lgbt

  • Col sostegno papale, continua l’attivismo LGBT di padre James Martin negli ambienti cattolici

     

     

    di Michael Haynes

    L'influenza dell’importante gesuita pro-LGBT, padre James Martin, continua a farsi sentire negli ambienti cattolici, nonostante la promozione che egli fa di insegnamenti contrari alla dottrina cattolica e alla sua trafila di bestemmie contro Nostro Signore, la Madonna e il Rosario. Un esempio è la sua rubrica regolare su Give Us This Day (ndt,“Dacci oggi”) di cui è anche consulente editoriale.

    Lanciata nel 2011 dalla Liturgical Press, Give Us This Day è una pubblicazione mensile che contiene preghiere e riflessioni quotidiane su "persone sante", non necessariamente canonizzate, una decisione specificamente enunciata dall'editore in quanto più attraente per i lettori modernisti.

    La pubblicazione contiene commenti settimanali sulle Scritture e articoli religiosi mensili e descrive sé stessa nei seguenti termini: "traendo ispirazione da una moltitudine di voci, essa fornisce una comprensione pertinente e affidabile delle Scritture". Tuttavia, pur affermando di essere fedele alla dottrina cattolica e alle Scritture, da sempre Give Us This Dayè molto esplicita riguardo al suo sostegno al dissidente padre James Martin, il quale non solo funge da consulente editoriale, ma tiene anche una rubrica mensile intitolata "Insegnaci a pregare". Nel 2017 ha anche raccolto gli scritti della rivista nel "In tutte le stagioni, per tutte le ragioni" (In All Season, for All Reasons).

    Il sostegno pubblico di Give Us This Day all'attivismo LGBT di p. Martin

    Poiché p. Martin è controverso, Give Us This Day prende le sue difese indirizzando i lettori online a un saggio scritto nel 2017. In esso si descrive il gesuita come "un sacerdote in regola" e sottolinea come lo staff di Give Us This Day abbia avuto "il privilegio di condividere l'impegno incrollabile di p. Martin nel proclamare la Buona Novella di Gesù Cristo". 

    Il saggio si vanta di allineare la pubblicazione alle tesi del religioso, parlando di come i lettori siano pieni di "dolore e tristezza" per il contraccolpo subito a causa di quei fedeli cattolici che protestano contro la sua opera pro-LGBT, Building a Bridge: How the Catholic Church and the LGBT Community Can Enter into a Relationship of Respect, Compassion, and Sensitivity (ndt,edito in italiano da Marcianum Press sotto il titolo Un Ponte da Costruire – Chiesa e Persone LGBTUna relazione nuova).

    "C'è un'ulteriore peccaminosa ironia nel fatto che gli attacchi non sono fondati sui fatti", si legge nel saggio. “In Un ponte da costruire e in tutto il suo lavoro, padre Martin poggia sul solido terreno delle Scritture, dell'insegnamento sociale cattolico e del Catechismo della Chiesa cattolica. Senza dubbio, il cuore di padre Martin è radicato e fondato nell'amore e nella misericordia di Cristo".

    Give Us This Day sembra quindi aver scelto di difendere Un Ponte da Costruire come segno pubblico di sostegno a p. Martin, mettendo così però in dubbio la sua qualifica di pubblicazione cattolica. Infatti, Il libro in questione è inficiato da numerose affermazioni che non solo contraddicono gli insegnamenti della fede cattolica, ma direttamente bestemmiano Nostro Signore e la Madonna.

    L'amore di p. Martin per l'ideologia LGBT e la sua avversione alla dottrina cattolica

    Il suo attivismo pro-LGBT è ben documentato: il gesuita, che scrive per America Magazine, sostiene il "transgenderismo" per i bambini, chiede che gli omosessuali si bacino al momento del segno della pace durante la Messa, invita i cattolici a "riverire" le unioni omosessuali e mina l'insegnamento della Chiesa sulla questione dell'ideologia LGBT.

    Padre Martin non si accontenta appena di promuovere l'ideologia LGBT, ma pretende di stravolgere l'insegnamento e l'immaginario cattolico per raggiungere questo obiettivo. Nel 2018 ha invitato le persone a pregare il "Rosario dei dolori moderni", dedicato, tra le altre intenzioni, alle "vittime del razzismo, alle persone LGBT". L'intenzione per il quinto mistero del "rosario" era "l'accoglienza delle persone LGBTQ da parte di tutte le chiese, i templi, le moschee e le sinagoghe... Preghiamo perché possano essere sostenute e amate, pienamente accettate come persone veramente create a immagine di Dio, una creazione vista come ‘buona’ da Dio, che meritano di vivere in pienezza ogni aspetto della vita".

    Un anno prima, p. Martin aveva twittato una immagine blasfema della Madonna accompagnata da due foto che rappresentavano "bellissime immagini della Madonna di Guadalupe, reimmaginate come due donne contemporanee" [sic].  Nel 2019, p. Martin offese Nostro Signore condividendo un'immagine tratta da una serie di opere omoerotiche che rappresenta la vita di Gesù come un omosessuale. L'immagine era tratta da una collezione di opere d'arte intitolata "The Passion of Christ: A Gay Vision" (ndt, “La Passione di Cristo, una visione gay”), opera descritta da Amazon come segue:

    In nuove immagini stupefacenti, la moderna figura di Cristo viene derisa dai fondamentalisti, torturata da sosia dei marines e risorge per godere di momenti omoerotici con Dio. I suoi amici, sorprendentemente diversi, si uniscono a lui in un viaggio dalla sofferenza alla libertà. I lettori la definiscono "accessibile ma profonda".

    Nella primavera del 2021, p. Martin ha continuato la sua campagna blasfema riferendosi a Dio col pronome "lei" e sostenendo che le rappresentazioni femminili di Dio "non sono contrarie alla nostra fede". Ha sostenuto che è "altrettanto teologicamente corretto usare immagini femminili di Dio piuttosto che usare quelle maschili" e che questo "non è contrario alla nostra fede, poiché fa parte della Scrittura, sebbene sia una parte trascurata e persino ignorata".

    Condannato da prelati ma sostenuto dal Papa

    Tenendo conto di queste azioni, prelati fedeli all’ortodossia hanno condannato p. Martin. Il cardinale Raymond Burke giudica l'insegnamento del sacerdote "non coerente con l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità". L'arcivescovo Charles Chaput si è unito alla schiera di prelati che si oppongono al gesuita, affermando che sulle questioni LGBT p. Martin "non parla con autorità a nome della Chiesa".

    L'attacco aperto di p. Martin alla dottrina cattolica non sorprende visto che gode del sostegno di Papa Francesco, che lo ha incontrato privatamente nel 2019, in quello che è stato il loro terzo incontro ma il primo di lunga durata.

    L'evento fu descritto dal prete dissidente e dalla rivista gesuita America Magazine come una "dichiarazione pubblica altamente significativa di sostegno e incoraggiamento" per il suo lavoro. L'anno scorso il Papa ha persino espresso pubblicamente il suo sostegno a p. Martin, con una nota scritta a mano (ndt, e ancora qualche giorno fa Papa Francesco ha inviato un’altra nota manoscritta di sostegno al confratello americano).

    Dato il suo lavoro pubblico e di lunga data per distorcere l'insegnamento della Chiesa, utilizzando a questo scopo opere e commenti blasfemi, qualsiasi pubblicazione o evento di stampo cattolico dovrebbe evitare di associarsi a lui. Nel Vangelo, Cristo avverte del grande danno rappresentato dallo scandalizzare i fedeli: "Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt 18, 6).

     

    Fonte: Tfp.org, 18 marzo 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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  • Comunismo cubano e “diritti” lgbt, le questioni profonde

     

     

    di Julio Loredo

    Invitata da realtà della sinistra politica e da associazioni lgbt, Mariela Castro Espín è arrivata in Italia un paio di giorni fa per un tour di conferenze che toccherà diverse città, a cominciare da Milano e Genova. Castro Espín parlerà dei diritti umani a Cuba. La sua presenza tra noi ha sollevato un’ondata di critiche, anche a Montecitorio. Introduciamo dunque il personaggio.

    Mariela Castro Espín è figlia di Raúl Castro, quindi nipote di Fidel Castro e membro di spicco del clan che da oltre mezzo secolo opprime brutalmente Cuba. Suo fratello, Alejandro Castro, è il capo del Consejo de Defensa y de Seguridad Nacional, che il sito del ministero della Difesa di Cuba definisce così: “L’azione coordinata di tutte le forze e risorse della società e dello Stato, svolta sotto la direzione del Partito Comunista di Cuba, per affrontare l’aggressione militare esterna e per scongiurare la sovversione interna[1]. In altre parole, l’organo di repressione totale del comunismo cubano, la versione tropicale del KGB.

    Mariela, invece, rappresenta una versione molto particolare del castrismo. Oltre a essere membro dell’Assemblea nazionale del potere popolare (il Parlamento cubano, dominato dal Partito Comunista), è presidente del Centro Nazionale di Educazione Sessuale, presidente della Commissione Nazionale per l’Attenzione Integrale alle Persone Transessuali, e direttrice della rivista Sexología y Sociedad, dedicata alla liberazione sessuale. Castro Espín è una paladina dei “diritti” lgbt, simbolo della lotta alla discriminazione di genere e alla “omolesbotransfobia”.

    La visita di Castro Espín in Italia ha naturalmente suscitato molte critiche, in particolare da parte dei media conservatori. Con ragione, osservano che parlare di diritti umani a Cuba è un ossimoro, una contraddizione in termini. È come invitare Messina Denaro a parlare di legalità. Il regime cubano, infatti, ha uno dei peggiori record di diritti umani al mondo, paragonabile solo alla Corea del Nord e ad alcuni paesi musulmani radicali. Si contano 1057 prigionieri politici a Cuba, anche se il numero effettivo può essere molto più alto.

    I critici osservano che il tour di Castro Espín servirà come strumento di propaganda per il comunismo cubano. E rilevano anche una flagrante contraddizione. Cuba è nota per la sua persecuzione all’omosessualità e altre deviazioni morali tipiche della “decadenza occidentale”. Fino a non molto tempo fa, gli omosessuali cubani erano mandati nei campi di concentramento, insieme a qualsiasi “cabelludo”. All’epoca del Che Guevara si finiva in un campo di concentramento solo per il fatto di ascoltare rock, di indossare jeans o di utilizzare vocaboli anglosassoni. Ancor oggi l’attivismo lgbt è a malapena tollerato, quando non braccato. Come può Castro Espín venire da noi a pontificare sui diritti umani e sulla liberazione sessuale a Cuba?

    Evidenziando questa contraddizione, i critici parlano d’inganno, di sfacciate manovre politiche e persino di disonestà.

    È ovvio che ci siano inganno e manovre politiche della sinistra nel tour di Castro Espín. Tuttavia, il problema è più profondo e ha a che fare con la dialettica interna al comunismo.

    Il comunismo è una tappa – la terza, secondo la nota classifica di Plinio Corrêa de Oliveira – della Rivoluzione, cioè di quel processo di decadenza che, dalla caduta del Medioevo, sta spingendo il mondo in una direzione contraria alla civiltà cristiana. Due nozioni esprimono lo spirito della Rivoluzione: uguaglianza assoluta, libertà completa. Entrambe le nozioni sembrano in qualche modo contraddittorie e, in effetti, lo sono da alcuni punti di vista, ma si riconciliano nell’utopia comunista di un paradiso anarchico, il risultato finale del processo rivoluzionario. Secondo la visione di Plinio Corrêa de Oliveira, questa sarebbe una quarta Rivoluzione, tesa a “liberare” non già i proletari, ma gli istinti dell’uomo.

    A un certo punto la Rivoluzione ha dovuto sacrificare la libertà per imporre l’uguaglianza. E qui abbiamo, per esempio, l’Unione Sovietica e il suo massiccio Stato repressivo. Tuttavia, secondo gli stessi teorici comunisti, di “liberazione” in “liberazione” il processo dialettico storico continua, avanzando inesorabilmente verso l’utopia finale di una società allo stesso tempo totalmente libera e totalmente uguale. Il preambolo della Costituzione sovietica affermava: “L’obiettivo supremo dello Stato sovietico è la costruzione di una società comunista senza classi in cui si svilupperà l’autogestione sociale comunista”[2]. F.V. Konstantinov, dell’Accademia sovietica delle scienze, spiega che ciò implica “l’estinzione dello Stato”, cioè la scomparsa dell’apparato repressivo che caratterizzava il periodo sovietico, e l’inizio di una nuova era di totale libertà e totale uguaglianza, appunto l’utopia comunista[3].

    Per tutto il XX secolo, il passaggio dal socialismo di Stato all’utopia libertaria comunista è stato uno dei principali argomenti di discussione tra gli intellettuali comunisti e socialisti. Nessuno di loro difendeva la permanenza dello status quo sovietico. La loro è una visione evoluzionista che concepisce la storia come un continuo divenire. Furono fatti diversi tentativi per attuare il passaggio alla fase successiva: Gramscismo, Scuola di Francoforte, Marxismo freudiano, Umanesimo marxista, Rivoluzione culturale, Socialismo autogestionario e via dicendo.

    Questa tensione interna alla Rivoluzione è arrivata fino ai nostri giorni. E così torniamo a Mariela Castro Espín.

    Tutto a Cuba è controllato capillarmente. Qualsiasi attività non gradita al Governo può portare in carcere o, peggio, al paredón. È inconcepibile che Castro Espín, che è un membro di alto rango della Nomenklatura cubana, possa fare qualsiasi cosa che non sia esplicitamente consentita, anzi, promossa dal Partito Comunista. In altre parole, il suo attivismo di alto profilo per i “diritti” lgbt a Cuba e all’estero fa parte di una strategia comunista, che rappresenta il prossimo passo del processo, la quarta Rivoluzione, che dovrà germogliare dall’interno della terza, forse anche scontrandosi con essa a un certo punto, secondo la dialettica storica, ma sempre avanzando verso l’utopia anarchica.

    Non è un caso che, pur mantenendo la repressione di Stato di tipo sovietico, Cuba abbia progredito verso il libertarismo morale. Ad esempio, dal 2008 la chirurgia per cambiare sesso è legale; nel 2014 la discriminazione di genere è stata bandita; nel 2018 un referendum ha approvato il nuovo “Codice della famiglia”, che include il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, la maternità surrogata e così via. In altre parole, nel campo dei “diritti” lgbt, Cuba è alla pari con i paesi più liberali del mondo. Per non parlare dell’aborto, legalizzato nel 1965.

    Reagendo alla visita di Mariela Castro Espín, diverse figure anticastriste in Italia hanno chiesto la messa al bando del comunismo, così come esiste la messa al bando del fascismo. Non potrei trovarmi più d’accordo. Tuttavia, non perdiamo di vista che il problema è più profondo. Oggi non possiamo essere veri anticomunisti senza opporci anche agli sviluppi più recenti del processo rivoluzionario: aborto, omosessualità, agenda lgbt e, in generale, alla decadenza morale.

    Attribuzione immagine: By Northside - Own work, CC BY-SA 3.0, Wikimedia.

     

    Note

    [1] https://www.minfar.gob.cu/defensa-nacional

    [2] Constitución — Ley Fundamental de la Unión de Repúblicas Socialistas Sovieticas, Editorial Progreso, Mosca, 1980, p. 5.

    [3] Accademia di scienze della URSS — Istituto di Filosofia, Fundamentos de la Filosofia Marxista, Redazione generale di F. V. KONSTANTINOV, Editorial Grijalbo, Messico, 2a. ed., 1965, nn. 538-539.

     

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  • Ideologia omosessuale e orgoglio satanico

    [Nota dell'editore: il seguente articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2011 nel periodo degli eventi riportati di seguito. Sebbene gli incidenti descritti siano di dieci anni fa, il suo messaggio centrale rimane rilevante più che mai].

  • Malta. La legge sull'incitamento all'odio distrugge la libertà religiosa

     

     

    di Philip Beattie*

    (La Valletta, 9 gennaio 2022)- Un vero e proprio triumvirato progressista maltese, composto da Ministri ed eurodeputati del governo socialista di Robert Abela, dal Movimento LGBT del “Malta Gay Rights Movement”, e dall’Arcivescovo monsignor Charles Scicluna, si è scatenato in questi giorni contro il prete cattolico Davide Muscat.

    Tutto è nato dallo stupro ed uccisione di una giovane donna polacca di 29 anni nelle prime ore del 1 gennaio di quest’anno in un giardino pubblico nella città di Sliema. Un'indagine della squadra omicidi di Malta ha portato all'arresto di un uomo maltese di 20 anni, Abner George Aquilina, poco dopo che questi si era intrufolato in una chiesa durante la Messa.

    Infatti, pochi istanti dopo il ritrovamento del corpo senza vita della ragazza, Aquilina era entrato nella chiesa parrocchiale di Balluta rovesciando i banchi ed il leggio, prima di essere cacciato dai fedeli ed arrestato dalla polizia.

    Dai primi accertamenti, sembra che il presunto assassino maltese abbia alle spalle una lunga storia di abuso di stupefacenti, prostituzione con uomini e molestie sessuali su giovani donne.

    Alla questura di La Valletta, Aquilina ha pronunciato frasi deliranti dicendo di essere un "soldato di Dio" agli ordini delle "frequenze del demonio". Si è fatto persino tatuare l'immagine di un diavolo sul petto e il numero 666 sulla gamba. Tuttavia, l’interrogatorio è stato sospeso subito dopo che un medico ha indirizzato l’indiziato all’ospedale psichiatrico di Monte Carmeli.

    Lo sdegno per questo assassinio ha subito suscitato scalpore su Facebook fra i commentatori maltesi.

    Il sacerdote don Davide Muscat, conosciuto per le sue posizioni fedeli al Magistero della Chiesa, ha commentato il caso rispondendo ad un attivista LGBT. In uno dei commenti Facebook, padre Muscat ha parlato della possibilità che Abner Aquilina fosse omosessuale, bisessuale o posseduto dal diavolo e che Aquilina avesse bisogno di aiuti professionali, aggiungendo che la condizione di "omosessualità" era peggiore dell'essere posseduto.

    Un’osservazione teologicamente corretta, in quanto il primo è uno stato volontario mentre il secondo è del tutto involontario. L'altro commento è stato pubblicato sotto una foto che mostra il sospettato con indosso una maglietta colorata. Don Muscat ha commentato che sembrava appena tornato dal 'gay pride'.

    Queste dichiarazioni hanno scatenato la reazione furiosa del governo socialista, del movimento gay e perfino dell’Arcivescovo dell’isola mons. Charles Scicluna.

    Due ministri del gabinetto di governo hanno scritto al commissario di polizia e chiesto l'arresto di Muscat per aver diffuso discorsi omofobi. Lo stesso hanno fatto esponenti del movimento LGBT maltese, mentre l’arcivescovo Scicluna ha condannato il prete dicendo che discorsi simili sono del tutto inaccettabili, ordinando al sacerdote di togliere i suoi commenti dalla propria pagina Facebook.

    Mons. Scicluna ha perfino minacciato don Muscat di sospenderlo dall’esercizio del suo ministero pubblico. A questo proposito, l’Arcivescovo Scicluna è ben conosciuto per il suo orientamento liberal-progressista, ed è molto vicino alle organizzazioni omosessuali maltesi, le quali lo considerano un loro grande amico.

    Secondo il giornale Times of Malta del 7 gennaio, la polizia di stato ha portato padre Muscat in commissariato e ha deciso di procedere con l’accusa. Il prossimo 28 gennaio, Muscat verrà accusato di aver violato l'articolo 82A del codice penale, quest’ ultimo modificato lo scorso anno, in cui si afferma che "chiunque usa parole o comportamenti minacciosi, offensivi [...] nei confronti di un'altra persona o gruppo per motivi di genere, identità di genere, orientamento sessuale, razza, colore, lingua, origine etnica, religione o credo o opinione politica o di altro tipo o per cui è probabile che tale violenza o odio razziale o religioso, tenuto conto di tutte le circostanze, siano fomentati, su convinzione , è punito con la reclusione da sei a diciotto mesi». Sarà inoltre accusato di uso improprio di apparecchiature di comunicazione elettronica e ciò potrebbe costargli una multa fino a 23.000 euro.

    Osservatori cattolici a Malta hanno denunciato questa persecuzione del sacerdote maltese, osservando che lo scopo vero di queste azioni legali contro padre Muscat servono per installare una dittatura relativista ed anti-cattolica nell’isola.

    Altri commentatori hanno notato che le accuse di “omofobia” sono del tutto false e senza alcun fondamento. Un intelletuale cattolico maltese ha pubblicato un articolo su un blog conservatore, chiedendo perché l’Arcivescovo di Malta mostra tanta carità nei confronti di persone che rifiutano la dottrina Cattolica e, allo stesso tempo, condanna un prete fedele al Magistero della Chiesa. Sembra che, per mons. Scicluna, la carità senza alcun fondamento di verità sia più che accettabile.

     

    *Philip Beattie insegna finanza ed economia all’Università di Malta. È presidente di Pro Malta Christiana, un’associazione di laici cattolici con lo scopo principale di difendere i valori della Civiltà Cristiana a Malta.  

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  • Una crociata di preghiere pubbliche contro l'aborto in diverse città europee

     

    Un nuovo impulso si sta soffiando in tutto il mondo, portando all'azione coloro che vedono con preoccupazione la sistematica demolizione dei valori della civiltà cristiana - Photo© JG/ADC

     

    di Pita de Laia

    Per sette giorni nel mese di agosto, giovani provenienti da differenti Paesi europei hanno attraversato diverse città della Germania, dei Paesi Bassi e del Belgio per difendere i valori della civiltà cristiana e per opporsi alla risoluzione del Parlamento europeo che impone l'aborto come diritto nei trattati dell'UE.

    La "carovana" della TFP Student Action Europe ha organizzato manifestazioni nelle città di Aachen, Maastricht, Nijmegen, Amsterdam, Heemstede, Haarlem, L'Aia, Den Bosch, Breda e Gand.

    Le manifestazioni sono consistite principalmente nella recita pubblica del Rosario, in luoghi emblematici o ad alta frequentazione, per chiedere la fine del peccato pubblico di aborto. Questo non ha lasciato indifferenti i numerosi passanti, soprattutto perché le preghiere sono state alternate dal suono di cornamuse, trombe e tamburi, in una cornice illuminata dagli stendardi e dalle cappe rosso vivo dei giovani attivisti pro-life. Durante la recita del Rosario, una buona metà di questi ultimi distribuiva un volantino dal titolo: "Dopo gli Stati Uniti, ora l'Europa - Pregate e lottate per porre fine al peccato di aborto!".

    Un giovane volontario presenta le idee promosse dai membri della carovana - Photo© JG/ADC

    Il volantino forniva informazioni sullo stato attuale del dibattito intorno all’aborto dopo la risoluzione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abrogare la sentenza Roe v. Wade, indicando le seguenti intenzioni di preghiera:

    "Preghiamo per i bambini ancora nel grembo materno che rischiano di essere barbaramente uccisi prima ancora di vedere la luce e di ricevere il battesimo. Preghiamo per le madri che subiscono pressioni da parte delle famiglie e delle organizzazioni sociali per abortire la vita che portano in grembo e che, molto tempo dopo, soffrono ancora delle gravi conseguenze psicologiche e fisiologiche di questo atto fatale. Preghiamo per le madri che hanno abortito e che, dopo essersi pentite, non sanno come rimediare o sono tentate dalla disperazione. Preghiamo anche per la conversione di coloro che promuovono questo infame peccato e ne traggono vantaggio professionale e finanziario, affinché, come il dottor Bernard Nathanson o Abby Johnson, diventino attivisti pro-vita. Preghiamo per le nostre nazioni, per i loro leader e legislatori, affinché, riconoscendo l'aborto come il male più grande della storia, riaffermino nella legislazione la santità della vita umana dal concepimento alla morte naturale”.

    Un'opzione inevitabile tra due visioni inconciliabili

    Secondo i giovani attivisti, la recita pubblica del Rosario, gli slogan cantati tra una decina e l'altra e i volantini distribuiti hanno diviso il pubblico, di cui almeno la metà li ha accolti calorosamente. Ciò ha provocato sistematicamente l'incomprensione e persino l'indignazione di piccoli gruppi di attivisti LGBT e pro-aborto, che hanno fatto ricorso a insulti, lanci di uova e aggressioni fisiche come unico argomento. Ad Amsterdam, Breda e Gand, infatti, i violenti hanno addirittura buttato giù lo striscione che indicava lo scopo della manifestazione e poi hanno aggredito fisicamente i volontari, costringendo la polizia a intervenire.

    Una donna dà una vivida dimostrazione della tolleranza del movimento pro-aborto... - Photo© JG/ADC

    In queste contro-dimostrazioni, la convergenza tra attiviste femministe pro-aborto e attiviste pro-LGBT era palese. Ciò è stato particolarmente scioccante a Gand, dove un gruppo di circa 200 contro-dimostranti era già presente prima dell'arrivo dei giovani della TFP Student Action Europe (certamente avvertiti dalle autorità presso le quali la manifestazione era stata registrata in precedenza). Portavano cartelli "My body my choice" (Il mio corpo, la mia scelta) alternati a bandiere arcobaleno della lobby LGBT. La piccola folla ha applaudito e gridato quando una coppia di lesbiche che attraversava le due manifestazioni si è fermata e si è baciata a lungo sulla bocca, ma anche quando una giovane madre con in braccio un bambino si è presentata con un cartello che recitava: "Il mio corpo, la mia scelta", a significare che avrebbe potuto anche ucciderlo prima che nascesse (!).

    Un nuovo impulso controrivoluzionario

    Ogni volta che si sono verificati questi scontri, osservatori piuttosto neutrali sono rimasti scioccati dall'aggressività del gruppo pro-aborto e si sono avvicinati ai giovani della TFP Student Action Europe per esprimere la loro ammirazione per la dignità e il coraggio di continuare a recitare il Rosario, suonare la musica e cantare gli slogan come se i contro-dimostranti non esistessero. Altri, che inizialmente erano rimasti in silenzio, hanno iniziato a rispondere alle Ave Maria del Rosario, hanno applaudito alla fine di un'esibizione musicale o hanno salutato con un cenno di approvazione gli slogan cantati con i megafoni.

    La convergenza tra attiviste femministe pro-aborto e attiviste pro-LGBT è ben nota - Photo© JG/ADC

    "Le persone che sono dalla parte dei non nati sono rafforzate nelle loro convinzioni vedendo giovani attivisti pro-life che manifestano e pregano per le strade senza alcun rispetto umano", spiega uno degli organizzatori.

    Un nuovo vento sta infatti soffiando in tutto il mondo e sta portando all'azione coloro che vedono con preoccupazione la sistematica demolizione dei valori della civiltà cristiana. Non si fermerà di certo ai confini della Francia, un tempo patria delle crociate e dei principali movimenti controrivoluzionari della storia moderna.

     

    Fonte: Avenir de la Culture, 23 agosto 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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  • USA: Sconfitto un programma “woke” per distribuire libri LGBT ai bambini della scuola materna

     

     

    di Edwin Benson

    Un piano di breve durata

    Lunedì 23 maggio è apparsa la notizia che il colosso assicurativo State Farm Insurance aveva intenzione di distribuire "Libri LGBTQ" ai bambini della scuola materna. Quanta differenza può fare un giorno! Non sono passate 24 ore che State Farm ha dovuto abbandonare il piano. La reazione popolare che ha portato alla sua interruzione mostra quanto le grandi aziende "woke" (ndt, così è denominata l’ideologia di sinistra che si pretende riparatrice di ingiustizie sociali di ogni tipo) possano essere vulnerabili quando vengono seriamente affrontate. È interessante notare che State Farm non ha annunciato il programma con gli sforzi pubblicitari solitamente riservati alla beneficenza aziendale. Il pubblico è venuto a conoscenza dell'iniziativa grazie a una e-mail trapelata da Consumers' Research.

    State attenti a ciò che dite nelle e-mail!

    La fonte dell'e-mail era José Soto, "analista per la responsabilità aziendale" di State Farm. La data era il 18 gennaio 2022. Il signor Soto ha comunicato agli agenti di State Farm in Florida che l'azienda avrebbe partecipato al progetto GenderCool. "L'obiettivo del progetto consiste nell’aumentare la rappresentazione dei libri LGBTQ+ e sostenere le nostre comunità nell'avere conversazioni impegnative, importanti e responsabilizzanti con i bambini dai 5 anni in su".

    Il signor Soto ha chiesto a sei agenti della Florida di collaborare con lui per avviare il progetto. Tuttavia, aveva in mente prospettive più grandi. “A livello nazionale, circa 550 agenti e dipendenti di State Farm potranno avere l'opportunità di donare un pacchetto di 3 libri all'insegnante locale, al centro sociale e a una biblioteca di loro scelta… Oltre a donare i libri, invitiamo gli agenti a mettere in evidenza il nostro impegno per la diversità di genere sulle pagine dei loro social media".

    GenderCool: fornitori di ideologia gender

    Il "pacchetto" di tre libri costituisce la collana "GenderCool", disponibile sul sito web del progetto. I libri sono: "Un libro per bambini sull'essere transgender", "Un libro per bambini sull'essere inclusivo" e "Un libro per bambini sull'essere non binario".

    GenderCool è stato partorito dalle menti di John e Jennifer Grosshandler, genitori di quattro figli, uno dei quali "si vanta orgogliosamente di essere transgender". I due genitori hanno pensato bene di promuovere "storie positive su bambini transgender e non-binari". A parte i libri, GenderCool lavora anche con i direttori di casting per fornire attori ai registi pubblicitari, televisivi e cinematografici "impegnati a evolvere i ruoli che riflettono i giovani di oggi".

    Oltre che con State Farm, l'organizzazione GenderCool"collabora" con alcuni importanti attori della vita economica americana, tra cui Dell, Hewlett-Packard, The Gap, Intel, Nike e Allstate.

    Interpellate dal Washington Examiner, le assicurazioni State Farm hanno dichiarato che "ai partecipanti non è stato chiesto di condividere (il materiale) con le scuole", anche se la e-mail del signor Soto menzionava gli insegnanti. L'azienda ha poi insistito nel sostegno al suo programma "woke".

    "In State Farm siamo impegnati a favore della diversità e dell'inclusione; non sono solo parole, ma sono parte integrante del nostro modo di operare e di guidare la nostra organizzazione. Riconosciamo e valorizziamo la diversità di tutte le persone e sosteniamo una cultura del rispetto e dell'inclusione nelle comunità in cui viviamo e lavoriamo, oltre che nel nostro luogo di lavoro.... Accogliamo la diversità e l'inclusione perché è la cosa giusta da fare".

    L'inversione di marcia

    State Farm è una compagnia di assicurazioni mutualistica, il che significa che i suoi assicurati ne sono i proprietari. La reazione degli assicurati alla generosità di State Farm deve essere stata molto intensa, tanto che la compagnia ha cancellato il programma il giorno dopo essere stato reso pubblico.

    La National Review ha pubblicato un articolo intitolato "State Farm abbandona il programma di libri per bambini LGBTQ dopo la fuga di notizie". L'articolo cita Victor Terry, Capo dell’Ufficio Diversità dell’azienda. "Il sostegno di State Farm a un programma filantropico, GenderCool, è stato oggetto di notizie e interrogativi da parte dei clienti..... Non sosterremo più quel programma".

    Poi Terry ha fatto una curiosa dichiarazione che ha mandato la sinistra su tutte le furie: "Le conversazioni sul genere e sull'identità dovrebbero avvenire a casa con i genitori".

    Lacrime a sinistra

    In effetti, ci sono stati pianto e stridore di denti. La pubblicazione pro-omosessuali The Advocate ha iniziato un suo articolo così: "Dopo le reazioni della destra, State Farm Insurance ha interrotto i rapporti con un progetto favorevole all'accettazione dei giovani LGBTQ+". La pubblicazione chiede poi alla State Farm una dichiarazione e ha pubblicato la sua risposta.

    "Continueremo a studiare come sostenere i nostri collaboratori e le organizzazioni che si allineano al nostro impegno per la diversità e l'inclusione, compresa la comunità LGBTQ+".

    Ma The Advocate non ne è rimasto soddisfatto. "Non è chiaro cosa intenda con ciò l’azienda". L'ultra-sinistrorso HuffPost va oltre e vede un collegamento tra la decisione di State Farm e la recente legge della Florida, erroneamente etichettata come "Don't say gay" (ndt, non dire gay).

    "Il direttore esecutivo di Consumers Research, Will Hild, ha accusato lunedì la State Farm di tentare d’indottrinare bambini fornendo libri di tematiche inclusive LGBTQ ai giovani studenti della Florida, dove è stata recentemente firmata la cosiddetta legge 'Don't Say Gay'".

    L'HuffPost ha inoltre fatto un collegamento con quanti si oppongono all'imposizione nelle scuole americane della Teoria Critica della Razza (ndt, programma ideologico che biasima i bianchi e la cultura europea di avere discriminato storicamente altre realtà presenti in America): "Stati conservatori come lo Utah, l'Oklahoma, il Texas e la Louisiana hanno introdotto o firmato leggi che vietano l'insegnamento della Teoria Critica della Razza, un programma accademico che i conservatori hanno erroneamente sostenuto essere imposto ai bambini nelle scuole pubbliche".

    Una gigantesca dose di dissenso

    L'intera situazione è imbarazzante per la compagnia assicurativa, che ha perso molta credibilità su entrambi gli schieramenti ideologici. La destra si sente tradita perché l’adesione al programma è stata fatta senza informare gli assicurati. La sinistra, come si sa, non potrà mai perdonare chi si allontana dalla sua agenda "woke".

    State Farm sottoscrive oltre ottanta milioni di polizze per i clienti, molti dei quali sono conservatori. Basta vedere gli innumerevoli spot televisivi per capire che questi clienti hanno molte altre opzioni alternative. E sono molte le compagnie pronte a sottoscrivere polizze per coloro che sono rimasti sconcertati dall'attivismo sociale di State Farm.

    Tony Perkins, del Family Research Council, usa un'analogia semplice per descrivere la situazione in cui si ritrova State Farm: "C'è un vecchio detto che dice che le uniche cose che si trovano in mezzo all'autostrada sono le strisce gialle e le carcasse delle macchine tamponate. State Farm se ne sta accorgendo, a soli quattro giorni dall'inizio di un disastro di pubbliche relazioni che essa stessa ha causato". E prosegue Perkins: "Con grande sorpresa, gli americani non hanno reagito bene quando la compagnia assicurativa è stata sorpresa a distribuire libri transgender a bambini di cinque anni. Ma invece di fare marcia indietro quando ha toccato il fuoco dei fornelli, State Farm è rimasta scottata da un altro errore: credere di poter accontentare entrambe le parti".

    Purtroppo State Farm non biasima la sua alleanza con GenderCool, ma solo la reazione dell'opinione pubblica. Ecco un esempio del perché è così importante impegnarsi nella guerra culturale. Le aziende si ritirano quando sono messe all'angolo. I clienti stanno dando a State Farm la stessa lezione che lo Stato della Florida ha dato a Disney: c'è un prezzo pesante da pagare quando le aziende si spostano sul lato “woke” della strada.

     

    Fonte: Return to Order, giugno 2022.  Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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