Loreto

  • La Santa Casa di Loreto. Il maggiore santuario mariano della cristianità

     

     

    di Javier Navascués

    Federico Catani è giornalista e laureato in scienze politiche e scienze religiose. Membro della TFP, ha pubblicato un altro libro insieme a Florian Kolfhaus: Il Cuore che non ha mai smesso di battere, difendendo la tesi che la Madonna non sarebbe morta. In questa intervista ci racconta il suo libro Il miracolo della Santa Casa di Loreto(Edizioni Luci sull’Est).

     

    Perché un libro sulla casa di Loreto, secondo la tradizione la casa della Beata Vergine?

    Quello di Loreto è stato per secoli il santuario mariano più importante della Cristianità. Negli ultimi tempi purtroppo è caduto un po’ nel dimenticatoio, con una riduzione notevole del numero di pellegrini. Ho pensato pertanto di scrivere questo libro perché la Santa Casa di Loreto è la casa della Madonna, ovvero di nostra Madre, e dunque è anche un po’ casa di tutti noi, suoi figli. Lì infatti è iniziata la nostra redenzione: l’Incarnazione del Verbo.

    E proprio perché casa nostra, è quanto mai doveroso difenderne l’autenticità e soprattutto la verità storica della sua miracolosa Traslazione, negata da oltre trent’anni proprio da quanti dovrebbero invece custodirne la memoria.

    Il libro è stato pensato come una guida per il pellegrino e dunque offre una visione generale, dal racconto e dimostrazione delle Traslazioni miracolose della Santa Casa (sono state cinque tra il 1291 e il 1296), ai miracoli avvenuti tra quelle pareti, sino alle vicende dei santi e dei grandi della storia che vi si sono recati e altro ancora.

     

    Una casa che non ha fondamenta che attira l’attenzione...

    Ebbene sì, proprio questa è una delle caratteristiche più sorprendenti della Casa Santa. Consiste di tre pareti (la quarta era in realtà una grotta, che si trova ancora a Nazareth) che non hanno fondamenta. Tanto che gli abitanti del luogo, temendo che non potesse sostenersi, vi costruirono intorno un muro, ma miracolosamente, come attestano le cronache, questo si staccò dalle pareti, come a voler testimoniare con una prova ulteriore il “miracolo vivente” della dimora della Vergine.

     

    Perché possiamo affermare con certezza che è proprio la casa della Vergine?

    Innanzitutto le pietre della Santa Casa provengono dalla Palestina e risalgono al tempo della Sacra Famiglia. In secondo luogo, le misure delle tre pareti e lo spessore dei muri coincidono con le fondamenta della casa di Nazareth. Non possiamo quindi dimenticare tutti i miracoli, fisici e spirituali, avvenuti nella Santa Casa di Loreto, a testimonianza che questa non era solo una casa in più tra le altre. In diverse rivelazioni private la Vergine stessa ha affermato che questa è la casa dove fu concepita, nacque e ricevette l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele, concependo Gesù nel suo grembo.

     

    Potrebbe descrivere com'è la casa e in che condizioni è conservata?

    Come ho già accennato, la casa è costituita da tre mura, rimaste sostanzialmente intatte nel corso dei secoli, nonostante alcune modifiche, come l'apertura delle due porte voluta da papa Clemente VII per facilitare il flusso dei fedeli e la chiusura dell'unica porta originale. Degno di nota è anche l'altare che si trova all'interno della Santa Casa, noto come Altare degli Apostoli. Secondo la tradizione si tratta dell'altare che gli Apostoli fecero costruire nella Santa Casa di Nazareth e dove san Pietro celebrò la prima messa.

     

    La casa fu traslata dagli angeli. Possiamo provarlo?

    Nel corso dei secoli i grandi nemici della Santa Casa e delle sue miracolose Traslazioni sono stati prima i protestanti, poi gli illuministi e infine i modernisti. Oggi purtroppo – e questo la dice lunga sulla crisi della Chiesa che stiamo vivendo – sono le stesse autorità ecclesiastiche a minimizzare o negare il tutto, tanto che ormai è opinione comune tra i fedeli che la Santa Casa sia stata smontata pietra su pietra e portata via mare a Loreto. Ma non vi è nessuna prova storica che lo dimostri. Nessuna! Oltretutto, se così fosse, non si spiega per quale motivo la Madonna di Loreto sia stata proclamata patrona degli aviatori il 24 marzo 1920 e perché mai nel 2020, a cento anni di distanza, sia stato indetto un Giubileo per ricordare tale provvedimento di papa Benedetto XV…

    Probabilmente, quanti minimizzano o negano il miracolo pensano di rendere il tutto più accettabile dai fedeli. Oppure lo fanno perché semplicemente non hanno più fede. Infatti, se crediamo che Dio ha creato l’universo e si è fatto uomo (proprio nella Santa Casa) e che si rende presente nell’Eucaristia, perché mai dovremmo avere difficoltà a credere che possa spostare delle pareti? Girando un po’ per presentare il libro mi rendo conto che la gente ha sete di soprannaturale, vuole i miracoli e non sa che farsene di una pseudo-religione meramente umanitaria. I nostri pastori se ne rendono conto? Oppure scientemente stanno lavorando per distruggere il Cattolicesimo?

    In realtà, ci vuole molta più fede per credere al trasporto umano piuttosto che nel miracolo, avvalorato da Papi, santi e innumerevoli prove storico-scientifiche.

    In estrema sintesi, basti pensare che la malta che tiene unite le pietre della Casa di Maria presenta caratteristiche chimiche particolari risalenti alla Palestina dell’epoca di Gesù. Gli scavi archeologici hanno confermato poi che l’edificio risulta posato sulla nuda terra, senza fondamenta e nel bel mezzo di una pubblica strada, dove ovviamente all’epoca dei fatti era vietato costruire. Addirittura una parte sporge sul vuoto di un fosso e un cespuglio spinoso, che si trovava sul bordo della strada nel momento in cui la Casa si posò, vi rimase imprigionato.

    L'architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905) dichiarò, ad esempio, di aver verificato che "la Santa Casa sta parte appoggiata sopra l'estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo". Ha anche detto che senza entrare in questioni storiche o religiose, si doveva ammettere che la Santa Casa non poteva essere costruita, così com'è, nel luogo in cui si trova. Un altro illustre architetto, Federico Mannucci (1848-1935), nella sua Relazione del 1923, scriveva che è "assurdo solo pensare" che possa essere stata trasportata "con mezzi meccanici". E aggiungeva che “è sorprendente e straordinario il fatto che l'edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri”.

     

    La Chiesa non ha dubbi, cosa hanno detto i papi e i santi?

    Tutti i Papi, a cominciare da Niccolò IV, hanno ufficialmente riconosciuto l'autenticità della Santa Casa e delle sue miracolose Traslazioni, al punto da stabilire la festa liturgica del 10 dicembre, data dell'arrivo delle tre sante pareti in Italia. Questa festa, oggi nota come Festa della Madonna di Loreto, è sempre stata tradizionalmente chiamata Festa della Traslazione Santa Casa nei libri liturgici. Tra i documenti pontifici, particolarmente significativa è la bolla Inter Omnia del 26 agosto 1852, nella quale papa Pio IX dà per provata che “a Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia [nell'attuale Croazia] e poi in Italia."

    E tra gli innumerevoli santi che si recarono in pellegrinaggio a Loreto, voglio ricordare in particolare che fu tra le sante mura della Santa Casa che San Luigi Maria Grignion de Montfort ebbe l’ispirazione per scrivere il suo Trattato della Vera Devozione a Maria: e infatti, quale luogo più adatto per scegliere di vivere la schiavitù d’amore alla Madonna? Non è un caso che il grande santo francese raccomandasse agli schiavi di Maria di celebrare con particolare solennità il 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Infatti, come Gesù, incarnandosi nel grembo di Maria, si è reso a Lei completamente dipendente, così anche chi vive la consacrazione predicata dal Montfort si dona totalmente alla Madre di Dio.

     

    Perché Loreto fu un baluardo della cristianità contro l'islam?

    Oggi a causa della dittatura del politicamente corretto non se ne parla, ma il santuario di Loreto ha avuto un ruolo essenziale nella difesa della Cristianità contro l’aggressione islamica. Le battaglie di Lepanto e Vienna sono state vinte grazie all’intercessione della Madonna invocata nella sua Santa Casa, come spiego nel libro. Prendo solo l’esempio di Lepanto. Marcantonio Colonna, comandante della flotta pontificia, si recò a Loreto prima della battaglia, lasciò sua moglie a pregare nel santuario durante lo scontro navale e vi tornò poi a ringraziare la Madre di Dio per la vittoria. Non solo. I prigionieri cristiani liberati dalla schiavitù turca donarono al santuario le loro catene, che vennero fuse e utilizzate per costruire cancelli e balaustre delle cappelle laterali della basilica.

    Ma non finisce qui. La Provvidenza ha infatti disposto che i difensori del papato e della Chiesa contro il “nuovo turco” del liberalismo e dell’agnosticismo offrissero la loro vita sotto lo sguardo amorevole della Madonna di Loreto, il 18 settembre 1860, nella battaglia di Castelfidardo. I soldati pontifici si avviarono alla battaglia con in testa una delle bandiere sottratte ai Turchi a Lepanto, prelevata dal tesoro del santuario, dove era stata collocata da Marcantonio Colonna.

     

    Quali grandi personaggi si sono recati in pellegrinaggio in questo luogo santo?

    Sono innumerevoli, tra imperatori, sovrani e principi, ma è probabilmente interessante per il pubblico spagnolo riferirsi a due in particolare: Cristoforo Colombo e Don Giovanni d'Austria.

    Cristoforo Colombo conosceva molto bene il santuario e non è escluso che vi si fosse recato da giovane marinaio, attraversando l'Adriatico tra il 1465 e il 1475. Sembra che, il 13 febbraio 1493, quando Colombo tornò in Spagna dallo storico viaggio che portò alla scoperta del nuovo continente americano, la sua flotta fu investita da una violenta tempesta. Il mare, fece notare Colombo, divenne così minaccioso che le onde, mentre si alzavano, sembravano inseguire le due navi superstiti, la “Niña” e la “Pinta”. Le onde si fecero spaventose. La "Pinta" rimase in balia del vento, scomparve alla vista e deviò dalla sua rotta. Di fronte al pericolo, Colombo e i suoi marinai si affidarono all'intercessione della Madonna, alla quale fecero tre promesse collettive. Poi, misero in un cappello tanti ceci quanti erano i marinai della “Niña”. Di tutti i ceci, tre erano segnati con una croce e chi li avesse estratti avrebbe dovuto recarsi in pellegrinaggio ai tre santuari mariani. Nella prima e nella terza estrazione, il cece segnato fu estratto dallo stesso Colombo, che promise di andare al santuario spagnolo di Santa María de Guadalupe, in Estremadura e a quello di Santa Clara a Moguer. Il secondo cece fu estratto da un marinaio, Pedro de Villa, al quale Colombo promise il denaro per le spese del viaggio "a Santa Maria di Loreto, che si trova nella Marca di Ancona, nello Stato del Papa, che è la Casa dove la Santissima Vergine ha fatto e fa ancora molti e grandi miracoli”. Dopo aver espresso i tre voti, la tempesta si placò gradualmente e l'equipaggio riuscì finalmente a sbarcare sulla costa spagnola. Il pittore Cesare Maccari ha rappresentato l'adempimento del voto fatto da Cristoforo Colombo sulla cupola della Basilica di Loreto.

    Nel 1576 Don Juan de Austria arrivò a Loreto per adempiere alla promessa che aveva fatto alla Madonna cinque anni prima, quando si era recato alla battaglia di Lepanto. Il ritardo nell'adempimento della sua promessa era dovuto al fatto che aveva dovuto affrontare questioni politiche e militari urgenti. In pieno inverno e a cavallo, arrivò a Loreto da Napoli. Non appena Don Giovanni d'Austria vide il Santuario, si fermò, si inchinò e si scoprì il capo in segno di riverenza. “Poiché alla benedetta Cella pervenne – racconta il padre Arenio d’Ascoli –, fatta una generale confessione, alla Madonna grazie infinite rendette; né di ciò appagato, aggiunse allora al voto adempiuto un ricco dono di danari. Come ebbe soddisfatto al voto ed alla pietà, a Napoli ritornò, seco portando un gran desiderio di quella amabilissima Signora di Loreto”.

     

    Quali sono i principi non negoziabili a cui allude nell'appendice del libro?

    Quello di Loreto dovrebbe essere il santuario per eccellenza dei princìpi non negoziabili. Nella Santa Casa è stata concepita ed è nata la Madonna ed è stato concepito anche Gesù (difesa del diritto alla vita sin dal concepimento). Tra quelle pareti probabilmente è morto San Giuseppe, tra le braccia di Gesù e Maria (difesa della vita sino al suo termine naturale). Infine, lì Gesù è cresciuto ed è stato educato dai suoi genitori (diritto dei genitori di educare i figli in base ai principi in cui credono). Se i nostri vescovi avessero un po’ di interesse e di coraggio, dovrebbero promuovere pubbliche preghiere e incontri annuali a Loreto proprio sulla difesa di questi princìpi.

     

    Perché raccomanderebbe di recarsi in pellegrinaggio in questo luogo santo e quali frutti spirituali hai ottenuto lì?

    Il professor Plinio Corrêa de Oliveira spiegava che a muovere la Rivoluzione sono principalmente l’orgoglio e la sensualità: “Se non fosse per l’orgoglio e la sensualità – scriveva – la Rivoluzione come movimento organizzato nel mondo intero non esisterebbe, non sarebbe possibile”. Sulla base di questa considerazione viene allora da pensare che nessun luogo al mondo è più ostile alla Rivoluzione – e dunque più conforme alla Controrivoluzione – della Santa Casa di Loreto, poiché in nessun altro ambiente hanno regnato l’umiltà e la purezza più perfette. Tra quelle sacre pareti, infatti, Gesù si è sottomesso totalmente a Maria e Giuseppe; la Madonna è stata concepita immacolata, è rimasta perpetuamente vergine e con somma umiltà ha accettato i disegni divini; san Giuseppe è stato il castissimo sposo di Maria.

    Nella Santa Casa di Loreto ha avuto inizio la Redenzione del genere umano tramite l’Incarnazione del Verbo. In mezzo a quelle mura, l’Eterno è entrato nel tempo, Dio si è fatto uomo grazie al consenso pronunciato dalla Vergine Santissima. Tutto ciò rende ancora più chiaro il motivo per cui quel luogo benedetto può essere considerato il centro propulsivo della Contro-Rivoluzione. In effetti, se la prima Rivoluzione è stata quella di Lucifero e degli angeli ribelli che, accecati di orgoglio, hanno gridato a Dio il loro Non serviam, nella Santa Casa, invece, una creatura immacolata ha iniziato a schiacciare la testa del demonio con il suo umile e convinto “Fiat”. Il dottor Plinio definiva la Rivoluzione con i due aggettivi di gnostica ed egualitaria. Ebbene, ciò che lo gnosticismo di tutti i tempi rifiuta è proprio l’Incarnazione. Gli gnostici non possono concepire un Dio che si abbassa ad essere umano, che si umilia assumendo una carne ed un corpo mortali. Oltretutto, secondo vari Padri della Chiesa, Lucifero si ribellò proprio quando gli fu preannunciato che avrebbe dovuto adorare Dio fattosi uomo. Per superbia, gli angeli ribelli non vollero accettare l’unione ipostatica del Verbo con la natura umana, di per sé inferiore a quella angelica. A maggior ragione non potevano accettare che una donna, Maria Santissima, umile creatura, fosse il mezzo attraverso cui questa unione si realizzasse. Di fatto, al centro del pensiero gnostico sta l’idea prometeica dell’uomo che si ribella all’ordine della creazione e che, in ultima istanza, si fa Dio. Ma se Cristo è Dio che si fa uomo, allora l’uomo che si fa Dio è l’Anti-Cristo. Ecco quindi delineato lo scontro tra i due stendardi, quello di Cristo e quello di Satana; in definitiva, lo scontro tra la Rivoluzione e la Controrivoluzione.

     

    Come si può acquistare il libro?

    Può essere ordinato sul sito dell’associazione Luci sull’Est alla pagina https://www.lucisullest.it/materiali-libro-loreto// 

     

    Fonte: Infocatolica, 3 Dicembre 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Loreto e Lepanto: un intimo legame

    Un filo d’oro lega il Santuario della Madonna di Loreto alla battaglia di Lepanto. Papa S. Pio V aveva, infatti, messo l’impresa proprio sotto la protezione della Vergine di Loreto. Don Giovanni d’Austria, Marcantonio Colonna, e poi gli schiavi cristiani liberati durante la battaglia, si recarono al Santuario per ringraziare la Madonna per la brillante vittoria. In questo modo Loreto confermò la sua vocazione di baluardo della Cristianità contro l’islam.

     

     

    di Federico Catani

     

    Il santuario della Santa Casa di Loreto ha svolto un ruolo essenziale nella secolare lotta della Cristianità contro l’aggressione islamica. Di fronte agli attacchi del mondo musulmano, la Vergine Lauretana è stata invocata a protezione del Papato, della Chiesa Cattolica e, in generale, dell’identità cristiana europea. Tra i tanti esempi che si potrebbero fare per dare un’idea dell’importanza di Loreto, basti considerare la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571).

    L’intervento della Madonna di Loreto

    Come scrive padre Arsenio d’Ascoli nel suo I Papi e la Santa Casa (1969), «San Pio V aveva messo sotto la protezione della Vergine di Loreto l’esito della grande battaglia che le Nazioni cristiane combattevano contro i Turchi, che stavano facendo per mare gli ultimi sforzi per aprirsi un varco nel Mediterraneo Occidentale e colpire al cuore la Chiesa Cattolica. Il Santo Pontefice aveva ordinato preghiere continue nella Santa Casa di Loreto, per tutto il periodo dell’ultima grande crociata».

    Come è noto, per ottenere la vittoria il santo Pontefice si affidò alla Madonna e al Rosario, percorrendo in processione a piedi nudi le strade di Roma e invocando la misericordia e l’aiuto di Dio. Ma non si fermò alla sola preghiera. Si attivò infatti per promuovere un’alleanza militare degli Stati cattolici europei, la Lega Cristiana, sottoscritta il 25 maggio 1571. Ed è alla Santa Casa, dove si era recato nel 1566, che il papa rivolse il suo pensiero. «Perciò il Papa veramente pio, diedesi con private e pubbliche orazioni a conciliarsi il grande Iddio e principalmente ordinò che nella santissima Cella di Loreto continuamente si porgessero caldi prieghi alla Madonna ch’Ella si degnasse di prestar il favore suo ai Cristiani, nel maggior pericolo e bisogno. Né vana fu la speranza del Pontefice Pio e delle altre pie persone» (cf. Martorelli, Teatro istorico della Santa Casa Nazarena della B. Vergine Maria e sua ammirabile Traslazione in Loreto, vol. I, p.531).

    Va notato che, prima della battaglia di Lepanto, il comandante della flotta pontificia Marcantonio Colonna si recò nella Santa Casa con la sposa, Donna Felice Orsini, per mettere nelle mani di Maria la sorte della guerra. Mentre partiva per l’Oriente, la moglie restò a Loreto insieme ad altre nobildonne a pregare per lo sposo e per la vittoria, passando giorni e notti tra le sante pareti.

    Le cronache narrano che la sera della battaglia, il 7 ottobre 1571, improvvisamente, quasi mosso da un impulso irresistibile, San Pio V si alzò dal suo tavolo di lavoro e si accostò a una finestra fissando lo sguardo verso l’oriente, quasi estatico; poi, tutto gioioso, esclamò che era il momento di rendere grazie a Dio per la vittoria ottenuta dalla flotta cristiana sui Turchi.

    Il ringraziamento per la vittoria

    La festa della Madonna del Rosario, istituita da Pio V e fissata per il 7 ottobre, è quindi intimamente legata a Loreto, perché fu principalmente in questo santuario, all’epoca il più importante della Cristianità, che si pregò per il buon esito dello scontro navale. E fu dopo Lepanto che l’invocazione Auxilium Christianorum venne aggiunta alle Litanie Lauretane. Non solo. Come ricordo e come riconoscenza, nei medaglioni degli Agnus Dei Pio V fece porre l’immagine di Loreto con sopra le magnifiche parole Vera Domus florida quae fuit in Nazareth. E sotto dispose che si scrivesse: Sub tuum praesidium per far comprendere a tutti a chi era da attribuirsi il merito della vittoria, ovvero alla Madonna. Inoltre donò al santuario una pianeta e un pallio.

    Roma preparò un ingresso trionfale al condottiero dell’armata papale, ma Marcantonio Colonna, riconoscendo che il merito della vittoria non era suo, bensì della Virgo Lauretana, posticipò il ritorno alla capitale e si recò prima a Loreto a ringraziare la Madonna. Tutta l’armata papale approdò a Porto Recanati. Il comandante, gli ufficiali e i cristiani liberati dai Turchi, a piedi, con il capo scoperto, cantando inni di gioia e di ringraziamento, salirono al colle lauretano.

    Nell’inverno del 1576 andò a Loreto a cavallo, partendo da Napoli, anche Don Giovanni d’Austria, il grande eroe di Lepanto, leader della Lega Cristiana. Egli sciolse così il voto fatto cinque anni prima alla Madonna, quando partì per la battaglia. Fino ad allora ne era stato sempre impedito da altri affari politici e militari. Appena vide da lontano il Santuario, si fermò, s’inchinò e si scoprì il capo in segno di riverenza. «Poiché alla benedetta Cella pervenne, fatta una generale confessione, alla Madonna grazie infinite rendette; né di ciò appagato, aggiunse allora al voto già adempiuto un ricco dono di danari. Come ebbe soddisfatto al voto ed alla pietà, a Napoli ritornò, seco portando un gran desiderio di quella amabilissima Signora di Loreto» (Martorelli, vol. I, pp.433-434).

    Circa 40.000 erano i rematori dell’armata turca a Lepanto. Molti erano cristiani e, come raccontano gli storici, «è assai noto che nella medesima giornata [della battaglia di Lepanto ndr], prima che al fatto si desse principio, gli schiavi cristiani dai Turchi posti alle catene per vogare, si votarono a Santa Maria di Loreto per la libertà loro» (Martorelli, vol. I, p.431). In 15.000 furono liberati nella grande battaglia e riportati in Europa sulle navi cristiane. Tutti poi, o in gruppo o individualmente, vollero venire a Loreto a sciogliere il loro voto. «E vollero che quivi restasse di tanto celeste beneficio qualche memoria: lasciarono alla loro Liberatrice le catene che ai remi gli tenevano legati» (Martorelli, vol. I, 431). Tali catene servirono per fabbricare le cancellate dei dodici altari della navata centrale della Basilica, dove rimasero per quasi due secoli. Infine, «essendosi poste alle dette Cappelle li balaustri di marmo, furono levati quei cancelli, e quel ferro commisto indistintamente con altro fu impiegato in occorrenze di varie fabbriche spettanti all’istesso Santuario» (Martorelli, vol. II, p.134). Oltre alle suddette cancellate, le catene fuse servirono per la costruzione dei quattro cancelli della Santa Casa che ancora si conservano al loro posto per ricordo. Mentre con le grandi lance fu fatto un recinto alla fontana del Maderno e con le frecce una caratteristica cancellata a una Cappella della Basilica. Tuttavia alla fine vennero tutti asportati, perché corrosi dalla ruggine e soprattutto perché un’altra linea artistica s’imponeva nelle cappelle.

    «Fu davvero simpatico – scrive padre Arsenio d’Ascoli – il gesto di questi schiavi che vollero donare le loro catene alla loro Liberatrice come segno di riconoscenza e di amore. I quattro cancelli della Santa Casa, anche se semplici e rozzi, stanno lì a cantare le glorie e le vittorie della Vergine e a ricordare a tutti coloro che sono schiavi delle passioni a spezzare le loro catene ai piedi di Maria e a risollevarsi liberi e puri».

     

    Fonte: Rivista Tradizione Famiglia Prorpietà.. Anno 29, n. 91 - Ottobre 2021

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