico, la TFP si qualifica come un’associazione di ispirazione cattolica, formata da fedeli laici che operano in campo temporale, sotto la loro unica ed esclusiva responsabilità (cfr. Codice di Diritto Canonico, canone 227), orientati dall’insegnamento tradizionale del Supremo Magistero della Chiesa, e strutturata giuridicamente secondo la legislazione civile.

    Così, considerata dal punto di vista delle leggi dello Stato, si tratta di un’associazione civica, culturale e di beneficenza, retta da statuti civili; osservata secondo l’angolazione delle leggi ecclesiastiche, va vista come un’"associazione privata", costituita dal libero accordo di fedeli fra loro, nell’uso del diritto di cui godono di fondare e di dirigere liberamente associazioni "a un fine di carità o di pietà, oppure associazioni che si propongano l’incremento della vocazione cristiana nel mondo" (canone 215).

    ["30 Giorni".] In cosa consistono le difficoltà che ha il movimento con la gerachia ecclesiastica? Questa ha formulato qualche censura ecclesiastica nei vostri confronti? Quali legami ha il movimento con Monsignor Lefebvre?

    Plinio Corrêa de Oliveira - La TFP mira, nei limiti delle sue specifiche finalità, a lavorare per ordinare la società temporale secondo la dottrina tradizionale della Chiesa. Proprio in questo campo è noto che le divergenze di opinione fra i cattolici non hanno fatto che aggravarsi in modo considerevole, in quasi tutti i paesi. E, quindi, anche in quelli in cui esistono TFP.

    Come tutti sanno, queste divergenze non esistono soltanto fra laici, ma anche fra ecclesiastici, vescovi compresi.

    Quindi non meraviglia che tali divergenze esistano anche fra numerosi prelati brasiliani, da un lato, e dall’altro la TFP. Il che porta la maggior parte dell’opinione pubblica a qualificare di "destra" oppure di "estrema destra" la TFP, nello stesso tempo in cui qualifica molti vescovi di "sinistra" e alcuni perfino di "estrema sinistra".

    La TFP non ha mai avuto nessuna "censura ecclesiastica" nel senso canonico e proprio del termine. Ma, nel corso della storia della TFP, vi sono stati pronunciamenti di disaccordo da parte di vescovi, di arcivescovi e perfino di cardinali. Tali pronunciamenti hanno riguardato temi come le nostre campagne contro il divorzio e contro la Riforma Agraria socialista e confiscatoria, così come la nostra valutazione sull’impunità dell’avanzata sinistrorsa negli ambienti cattolici e temi analoghi. In tutte le occasioni, la TFP ha risposto con rispettosa fermezza ai venerandi propositori di obbiezioni.

    La TFP non ha legami con il movimento di Mons. Lefebvre. Non li ha dopo che questi è stato scomunicato, ma non li aveva più neppure molto tempo prima.

    ["30 Giorni".] Vorrei mi indicasse le "cifre" del movimento, in particolare per quanto riguarda la sua diffusione in Brasile; i paesi di maggior diffusione, il numero di aderenti e i criteri con cui li valutate, le riviste — nomi e tirature delle principali — e le eventuali case editrici che possedete, i luoghi di culto, il numero dei sacerdoti che vi aderiscono... e tutto quello che ritiene utile dire per far comprendere l’ampiezza del movimento.

    Plinio Corrêa de Oliveira - In Brasile la TFP conta circa ventitremila associati, nel senso ampio e più moderno del termine, che comprende anche i supporter, i collaboratori e quanti prendono parte, in un modo o nell’altro, allo sforzo comune della TFP.

    In questo numero sono evidentemente comprese persone diverse per età, stato civile, condizioni sociali, livello culturale, e così via. Questo numero è in continua crescita.

    Fra questi associati della TFP sono soprattutto numerosi i giovani. Cresce anche il numero di nostri corrispondenti — agenti locali —, che formano nuclei nelle periferie urbane, ossia negli strati meno abbienti della società.

    Per essere benefattore o collaboratore della TFP, oppure per prestare a essa una collaborazione sporadica, non vi sono criteri di accettazione perfettamente definiti. In tesi, basta la buona volontà. Purché, chiaramente, non si tratti di persona la cui posizione dottrinale oppure morale, contrastante con i princìpi e le regole operative della TFP, provochi nel pubblico un comprensibile scandalo. In genere, devono essere cattolici praticanti, di buona condotta, che professino e aderiscano sinceramente alle dottrine e alle mete dell’associazione, e lo provino con il loro comportamento e con la loro opera disinteressata.

    È necessario siano tutti cattolici? La TFP ha accolto come aspiranti atei, protestanti, greco-scismatici, maomettani, buddisti, e così via. Ma, senza eccezione alcuna, tutti coloro che sono in queste condizioni e restano nella TFP, si convertono.

    Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, gli oppositori più radicali e più accesi della TFP si situano in una certa alta società mondana, qualificata come jet set, come pure fra i chierici e i religiosi più desiderosi di mostrarsi sull’onda delle diverse mode, e anche negli ambienti di professionisti degli strumenti di comunicazione sociale.

    L’espansione della TFP è dovuta, in una misura molto ampia, alle "carovane" dell’associazione, che dal 1970 percorrono continuamente il nostro paese che ha le dimensioni di un continente: sono stati fatti quattro milioni di chilometri — pari a dieci viaggi sulla luna —, ventimila visite a centri abitati, sono state vendute un milione e quattrocentomila pubblicazioni. È dovuta anche alle brillanti campagne per le strade promosse dai settori giovanili che operano in permanenza nelle rispettive città.

    La sua domanda sui "paesi di maggiore diffusione" richiede una precisazione: in ogni paese in cui vi sia un’associazione — non necessariamente chiamata TFP — in rapporti fraterni con la nostra, costituisce realtà con una propria dirigenza, con propri statuti, e anche con risorse finanziarie proprie. In altre parole, ogni associazione della "famiglia" TFP è assolutamente autonoma, e come vincolo di unione fra esse esiste la comunione di dottrina e di mete derivante dalla libera adesione di tutte al contenuto del volume Revolução e Contra-Revolução, e dall’analogia dei metodi operativi adottati.

    Per mantenere e sviluppare questi legami, i dirigenti e i membri delle diverse TFP sono soliti visitare la città di San Paolo, punto di partenza dell’impulso iniziale del movimento TFP in tutti i continenti, dove ha la sua sede principale l’associazione più vecchia e con maggiore esperienza, e nella quale risiede il fondatore della TFP brasiliana. Queste visite costituiscono anche un’occasione per lo scambio di contatti fra le diverse TFP. Sarebbe per me ingrato distinguere fra le diverse TFP sorelle quali sono quelle "di maggiore diffusione"; inoltre, i criteri per classificare questa diffusione non sono semplici: per esempio, una TFP più numerosa può contare ogni anno un numero maggiore di nuovi aderenti di una TFP poco numerosa, ma l’indice di crescita di quest’ultima, in proporzione al numero degli aderenti già acquisiti, può essere molto maggiore di quello della prima.

    Solamente per non lasciare senza risposta la sua domanda mi permetto di darle in ordine alfabetico la lista delle TFP e anche degli uffici di rappresentanza della TFP. Vi sono TFP in Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Ecuador, Francia, Perù, Portogallo, Spagna, Stati Uniti d’America, Sudafrica, Uruguay e Venezuela. Quest’ultima è dispersa per il mondo, in seguito a un decreto di chiusura da parte del governo Lusinchi, decreto tanto ingiusto che gli stessi tribunali venezuelani — con sentenza definitiva — hanno riconosciuto l’infondatezza delle accuse a suo tempo mosse contro l’associazione. La TFP ha uffici di rappresentanza a Francoforte, Londra ed Edimburgo, Parigi, Roma, San José de Costa Rica, Sydney e Aukland, in Nuova Zelanda.

    Quanto ai nostri nuclei in Asia, ragioni di prudenza, che il lettore comprenderà facilmente, ci portano a ritenere prematura la divulgazione di dati informativi.

    Quanto al numero di sacerdoti che aderiscono alle diverse TFP, varia considerevolmente da paese a paese. Ma, nella maggior parte dei casi, sono molto discreti nel manifestare la propria adesione. Preferiscono perfino farlo per lettera, il più delle volte con un certo carattere di confidenzialità, piuttosto che farlo con contatto personale. Le ragioni di questo fatto sono ovvie.

    Passo a elencare gli organi delle TFP: Pregón de la TFP, in Argentina; Catolicismo, in Brasile; TFP Newsletter e TFP Informe, in Canada; Tradición, Familia, Propiedad, in Cile; TFP Informa, in Colombia; TFP Informa, in Ecuador; Aperçu, in Francia; TFP Lusa informa, in Portogallo; Covadonga informa, in Spagna; TFP Newsletter, negli Stati Uniti d’America; TFP Newsletter, in Sudafrica; Lepanto e TFP Informa, in Uruguay; TFP Standpunkt, a Francoforte; TFP Informa, a San José de Costa Rica; TFP Newsletter, a Sydney; e Christendom, ad Auckland. Non ne conosco la tiratura. Quanto a Catolicismo, ha una tiratura che potrebbe essere maggiore, cioè dodicimila copie, probabilmente molto meno della grande tiratura di 30 Giorni in tutti i paesi.

    Però è necessario notare che il pubblico brasiliano è enormemente assorbito dalle televisioni e dalle radio e, in misura purtroppo non piccola, dalle riviste pornografiche. Il che rende difficile l’esistenza di una rivista seria come Catolicismo. Ma posso aggiungere con gioia che il nostro sforzo di espansione, fatto con mezzi moderni ed efficienti, sta corrispondendo alla nostra aspettativa.

    Al momento, vista l’urgenza con cui ci sono state chieste le risposte alla sua cortese intervista, non ricordo i nomi delle diverse editrici delle TFP. D’altronde, di regola, non sono delle TFP, ma imprese autonome con le quali le TFP mantengono accordi. Le editrici con le quali la TFP brasiliana opera sono l’Editora Vera Cruz, che pubblica i nostri libri, e l’Empresa Padre Belchor de Pontes, che pubblica Catolicismo. E ricordo, casualmente, la brillante casa editrice Fernando III el Santo, di cui si serve la TFP spagnola.

     

    La perestrojka e il messaggio di Fatima

    ["30 Giorni".] Ritiene che i cambiamenti che avvengono nell’impero sovietico siano collegati all’apparizione della Madonna a Fatima e con la consacrazione "della Russia" che Giovanni Paolo II ha fatto nel 1984? Ritiene quella consacrazione valida? Se non la ritiene valida, come ritiene possano essere interpretati gli attuali avvenimenti all’Est?

    Plinio Corrêa de Oliveira - La correlazione fra il messaggio della Madonna a Fatima e le trasformazioni che, a quanto pare, cominciano a verificarsi in Russia è evidente.

    Le apparizioni di Fatima avvennero nel 1917, poco prima della caduta del regime zarista. Dopo la quale si è fatta particolarmente chiara l’affermazione — prima abbastanza oscura — secondo cui "la Russia [...] diffonderà i suoi errori nel mondo...", come fu detto in occasione dell’apparizione del 13 luglio (5). Ed ecco che proprio gli errori del marxismo-leninismo hanno seguaci in tutto il mondo.

    Il problema che gli attuali accadimenti della Russia potrebbero suscitare, relativamente al messaggio di Fatima, si potrebbe enunciare meglio nei seguenti termini: "Con il crollo del capitalismo di Stato, che Gorbaciov sta portando a termine, il comunismo scompare dalla Russia. Ed esso entrerà per forza in declino in tutto il mondo.

    "In questo modo, il comunismo non sarà più un "errore della Russia", e si porrà sulla strada di diminuire ovunque. La diffusione del comunismo, prevista a Fatima, sarà stata soltanto un lungo e doloroso episodio della storia ormai relegato nel passato. E la guerra mondiale, pure prevista a Fatima in collegamento con l’espansione comunista, non avverrà. Infatti Gorbaciov è uno dei grandi operatori mondiali della pace.

    "Perciò Fatima non vale nulla".

    Tutto questo ragionamento è vano. Si basa sull’idea falsa secondo cui il comunismo coincide con il capitalismo di Stato; perciò è infondata l’affermazione secondo cui, una volta distrutto questo, quello scompare.

    In realtà, secondo la dottrina comunista, il capitalismo di Stato è soltanto una tappa nell’evoluzione storica verso il comunismo integrale, nel quale l’autogestione a tutti i livelli della società renderà superflua l’esistenza stessa dello Stato. È quanto dice il Programma del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, nella sua nuova redazione approvata il 1° marzo 1986, già nell’era Gorbaciov: "Il comunismo significa la trasformazione del sistema di autogestione socialista del popolo, della democrazia socialista, nella forma superiore di organizzazione della società, l’autogestione comunista della società. Nella misura in cui saranno venute maturando le premesse socio-economiche e ideologiche necessarie, in cui tutti i cittadini saranno stati inorporati nella gestione, lo Stato socialista, come ha indicato Lenin, diverrà in una misura sempre maggiore, verificandosi le condizioni internazionali corrispondenti, la "forma transitoria dello Stato verso il non-Stato". L’attività degli organi statali dovrà acquisire un carattere non politico e gradatamente scomparirà la necessità dello Stato come istituto politico specifico" (Edizioni dell’Agenzia di Stampa Novosti, Mosca 1986, p. 27) (6).

    Questo è il significato autentico della demolizione del capitalismo di Stato, promossa da Gorbaciov. Lui stesso lo ha affermato in diverse dichiarazioni ampiamente diffuse dalla stampa e nel suo libro Perestroika (cfr. Harper and Row, New York 1987, pp. 36-37) (7).

    L’autogestione, verso la quale avanza il comunismo, è semplicemente un comunismo di microsocietà, che diverranno sempre più numerose nella misura in cui si ridurranno le megalopoli.

    Tutto questo può far sorridere il lettore, che immaginerà di cogliere nelle mie parole un espediente, forse abile, per "salvare" il messaggio di Fatima.

    Tuttavia, ho previsto proprio questo, fondandomi sugli accadimenti politici del tempo, quando ho pubblicato la più recente edizione di Revolução e Contra-Revolução. Eravamo nel 1976, e Giovanni Cantoni, con il quale mantenevo rapporti di recente amicizia, ebbe la gentilezza di chiedermi una prefazione per l’edizione della mia opera in lingua italiana. Questa edizione sarebbe stata lanciata da Alleanza Cattolica, che il mio amico dirigeva brillantemente. Invece della prefazione, inviai a Giovanni Cantoni, per la sua edizione, una nuova parte di Revolução e Contra-Revolução, la terza, che egli gentilmente accettò. Al lettore di queste righe basta consultare le pagine 175 e 190 del libro in italiano, oppure le pagine 64 e 71 dell’edizione brasiliana successiva all’edizione italiana:

    "[...] il successo dei metodi consueti della III Rivoluzione [il comunismo] è compromesso dal sorgere di situazioni psicologiche sfavorevoli, che si sono accentuate fortemente nel corso degli ultimi vent’anni. Queste condizioni forzeranno il comunismo a optare, da ora in avanti, per l’avventura?" (p. 175);

    "Come è ben noto, né Marx, né la generalità dei suoi più famosi seguaci, tanto "ortodossi" quanto "eterodossi", hanno visto nella dittatura del proletariato la mossa finale del processo rivoluzionario. Secondo loro, essa è soltanto l’aspetto più compiuto, dinamico, della Rivoluzione universale. E, nella mitologia evoluzionista insita nel pensiero di Marx e dei suoi seguaci, così come l’evoluzione si svolgerà all’infinito con il passare dei secoli, così anche la Rivoluzione non avrà termine. Dalla I Rivoluzione [il protestantesimo e il Rinascimento] ne sono già nate altre due. La terza, a sua volta, ne genererà un’altra. E così via...

    "È impossibile prevedere, nella prospettiva marxista, come saranno la ventesima o la cinquantesima Rivoluzione. Però non è impossibile prevedere come sarà la IV Rivoluzione. Questa previsione l’hanno già fatta gli stessi marxisti.

    "Essa dovrà essere il crollo della dittatura del proletariato in conseguenza di una nuova crisi, per cui lo Stato ipertrofizzato sarà vittima della sua stessa ipertrofia; e scomparirà, dando origine a uno stato di cose scientista e cooperativista, in cui — dicono i comunisti — l’uomo avrà raggiunto un grado di libertà, di uguaglianza e di fraternità fino a ora inimmaginabile" (p. 190).

    Dunque, la Russia continua ad avanzare sulle vie del suo errore. Peggio: lo sta portando a perfezione e il messaggio di Fatima non è smentito, ma — al contrario — confermato. Infatti il new look gorbacioviano della prerestrojka sta entrando nella simpatia dei borghesi di tutto il mondo molto di più di quanto non sarebbe riuscito a fare il comunismo.

    Quindi, gli accadimenti attuali all’Est potrebbero essere visti come il triste risultato dell’invalidità della consacrazione fatta da Giovanni Paolo II, secondo il giudizio di quanti considerano invalida tale consacrazione. 

     

    Il problema della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato della Madonna

    Antonio Augusto Borelli Machado - Il vescovo di Leiria-Fátima, S. E. mons. Alberto Cosme do Amaral, ammette che la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II ha ottemperato alle condizioni imposte dalla Madonna — ovviamente il termine "valida" è assunto in questo senso nella domanda — perché, anche se non vi è stata una "totalità matematica" di vescovi che si sono uniti all’atto del Santo Padre, vi è stata — a suo modo di vedere — una "totalità morale". Di fatto, ci consta, da informazioni raccolte qua e là, che vi è stata un’adesione significativa di alcuni episcopati alla consacrazione fatta da Giovanni Paolo II. In che misura questo è accaduto relativamente a tutti gli episcopati del mondo? Non lo sappiamo. Ma, per quanto si riferisce al Brasile, ci consta che la consacrazione sia stata fatta da pochissimi vescovi, che si possono contare sulle dita di una mano. Oppure è stata tanto discreta, da parte di altri ancora, da non esser giunta a conoscenza del pubblico. Ebbene, l’episcopato brasiliano è, per numero, il terzo del mondo; e il Brasile è il paese con il numero maggiore di diocesi: nel 1983 ne aveva duecentotrentatrè.

    Perciò, la dichiarazione di S. E. il vescovo di Leiria-Fátima relativamente a una "totalità morale" non ci convince. In ogni caso, se si esprime in questi termini, certamente lo fa perché ha dati concreti, e in questa materia nessuno deve essere meglio informato di Sua Eccellenza. Sarebbe molto confortante per i fedeli del mondo intero, e soprattutto per i devoti di Fatima, se questi dati fossero divulgati.

    D’altro canto, per quanto si riferisce all’intenzione di Giovanni Paolo II di consacrare il mondo "con speciale menzione della Russia" — come richiesto dalla Madonna (8) —, è noto che questa nazione non è presente nella formula della consacrazione. Ma il Pontefice ha incluso diverse circonlocuzioni, che possono essere intese come allusioni indirette. Così ha detto: "In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni — corsivo nell’originale —, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno". E più oltre: "La potenza di questa consacrazione — corsivo nell’originale — dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni".

    Forse sentendo che queste allusioni non erano sufficientemente esplicite, il Santo Padre inserì, all’ultimo momento — la frase non fa parte della formula inviata ai vescovi —, questa invocazione: "Madre della Chiesa! [...] Illumina specialmente i popoli di cui tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento" (cfr. L’Osservatore Romano, 26/27-3-1984).

    Si direbbe che, nell’ansia di arrivare il più vicino possibile alla formula richiesta dalla Madonna, il Pontefice andò tanto avanti quanto gli permettevano i condizionamenti della Ostpolitik vaticana. Infatti, si deve immaginare che una menzione esplicita della Russia sarebbe riuscita sgradita ai despoti del Cremlino.

    Allora il problema si sposta: quando la Madonna ha chiesto una "menzione speciale della Russia", questo significa che pretendeva una "menzione specifica", oppure che si accontentava di allusioni più o meno chiare e indirette?

    Si deve ricordare che, nella lettera apostolica Sacro vergente anno, del 7 luglio 1952, Pio XII ha consacrato al Cuore Immacolato di Maria "i popoli della Russia" (9). In questo modo, questo Pontefice sembra aver capito — come si è sempre inteso fino a ora — che era necessaria una menzione specifica.

    Da quanto detto e sulla base dei dati a nostra conoscenza, siamo propensi a pensare che anche la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II non ha ottemperato ai requisiti stabiliti dalla Madonna a Fatima. Ma non tocca a noi sciogliere una questione per la cui spiegazione sono ben più competenti i Pastori, i teologi e gli storici della Chiesa e, evidentemente, più di chiunque altro, lo stesso Pontefice.

    ["30 Giorni".] Suor Lucia avrebbe detto che la consacrazione è fatta. Ritiene che si tratti di una manipolazione delle sue parole?

    Antonio Augusto Borelli Machado - La semplice ipotesi che le parole di suor Lucia vengano manipolate — da chi? — offende le orecchie pie, almeno da questa parte dell’Atlantico.

    Abbiamo saputo che suor Lucia è passata a considerare "valida" — sempre nel senso di rispettare i requisiti posti dalla Madonna — la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II il giorno 25 marzo 1984. Inoltre, sappiamo che viene diffuso il testo riprodotto di una lettera diretta a un’amica personale, nella quale analizza le diverse consacrazioni fatte precedentemente dai Pontefici — compresa quella di Giovanni Paolo II a Fatima, il 13 maggio 1982 —, che, per contro, ella considera "invalide" (10).

    Sappiamo che vi è chi contesta l’autenticità di questa lettera, il cui stile sembra essere diverso da quello consueto di suor Lucia.

    Evidentemente, non siamo in grado di chiarire questo imbroglio (11).

    Ci sembra strano che, siccome si tratta di un argomento di enorme rilievo, e la veggente è ancora viva e gode buona salute, non le si chieda una dichiarazione con tutte le garanzie di autenticità. Sarebbe il modo più diretto di farla finita con qualsiasi manipolazione, se si verifica.

    Chiaramente suor Lucia, per il semplice fatto di esser stata uno dei privilegiati veggenti di Fatima, non gode del carisma dell’infallibilità nell’interpretazione dell’elevatissimo messaggio che ha ricevuto. Perciò, ancora una volta, toccherebbe agli storici, ai teologi e ai Pastori della Chiesa analizzare la coerenza di questa nuova eventuale dichiarazione di suor Lucia con le sue dichiarazioni precedenti.

    Quindi, una parola diretta di suor Lucia sembrerebbe più che mai opportuna.

     

    La TFP e il messaggio di Fatima

    ["30 Giorni".] Perché il movimento si sente particolarmente legato alla Madonna di Fatima?

    Plinio Corrêa de Oliveira - La naturale brevità di un’intervista non mi consente di entrare nei molteplici meandri filosofico-storici e sociali su cui mi fondo, nel mio volume Revolução e Contra-Revolução, per sostenere che la I Rivoluzione — Umanesimo, Rinascimento e protestantesimo — e la II Rivoluzione — Rivoluzione francese — derivano da enormi peccati collettivi, non soltanto dal punto di vista intrinseco, ma anche da quello della quantità di anime che hanno trascinato con sé, e della vastità dei territori su cui si sono estese. Questo enorme peccato è sfociato ed è giunto al suo apogeo nella III Rivoluzione, il comunismo. Quindi, se gli uomini non si convertono da questi peccati — fra i quali ricordo l’immoralità dei costumi, espressamente denunciata dalla Vergine —, bisognerebbe temere che le nazioni debbano soffrire un castigo proporzionato alla gravità di tale peccato.

    Questo timore si fonda sull’affermazione di sant’Agostino che i peccati degli uomini spesso non vengono puniti in questa vita, perché li saranno nell’altra. Dunque, pensa il grande Dottore, le nazioni non sono come gli uomini: nascono e scompaiono in questo mondo, e, quindi, per esse non vi saranno né Cielo né inferno. Così, devono scontare i loro peccati in questa vita.

    Come si può vedere facilmente, vi sono affinità fra il mio modesto lavoro e il contenuto del messaggio della Vergine. 

    ["30 Giorni".] I giornali brasiliani hanno più volte parlato di legami tra il movimento e l’estrema destra terrorista. Come rispondete a queste accuse?

    Plinio Corrêa de Oliveira - Con una gran risata. Si tratta di accuse provenienti da giornalisti di sinistra che, per tentare di screditarci, hanno soltanto lo strumento della calunnia. In Brasile nessuno ha mai preso sul serio queste accuse, né ha tentato di produrre qualche prova di esse. E non vi è assolutamente stato chi abbia tentato di introdurre un processo penale o civile contro di noi, fondandosi su queste accuse.

    E si spiega. Infatti i nostri accusatori hanno letto le risposte che talora ci pregiamo di dar loro, affermando che, nei nostri archivi, abbiamo 5601 lettere di sindaci, di questori e di consigli comunali che attestano il carattere assolutamente pacifico e legale della nostra attività. Nello stesso tempo, ci siamo offerti di mostrare loro questa documentazione. E loro ammutoliscono... per riprendere la stessa accusa, sempre senza nessuna prova, qualche tempo dopo. Loro sono fatti così. 

     

    Note

    (1) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, La libertà della Chiesa nello Stato comunista. La Chiesa, il decalogo e il diritto di proprietà, trad. it., Cristianità, Piacenza 1978.

    (2) Cfr. Idem, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977.

    (3) Cfr. Idem, Il socialismo autogestionario: rispetto al comunismo, una barriera o una testa di ponte?, in Cristianità, anno X, n. 82-83, febbraio-marzo 1982.

    (4) Cfr. Antonio Augusto Borelli Machado, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, 4a ed. it., Cristianità, Piacenza 1982.

    (5) Ibid., p. 37.

    (6) Cfr. Programma del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Nuova stesura, approvata dal XXVII Congresso del PCUS il 1° marzo 1986, trad. it., in Urss "oggi", n. 5-6, 1/31-3-1986, supplemento, p. 24, in cui il termine samoupravlenie è tradotto "autogoverno" invece che "autogestione". Linea diversa non lascia intravvedere La piattaforma del CC del PCUS per il XXVIII congresso del partito. Per un socialismo umano e democratico (testo integrale del progetto approvato al Plenum del CC del PCUS del febbraio 1990) (trad. it., ibid., n. 3-4, 1/28-2-1990, pp. 19-44) quando afferma che "il PCUS contribuirà alla formazione ed allo sviluppo di comunità autogestite" (p. 30), e — al capo Lo Stato di diritto e la società autogestita — ribadisce che "i princìpi del socialismo e della democrazia possono essere incarnati e tanto più fedelmente e sicuramente, quanto più tutti i processi sociali verranno regolati dai mezzi economici e giuridici, quanto più si ridurrà gradualmente il bisogno di ricorrere alla coercizione dello Stato. La formazione di una società autogestita consentirà di rivelare il grandioso potenziale creativo del popolo" (p. 32). Questi elementi programmatici si situano all’interno del quadro costituito dallo Stato sovietico, il cui "fine supremo [...] è l’edificazione di una società comunista senza classi, nella quale riceverà sviluppo l’autogoverno sociale comunista", e la cui politica estera "mira ad assicurare condizioni internazionali favorevoli alla costruzione del comunismo nell’URSS, la difesa degli interessi statali dell’Unione Sovietica, il consolidamento delle posizioni del socialismo mondiale, il sostegno della lotta dei popoli per la liberazione nazionale" (Costituzione [legge fondamentale] dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche approvata dalla VII sessione (straordinaria) della IX Legislatura del Soviet Supremo dell’URSS il 7 ottobre 1977, con le modificazioni ed integrazioni apportate dalla Legge federale del 1° dicembre 1988, premessa e articolo 28, trad. it. del testo ufficiale pubblicato nelle Izvestija, 3-12-1988, pp. 1-2, in Paolo Biscaretti di Ruffìa e Gabriele Crespi Reghizzi, La Costituzione Sovietica del 1977. Un sessantennio di evoluzione costituzionale nell’URSS. Addenda. Modificazioni ed integrazioni apportate dalla legge federale del 1° dicembre 1988 e Decreto del Soviet Supremo dell’URSS Sulle modalità per l’entrata in vigore della legge dell’URSS riguardante "modificazioni ed integrazioni della Costituzione [legge fondamentale] dell’URSS", Giuffrè, Milano 1989, pp. 8 e 14).

    (7) Cfr. Mikhail Gorbaciov, Perestrojka. Il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo, trad. it., Mondadori, Milano 1987, pp. 36-37.

    (8) Cfr. A. A. Borelli Machado, op. cit., p. 62.

    (9) Cfr. Pio XII, Lettera apostolica a tutti i popoli della Russia Sacro vergente anno, del 7-7-1952, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. 14, pp. 493-502.

    (10) Una lettera di questo tenore — con l’informazione secondo cui ne esistono almeno tre —, datata "Coimbra, 31-XI-1989", è tradotta in 30 Giorni, cit., p. 13, sotto il titolo Esclusivo: parla la veggente di Fatima. La lettura di questo documento permette di rilevare un’evidente incoerenza: infatti, in esso si parla di una "menzione velata, ma che Dio ha ben compreso, della Russia" nella "consacrazione [...] fatta da Pio XII", ma si lamenta il fatto che a tale consacrazione "è mancata l’unione con tutti i vescovi del mondo", mentre — com’è noto — il testo di tale consacrazione contiene la menzione specifica della Russia; per contro, vi si afferma che "questa consacrazione così come la Madonna l’aveva chiesta [...] l’ha fatta l’attuale Pontefice Giovanni Paolo II il 25-3-1984, dopo aver scritto a tutti i vescovi del mondo, chiedendo che la facessero ognuno nella propria diocesi", e nella valutazione della fattispecie si trascura l’assenza della menzione specifica della Russia — nonostante l’approssimazione allusiva segnalata da Antonio Augusto Borelli Machado e quella costituita dal richiamo dello stesso Papa Giovanni Paolo II all’atto compiuto da Papa Pio XII, che "ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente tutti i Popoli, che per la loro situazione sono particolarmente oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine" (L’Osservatore Romano, cit.) —, per tacere del problema relativo alla "totalità morale" dei vescovi che hanno raccolto l’invito pontificio.

    La contraddizione rilevata e le "voci" correnti di manipolazioni — che tale contraddizione evidente contribuisce non poco ad alimentare — confortano la richiesta di Antonio Augusto Borelli Machado di uno studio autorevole e di un intervento autoritativo.

    (11) In italiano nel testo.

     

    Fonte: Cristianità n. 180-181 (1990).

  • La conversione della Russia

     

     

    di Julio Loredo

    Gli anglosassoni lo chiamano “to frame the issue”, cioè dettare i termini del dibattito. Chi detta i termini di un dibattito, controllando quindi il campo di battaglia, sostanzialmente ha già vinto.

    Dillinger o Al Capone?

    Da secoli, ormai, la Rivoluzione[1] ha affinato questo stratagemma che mira non solo a presentare i propri argomenti in termini seducenti, ma – ed ecco il suo aspetto più insidioso – anche a costringere gli avversari a muoversi in un contesto ideologico e strategico fondamentalmente contraffatto. Il capolavoro di questa vera guerra psicologica rivoluzionaria consiste nel favorire, a volte perfino a fabbricare, delle false opzioni che, mentre raccolgono le reazioni contro la Rivoluzione le sviano e le svuotano. L’opinione pubblica è in questo modo costretta a scegliere fra alternative fondamentalmente viziate, dove non c’è spazio per una vera Contro-Rivoluzione.

    Tale situazione si presentò, per esempio, ai contro-rivoluzionari francesi a cavallo fra Ottocento e Novecento, costretti a scegliere fra Le Sillon (cattolico ma democratico) e l’Action Française (monarchica ma positivista). Si ripresentò agli italiani negli anni Venti, costretti a scegliere fra il Partito Popolare di Don Sturzo (cattolico) e il Partito Nazionale Fascista di Mussolini (anticomunista). E ancora ai tedeschi negli anni Trenta, costretti a scegliere fra Adolf Hitler, che si proponeva come restauratore della Civiltà cristiana e della grandezza tedesca, e la società liberale borghese che affondava nella decadenza e nel nihilismo.

    Plinio Corrêa de Oliveira denunciò questa tattica. Commentando nel 1945 un discorso di Hitler in cui il dittatore invitava il popolo tedesco ad aiutarlo nella lotta contro il bolscevismo, il pensatore brasiliano glossava: “Mi fa pensare a un’ipotetica lotta fra i due maggiori gangster di Chicago. È come se Dillinger, nemico pubblico numero 1, si appellasse ai cittadini per aiutarlo a lottare contro il nemico pubblico numero 2, Al Capone”[2]. E presentava l’unica posizione ragionevole: “I cattolici devono essere anticomunisti, antinazisti, antiliberali, antisocialisti, antimassoni… appunto perché cattolici”[3].

    Liberalismo e Occidente

    Una delle manovre meglio riuscite della guerra psicologica rivoluzionaria è stata quella di aver portato una certa destra su posizioni anti-occidentali, fino a farle proclamare che l’Occidente sarebbe il vero nemico da abbattere. Che la sinistra odi l’Occidente e voglia la sua distruzione, si capisce. È nella sua indole rivoluzionaria e anticristiana. Che una certa destra converga con essa si capisce molto meno. Da dove viene questa posizione?

    In due parole: dicono che la radice del male risiede nel liberalismo che porta alla negazione di ogni principio morale e, quindi, alla decomposizione della società. Nei giorni nostri, questo liberalismo si manifesta soprattutto nella rivoluzione culturale e morale che ormai da decenni devasta i paesi occidentali. Aggiungono che, pur con alcuni errori, in primis l’ateismo, il mondo a lungo dominato dal comunismo (Russia, Cina, Corea del Nord, Cuba e altri) è riuscito a preservarsi dalla peste del liberalismo. La Russia di Putin sarebbe, quindi, per qualcuno, paradossalmente un modello da seguire nella lotta contro i mali dei nostri tempi. Questa posizione si traduce poi non di rado in un radicale anti-americanismo, peraltro non nuovo nel panorama internazionale, e in un non meno radicale anti-capitalismo, nemmeno esso nuovo[4]. Infatti, entrambi facevano parte dell’arsenale psicologico dell’Unione Sovietica. Questo anti-americanismo si traduce poi in un anti-europeismo e, più ampliamente, in un anti-occidentalismo[5]

    È proprio delle reazioni contraffatte dalla propaganda psicologica rivoluzionaria l’avere un nucleo di verità, altrimenti non avrebbero nessuna presa sul pubblico che esse intendono attirare. In questo caso, il nucleo è il rigetto del liberalismo, effettivamente definito dal Magistero della Chiesa la sorgente di tutti i vizi morali e intellettuali, il pozzo avvelenato da dove provengono anche tutti gli errori in campo politico ed economico[6]. Per arrivare da questo nucleo fino a posizioni anti-occidentali, però, si devono stravolgere non pochi passaggi.

    Stando alla visione storica insegnata dal Magistero della Chiesa, e descritta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, il mondo oggi è vittima di un processo di decadenza – la Rivoluzione – che dalla caduta del Medioevo sta corrodendo la Civiltà cristiana fino alle fondamenta. Questo processo si è sviluppato per tappe che hanno portato quelle precedenti a un’auge. La Rivoluzione marcia di eccesso in eccesso:  (…) ogni tappa della Rivoluzione, se paragonata a quella precedente, ne è soltanto il compimento o l’esasperazione fino alle estreme conseguenze. L’umanesimo naturalista e il protestantesimo si sono compiuti e sono giunti alle loro estreme conseguenze nella Rivoluzione francese, e questa, a sua volta, si è compiuta ed è giunta alle sue estreme conseguenze nel grande processo rivoluzionario di bolscevizzazione nel mondo contemporaneo”[7].

    L’umanesimo ha generato il protestantesimo, questi il liberalismo, e quest’ultimo il comunismo. A sua volta, già dagli anni ’20 del XX secolo, il comunismo cominciò a tracciare la tappa successiva, poi chiamata genericamente rivoluzione culturale. Basti ricordare che l’idea di una “rivoluzione sessuale” come strumento per instaurare il socialismo fu lanciata dal freudo-marxista Wilhem Reich nel 1936[8]. Dobbiamo pure ad Antonio Gramsci la stessa idea di una rivoluzione culturale come vettore per impiantare il comunismo in Occidente[9].

    Tanto quanto un contro-rivoluzionario deve lottare contro il liberalismo, egli deve lottare con forza e attenzione raddoppiate contro i suoi epigoni radicalizzati, il comunismo e la rivoluzione culturale.

    L’Occidente cristiano

    Anche se è universale, la Rivoluzione si è sviluppata soprattutto in Occidente.  “Questa crisi tocca principalmente l’uomo occidentale e cristiano, cioè l’europeo e i suoi discendenti, l’americano e l’australiano – scrive Plinio Corrêa de Oliveira – Essa colpisce anche gli altri popoli, nella misura in cui il mondo occidentale si estende a essi e in essi ha affondato le sue radici”[10].

    Sbaglia, però, chi identifica l’Occidente con la Rivoluzione. Anzi. Lungi dall’essere un suo naturale sviluppo, questa costituisce un’escrescenza patologica, un cancro non solo diverso dal corpo ma in una lotta mortale contro di esso. Avversare l’Occidente per contrariare la Rivoluzione è come voler uccidere il paziente per liberarlo dal tumore.

    L’Occidente è ciò che resta di quella “dolce primavera della Fede” di cui parla Montalembert nel suo celebre Les moines d’Occident. De Saint Benoit jusqu’à Saint Bernard, che lo descrive come figlio del monachesimo cristiano. L’Occidente è il frutto più compiuto della civiltà cristiana, tanto che si parla normalmente di “civiltà occidentale e cristiana”. L’Occidente è il figlio primogenito della Chiesa, oggi sempre più sfigurato dalla Rivoluzione, ma pur sempre primogenito. L’Occidente è il risultato eminente dell’opera civilizzatrice della Chiesa. Le fondamenta che, ancor oggi, sostengono l’immenso peso di un mondo che va in frantumi, sono opera della Chiesa. Niente è davvero utile se non è stabile. Ciò che resta oggi di stabile e di utile — di civiltà, insomma — è stato edificato dalla Chiesa. Al contrario, i germi che minacciano la nostra esistenza sono nati precisamente dall’inosservanza delle leggi della Chiesa.

    Un europeo che rinnega l’Occidente è come un figlio che ripudia la propria madre. È una situazione patologica, come ebbe a denunciare l’allora cardinale Joseph Ratzinger nella lectio magistralis nella Sala Capitolare del Senato, nel 2004: “C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente non ama più sé stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di sé stessa, se vuole davvero sopravvivere”[11].

    Adesso siamo in una situazione ibrida, in cui quelli che potremmo quasi chiamare resti mortali della civiltà occidentale e cristiana coesistono con numerose istituzioni e costumi rivoluzionari. Di fronte a questa lotta tra una splendida tradizione cristiana in cui ancora palpita la vita, e un’azione rivoluzionaria, è naturale che il vero contro-rivoluzionario sia il difensore nato del tesoro delle buone tradizioni, perché esse sono i valori del passato cristiano ancora esistenti precisamente da salvare. In questo senso, il contro-rivoluzionario agisce come Nostro Signore, che non è venuto a spegnere il lucignolo che ancora fumiga, né a spezzare la canna incrinata.

    Invece di voler distruggere ciò che resta dell’Occidente cristiano, la nostra azione dovrebbe ispirarsi all’appello rivolto da Giovanni Paolo II all’Europa a Santiago di Compostela, nel 1982: “Io, successore di Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: ‘Ritrova te stessa. Sii te stessa’. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: ‘Lo posso’”[12].

    La conversione della Russia

    A volte, alla decadenza dell’Occidente si contrappone l’esempio della Russia. Con l’invasione dell’Ucraina, questo problema si presenta in tutto il suo peso. Il tema è troppo vasto e complesso per trattarlo in poche righe. È comunque incongruo voler contrastare la 4a Rivoluzione (quella culturale) mentre si esaltano stili e metodi della 3a Rivoluzione, quella stalinista. Vorrei, però, toccare un punto importante.

    Nel 2005 diedi una conferenza a Mosca dal titolo “Il mistero della Russia”, incentrata sul problema della sua conversione alla luce del messaggio della Madonna a Fatima, nel 1917. Come sappiamo, la Russia è menzionata ben due volte nel segreto di Fatima: una come flagello dell’umanità, e un’altra come il Paese la cui conversione segna invece l’inizio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Nel trattare della Russia dobbiamo avere molto chiaro a quale delle due ci riferiamo: al flagello dell’umanità o alla Russia convertita. Ecco le parole della Madonna:

    «Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace»[13]

    È interessante notare che la Madonna si riferisce agli “errori della Russia”, facendo implicitamente una distinzione fra la Russia e l’Unione Sovietica, portabandiera dell’aspetto allora più avanzato del processo rivoluzionario: il comunismo, che era parte del castigo col quale la Provvidenza richiamava l’umanità alla conversione.

    La Madonna prevede la conversione della Russia dopo la sua consacrazione da parte del Santo Padre[14]. Conversione vuol dire una svolta a “U”. Essa implica una conversione religiosa, col ritorno della Russia all’unica vera fede in Cristo, cioè alla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana; e una conversione temporale, col rigetto del passato comunista e l’affermazione del suo esatto contrario.

    Da stimatore della Russia, dove sono stato diverse volte, devo dire che non vedo nessuna delle due. Anzi, vedo un riaffermarsi dell’ortodossia, a scapito della Chiesa cattolica, sempre più messa all’angolo; e un riaffermarsi con orgoglio del passato stalinista, con la rivendicazione anche dei simboli dell’Unione Sovietica e l’affermazione che la fine di quest’ultima sarebbe stata “la più grave catastrofe geopolitica del XX secolo”[15].

    Possiamo applicare alla Russia di oggi le parole del gesuita Principe Ivan Sergeevič Gagarin, nato a Mosca nel 1814 da un’illustre casata discendente dai principi di Kiev:

    «L’unica vera lotta è quella che esiste tra il Cattolicesimo e la Rivoluzione. Quando nel 1848 il vulcano rivoluzionario terrorizzava il mondo con i suoi ululati e faceva tremare la società, estirpandone le fondamenta, il partito che si dedicò a difendere l’ordine sociale e a combattere la Rivoluzione non ha esitato a scrivere sulla sua bandiera: Religione, Proprietà, Famiglia, e non ha esitato ad inviare un esercito per riportare sul trono il Vicario di Cristo, costretto dalla Rivoluzione a prendere la via dell’esilio. Aveva perfettamente ragione; non ci sono che due princìpi uno di fronte all’altro: il principio rivoluzionario, che è essenzialmente anti-cattolico e il principio cattolico, che è essenzialmente anti-rivoluzionario. Nonostante tutte le apparenze contrarie, nel mondo non ci sono che due partiti e due bandiere. Da una parte la Chiesa cattolica innalza lo stendardo della Croce, che conduce al vero progresso, alla vera civiltà, e alla vera libertà; dall’altra si leva lo stendardo rivoluzionario, attorno a cui si raccoglie la coalizione di tutti i nemici della Chiesa. Ora, che fa la Russia? Da una parte essa combatte la Rivoluzione, dall’altra combatte la Chiesa cattolica. Sia all’esterno che all’interno, ritroverete la stessa contraddizione. Non esito a dire che ciò che fa il suo onore e la sua forza è di essere l’avversario incrollabile del principio rivoluzionario. Ciò che fa la sua debolezza è di essere, allo stesso tempo, l’avversario del Cattolicesimo. E se essa vuole essere coerente con sé stessa, se vuole veramente combattere la Rivoluzione, non ha che da prendere una decisione, schierarsi dietro lo stendardo cattolico e riconciliarsi con la Santa Sede»[16].

    Evitiamo, quindi, di cadere nella trappola di credere che l’Occidente abbia sempre torto. L’Occidente ha torto soltanto quando si comporta in modo anti-occidentale, ossia quando abbandona il cattolicesimo e abbraccia la Rivoluzione.

     
    Note

    1. Usiamo il termine nel senso spiegato da Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Luci sull’Est, Roma 1998.

    2. “Nazismo versus comunismo?”, O Legionário, 4 febbraio 1945, n. 652. Dillinger era il capo della mafia anglosassone a Chicago, Al Capone di quella italiana.

    3. “Pela grandeza e liberdade da Ação Católica”, O Legionário, 13 gennaio 1939, n. 331.

    4. Cfr. Julio Loredo, “Alle radici dell’anti-americanismo”, Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2004.

    5. Su come la tattica del trasbordo ideologico inavvertito porti persone della destra a simpatizzare col socialismo, si veda Julio Loredo, Teologia della liberazione. Un salvagente di piombo per i poveri, Cantagalli, 2014, pp. 28-34.

    6. Leone XIII, enciclica Libertas praestantissimum, 20 giugno 1888.

    7. Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, p. 49.

    8. Wilhelm Reich, Die Sexualität im Kulturkampf.Zur sozialistischen Umstrukturierung des Menschen, Kopenhagen, Sexpol-Verlag, 1936.

    9. Antonio Gramsci, Quaderni del carcere (6 voll), a cura di Felice Platone, Collana Opere di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, 1948-1951.

    10. Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, p. 31.

    11. Joseph Ratzinger, “L’Occidente non si ama più”, Apulia, settembre 2005.

    12. Discorso di Giovanni Paolo II durante l’Atto europeistico a Santiago di Compostela, 9 novembre 1982. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1982/november/documents/hf_jp-ii_spe_19821109_atto-europeistico.html

    13. Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima, luglio 2000.

    14. Su questa consacrazione la polemica è ancora aperta. Si veda Antonio Augusto Borelli Machado, Fatima. Messaggio di tragedia o di speranza?, Luci sul’Est, Roma, 1995.

    15. Putin, nostalgie pericolose “Rimpiango l’Unione Sovietica”, La Stampa, 14/12/21. Parole che rivelano tutta la difficoltà del leader russo nel fare i conti con il passato.

    16. Ivan Gagarin, S.J., La Russie sera-t-elle catholique?, Charles Douniol, Paris 1856, pp. 63-65. Grassetti nostri. 

     

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  • La fine della storia è appena finita

     

     

    di John Horvat

    Nel 1992, il politologo americano Francis Fukuyama pubblicò il suo famoso libro, La fine della storia e l'ultimo uomo. L'autore affermava che la caduta della Cortina di ferro aveva segnato una pietra miliare di immensa importanza per l'Occidente.

    Sosteneva che la fine della Guerra Fredda non era solo "il passaggio di un periodo particolare della storia del dopoguerra, ma la fine della storia in quanto tale: cioè, il punto finale dell'evoluzione ideologica dell'umanità e l'universalizzazione della democrazia liberale occidentale come forma finale di governo umano".

    Prendendo in prestito da Hegel e Marx la teoria dell'evoluzione degli eventi, predisse che d'ora in poi la democrazia liberale sarebbe stata la forma finale di governo per tutte le nazioni. Non ci sarebbe stata alcuna progressione successiva verso un sistema alternativo.

    Una narrazione che finora ha zoppicato

    Gli eventi successivi hanno messo in crisi questo suo scenario da “fine della storia”. Il terrorismo, le guerre islamiche, la polarizzazione ideologica, tutto sembrava cospirare contro il Prof. Fukuyama, aggiungendo nuovi capitoli al suo libro di storia da lui chiusa. Tuttavia, per tutto il periodo successivo alla Guerra Fredda, il sistema liberale democratico è rimasto la forma ideale di governo. Il mondo globalizzato ha standardizzato le economie utilizzando la struttura e i protocolli sviluppati nella democrazia liberale. La narrazione di Fukuyama avanzava zoppicando perché nessuna alternativa credibile la contestava.

    Con l'invasione dell'Ucraina, tuttavia, la fine della storia è appena finita. La democrazia liberale appare debole, autodistruttiva, disorientata. Alternative forti non solo sono all'orizzonte, ma stanno avanzando nel panorama sotto forma di carri armati e movimenti di truppe.

    La crisi ucraina è un altro momento fondamentale in cui due visioni del mondo entrano in conflitto: democrazie liberali e regimi autocratici.

    Entrambe le parti sono in crisi

    Il momento che ora arriva ci mostra che entrambe le parti sono in crisi.

    Da un lato, la democrazia liberale è in stato di subbuglio. Le istituzioni di base come la famiglia, la comunità e la fede stanno andando in pezzi, distruggendo il tessuto sociale. L'ala radicale del liberalismo sinistrorso è impegnata in un comportamento suicida, mentre cerca di distruggere le strutture sociali ritenute troppo oppressive. I meccanismi dello stato di diritto che permettono al sistema di risolvere i problemi attraverso processi pacifici e legali si stanno rompendo. Di conseguenza, le cose stanno diventando violente e instabili all'interno dei regimi liberaldemocratici.

    D'altra parte, i regimi autocratici che si oppongono alla democrazia liberale sono ugualmente in crisi. Affrontano implosioni demografiche incombenti a causa di una morale erosa o politiche demografiche draconiane. Le loro strutture sociali sono anche in disordine a causa della corruzione diffusa. Tuttavia, i duri meccanismi del potere governativo sono messi in atto per dare una parvenza di direzione a una società irrimediabilmente in decadenza.

    Due sistemi nati dalla modernità

    Così, uno scontro tra due sistemi in decadenza si mette in moto - riavviando i processi di quella storia che si supponeva conclusa. Tuttavia, sarebbe sbagliato assumere che ambedue i sistemi siano diametralmente opposti. Entrambi sono prodotti della modernità e condividono le stesse filosofie. Possono differire nei metodi ma si trovano d'accordo sulla visione moderna dell'umanità e della storia.

    Entrambi i sistemi hanno camminato sulla strada della decadenza al punto che ora vogliono rovesciare le strutture oppressive che li trattengono. La democrazia liberale intende eliminare le strutture sociali che, come i radicali sostengono, promuovano un'oppressione sistemica. I regimi autocratici vogliono distruggere le strutture politiche internazionali (come la NATO) che sostengono l'ordine post-bellico.

    Così questo conflitto non rivela tanto un disaccordo politico quanto un cambiamento di paradigma verso un mondo antioccidentale.

    Il bersaglio è l'Occidente

    L'obiettivo della guerra ucraina è la distruzione dell'Occidente come concetto. Infatti, tutti i media parlano della distruzione dell'ordine post-Guerra Fredda e raccontano che è una sfida all'egemonia occidentale. Nessuno contesta che sia questo il bersaglio.

    Tuttavia, la maggior parte dei media non allude alle pericolose alternative che potrebbero sostituire l'Occidente. La Russia, la Cina e i loro stati clienti vedono l'Occidente come un sistema ingiusto che va soppiantato da un mondo decostruito, riciclando a questo scopo vecchi errori basati sul nazionalismo, sul marxismo, sullo gnosticismo, aggiungendovi persino certi elementi mistici. Che si tratti del sogno eurasiatico panslavo della Russia (di Aleksandr Dugin) o della "nuova era del socialismo con caratteristiche cinesi" di Xi Jinping, l’enfasi schiacciante è il loro anti-occidentalismo e pro-marxismo.

    Da parte loro, le società liberaldemocratiche stanno mettendo in discussione la loro occidentalità. Per esempio, la Teoria Critica della Razza1 e altre ideologie considerano l'Occidente come la radice di tutti i mali presenti nelle istituzioni.

    Così, l'Occidente affronta nemici interni ed esterni che cercano di abbattere le sue strutture geopolitiche e le alleanze militari che sostengono l'egemonia occidentale. Questi attacchi arrivano in un momento di grande decadenza occidentale, di leadership patetica e di disarmonia pandemica.

    Perché l'Occidente è preso di mira

    La ragione dietro questa attenzione laser sull'Occidente non è arbitraria. Non è una questione di regioni geografiche più o meno equivalenti che combattono tra loro. I regimi autocratici non stanno reagendo alla degenerazione della morale occidentale che merita ogni condanna. In effetti, condividono la stessa depravazione, anche se si manifesta in modo diverso.

    L’ostilità anti-occidentale si concentra sui piccoli resti dell'ordine cristiano che ha costruito l'Occidente. Le radici della civiltà occidentale sono basate sulle istituzioni, la morale e le verità cristiane che rendono possibile il vero ordine e il progresso. Così, l'attuale conflitto si rivolge contro questa struttura morale ora in rovina così come a quelle strutture ispirate dalla Chiesa: lo stato di diritto, la gerarchia, la logica classica e il pensiero sistematizzato che hanno elevato l'Occidente ed esercitano ancora influenza. Finché questa piccola piattaforma esiste, deve essere salvaguardata.

    L'Occidente va difeso. Questo non si fa con il conflitto di due ceppi decadenti della modernità. La loro lotta non risolve nulla. Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di difendere i resti dell'ordine cristiano in Occidente come trampolino di lancio per un pieno ritorno all'ordine. L'Occidente deve opporsi, internamente ed esternamente, agli errori decostruzionisti che prendono di mira questi resti e minacciano di gettare il mondo nel caos.

    Tuttavia, la difesa dell'Occidente sarà efficace solo con una rigenerazione morale che deve includere l'azione divina, come previsto dalla Madonna a Fatima.

    La fine della storia è finita. La storia è di nuovo in movimento. L'Occidente tornerà all'ordine?

     

    Note

    1. La teoria critica della razza (CRT) è un movimento intellettuale e sociale interdisciplinare di studiosi e attivisti dei diritti civili che questionano l'intersezione di razza e legge negli Stati Uniti, sfidando i tradizionali approcci liberali alla giustizia razziale.

     

    Fonte: Tfp.org, 24 febbraio 2022.  Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

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  • La prima guerra mondiale post-moderna

     

     

    di Julio Loredo

    Diventa sempre più nitida la percezione che il conflitto che in questi giorni oppone la Russia all’Ucraina sia la prima guerra mondiale post-moderna. Mondiale non nel senso che impegna le forze armate di più Paesi (anche se questa non è un’eventualità da scartare), ma nel senso che colpisce tutto il mondo, scindendo l’opinione pubblica internazionale in due opposti schieramenti, con sempre meno spazio per rimanere “neutrali”. La guerra armata si combatte in Ucraina, ma quella psicologica si gioca a livello planetario.

     

    La guerra ibrida

    Da quando, nel secolo VI a.C., Sun Tzu rilevò i fattori psicologici coinvolti in una guerra, questi elementi sono stati sempre presenti, in maggiore o minore grado, in tutti i conflitti che hanno purtroppo insanguinato la storia dell’umanità. A lungo ritenuto un elemento accessorio della guerra, nel secolo XX l’aspetto psicologico ha acquisito un’importanza sempre crescente. Furono creati appositi ministeri per la propaganda, come il Minculpop in Italia, il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda in Germania, oppure il Dipartimento di Dezinformatsia del KGB sovietico. All’epoca si parlava ancora della propaganda come elemento coadiuvante in un conflitto.

    Man mano, però, gli esperti capirono che si trattava di una guerra a sé – intrecciata al conflitto armato e a quello politico – che poteva a volte vincere battaglie decisive anche da sola. Nacque così il concetto di guerra psicologica (Psychological Warfare), che mette in atto operazioni psicologiche (Psy-ops), spesso più efficaci di quelle belliche. La guerra psicologica, il suo nome lo dice, punta a provocare reazioni psicologiche nella propria opinione pubblica – per spronarla – e soprattutto in quella nemica – per deprimerla. Le vecchie tecniche di persuasione ideologica hanno man mano lasciato il campo a quelle psicologiche. Queste nuove tecniche, scrive Plinio Corrêa de Oliveira, “non sono inferiori [alla propaganda ideologica] e, sotto alcuni aspetti, perfino la superano, come tecniche di persuasione indiretta e implicita”.[1]

    Con l’avvento di internet, la guerra psicologica ha dato un salto qualitativo.

    L’internet ci ha abituato a vivere in due universi paralleli: l’uno reale e l’altro virtuale. E, sempre più, quello virtuale prende il sopravvento su quello reale. I giovani di oggi – e con essi un numero crescente di adulti – riescono sempre meno a distinguere fra la realtà e l’immaginazione alimentata dalla rete. La psicologa statunitense Jean Twenge, che per anni ha studiato i cambiamenti generazionali, segnala per esempio che i ragazzi oggi praticano meno una sessualità reale che una virtuale, e scambiano volentieri una festa in presenza per un chat in rete.[2] E oggi si affaccia l’inquietante mondo del metaverso, in cui possiamo vivere una vita del tutto virtuale, senza quasi contatti con quella reale. Poche settimane fa, per esempio, i giornali hanno dato notizia del primo “matrimonio” avvenuto nel metaverso.

    Questa capacità di creare universi virtuali paralleli ha permesso agli esperti in guerra psicologica di accedere a un livello superiore: la cosiddetta guerra ibrida (Hybrid Warfare). Il termine è stato proposto da Franck Hoffman e designa una teoria della strategia militare che mescola la guerra convenzionale, la guerra irregolare e la guerra informatica.[3] La NATO Review la definisce così: “La guerra ibrida implica un’interazione o una fusione di strumenti di potere convenzionali e non convenzionali e strumenti di sovversione. Questi strumenti sono combinati in modo sincronizzato per sfruttare le vulnerabilità di un antagonista e ottenere effetti sinergici[4].

    Un elemento della guerra ibrida, che punta a influenzare la psicologia dei potenziali avversari, consiste nell’impiantare nella loro mente una narrativa che faccia comodo ai propri interessi. Per “narrativa” si intende una spiegazione globale di una certa situazione, che, anche se virtuale, ha una sua logica interna e un suo dinamismo proprio. In altre parole, sembra proprio vera. Ogni narrativa ha, poi, una macchina propagandistica – questa molto reale! – a suo servizio.

    Per esempio, una centrale operativa lancia un tweet. Poi, un supercomputer lo riprende e lo ritwitta automaticamente attraverso milioni di account fasulli, fino a farlo diventare un trend, quindi qualcosa di attendibile. L’attendibilità è accresciuta dal fatto che commentatori e propagandisti – il più delle volte troll – lo riprendono nei propri social, fino a trasformarlo in verità stabilita. Elemento essenziale della falsa narrativa è il contenere un nucleo di realtà, altrimenti nessuno ci crederebbe. Attorno a questo nucleo, con tecniche raffinate, si costruisce una narrativa che ha una sua logica interna, ma ormai quasi tutta legata al mondo virtuale.

    In questo modo, gli avversari iniziano a operare secondo i parametri di una narrativa creata ad arte dal nemico, senza rendersene nemmeno conto. Sempre più incapaci di distinguere fra la realtà e la narrativa virtuale, si lasciano sedurre da quest’ultima.

    Elemento importante nella guerra ibrida – come anzi in ogni operazione di guerra psicologica – è la creazione di una carica di agitazione che, agendo a livello temperamentale, ostacola la fredda e oggettiva percezione della realtà. Le rivoluzioni, lo sappiamo, si fanno sempre nel baccano, mai nella serenità.

    La prima volta che si parlò di “guerra ibrida” in un conflitto reale fu durante l’invasione russa della Crimea, nel 2014. Secondo un esperto, “[La Russia] ha raggiunto i suoi obiettivi in virtù della fusione di forze speciali ‘negabili’, attori armati locali, potere economico, disinformazione e sfruttamento della polarizzazione socio-politica in Ucraina”.[5]

     

    La pandemia di COVID 19: una prova generale?

    Più di un analista ha sollevato l’ipotesi che la surreale polemica che ha accompagnato la pandemia di COVID 19 sia stata una sorta di prova generale di guerra ibrida, almeno nelle sue componenti psicologiche.

    Lungo la storia, l’umanità ha conosciuto centinaia di epidemie, dalle piaghe dell’antico Egitto fino alla “spagnola” del secolo scorso. Mai, però, si era visto che un’emergenza sanitaria diventasse anche un confronto ideologico e perfino religioso. A proposito della pandemia di COVID 19, si sono formati due opposti schieramenti. Oltre agli aspetti prettamente scientifici del dibattito, si è trattato dello scontro fra due opposte narrative, ognuna con la sua logica interna, largamente irreducibile a un ragionamento sereno e oggettivo, ognuna con la sua macchina propagandistica. Il dibattito sanitario si è talmente ideologizzato da suggerire che vaccinarsi implicava ipso facto schierarsi col mondialismo libertario e massonico, implicava tradire la vera Chiesa e la Civiltà cristiana; non vaccinarsi equivaleva a proclamare la propria illibatezza cattolica e contro-rivoluzionaria. Gli animi si sono surriscaldati, un clima di frenesia si è impadronito di molti, acuito dalla pressione psicologica provocata dalle assurde imposizioni sanitarie e dalla crisi economica incombente.

    Nelle Regole del discernimento, Sant’Ignazio di Loyola insegna che possiamo intuire l’origine di un’azione spirituale dai suoi risultati: buoni o cattivi. Nel primo caso, c’è da pensare che l’azione venga da Dio, nel secondo caso che venga dal demonio. Qual è stato il lascito della polemica sopra menzionata? Il triste spettacolo del mondo cattolico, conservatore e tradizionalista, dilaniato da cima a fondo fra due campi, amicizie spezzate, famiglie divise, movimenti sfasciati… Qui prodest? A chi ha giovato tutta questa polemica?

     

    Il conflitto Russia-Ucraina

    Il clima di frenesia e di divisione provocato dalla pandemia non si era ancora placato, quand’ecco che scoppia un conflitto armato sul confine orientale dell’Europa. E, senza soluzione di continuità, i due opposti schieramenti sorti nel corso della polemica sanitaria, diventano – grosso modo – i due opposti schieramenti riguardo alle parti in conflitto. Il che fa sorgere il sospetto che, dal punto di vista della guerra psicologica, fra i due eventi ci possa essere una relazione non del tutto aleatoria.

    Lungi da me disprezzare le ragioni che hanno portato tante persone benintenzionate verso il campo putiniano. Le capisco. Discepolo del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, che negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso dovette affrontare una simile situazione riguardo al nazismo,[6] mi sia permesso però di suggerire un po’ di prudenza. 

    I russi sono diventati maestri nell’arte della guerra ibrida. La chiamano Guerra di Nuova Generazione, una teoria della guerra non convenzionale che privilegia gli aspetti psicologici, centrati sulle persone. Qualcuno dirà: ma anche l’Occidente utilizza la guerra ibrida. Infatti, si tratta di una tecnica ormai diffusa. Non si tratta di opporre una narrativa a un’altra, ma di fare un appello alla serenità e all’oggettività. Altrimenti corriamo il rischio di prendere l’ennesima bidonata. Di fronte a due posizioni, nessuna delle quali consone alla dottrina e allo spirito di Santa Romana Chiesa, dobbiamo conservare la nostra indipendenza intellettuale, proclamando con Plinio Corrêa de Oliveira: “I cattolici devono essere anticomunisti, antinazisti, antiliberali, antisocialisti, antimassoni… appunto perché cattolici”.[7]

     

    La prospettiva di Fatima

    Non esiste oggettività più perfetta che il giudizio di Colui che è il Padrone della storia, e che nel 1917 parlò all’umanità per bocca della Sua Madre Santissima, la Madonna, a Fatima.

    Alla luce del messaggio di Fatima, il quadro dei nostri giorni è chiarissimo. Ci troviamo alle mosse finali di una lotta tra la Chiesa e la Rivoluzione, che potremmo chiamare di lotta mortale, se uno dei contendenti non fosse immortale. L’aspetto più dinamico della Rivoluzione erano allora gli “errori della Russia”, cioè il comunismo. Oggi siamo di fronte a una Rivoluzione molto peggiore: quella morale e culturale, continuatrice del comunismo. L’unica risposta efficace è la Contro-Rivoluzione. Diceva Plinio Corrêa de Oliveira: “Il nostro leit-motiv dev’essere la Civiltà cattolica, apostolica, romana nella sua integrità, nella sua assolutezza e minuziosità. Ecco quello che dobbiamo desiderare!”.

    Non dobbiamo mai perderci d’animo, né prendere delle facili scorciatoie (soprattutto quando suggerite dalla propaganda). Dobbiamo mantenere il nostro spirito fisso sulla considerazione delle prospettive ultime del messaggio della Madonna di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: “Infine, il mio Cuore Immacolato Trionferà”. È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e soprattutto maestosa ed entusiasmante.

     

    Note

    [1] Plinio Corrêa de Oliveira, Trasbordo ideologico inavvertito e Dialogo, Edizioni Il Giglio, Napoli 2012, pp. 15-16.

    [2] Jean M. Twenge, Iperconnessi. Perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, più tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti, Einaudi, 2017.

    [3] Franck Hoffman, Conflict in the 21st Century: The Rise of Hybrid Wars, Arlington, Virginia: Potomac Institute for Policy Studies, 2007.

    [4] Arsalan Bilal, “Hybrid Warfare – New Threats, Complexity, and ‘Trust’ as the Antidote”, NATO Review, 30 novembre 2021.

    [5] Ibid.

    [6] Cfr. Roberto de Mattei, Il crociato del secolo XX.Plinio Corrêa de Oliveira, Piemme 1996, pp. 75ss.

    [7] Plinio Corrêa de Oliveira, “Pela grandeza e liberdade da Ação Católica”, O Legionário, n. 331, 13 gennaio 1939.

     

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  • Le due bombe atomiche

     

     

    di Julio Loredo

    Una guerra nucleare potrebbe incombere sulle nostre teste. A nessuno sfugge che un tale conflitto potrebbe determinare, se non la fine, una brutale battuta d’arresto per la nostra civiltà, secondo la logica della mutual assured destruction.

    Senza sminuire l’importanza dei fattori geopolitici in gioco nel conflitto, ci preme rilevare che, da cattolici, il nostro compito precipuo è contemplare gli avvenimenti dal punto di vista della teologia della storia, discernendone il significato provvidenziale. Come possiamo giudicare questo momento storico? La Divina Provvidenza stessa ci ha dato la chiave di lettura: il messaggio della Madonna a Fatima nel 1917.

    Al cuore del messaggio vi è la denuncia della gravissima crisi in cui versa il mondo moderno – una crisi religiosa, politica, morale, sociale, culturale –, il richiamo alla conversione delle anime e delle società, e l’avvertimento che, nel caso l’umanità non si converta, sarà punita con una serie di castighi: due guerre mondiali, la diffusione del comunismo e, finalmente, “un castigo quale non si vide mai” (santa Giacinta di Fatima).

    Fra guerre, comunismo, pandemie e sciagure, l’umanità contemporanea è stata duramente colpita. Eppure, della conversione richiesta dalla Madre di Dio, non c’è nemmeno l’ombra... Anzi, gli uomini affondano sempre di più nel peccato. L’empietà e l’impurità raggiungono vortici inimmaginabili. Al meno come ipotesi teologica, possiamo vedere nell’eventuale conflitto nucleare il “castigo quale non si vide mai” annunciato a Fatima? Non ci sembra un’ipotesi fuori luogo.

    La soluzione sta nelle nostre mani: preghiera, penitenza, conversione. Importa, dunque, pregare, soffrire e agire perché l’umanità si converta. E con impegno raddoppiato, perché diversamente il castigo è alle porte. Eppure, sono poche le voci che chiedono penitenza! Sono poche le voci che invocano questa conversione! Nemmeno quelle che, per divino mandato, dovrebbero guidare le anime...

    Vi è, infatti, qualcosa di molto peggiore di un eventuale conflitto nucleare, un’altra “bomba atomica” molto più devastante: la crisi che attanaglia Santa Madre Chiesa. Se il mondo fosse in frantumi, ma la Chiesa restasse salda, non ci sarebbe tanto da temere: “Stat Crux dum volvitur orbis”. La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Ciò che succede nella Chiesa è, in assoluto, l’aspetto più importante degli eventi contemporanei. Proprio in questo santuario è penetrato il fumo di Satana, come ebbe a denunciare Paolo VI nel 1969, e da lì si diffonde per tutto il corpo sociale.

    Se i peccati degli uomini attirano l’ira di Dio, che cosa potremmo dire di quelli dei Suoi ministri? “Colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. (...) Cominciate dal mio santuario!”, disse il Signore ai sei angeli sterminatori inviati per “punire Gerusalemme con lo strumento di sterminio in mano (…) per tutti gli abomini che vi si compiono” (Ez 9, 5-6). 

    Stiamo entrando nel mese di maggio, quando sentiamo una protezione speciale della Madonna estendersi su tutti i fedeli. L’indispensabile patrocinio della nostra Madre celestiale diventa, lungo il mese di maggio, ancora più sollecito, più amoroso, più pieno di una visibile misericordia e di accondiscendenza. Preghiamo la Madonna per la pace. Preghiamo la Madonna, soprattutto, per la conversione dei peccatori, secondo la Sua promessa fatta a Fatima: infine il mio Cuore Immacolato trionfarà!

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  • Nota dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira sull’invasione dell’Ucraina

     

     

    L'Istituto Plinio Corrêa de Oliveira (IPCO) esprime la sua indignazione per la grave e ingiusta aggressione della Russia contro la nobile nazione ucraina, che coraggiosamente è riuscita a liberarsi dal giogo sovietico, ispirata dalle figure eroiche dell'Esarca Leonid Feodorov, del Metropolita Andrej Sheptytsky e del Cardinale Josyf Slipyi.

    L'IPCO invita i cattolici del Brasile a pregare la Madonna affinché protegga il popolo ucraino e specialmente la numerosa, eroica e crescente comunità cattolica. In particolare affinché Ella compia quanto annunciato nelle sue apparizioni al villaggio di Hrushev nel 1914 e nel 1987, cioè che l'Ucraina avrebbe sofferto terribilmente come nazione, ma che alla fine sarebbe diventata "uno stato indipendente".

    Questa nuova aggressione contro una nazione indipendente, violando tutti i trattati internazionali firmati dal Cremlino, che mette in serio pericolo la pace in Europa e nel resto del mondo, dimostra che la Russia è ancora lontana dall'essersi convertita dai suoi errori. Questa constatazione rende indispensabile che la richiesta fatta dalla Madonna a Suor Lucia sia finalmente realizzata. Cioè, che il Papa e i vescovi di tutto il mondo consacrino la Russia al Cuore Immacolato di Maria, perché solo una tale consacrazione renderà possibile la conversione della Russia e, di conseguenza, il ritorno della pace nel mondo.

    Altrimenti, i castighi annunciati dalla Madonna a Fatima - e in particolare il flagello di guerre ancora più devastanti - saranno prolungati indefinitamente dalla nostra negligenza nell'ascoltare le sue richieste di conversione e penitenza.

     

    San Paolo, 24 febbraio 2022.

    Istituto Plinio Corrêa de Oliveira

     

    Fonte:Agência Boa Imprensa, 25 Febbraio 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

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  • Pace: l’altra condizione della Madonna

     

     

    di Julio Loredo

    Da quando Papa Francesco ha annunciato che consacrerà la Russia (e l’Ucraina) al Cuore Immacolato di Maria, insieme a tutti i vescovi del mondo – ai quali ha rivolto un preciso appello in questo senso – tutto il mondo cattolico vive nell’attesa di questo storico evento.

    C’è chi, mosso da spirito pio, vede nel gesto pontificio una soluzione definitiva che metterà fine alla guerra, porterà alla conversione della Russia e al risanamento morale del mondo moderno. Altri, invece, mossi da spirito critico, vi segnalano possibili omissioni e contraddizioni.  In ogni caso, bisogna rimarcare come l’annuncio di Papa Francesco – mettendo Fatima al centro degli avvenimenti contemporanei – abbia toccato una fibra profonda nell’opinione pubblica mondiale.

    L’atto di Francesco si collega a una precisa richiesta fatta dalla Madonna a Fatima nel 1917.

    Parlando ai pastorelli, la Madonna volle parlare al mondo intero, esortando tutti gli uomini alla preghiera, alla penitenza, all’emendazione della vita. In modo speciale, Ella parlò al Papa e alla sacra Gerarchia, chiedendo loro la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato.

    Queste richieste, la Madre di Dio le fece di fronte alla situazione religiosa in cui si trovava il mondo intero all’epoca delle apparizioni. La Madonna indicò tale situazione come estremamente pericolosa. L’empietà e l’impurità avevano a tale punto preso possesso della terra, che per punire gli uomini sarebbe esplosa quella autentica ecatombe che fu la Grande Guerra 1914-1918.

    Questa conflagrazione sarebbe terminata rapidamente, e i peccatori avrebbero avuto il tempo di emendarsi, secondo il richiamo fatto a Fatima. Se questo richiamo fosse stato ascoltato, l’umanità avrebbe conosciuto la pace. Nel caso non fosse stato ascoltato, sarebbe venuta un’altra guerra ancora più terribile. E, nel caso che il mondo fosse rimasto sordo alla voce della sua Regina, una suprema ecatombe, di origine ideologica e di portata universale, implicante una grave persecuzione religiosa, avrebbe afflitto tutti gli uomini, portando con sé grandi prove per i cattolici: “La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa (...) I buoni saranno martirizzati. Il Santo Padre dovrà soffrire molto”.

    “Per impedire tutto questo – continua la Madonna – verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace”. Dopo un periodo di estrema tribolazione e di terribili castighi “come non si sono mai visti” (santa Giacinta di Fatima), la Madonna promette il trionfo finale: “Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace”.

    Ancor oggi gli esperti discutono sulla validità o meno delle varie consacrazioni fatte da Pio XII e da Giovanni Paolo II. La Madonna aveva posto tre condizioni: che la consacrazione fosse fatta dal Sommo Pontefice, che menzionasse la Russia, e che fosse fatta in unione con tutti i vescovi del mondo. In un modo o nell’altro, a tutte le consacrazioni – 1942, 1952, 1982, 1984 – mancava almeno una di delle condizioni. Dopo aver affermato perentoriamente che la consacrazione del 1984, fatta da Giovanni Paolo II, non era valida, la veggente suor Lucia aveva cambiato opinione, attestando invece la sua conformità a quanto richiesto dalla Madonna. Questa è la posizione più diffusa negli ambienti della Chiesa e fra i fedeli in generale.

    Non vogliamo entrare in un tema tanto complesso. Facciamo però notare che, alla Cova da Iria, la Madonna indicò due condizioni, entrambe indispensabili, perché si allontanassero i castighi con cui ci minacciava.

    Una di queste condizioni era la consacrazione. Supponiamo che sia stata fatta nel modo richiesto dalla santissima Vergine. Rimane la seconda condizione: la divulgazione della pratica della comunione riparatrice dei primi cinque sabati del mese. Ci sembra evidente che questa devozione non si è propagata fino a oggi nel mondo cattolico nella misura desiderata dalla Madre di Dio.

    E vi è ancora un’altra condizione, implicita nel messaggio ma anch’essa indispensabile: è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e di impurità che oggi, molto più che nel 1917, lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta, e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo. Così, un mutamento di indirizzo dell’umanità sta diventando sempre più improbabile. E, nella misura in cui avanziamo verso questo parossismo, diventa più probabile che avanziamo verso la realizzazione dei castighi.

    A questo punto bisogna fare una osservazione, e cioè che, se non si vedessero le cose in questo modo, il messaggio di Fatima sarebbe assurdo. Infatti, se la Madonna affermò nel 1917 che i peccati del mondo erano giunti a un tale livello da richiedere il castigo di Dio, non parrebbe logico che questi peccati siano continuati ad aumentare per più di mezzo secolo, che il mondo si sia rifiutato ostinatamente e fino alla fine di prestare ascolto a quanto gli fu detto a Fatima, e che il castigo non arrivi. Sarebbe come se Ninive non avesse fatto penitenza e, nonostante tutto, le minacce del profeta non si fossero realizzate.

    Per di più, la stessa consacrazione richiesta dalla Madonna non avrebbe l’effetto di allontanare il castigo se il genere umano dovesse restare sempre più attaccato alla empietà e al peccato. Infatti, fintanto che le cose staranno così, la consacrazione avrà qualcosa di incompleto.

    Insomma, siccome non si è operato nel mondo l’enorme trasformazione spirituale richiesta alla Cova da Iria, stiamo sempre più avanzando verso l’abisso. E, nella misura in cui avanziamo, tale trasformazione sta diventando sempre più improbabile.

    Applaudiamo l’atto di Papa Francesco e ci sommiamo toto corde a esso se seguirà i requisiti posti dalla Madonna a Fatima. Tuttavia, finché a questo atto non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro l’immoralità dilagante – aborto, omosessualità, LGBT, mode indecenti, pornografia, gender e via dicendo – la semplice consacrazione della Russia – per quanto gradita alla Divina Provvidenza – non allontanerà il castigo.

    Mi sia permesso di sollevare un’altra perplessità, e non di piccolo peso.

    A Fatima la Madonna indicò, come l’elemento allora più dinamico del processo rivoluzionario che portava l’umanità verso l’abisso, gli “errori della Russia”, ossia il comunismo, che proprio nell’Unione Sovietica trovò la sua sede e fuoco di espansione. Non ci sarà una vera conversione finché questa ideologia non sarà rigettata in ogni sua manifestazione.

    Ora, proprio in questo campo il pontificato di Papa Francesco si è contraddistinto per la sua prossimità all’estrema sinistra: dalla vicinanza alla dittatura cubana, al sostegno ai “movimenti popolari” latinoamericani di matrice marxista, senza dimenticare i contatti col patriarca Kiryll, che della dittatura sovietica fu fedele servitore e propagandista.

    Anche qui, salvo miglior giudizio, ci sembra che, finché all’atto di venerdì a San Pietro non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro il comunismo e i suoi epigoni, la sola consacrazione della Russia non fungerà da toccasana per risparmiare una catastrofe alla civiltà contemporanea.

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  • Passato splendido, futuro ancora più bello

    Origine, sviluppo e declino del cristianesimo portoghese sotto la Croce del Sud. Ragioni di speranza

     

     

    di Gustavo A. Solimeo*

    Ricordo commosso quel 3 gennaio 1992, quando gli abitanti di San Paolo videro per le loro strade la maggior commemorazione fatta in Brasile della “più grande e meravigliosa[impresa] di quante mai se ne videro nell’ordine delle cose umane”, come la definì papa Leone XIII nella sua enciclica Quarto abeunte saeculo.

    Ovvero la grande sfilata con cui si apriva la commemorazione del V Centenario della Scoperta dell’America, una iniziativa del professor Plinio Corrêa de Oliveira e del movimento da lui fondato, Tradizione Famiglia e Proprietà (TFP), per celebrare “l'eredità di Colombo”, che il Brasile condivide con le nazioni consorelle del Continente.

    Ruolo del Brasile nella “Nuova Cristianità”

    Non c'è dubbio che la scoperta, la formazione e l'evangelizzazione del mio Paese rientra ─ anche se in modo peculiare, come si dirà più avanti ─ nella visione teologica di papa Pecci riguardo ai disegni della Provvidenza in relazione all'epopea colombiana che: "[...] sembra fosse stata particolarmente ordinata da Dio a ristoro dei danni che la cattolicità avrebbe poco dopo patito in Europa".

    Secondo Plinio Corrêa de Oliveira era anche nei disegni della Provvidenza che il nuovo cristianesimo da stabilire nel Nuovo Mondo, in compensazione delle perdite che avrebbe subito nella vecchia Europa, avrebbe avuto due espressioni: una di matrice ispanica e l'altra di matrice lusitana, ognuna delle quali rifletteva a suo modo aspetti particolari dell'anima cattolica iberica. Entrambi i filoni coesistono armoniosamente.[1]

    Il grande maestro della controrivoluzione sottolinea, tuttavia, la natura lusitana dell'anima brasiliana: "Sono proprio questi tratti, ereditati dai nostri antenati portoghesi, che costituiscono, con importanti varianti nel nostro suolo patrio, gli elementi tipici dell'anima brasiliana. [...] Perché un Brasile che rinunciasse a ciò che ha dell'eredità portoghese cesserebbe di essere il Brasile".[2]

    Ed è proprio questo lusitanismo, temperato da altre influenze (indigene e africane), che costituisce, sul piano naturale, il contributo specifico del Brasile al cristianesimo del futuro.

    Poiché è meno conosciuto, tratteremo qui l'origine, la formazione e lo sviluppo del cristianesimo lusofono, cioè del Brasile. Purtroppo, lo spazio a nostra disposizione permette solo uno schizzo a grandi pennellate di una realtà che meriterebbe il pennello di un miniaturista per presentarla in tutta la sua ricchezza e varietà.

    Gesta Dei per Portucalenses

    L'epopea evangelizzatrice e civilizzatrice intrapresa dai portoghesi è stata chiamata Gesta Dei per Portucalenseso Gesta Dei per Lusitanos[3], in un'allusione alle crociate, cioè, alle Gesta Dei per Francos. E infatti le grandi navigazioni lusitane facevano parte del movimento di riconquista della penisola iberica dai seguaci di Maometto. Dopo averli espulsi definitivamente dal suo suolo, il piccolo Portogallo li insegue, andando a sfidarli in terra africana.

    "Le loro imprese erano considerate a Roma come crociate per la propagazione della fede", scrive lo storico dei papi, L. Pastor.[4] Lo storico britannico C. Raymond Beazley aggiunge: Con successive bolle papali, "tutti i prelati e i dignitari della Chiesa devono predicare questa impresa portoghese come una crociata e concedere a coloro che dovrebbero prendervi parte la stessa indulgenza plenaria accordata ai pellegrini della Palestina. [...] La stessa nota di crociata viene ripetutamente segnalata dai pontefici dei decenni successivi..."[5]

    Il Brasile è nato sotto il segno della croce

    Lo zelo per la propagazione della fede fu uno dei fattori che più contribuirono a far sì che i popoli iberici intraprendessero grandi navigazioni nella seconda metà del XV secolo. Alla ricerca di spezie, i portoghesi aprirono la rotta marittima verso le Indie; alla ricerca di nuove terre per la Corona, raggiunsero il Brasile; sempre, in tutte queste conquiste, li animò un ideale religioso, che incoraggiò più "cristãos atrevimentos".[6]

    Il re Manuel, "il Fortunato", durante il cui regno (1495-1521) fu scoperto il Brasile, era pienamente consapevole del suo ruolo di alfiere della Fede - portabandiera della religione cattolica - come fu chiamato dal suo contemporaneo, il poeta Gil Vicente.[7] 

    Così, il Brasile è nato cattolico. La prima terra avvistata dalla flotta scopritrice, martedì 21 aprile 1500, fu una collina battezzata "Monte Pascoal", perché era la settimana di Pasqua.

    Il Brasile nacque sotto il segno della croce: la nuova terra fu battezzata "Ilha da Vera Cruz", poiché si pensava che fosse un'isola. Più tardi, quando si scoprì che era un continente, il nome fu cambiato in Terra da Santa Cruz.

    Il primo atto ufficiale compiuto sul suo suolo fu la celebrazione di una Santa Messa la domenica di Pasqua, 26 aprile, da parte del frate francescano Henrique de Coimbra.

    Il comandante della flotta che scoprì il Brasile, Pedro Álvares Cabral ─ Signore di Belmonte e Signore Sindaco del Castello di Azurara ─ era un Cavaliere dell'Ordine di Cristo, come diversi dei principali capitani.

    Le vele delle loro navi portavano la croce di questo ordine cavalleresco. A bordo della nave ammiraglia arrivò una statua di Nostra Signora della Speranza (ancora venerata a Belmonte, in Portogallo).

    Fin dai primi anni, missionari di vari ordini religiosi ─ francescani, carmelitani, benedettini ─ si impegnarono nell'evangelizzazione degli indigeni, e presto un gran numero di loro fu battezzato.

    La Compagnia di Gesù si distinse in questo lavoro missionario, portando lo spirito della Controriforma nelle nuove terre. Molti furono i gesuiti che lavorarono qui; evidenziamo solo alcuni nomi: San José de Anchieta ─ "l'apostolo del Brasile", per antonomasia ─ Manuel da Nóbrega, Inácio de Azevedo, che sarebbe diventato uno dei Quaranta Martiri del Brasile, beatificati da papa Pio IX l'11 maggio 1854.

    Una società patriarcale, con caratteristiche quasi feudali

    I coloni si stabilirono intorno alle missioni, dando origine a villaggi e città. Tra questi c'era San Paolo, fondata nel 1554 dai già citati gesuiti Manuel da Nóbrega e san José de Anchieta, allora semplice novizio.

    Si sviluppò gradualmente una società organica, rurale e cristiana, con l'istituzione della famiglia patriarcale come base sociale e una grande autonomia del potere comunale.

    Le asprezze della schiavitù furono limate dalla carità cristiana, aiutata da quella caratteristica dell'anima brasiliana di simpatizzare con la sofferenza degli altri e di cercare di alleviare i mali che non si possono evitare. Mentre l'abolizione della schiavitù significò per il Nord America una guerra fratricida che costò più di un milione di morti e incalcolabili danni materiali, l'abolizione in Brasile avvenne senza traumi: leggi successive abolirono gradualmente la schiavitù, un processo che culminò nella cosiddetta "Legge d'oro" (1888), firmata dalla principessa Isabella, reggente dell'Impero.

    L'unica monarchia stabile nelle Americhe

    Una caratteristica importante che distingue il Brasile dai suoi vicini ispanici è l'essere stato l'unico Paese delle Americhe a vivere sotto un regime monarchico per quasi 400 anni. È anche l'unica monarchia stabile e riconosciuta a livello internazionale nelle Indie Occidentali.

    La vocazione monarchica della Terra da Santa Cruz fu evidente fin dall'inizio: a partire dal XVII secolo si costituì come principato.

    Infatti, per ordine del re João IV, a partire dal 1645, l'erede al trono del Portogallo avrebbe ricevuto il titolo di "Principe del Brasile", così come l'erede della corona inglese è "Principe del Galles" e di quella spagnola "Principe delle Asturie". Con una chiaroveggenza che si potrebbe definire profetica, lo stesso re stabilì che se la "piccola casa del Portogallo"[8] fosse stata nuovamente invasa da forze straniere superiori alle sue, la Corte e il governo si sarebbero trasferiti in Brasile, e da lì avrebbero continuato a governare l'Impero.

    Questo è precisamente ciò che accadde nel 1807/1808, quando Napoleone invase la penisola iberica: il principe reggente don João (poi re João VI) si trasferì nella Terra della Santa Croce. Questo gli evitò il destino del monarca spagnolo, che fu deposto e fatto prigioniero dai francesi.

    Per tredici anni (1808-1821), Rio de Janeiro fu la capitale dell'immenso impero portoghese, che si estendeva dall'Europa all'America, e poi in Africa, Asia e Oceania.

    Questo periodo ha contribuito allo sviluppo di una visione universalistica del popolo brasiliano, che accoglie gli stranieri a braccia aperte, senza razzismo o xenofobia, e accetta facilmente ciò che viene da fuori, non sempre, purtroppo, separando il grano dalla pula...

    Nel 1815, il Brasile fu elevato a regno, facendo parte del Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarve.

    Nel 1821, il re João VI tornò in Portogallo, lasciando come reggente del Regno del Brasile suo figlio ed erede, il principe don Pedro, di 23 anni, sposato con la pia arciduchessa Leopoldina, figlia dell'ultimo imperatore del Sacro Romano Impero, Francesco II (che, dal 1804 in poi, fu semplicemente "imperatore d'Austria" con il titolo di Francesco I).

    Il 7 settembre 1822, il giovane principe, che era cresciuto a Rio de Janeiro ed era considerato da tutti "brasiliano", fu acclamato imperatore Pedro I. Gli successe il figlio Pedro II, che sposò Teresa Cristina delle Due Sicilie (figlia del re Francesco I), soprannominata la "Madre dei brasiliani". Pedro II regnò per quasi mezzo secolo, dal 1840 fino alla sua deposizione con un colpo di stato militare rivoluzionario nel 1889.

    Così, a differenza dei suoi vicini, che ruppero con la Spagna attraverso rivoluzioni sanguinose, il Brasile divenne una nazione pienamente sovrana in modo organico e non traumatico, adottando come propria la dinastia che aveva fatto la sua grandezza, la Casa di Braganza.

    Sempre a differenza dell'America spagnola che, diventando indipendente, si divise in numerose nazioni, spesso in reciproco antagonismo, l'America portoghese - cioè il Brasile - mantenne la sua unità e integrità territoriale.

    Il quinto paese più grande del mondo e il sesto più popoloso

    Di conseguenza, si è formato un paese di dimensioni continentali. Il territorio del Brasile è di 8.514.876 km² ed è il quinto paese più grande del pianeta, più piccolo, nell’ordine, solo di Russia, Canada, Cina e Stati Uniti (compresa l'Alaska).

    La sua superficie corrisponde a circa l'1,6% dell'intera superficie del pianeta, occupando il 5,6% delle terre emerse del globo, il 20,8% della superficie di tutta l'America e il 48% del Sud America. La sua grande estensione territoriale fornisce al paese delle frontiere con quasi tutti i paesi sudamericani; solo il Cile e l'Ecuador non confinano con il Brasile.[9]

    Inoltre, il Brasile è il 6° paese più popoloso del mondo (circa 215 milioni di persone, stima per il 2021).

    Il più grande paese cattolico del mondo

    Il più grande titolo di gloria del Brasile è sempre stato quello di essere il più grande paese cattolico del mondo. Per molto tempo, brasiliano e cattolico sono stati quasi sinonimi. Nel primo censimento, nel 1872, la religione ufficiale dell'Impero era seguita dal 99,7% della popolazione.

    Purtroppo, pur mantenendo il primato nel numero dei cattolici, questi non costituiscono più la grande maggioranza dei brasiliani, subendo perdite crescenti a favore delle sette "evangeliche" o "pentecostali". Fenomeno del resto che si verifica in tutta l'America Latina, secondo un servizio del Wall Street Journal [10], e che, come è noto, si deve in larga misura alla linea pastorale secolarizzata imposta ai cattolici, soprattutto dalla Teologia della Liberazione.

    Quando papa Francesco ha visitato il Brasile nel 2013, il paese era ancora il più grande paese cattolico del mondo, nonostante la riduzione del numero di credenti negli ultimi decenni. Secondo le statistiche, i cattolici sono 123 milioni e rappresentano il 64,6% della popolazione del paese. Secondo l'Annuarium Statisticum Ecclesiae del 2015 e l'Annuario Pontificio del 2017, il Brasile continua ad essere il paese con il maggior numero di cattolici. Tra i dieci paesi del mondo con il maggior numero di cattolici battezzati, esso si trova al primo posto, con 172,2 milioni di cattolici, che rappresentano il 26,4% del totale dei cattolici del continente americano.[11]

    Oggi, pur con una significativa diminuzione, il Brasile è ancora il paese con la più grande popolazione cattolica del mondo, rappresentando da solo circa il 10% dei cattolici del mondo[12].

    "In Portogallo il dogma della fede sarà sempre conservato". Anche in Brasile?

    Infine, il Brasile è il più grande paese di lingua portoghese, la quinta lingua più parlata al mondo, e la terza lingua europea più parlata, dopo l'inglese e lo spagnolo. È l'unico paese delle Americhe che parla il portoghese, la lingua usata dalla Madonna a Fatima.

    Quest'ultima considerazione conclude il nostro giro per il passato luso-brasiliano e apre la porta alla prospettiva del futuro: quali sono i disegni della Provvidenza per l'America portoghese?

    La Madonna ha detto nella Cova da Iria (Fatima): "In Portogallo il dogma della fede sarà sempre conservato". 

    Alcuni commentatori del messaggio di Fatima sono del parere che questa promessa si estenda anche al Brasile, tale è il legame storico, culturale e spirituale tra le due nazioni. Il professor Corrêa de Oliveira condivideva questa opinione. Il cardinale Raymond Burke, in una visita alla sede dell'Istituto Plinio Corrêa de Oliveira a San Paolo (Brasile) nel 2017, ha espresso la stessa opinione.

    In generale, ci sono diversi argomenti presentati per dedurre che il Brasile era nei pensieri della Madonna a Fatima: in queste apparizioni ha parlato in portoghese. Ha trasmesso in questa lingua il messaggio più importante del nostro tempo. Avrebbe potuto apparire in qualsiasi altro Paese. Tuttavia, la tribuna scelta dalla Madre di Dio per parlare al mondo è stato il Portogallo e la lingua per trasmettere questo messaggio è stato il portoghese.

    Ora, mentre altri popoli devono tradurre il Messaggio di Fatima nelle loro lingue, con le imprecisioni e le interpretazioni inerenti alle traduzioni, i brasiliani (come gli altri popoli di lingua portoghese) ricevono le parole della Vergine nella loro versione originale. Questo sembra indicare che il Brasile era anche il destinatario di queste parole. E in un modo molto speciale, dato che il Brasile è il più grande Paese di lingua portoghese (l'80% dei parlanti portoghese, ovvero quattro su cinque).

    Curiosamente, il miracolo che ha reso possibile la canonizzazione di Francisco e Giacinta Marto è avvenuto in Brasile (la guarigione di un bambino brasiliano), e anche ciò dimostrerebbe la stretta connessione tra il Brasile e Fatima.

    Grande apostolo di Fatima, il professor Plinio Corrêa de Oliveira lanciò nel 1992 la Campagna “Vieni Nostra Signora di Fatima, non tardare” perché considerava di grande importanza l'ampia diffusione del Messaggio della Vergine tra le famiglie brasiliane, come primo passo per condurre le anime al compimento delle chiamate della Madonna nella Cova da Iria.

    A poco a poco, quest'opera, ispirata dal fondatore della TFP, si è diffusa in tutto il Brasile, raggiungendo tutti gli strati della popolazione, attraverso il pellegrinaggio permanente di immagini della Madonna di Fatima in tutto il Paese, per prepararlo al Regno del Cuore Immacolato di Maria, da Lei promesso a Fatima. Del resto, questa iniziativa ha ispirato la campagna America Needs Fatima, della TFP statunitense e iniziative simili di altre organizzazioni consorelle in diverse nazioni.

    Non ci sono ombre in questo panorama?

    Sì, e ne siamo pienamente consapevoli.

    Ma le ombre sono state così enfatizzate ed esagerate dalla “Cancel culture” (“cultura della cancellazione”) prevalente in certi circoli accademici in questi giorni, che ci è sembrato preferibile concentrarsi sulla "luce che splende nelle tenebre" piuttosto che sulle "tenebre che non hanno vinto la luce" (cfr. Gv 1,5-9).

    Conclusione

    Il Brasile è nato sotto il segno della Santa Croce.

    A differenza dei suoi vicini dell'America spagnola, il Brasile non si è frammentato quando ottenne la piena indipendenza, che è avvenuta pacificamente, in una transizione naturale e mantenendo la dinastia regnante.

    L'unità territoriale, politica, culturale e religiosa fu assicurata da due istituzioni: l'altare e il trono. Infatti, l'anima brasiliana è stata plasmata dalla religione cattolica e dalla monarchia. Chi non tiene conto di questo non capirà mai il Brasile e i brasiliani.

    La devozione alla Santissima Vergine, sotto l'invocazione di Nostra Signora della Concezione Aparecida, è ancora viva, nonostante la crisi religiosa che stiamo attraversando.

    Tutto ciò sembra indicare un disegno della Provvidenza nei confronti della Terra della Santa Croce: quello di essere, insieme al Portogallo, la nazione dove si conserverà "il dogma della fede". E sembra anche indicare il futuro che la Provvidenza ha in serbo per il gigante sudamericano: essere una nazione leader del mondo cattolico.

    Preghiamo la sublime Patrona affinché il Brasile si rivolga definitivamente a Lei e corrisponda alla sua grande vocazione.

    *L’autore si è laureato in Storia all'Università di San Paolo. È ex segretario editoriale del mensile di cultura "Catolicismo" (1966-1976), con il quale collabora ancora. Scrive anche per IPCO.org; ABIM─Agencia Boa Imprensa; TFP.org., ed è autore di saggi sulla Teologia della Liberazione, le Comunità Ecclesiali di Base e altre tematiche che trattano la vita della Chiesa.

     

    Note

    [1] Potremmo citare numerosi testi e discorsi di Plinio Corrêa de Oliveira sull'argomento. Solo come punto di riferimento indichiamo il discorso di chiusura della SEFAC - Settimana di Formazione Anticomunista - del 2 novembre 1971. E anche l'articolo da cui prendiamo in prestito il titolo: Plinio Corrêa de Oliveira. “Passado esplêndido, futuro ainda mais belo”. CatolicismoNº 80 - Agosto 1957.

    [2] Ibidem.

    [3] Cf. Luís Filipe Rodrigues Thomaz, Gesta Dei per Portucalenses,Communio, VIII (1991)  6, pp. 501-510. Manuel Leal Freire, A Europa, segundo Camões.  [https://capeiaarraiana.pt/2012/01/07/a-europa-segundo-camoes/] ult. accesso: 19 aprile 2022.

    [4] Cf. Ludwig Pastor. The History of the Popes. Tradotto dal tedesco e pubblicato dal rev. Frederick Ignatius Antrobus dell’Oratorio di Londra, Libro I. Alessandro VI, 1492-1503, cap. VI.

    [5] C. Raymond Beazley, Prince Henry of Portugal and the African Crusade of the Fifteenth Century. The American Historical Review, 16 (1910) 1, pp. 11- 23.

    [6] Camões, Lusíadas, canto VII, est: 14. [Ndt: “cristiane audacie”].

    [7] Gil Vicente, Auto da Fama (1510). In Obras de Gil Vicente. Lisboa, Centro de Estudos de Teatro, Imprensa Nacional Casa da Moeda, Lisboa 2002, p.194.

    [8] Camões, Lusíadas, canto VII, est: 14.

    [9] Área do Brasil. Brasil Escola. [https://brasilescola.uol.com.br/brasil/area-brasil.htm] ult. accesso: 19 aprile 2022.

    [10] Francis X. Rocca, Luciana Magalhaes e Samantha Pearson, Why the Catholic Church Is Losing Latin America.  The Wall Street Journal, 12 gennaio 2022.

    [11] Brasil é o país com o maior número de católicos do mundo, Radio Vaticana, 11 aprile 2017. [https://pt.aleteia.org/2017/04/11/brasil-e-o-pais-com-o-maior-numero-de-catolicos-do-mundo/] ult. accesso: 19 aprile 2022.

    [12] “Igreja Católica no mundo”. Wikipedia [https://pt.wikipedia.org/wiki/Igreja_Cat%C3%B3lica_no_mundo] ult. accesso: 19 aprile 2022. 

     

    Fonte: Osservatorio Internazionale Cardinale Văn Thuận, Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa, Aprile-Maggio 2022, N. 2  – Anno XVIII.

  • Preghiera per affrettare il trionfo del Cuore Immacolato di Maria

     

     

    O Cuore Immacolato di Maria, Santa Madre di Dio e nostra tenera Madre, guarda l'angoscia in cui vive tutta l'umanità a causa della diffusione del materialismo, dell'empietà e della persecuzione della Fede Cattolica.

    Ai nostri giorni, il Corpo Mistico di Cristo sta sanguinando da tante ferite causate all'interno della Chiesa dalla diffusione impunita delle eresie, dalla giustificazione dei peccati contro il sesto comandamento, dalla ricerca del regno della terra piuttosto che di quello del cielo, dagli orrendi sacrilegi contro la Santissima Eucaristia, specialmente attraverso la pratica della Comunione sulla mano, e dalla modificazione protestante della celebrazione della Santa Messa.

    In mezzo a queste prove è apparsa la luce della consacrazione della Russia al tuo Cuore Immacolato da parte del Papa, in unione con i vescovi del mondo. A Fatima chiedesti la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Implora il tuo Divin Figlio di concedere una grazia speciale al Papa, affinché approvi la Comunione riparatrice nei primi sabati.

    Possa Dio Onnipotente affrettare il tempo in cui la Russia si convertirà all'unità cattolica, all'umanità sarà concesso un tempo di pace, e alla Chiesa sarà concesso un autentico rinnovamento nella purezza della Fede Cattolica, nella sacralità del culto divino, e nella santità della vita cristiana. O Mediatrice di tutte le grazie, o Regina del Santissimo Rosario, e nostra dolce Madre, volgi i tuoi occhi di misericordia verso di noi e ascolta benignamente questa nostra fiduciosa preghiera. Amen.

    + Athanasius Schneider

     

    Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

  • Quale conversione per la Russia?

     

     

    di Federico Catani

    Papa Francesco consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria il prossimo 25 marzo. Lo stesso farà, in contemporanea, il cardinale Krajewski a Fatima.

    Da diversi anni nel mondo cattolico c’è chi ritiene che la Russia sia già stata consacrata nel 1984 da papa Giovanni Paolo II e si sia convertita, perché l’URSS è collassata e oggi la Federazione Russa è guidata dal presidente Vladimir Putin, che sarebbe difensore dei valori della cristianità. Dietro questo modo di pensare v’è l’idea che la conversione preannunciata dalla Madonna a Fatima riguardasse solo il crollo del sistema sovietico.

     

    Già consacrata?

    Eppure, ci sono valide ragioni per credere che quella del 1984 non fu la consacrazione compiuta nei termini e modi chiesti dalla Madonna. Tralasciamo in questa sede le opinioni di suor Lucia, che, sebbene in un primo momento abbia negato che si fosse adempiuto quanto esattamente chiesto dalla Madre di Dio, solo a partire dal 1989, con la caduta del Muro di Berlino e per via di pressioni vaticane, cambiò idea e dichiarò che la consacrazione della Russia era avvenuta.

    Basiamoci solo sui fatti. La Madonna a Fatima spiegò che a seguito della consacrazione della Russia, questa si sarebbe convertita e sarebbe stato concesso al mondo un periodo di pace: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”.

    Ebbene, è vero che uno è il tempo della semina e altro quello del raccolto. Ed è altrettanto vero che l’atto compiuto da Giovanni Paolo II ha probabilmente avuto, assieme ad altri fattori, i suoi benefici effetti, ovvero l’implosione, senza grande spargimento di sangue, del mostro sovietico. Del resto, anche la consacrazione del mondo fatta da Pio XII nel 1942 era servita, secondo suor Lucia, ad abbreviare la durata della guerra mondiale in corso.

    Però guardiamoci intorno. Questi ultimi decenni sono stati forse decenni di pace? Gli errori del comunismo sono scomparsi? Dov’è il trionfo del Cuore Immacolato promesso dalla Madonna? E soprattutto, si può affermare che la Russia si sia convertita?

    Prima di tutto occorre riflettere sul fatto che il comunismo non è affatto morto né ha smesso di diffondere i suoi errori: si dimentica infatti che l’ideologia marxista ha una natura evoluzionistico-trasformista e il suo nucleo centrale non riguarda solo un certo tipo di economia, ma l’ideologia ateo-materialistica. E oggi gli errori del comunismo si manifestano con altri tipi di lotte di classe: femmine contro maschi, figli contro genitori, omosessuali contro eterosessuali, animali e ambiente contro genere umano, neri contro bianchi, tribalismo indigeno contro civilizzazione cristiana e così via.

     

    Il ritorno alla Chiesa cattolica

    E poi è necessario tenere a mente quanto scritto da Padre Joaquín María Alonso, che intervistò molte volte l’ultima veggente di Fatima: «Potremmo affermare che Lucia ha sempre pensato che la “conversione” della Russia non va intesa soltanto come un ritorno del popolo russo alla religione cristiano-ortodossa, rigettando l’ateismo marxista dei Soviet, ma piuttosto si riferisce semplicemente e chiaramente alla conversione totale e integrale del ritorno all’unica e vera Chiesa, la cattolica romana»[1].

    Come si può pensare infatti che la Madonna accetti che il popolo russo resti nell’errore dello scisma ortodosso? La Beata Vergine Maria, debellatrice di tutte le eresie, approverebbe quindi la separazione da Roma e dal Romano Pontefice? E perché avrebbe chiesto proprio al Papa e a tutti vescovi del mondo in comunione con lui la consacrazione? Non è forse questo un riconoscimento fatto dalla Madonna del potere immenso del Papato? Non è forse un’implicita apologia del primato pontificio?

    La Madonna non ha promesso una conversione alla liberaldemocrazia o ai diritti dell’uomo. La Madre di Dio infatti non è antropocentrica né tantomeno ecumenica, ma vuole la conversione ai diritti di Dio: solo così anche la dignità umana sarà realmente rispettata e difesa.

    Ecco allora che l’effetto primario della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria è il suo ritorno alla fede cattolica. Sì, perché è la Chiesa cattolica, nonostante la sua crisi spaventosa, a possedere la verità tutta intera. Rifugiarsi nell’ortodossia per scappare dal modernismo cattolico non è la soluzione, ma un tradimento. Piuttosto bisognerebbe lottare per restaurare e valorizzare la dottrina e la liturgia tradizionali della Chiesa di Roma, anziché illudersi di trovare nell’ortodossia russa un baluardo contro la deriva morale dell’Occidente.

     

    La Russia deve ancora convertirsi

    Ora, dopo quasi quarant’anni dall’atto di Giovanni Paolo II, non si vede neanche l’ombra della fine dello scisma di Mosca. Anzi. Le conversioni al cattolicesimo in Russia sono pochissime e la legislazione ammette come religioni tradizionali del paese - e quindi protette - ovviamente l’Ortodossia, e poi il Buddismo, il Giudaismo e l’Islam. Per la religione cattolica «vi è un regime non di libertà, bensì di tolleranza, i cui confini con l’intolleranza sono sempre aleatori. Si consideri, in proposito, la normativa sui veti amministrativi posti nei confronti dei ministri del culto stranieri e quella sui visti di ingresso in Russia al fine di evitare l’espansione spirituale e di garantire la sicurezza spirituale del paese»[2].

    Non è ad esempio un caso che nessun Papa finora sia mai riuscito a mettere piede sul territorio della Federazione. Quanto alla società russa, inoltre, non vi è molta differenza con quella dei Paesi occidentali. La pratica religiosa è molto bassa, mentre il degrado morale dilaga. Il tasso di aborti e divorzi è altissimo, la pratica dell’utero in affitto è permessa e gli omosessuali, benché non possano manifestare pubblicamente il loro “orgoglio”, hanno comunque i propri locali dove trovarsi, almeno nei grandi centri urbani.

    Tutto ciò permette di comprendere meglio quanto sia necessaria una consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria oggi, anno del Signore 2022. Ma per produrre i suoi frutti, è necessario che si uniscano al Papa tutti i vescovi cattolici del mondo, ciascuno nella propria diocesi, così come espressamente richiesto dalla Madonna.

    Data la gravità del momento, con il mondo sull’orlo di una possibile terza guerra mondiale a seguito del conflitto russo-ucraino, l’auspicio è che il Santo Padre esorti tutti i suoi fratelli nell’episcopato a recitare insieme a lui la consacrazione il prossimo 25 marzo.

     

    Note

    [1]ALONSO J.M., La verdad sobre el secreto de Fátima, Ejército Azul, Ediciones Sol de Fátima 1988², p. 81.

    [2] CODEVILLA G., La laicità dello Stato nella revisione costituzionale della Federazione di Russia

     

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  • Una promessa della Madonna di Fatima molto più importante di una polizza assicurativa sulla vita!

     

     

    Durante la seconda apparizione a Fatima, il 13 giugno 1917, la Madonna disse:

    «Sì, Giacinta e Francesco lì porto tra poco. Ma tu resti qui ancora qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la abbraccia, prometto la salvezza; e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono» (“Fatima – Messaggio di Tragedia o di Speranza?”, Antonio A. Borelli, Ed. Luci sull’Est, Roma, 2000, pag. 38).

    Commenti del Prof. Plinio:

    “Quanto la Madonna dice circa la devozione al suo Cuore Immacolato è stupefacente. Lei formalmente promette il cielo a tutti coloro che la praticheranno. Non ci possono essere dubbi, Ella è molto chiara: a coloro che abbracciano la devozione al suo Cuore Immacolato, promette la salvezza.

    Questa promessa è stata fatta a Lucia, Giacinta e Francesco e attraverso loro a tutta l’umanità. E resta valida anche per tutti coloro che ne verranno a conoscenza negli anni futuri. Ed è così ovunque essa venga annunciata. Ad esempio, è così anche adesso, nel momento stesso in cui ne parlo. 

    E allora, che aspettiamo? Facciamola nostra immediatamente! Si tratta di una promessa fatta dalla Madonna in persona. È come se ci dicesse: ‘Affrettati ad approfittarne. Ti amerò molto di più per questo. Avanti!’.

    È come se la Madonna si stesse sforzando di escogitare nuove maniere per portarci in cielo. Ma nell’uomo moderno un non so che di miserabile, o qualcosa del genere, lo rende refrattario anche alla più entusiasmante delle promesse. Egli magari preferirebbe riporre tutta la sua fiducia in una polizza assicurativa sulla vita, invece che in una promessa come questa.

    Ora, consideriamo il meraviglioso paragone proposto dalla Madonna: Ella afferma che quelle anime che abbracceranno la devozione al suo Cuore Immacolato, saranno sistemate in un posto vicino al trono di Dio in paradiso, così come una signora sistema i fiori su un altare presso il Santissimo Sacramento

    Che magnifico pensiero, quello di immaginare la nostra anima collocata vicino al Signore come se fosse un fiore! Che cosa mai si potrebbe pensare di più bello? E come fanno le persone che lo sanno a restare indifferenti?" (brano di una conferenza del 5 giugno 1994).

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