Rivoluzione

  • Capo della Casa imperiale del Brasile si auspica un ritorno all’ordine sotto Maria Regina

     

     

    Del principe Bertrand di Orleans-Braganza (25 novembre 2022)*

    Nel suo autoritratto filosofico, il professor Plinio Corrêa de Oliveira mostra come le dottrine religiose e filosofiche plasmino la direzione della storia giacché tutte le persone sono dotate di un'anima razionale e libera. Le persone agiscono in base a concezioni sull'universo, su loro stesse e sulla vita. Le dottrine religiose e filosofiche sono quindi i fattori più dinamici che producono le grandi trasformazioni.

    Le intuizioni del Prof. Corrêa de Oliviera basate sulla religione spiegano perché la sua vita di studio, azione e preghiera sia stata così efficace. Nel suo libro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, egli ha esaminato e previsto la Rivoluzione che ora stiamo affrontando. Mentre la Rivoluzione è una crisi universale che mira a distruggere gli ultimi resti della civiltà cristiana, egli ci convocava alla Contro-Rivoluzione e, grazie alla sua certezza della vittoria finale, noi osiamo continuare a lottare per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, come la Madonna ha previsto a Fatima.

    Nel nostro mondo in rapida evoluzione ma tuttavia decadente, la Rivoluzione non è riuscita a mantenere ciò che prometteva. Aveva promesso grande prosperità, salute smagliante e piaceri infiniti. Quei tempi stanno svanendo nel passato. Ora ci offre recessione, guerra, epidemie, satanismo e frustrazione.

    Le Società per la Difesa della Tradizione, della Famiglia e della Proprietà (TFP) non sono le uniche a dirlo. I rivoluzionari, che un tempo presentavano il mondo come una grande e splendente nave da crociera, ora stanno svendendo quella nave come rottame. Un numero sempre maggiore di persone viene scioccato dalla realtà della crisi, soffrono e si lamentano degli effetti della loro frenetica intemperanza. Possiamo quindi dire che la Rivoluzione è fallita.

    Quando dico che la Rivoluzione è fallita, non dico che la Contro-Rivoluzione abbia già trionfato. La Rivoluzione controlla ancora tutto: governi, istituzioni, cultura e, purtroppo, anche strutture della Chiesa. Tutti noi conosciamo e percepiamo questa realtà, poiché la Rivoluzione controlla ancora le cose intorno a noi e ci perseguita.

    Tuttavia, la Rivoluzione ha fallito perché non ha catturato i cuori e le anime di tutti, che è la cosa più importante. Gli attivisti rivoluzionari hanno perso l'entusiasmo e la focosità che avevano in passato. Di conseguenza, le nostre istituzioni stanno cadendo a pezzi, le posizioni si polarizzano e nulla sembra fare senso. Possiamo quindi dire che la Rivoluzione è fallita.

    Il prof. Plinio Correa de Oliveira asseriva che quando la Rivoluzione perde il suo dinamismo, si trova nel suo punto più vulnerabile. Come una bicicletta che ha bisogno di un minimo di velocità per rimanere in piedi, la Rivoluzione non può permettersi di fermarsi o rallentare.

    Uno dei motivi per cui la Rivoluzione è in difficoltà è che la Controrivoluzione ha rallentato la Rivoluzione e l'ha privata del suo dinamismo. Quando ciò accade, le cose possono precipitare.

    Abbiamo assistito a reazioni eccellenti nella guerra culturale, culminate quest'anno con il drammatico rovesciamento della sentenza Roe versus Wade. Le persone stanno reagendo in tutti i modi, spesso per disperazione e senza un orientamento controrivoluzionario.

    Di conseguenza, ci sono proposte incomplete e false di coloro che fraintendono la lotta e non sempre affrontano la causa della nostra crisi. Le loro false soluzioni saranno sempre frustranti perché non portano le cose alle loro conseguenze finali.

    Comunque sia, ci troviamo in una situazione drammatica e disperata composta da tre elementi principali:

         - Una Rivoluzione che vacilla, ma che sta perdendo il suo dinamismo.

         - Una crescente e coraggiosa reazione conservatrice che spesso non sa dove andare.

       - Un piccolo ma crescente residuo di controrivoluzionari decisi a resistere e a combattere fino alla fine, fino al trionfo della Madonna.

    Dobbiamo cercare di far parte di questo terzo gruppo. Ecco chi siamo! Siamo coloro che resistono contro ogni previsione. Siamo coloro che affrontano una situazione impossibile con coraggio, calma e fiducia.

    Situazioni impossibili come la nostra non sono rare nella storia della Chiesa.

    Come asserisce il prof. Plinio in Rivoluzione e Controrivoluzione, parafrasando Cicerone, la Chiesa può proclamare con fierezza a un mondo tempestoso: "Ho già visto altri venti, ho già superato molte tempeste".

    Per la Chiesa, le situazioni impossibili non sono nulla. Ha superato tutto e trae le soluzioni dal tesoro dei suoi insegnamenti. Ella attira eroi e santi che amano l'eccellente e il sublime.

    Le situazioni impossibili richiedono soluzioni straordinarie. Dalle intuizioni del prof. Plinio dobbiamo concludere che non possiamo agire in modo ordinario. Dobbiamo pensare in termini straordinari. Quando una situazione sembra disperata, sappiamo che è l'ora della Provvidenza per agire. Dio riduce tutto a un nonnulla perché rimanga chiaro che è Lui l'autore della vittoria.

    Cosa propone un programma di ritorno all'ordine per questo mondo disperato? Propone niente di meno che la cristianità in tutto il suo splendore e la sua gloria. Vogliamo vedere la Chiesa restituita al posto che le spetta. Vogliamo vedere la Madonna intronizzata come Regina.

    Non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle difficoltà. Dobbiamo invece essere gioiosi di essere stati scelti come persone rappresentative per partecipare a questa lotta contro la Rivoluzione al fine di servire una causa così grande e una Regina così magnifica.

    Soprattutto, possiamo contare sugli angeli per livellare il campo di battaglia e permetterci di opporci a tutto ciò che la Rivoluzione potrà lanciare contro di noi. Quanto finora realizzato era contro ogni aspettativa. Con l'aiuto della Madonna, faremo molto, molto di più.

    Ricordiamo tre cose che ci aiuteranno a continuare la nostra battaglia pacifica e legale per una civiltà cristiana. In primo luogo, non dimentichiamo mai che siamo di fronte a una Rivoluzione fallita che non è riuscita a conquistare il cuore e l'anima del popolo. Non dobbiamo mai smettere di lottare contro di essa.

    In secondo luogo, ricordiamoci che sono sorte reazioni che si manifestano in molti modi. Si tratta di reazioni importanti che hanno bisogno di una direzione e di una causa. Hanno bisogno di una Regina da servire.

    Infine, dobbiamo costituire un anello di congiunzione per aiutare all’arruolamento di coloro che reagiscono, in modo che possano servire questa causa e questa Regina.

    La storia dipende dal ruolo che ciascuno di noi assume. In Francia si dice che "o facciamo la storia o la subiamo". O ci impegniamo nella battaglia o ne subiamo le conseguenze, sia in questa vita che nell’altra.

    Seguiamo l'esempio del prof. Plinio Corrêa de Oliveira che, di fronte all'onnipotenza della Rivoluzione, si è sempre rivolto alla Madonna con grande fiducia. Ella può vincere tutti i nemici e può trasformare le situazioni più disperate in vittoria. Ella trasformerà il nostro attuale caos nel trionfo del suo Cuore Immacolato, come promesso a Fatima!

    *L'articolo qui sopra è stato adattato dal discorso finale tenuto in inglese dal Principe Bertrand di Orleans-Braganza durante la Conferenza Nazionale 2022 della TFP americana il 30 ottobre. Il Principe Bertrand è il capo della Casa Imperiale del Brasile, un discendente diretto dei re San Luigi IX di Francia e Ferdinando III di Castiglia, emblemi dello splendore della Cristianità medievale.

     

    Fonte: Tfp.org, 25 Novembre 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Cinque lezioni cruciali da imparare dal frastuono causato dalla vicenda Roe v. Wade

     

     

    di John Horvat

    La sentenza Roe versus Wade è morta.

    La decisione di abrogarla rappresenta molto di più della fine di una legge sbagliata. Cambia il dibattito morale nell'America di oggi. Il frastuono suscitato dal parere del giudice Samuel Alito, che è stato fatto trapelare e che ha preceduto l’attuale sentenza, e ora anche le drammatiche conseguenze di questa nuova decisione, contengono cinque lezioni cruciali per orientarsi nel futuro post-Roe versus Wade.

    Le lezioni sono iniziate con la fuga di notizie. La probabile intenzione di chi ha fatto trapelare il parere del giudice della Corte Suprema Alito è stata quella di preparare il terreno per una reazione furibonda. La normale pubblicazione nel mese di giugno di una decisione prima sconosciuta avrebbe limitato la capacità di mobilitazione del movimento pro-aborto. Sia il contenuto trapelato che la buona notizia dell'abrogazione della Roe versus Wadehanno conferito urgenza e passione alla causa della sinistra. La sinistra aveva bisogno di quelle settimane addizionali per fomentare l'isteria collettiva

    Nell’atto di eccitare le sue basi, il movimento pro-aborto ha rivelato il suo vero e orribile volto. Il dibattito non è più su una campagna in nome della salute delle donne come quella accuratamente messa in scena e controllata dagli operatori di Planned Parenthood1. Ormai, l'isteria collettiva dei radicali non nasconde più nulla e permette di vedere ciò che unisce e definisce il movimento pro-aborto, rendendo molto più palese che l'aborto procurato ha generato due correnti, due mentalità e, sì, due Americhe.

    Dall'isteria causata dall’abrogazione della Roe versus Wade possiamo trarre cinque lezioni.

    • L'aborto è un dibattito su un concetto sbagliato di libertà. La prima lezione è che la finzione della salute delle donne non è più l’argomento principale di discussione a favore dell'aborto. Gli isterici hanno parlato e hanno presentato la questione come la libertà di fare ciò che si vuole, senza badare alle conseguenze o agli ostacoli umani, anche se ciò significa uccidere degli esseri umani innocenti. I radicali pro-aborto non accettano alcuna restrizione; negano la realtà sia sul piano biologico che metafisico.
    • L'aborto è fattore di unione di tutte le forme di impurità e di tutte le passioni disordinate. All'isteria che ha seguito la fuga della notizia sul parere Alito si sono uniti i promotori dell'intera gamma dei temi caldi della rivoluzione sessuale. Vero, non possono essere separati. Una volta appagate le passioni sessuali disordinate, qualsiasi relazione è possibile. Così, i sostenitori dell'aborto collegano quest’ultimo all'agenda LGBTQ+ (la bandiera di quest’ultima è apparsa durante le proteste) e, correttamente, concludono che vietare l'aborto procurato minaccia “il diritto” a tutte le aberrazioni morali. In effetti, più il giudice Samuel Alito ha ribadito che non c'è alcun legame tra questi temi nel suo parere, più la sinistra ha stabilito un collegamento.
    • L'aborto è fattore di unione della sinistra politica. Purtroppo, la lotta contro l'aborto unisce più la sinistra che la destra. La sinistra non ammette compromessi su questo tema. Il Partito Democratico avrebbe tutto da guadagnare se moderasse la sua posizione sull'aborto ma, sull’argomento, preferisce abbracciare il totalitarismo e non permettere più il dissenso. Socialisti, comunisti e anarchici condividono la stessa passione per l'aborto, consapevoli che esso favorisce infine i loro obiettivi egualitari. Le loro bandiere, i loro simboli e i loro slogan hanno fatto parte delle proteste successive alla fuga di notizie riguardante il parere Alito.
    • Gli abortisti radicali seguono o infrangono la legge a seconda di quando questa li favorisca o meno. Il movimento pro-aborto ha usato Roe v. Wade contro la causa pro-vita a maniera di randello, proclamandola una "legge consolidata". Tuttavia, ora che la Roe è morta, il detto movimento prospetta di far entrare in vigore la massima marxista per cui la legalità s’identifica con qualsiasi cosa favorisca l'avanzamento della rivoluzione. Difatti, mentre gli attivisti ora cantano: "non obbediremo!", dei funzionari politici e pubblici ministeri stanno già minacciando che non applicheranno la legge nei luoghi in cui l'aborto diventerà illegale. L'isteria dopo le notizie trapelate ha spinto molti a violare la legge, protestando e minacciando i giudici della Corte Suprema persino nelle loro abitazioni private. Hanno vandalizzato centri di gravidanza e chiese. La decisione di abrogare la Roe potrebbe dare origine a una "estate di rabbia" in cui i manifestanti si ribelleranno, bruceranno, distruggeranno e uccideranno. I loro complici, la sinistra governativa e i media, daranno la loro benedizione alla violenza ripetendo il mantra del 2020, e cioè che si tratta di proteste "mostly peaceful”2.
    • La questione dell'aborto rappresenta sempre più coloro che sono anti-Dio e pro-Satana. La rivelazione più scioccante dell'isteria post-fuga del parere Alito è stata l'ira apertamente anti-Dio e pro-Satana. Infatti, simboli satanici, cartelli blasfemi e slogan odiosi hanno trovato spazio nelle proteste. In alcuni casi, gli attivisti dell’area hanno invitato ad attaccare e vandalizzare le chiese cattoliche (nel giorno della festa della mamma). I gruppi satanisti hanno ribadito che per loro l'aborto ha un carattere “sacramentale”.  Dei tabernacoli sono stati rubati e il Santissimo Sacramento è stato profanato. I politici cattolici che sostengono l'aborto hanno sfidato le autorità della Chiesa facendo comunioni sacrileghe. E tutto ciò è avvenuto senza proteste ufficiali o rimpianti da parte di coloro che fanno parte del movimento abortista.

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    Pertanto, l'isteria seguita alla fuga di notizie e la tempesta ora in arrivo rivelano molto del movimento abortista. Roe versus Wade non riguarda solo l'aborto. È legata a un insieme di questioni e a una visione del mondo. La sinistra lo vede chiaramente. No altrettanto la destra.

    Le proteste hanno dato alla nazione un'idea reale di dove la sinistra e il movimento abortista vogliano andare. La destra deve ancora vedere con chiarezza il divario esistente tra visioni del mondo e deve fare appello alla fede e alla civiltà cristiana, adottando un programma opposto che unifichi tutto ciò che è secondo la legge di Dio e secondo la legge morale naturale.

    Ecco cinque modi in cui la destra dovrebbe reagire per trovare la strada della vittoria:

    • Il movimento pro-vita deve unirsi intorno alla vera visione della libertà. La libertà è una regola di autocontrollo che permette alla persona di vivere affrancata dalla tirannia delle passioni favorendo una vita piena di verità e bellezza. La libertà è ordinata, non è licenza sfrenata.
    • Il movimento pro-life deve abbracciare tutto ciò che è puro e morale. Deve unire tutti coloro che credono nella legge morale naturale. La sinistra proclama che non esiste una politica su un solo tema, poiché tutte le questioni sono interconnesse. Allo stesso modo, il movimento pro-vita deve vedere nel complesso la dura realtà e raccogliere la sfida; in modo particolare, deve resistere all'offensiva LGBTQ che mina tutto ciò che essa rappresenta.
    • La lotta antiabortista deve servire da piattaforma per unire la destra politica. Una volta che la sinistra si è definita in modo così schiacciante a favore dell'aborto, la destra deve essere coerente e unirsi attorno a questo tema che si è dimostrato vincente. Deve continuare la battaglia politica approvando leggi che rendano l'aborto impensabile. L'obiettivo deve essere la vittoria totale.
    • Il movimento deve attenersi alla legge. Anche se la sinistra infrange la legge e crea il caos, ciò non significa che i pro-vita possano agire al di fuori della legge. La sinistra sa fin troppo bene come sfruttare a proprio vantaggio qualsiasi violazione della legge da parte di chi è di destra. Che saggezza c’è nel fare il gioco della sinistra? Gli attivisti pro-life che violano la legge tradiscono il movimento. I pro-life devono mantenere la lotta legale e pacifica. Sia gli attivisti pro-life che quelli pro-aborto che infrangono la legge vanno denunciati.
    • La lotta per la vita deve sempre essere religiosa, a favore di Dio, fonte di ogni grazia e vita. La sinistra sa che Dio è al centro del dibattito. Sa che la Chiesa rappresenta la legge morale e ne fa il bersaglio della sua azione. I suoi esponenti radicali invocano l'aiuto di Satana. Tanto più, dunque, il movimento pro-vita dovrebbe invocare il potere soverchiante di Dio e della Madonna per assicurarsi la vittoria finale.

    L'isteria collettiva verificatasi dopo la fuga del parere Alito è servita a cambiare la natura del dibattito sull'aborto. L'aborto procurato non è più una questione sanitaria, femminile, politica o secolare. L'aborto procurato è quella questione morale che è sempre stata: l'uccisione di una vita umana innocente.

    La sinistra sta ridefinendo la lotta contro l'aborto in termini universali d’indole morale, religiosa, etica e metafisica. Questo nuovo inquadramento del dibattito dà un vantaggio ai difensori della vita. La parte pro-life deve essere all'altezza della situazione e spingere l'attacco.

     

    Note

    1. Planned Parenthood è, storicamente, l’istituzione più prominente della lotta abortista a livello nazionale e internazionale.
    1. Sono, cioè, “per lo più pacifiche": così dicevano frequentemente i grandi media quando si riferivano alle proteste dell’estate 2020 che misero a ferro e fuoco diverse città americane.

     

    Fonte: Osservatorio Internazionale Cardinale Văn Thuận, 28 giugno 2022.

  • La dittatura dei liberali

     

     

    di Julio Loredo

    Si suol dire che la Rivoluzione, cioè il processo di decadenza o di scristianizzazione dell’Occidente, è libertaria, cerca cioè la libertà totale e totalizzante: niente regole, nemmeno quelle che la natura impone. Quando la Rivoluzione proclama la libertà assoluta come principio metafisico lo fa unicamente per giustificare il libero corso delle peggiori passioni e degli errori più funesti. Però, come scrive Plinio Corrêa de Oliveira, alla Rivoluzione “gli interessa solo la libertà per il male. Quando è al potere, toglie facilmente e perfino allegramente al bene la libertà, in tutta la misura possibile”. In altre parole, si comporta in modo dittatoriale.

    Negli ultimi anni, la Rivoluzione ha mostrato sempre di più questo suo volto tirannico. Mentre negli anni Sessanta e Settanta, essa sorrideva col becero sorriso degli hippie, nel nostro secolo quel sorriso si è trasformato in un ringhio. Vediamo un recente esempio che ha dell’incredibile. Per quanto piccolo, è indicativo di una tendenza ormai consolidata.

    Lauwarm è una band musicale giovanile svizzera. Lo scorso 18 luglio, stava suonando nella Brasserie Lorraine, di Berna. Tra il pubblico, c’erano persone di diverse etnie, come ormai è normale dappertutto. Ebbene, qualcosa non è andato giù ai clienti di colore: alcuni musicisti della band sfoggiavano cappelli rasta, cioè attorcigliati in trecce strette o boccoli che scendono su tutti i lati. Il problema? Erano tutti bianchi…

    La situazione è precipitata quando hanno cominciato a suonare reggae, cioè musica giamaicana solitamente associata alla corrente rastafariana. Le proteste sono diventate così violente che il gestore della Brasserie ha dovuto cancellare il concerto. Qual era il problema? “Loro non hanno diritto a usare quei cappelli – ha dichiarato un cliente di colore – non hanno diritto a suonare quella musica. Ciò ci provoca molto disaggio”. “Solo i giamaicani dovrebbero suonare musica reggae e avere i dreadlocks – ha urlato un altro – se i bianchi fanno una di queste cose è razzismo e non dovrebbe essere permesso. Gli innocenti frequentatori di concerti devono essere protetti da questo”. “Questo è appropriazione culturale”, ha sentenziato un terzo.

    Cedendo alla pressione, il gestore della Brasserie ha emesso un comunicato: “Ci scusiamo con tutte le persone a cui il concerto ha provocato disagio. Siamo noi i responsabili, non siamo riusciti ad affrontare il problema abbastanza in anticipo e a proteggervi. Non tolleriamo un millimetro di spazio per il razzismo e altre discriminazioni”.

    Al di là dei giudizi estetici (o igienici...) su una tale capigliatura, questo vuol dire che i bianchi non hanno diritto a pettinarsi come vogliono.

     

    Fonte:Neue Zürcher Zeitung, 25-07-2022; Mumsnet, 26-07-2022

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  • Un fatto poco conosciuto della vita di Don Bosco: la lettera all’Imperatore Francesco Giuseppe

     

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Situazione dell’Europa e dell’Austria nell’Ottocento

    Quando Napoleone attaccò l’Austria nel 1809, questa naturalmente si difese. Ormai decadente, come tutta l’Europa, si difese però in modo incompleto. L’Austria venne sconfitta, come anche la Prussia, la Russia e altri Paesi. Nel 1814, con Napoleone ormai abbattuto, il Trattato di Vienna sancì in modo definitivo l’estinzione del Sacro Impero Romano Germanico. Rimase solo l’Austria.

    Guidata da Bismarck, la Germania unificata divenne industriale, meccanizzata, ultra militarizzata, seccamente accademica. In altre parole, divenne materia prima per il tentativo di Hitler di farne ciò che voleva.

    Per finire di assoggettare l’Europa, la Rivoluzione doveva conquistare i Balcani e quella parte dell’Europa centrale non ancora del tutto civilizzata. I Balcani erano stati fino a poco tempo prima sotto il dominio turco. La Rivoluzione dovette industrializzare i Balcani per cambiare la loro mentalità e così dominarli.

    L’Ungheria si adattò solo in modo molto incompleto alla civiltà moderna, e così anche alcuni Paesi slavi come la Boemia.

    In questa situazione, qual era la missione dell’Austria?

    Vienna si era trasformata in un enorme centro bancario che estendeva le sue reti dappertutto. Questa trasformazione aveva assorbito la tradizionale economia agricola, rurale, di pastorizia nel moderno regime bancario e finanziario. Così si diffuse in quella regione il cosiddetto “progresso” moderno, aprendo le porte alla Rivoluzione.

    La Vienna tradizionale, epicentro dell’espansione della Fede, capitale del Sacro Impero, che custodiva la memoria di Carlo Magno, divenne la Vienna della finanza, la Vienna del “progresso”, la Vienna della Rivoluzione. La Rivoluzione gli perdonava ancora qualche sfumatura di grandezza, ma solo nella misura in cui le serviva da schiava.

    C’è da chiedersi: come mai la Provvidenza permise tutto ciò, rimanendo a braccia incrociate? Non c’è fu nessun intervento della Provvidenza per riportare l’Austria sulla buona strada? La risposta è sì, ci fu. Mi riferisco alla famosa lettera di san Giovanni Bosco all’Imperatore Francesco Giuseppe.

    Eccone il testo:

     

    Lettera di Don Bosco a Francesco Giuseppe, 14 maggio 1873

    Questo dice il Signore all’imperatore d’Austria:

    Fatti animo! Provvedi a' miei servi fedeli ed a te stesso!

    Il mio furore si versa sopra tutte le nazioni della terra, perché si vuole far dimenticare la mia legge; portare in trionfo quelli che la profanano; opprimere quelli che la osservano.

    Vuoi tu essere la verga della mia Potenza?

    Vuoi tu compiere gli arcani miei voleri e divenire un benefattore del mondo?

    Appoggiati sulle potenze del Nord, ma non sulla Prussia.

    Stringi relazioni colla Russia, ma niuna alleanza.

    Associati colla Francia. Dopo la Francia avrai la Spagna.

    Fatte un solo Spirito ed una sola azione.

    Somma segretezza ai nemici del mio Santo Nome. Colla prudenza e coll'energia diverrete invincibile.

    Non credere alle menzogne di chi ti dicesse il contrario.

    Abborrisci i nemici del Crocifisso.

    Spera e confida in Me, che sono il Donatore delle vittorie agli eserciti, il Salvatore dei popoli e dei Sovrani.

    Amen. Amen.[1]

     

    Francesco Giuseppe

    Francesco Giuseppe rappresentava il suo Paese al massimo grado. Se c’è un austriaco archetipico, secondo me quello è Francesco Giuseppe. È molto bello vedere un sovrano che sia l’incarnazione viva del proprio Paese. Se ne rimane estasiati! Egli aveva la maestà di un imperatore, la dolcezza di un austriaco, la fermezza di un soldato, le mille bontà di un diplomatico. Era un uomo completo.

    Era una persona molto intelligente? Ci sono due modi di essere intelligente. Uno è sapere ragionare, tenere conferenze, scrivere libri e via dicendo. C’è, però, un altro modo, che consiste nel comprendere il proprio ruolo, la propria missione e portarla avanti fino ai propri limiti. Non consiste nel leggere un libro, né tenere una conferenza, ma in questa forma superiore di intelligenza che comunica all’individuo l’arte di saper essere. Francesco Giuseppe possedeva quest’arte con una sorta di pienezza.

    Dall’altra parte, aveva alcune cose grottesche, come per esempio accompagnare la moda in tema di barbe. Portava una barba che arrivava fin qui, ma rasata nel mezzo. E sopra un paio di baffi a mo’ di ponte... Era la moda del tempo. Ma egli non doveva seguire la moda.

    Col tempo, come tutti, è invecchiato. Fino alla fine mantenne un portamento eretto e un atteggiamento nobile. Conservò qualcosa della giovinezza nell’inverno della vecchiaia.

    Quest’uomo aveva una quarantina d’anni quando ricevette la famosa lettera di San Giovanni Bosco, contenente alcune raccomandazioni: cerca di essere un alleato della Francia cattolica e della Spagna; stai attento alla Prussia; mantiene rapporti con la Russia ma non tanto stretti; non scatenare una guerra né lasciartene coinvolgere; prendi la guida della causa cattolica in tutta Europa, a cominciare dall’Austria; punisci i cattivi e sostieni coloro che seguono la Chiesa cattolica. Possiamo sintetizzare queste raccomandazioni in una: fai la Contro-Rivoluzione!

    Dio gli promise, per mezzo di Don Bosco, che sarebbe stato al suo fianco e avrebbe portato al massimo splendore la potenza della Casa d’Austria.

    Sicché prima che la casa crollasse, prima che il fiore appassisse, prima che il frutto cadesse dal tronco, Dio mostrò ancora la sua misericordia: Io, che sono onnipotente, non voglio raccoglierti, né immolarti prima di darti questa possibilità. Vieni! Basta che mi ami e che svolgi il tuo compito naturale. Io dimentico tutto il passato. Vincerò in Europa con la forza del tuo braccio. Io convoco il tuo braccio, la tua spada, la tua gloria, il nome della tua famiglia, il tuo sangue, a essere al servizio di questa causa. Vieni, figlio Mio, e avanza!

    Francesco Giuseppe non fece niente. Il risultato fu la serie di disastri che colpì l’Austria: l’atteggiamento dell’Imperatrice, che si separò da lui e condusse una vita errante, finendo poi assassinata da un anarchico italiano in Svizzera; il dramma di Mayerling, cioè il suicidio del figlio Rodolfo; il dramma di Sarajevo, con l’assassinio dell’erede Francesco Ferdinando; la tragedia della monarchia austriaca nella prima Guerra mondiale; la fine dell’imperatore Carlo, morto di tubercolosi nell’isola di Madeira, in esilio, nella miseria, in condizioni tristissime, senza che nessuno lo aiutasse.

    Una storia tristissima che ha portato alcuni storici a dire che c’è stata una sorta di fatalità che ha pesato sulla Casa d’Austria e l’ha strangolata, sottintendendo che Dio non amava più la vecchia Casa d’Austria e la stava consegnando al demonio perché ne facesse ciò che voleva. C’è un po’ di verità in questo giudizio, perché, dopo questa prova d’amore della Divina Provvidenza, un rifiuto, cosa comporta?

    C’è, però, qualcosa di ancora più crudele. Oggi, pochissime persone sanno di questa lettera in Austria e fra i Salesiani. L’originale è nell’archivio centrale dei Salesiani, che si guardano bene dal darle la dovuta diffusione. Non risulta che Francesco Giuseppe l’abbia menzionata ai suoi parenti o ai suoi assessori politici. E ciò mentre la fama di santità di Don Bosco era ormai ben nota in tutta l’Europa. Perfino rivoluzionari, come Cavour, facevano finta di ammirare Don Bosco, tanta era la sua fama.

    Eppure, sembra che l’imperatore d’Austria non ne abbia tenuto conto. E la gloria d’Austria si estinse…

     

    Nota

    [1] Cfr. Cecilia Romero (a cura di), I sogni di Don Bosco. Edizione critica, Elle Di Ci, Torino, 1978, Vol. 4, pp. 35-36. Secondo le annotazioni di Don Gioachino Berto sulla copia del sogno di don Bosco, la lettera fu inviata all’Imperatore nel luglio 1873 tramite la contessa Lützow. Lo stesso Berto scrive: «N.B. L’imperatore fece ringraziare la persona che gli aveva mandato il suddetto scritto, e che se ne sarebbe servito, ma in seguito si lasciò adescare dalla Prussia». Il testo del sogno si trova in ASC A 2230304.

     

    Fonte: Brani tratti da una conversazione a cena, 30/12/1981. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore.

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