socialismo

  • Come una nota catena di panetterie ha scoperto che il socialismo non funziona

     

     

    di Edwin Benson

    Un recente articolo di John Ellis ha riportato la notizia che la catena Paneraha chiuso il suo ultimo ristorante "Paghi quanto vuole". Situato a Boston, l'audace esperimento è terminato il 15 febbraio 2019.

    Panera Cares

    La catena "Panera Cares" (Panera si Preoccupa) una volta gestiva cinque ristoranti - uno ciascuno a Boston, Chicago, Dearborn (Detroit), Portland (Oregon), e St. Louis (Missouri). Era una idea del fondatore di Panera, Ron Shaich. In un discorso registrato, aveva spiegato che il concetto era nato dopo che lui e uno dei suoi figli avevano fatto un esperimento volontario mettendosi al bancone del cibo. Quella sera, decise di escogitare un modo molto efficiente per rendere accessibile cibo di qualità a coloro che soffrono di "insicurezza alimentare".

    Il signor Shaich ha una lunga storia di successo nella preparazione di cibo. Prima di fondare Panera Bread, possedeva la catena di panetterie Au Bon Pain, che opera in 29 stati degli Stati Uniti, soprattutto nelle grandi città e nelle città universitarie. Au Bon Pain creò una versione americanizzata della tipica panetteria francese. Il signor Shaich poi vendette quella catena e fondò Panera. Entrambe le sue aziende operavano su una premessa simile: la gente voleva prodotti da forno di alta qualità ed era disposta a pagare un prezzo premium per averli. Più recentemente, le due catene essendo così simili, si sono fuse e ora offrono menu affini.

    L'idea di base dietro Panera Caresera semplice. I ristoranti avrebbero servito cibo simile alla stessa tariffa di altre sedi Panera. Tuttavia, i clienti avrebbero pagato solo quanto si ritenevano in grado di pagare. In questo modo, Panera sarebbe stata in grado di fornire sicurezza alimentare su piccola scala ai bisognosi.

    Il socialismo su piccola scala

    Nel 1875, Karl Marx scrisse la sua frase più famosa: "Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni". L'idea non era originale, ma la sua precisa formulazione è impressa nella coscienza di ogni socialista e pseudo-socialista nel mondo.

    Suona così bene. È così logica, eppure così altruista. Va bene con altri luoghi comuni come "la nazione più ricca del mondo dovrebbe essere in grado di nutrire il suo popolo". Si può quasi sentire in sottofondo persino una versione di Imagine di John Lennon.

    Intenzionalmente o no, Panera Caresha messo alla prova l’asserzione di Marx. Il signor Shaich credeva che coloro che erano in grado avrebbero pagato volentieri qualcosa in più per fornire cibo a coloro che non potevano permettersi di pagare il prezzo pieno. Credeva anche che coloro che non potevano permettersi il prezzo pieno avrebbero pagato quello che potevano.

    La candela si spegne

    Purtroppo, la fede del signor Shaich in questa premessa si è dimostrata troppo ottimista. La guida culinaria Eater Detroit descrive la breve storia di Panera Cares. "I ristoranti non erano finanziariamente sostenibili... Panera Cares stava recuperando solo tra il 60 e il 70 per cento dei suoi costi totali. Le perdite sono state attribuite agli studenti che affollavano il ristorante e mangiavano senza pagare, così come ai senza tetto che visitavano il ristorante per ogni pasto della settimana".

    Nel 2017, Panera è stata venduta a un conglomerato. Il signor Shaich ha lasciato l'azienda l'anno successivo. I nuovi proprietari hanno staccato la spina a Panera Cares,spegnendo le luci lo scorso 15 febbraio.

    Il socialismo fallisce sempre

    Il socialismo erode i segni vitali delle economie che una volta erano sane, siano esse economie piccole o grandi. Le stesse idee economiche che hanno eroso l'altruismo di Panera Cares hanno consumato il Venezuela. La lista delle economie devastate dal socialismo è lunga e crescente. La lista di successi socialisti è invece vuota.

    I progressisti moderni – molto emotivi ma scarsi nell'analisi - cercano di inserire le nazioni scandinave nella colonna del successo. Non sanno di descrivere un'epoca di ormai quasi cinquant'anni fa. Anche i sistemi di welfare "dalla culla alla tomba" degli anni sessanta e settanta hanno fallito. Nonostante quelle società non abbiano ancora ristabilito mercati completamente liberi, anche la catena sinistrorsa CNN deve ammettere che si sono spostate ben a destra.

    Ogni nuova corrente di socialisti in erba crede di poter evitare i disastri socialisti del passato, ritenendosi composte da persone brillanti, giovani e altruiste in grado di trasformare gli obiettivi di Karl Marx in realtà.

    Pur non essendo un marxista, a un certo punto sembra che anche il proprietario di Panera, Ron Shaich, l’abbia pensata così. Il suo non era quell'ottimismo stralunato e cerebralmente vuoto dei socialisti moderni.  Il grande ristoratore stava lavorando in un settore in cui aveva una vasta esperienza. Aveva il controllo di tutte le risorse necessarie. Era motivato dalle migliori intenzioni. Aveva il dono dell'ottimismo. Il bisogno che stava cercando di soddisfare era reale. Il suo piano era di portata limitata, ma aveva piani per crescere gradualmente. Se ci fosse stato un modo per un'impresa del genere di soddisfare quel bisogno, Panera Cares avrebbe dovuto avere successo.

    Cosa succede quando manca la responsabilità

    Il suo fallimento mostra il difetto intrinseco del socialismo. Questo difetto è così fondamentale che anche un imprenditore di successo nel libero mercato non è in grado di ovviare. Il socialismo rimuove l'elemento della responsabilità personale.

    I socialisti si trovano molto a disagio con la responsabilità personale perché essa crea disuguaglianze. Qualsiasi sistema si dividerà fra quelli che esercitano la responsabilità e quelli che non la esercitano. Quelli che sono responsabili affronteranno qualsiasi iniziativa legittima e prospereranno; gli irresponsabili invece no. Il risultato sarà sempre e comunque l'ineguaglianza.

    Accettando il fatto che coloro che intraprendono "le iniziative giuste" prospereranno, il libero mercato ispira le persone a generare senso di responsabilità. Il socialismo invece genera senso di dipendenza. Le società dipendenti non possono prosperare. Come dimostra l'esperienza di Panera Cares, alla fine falliscono.

    Attribuzione immagine:By Miosotis Jade - Own work, CC BY-SA 4.0, Via Wikimedia.

     

    Fonte: Return to Order, Febbario 2019. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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  • Cosa hanno detto i Papi del socialismo

    "Orribile", "distruttivo", "cattivo" e "perverso" sono solo alcuni degli aggettivi usati dai Papi per descrivere il socialismo. Da Pio IX a Benedetto XVI, i papi hanno condannato in modo completo e coerente il socialismo. Ecco una breve selezione di citazioni stimolanti sull'argomento.

  • Falsa alternativa

     

    di Plinio Corrêa de Oliveira

    Tutta la lotta della Chiesa contro i liberali nel secolo scorso [sec. XIX, ndr] può, almeno da un punto di vista, essere sintetizzata in poche righe. Diffidenti nei confronti degli eccessi del potere pubblico, i liberali diminuivano gli attributi dell’autorità fino a renderla impotente non solo per contrastare l’illegalità, ma anche per mantenere l’ordine pubblico. Secondo il Magistero della Chiesa, questo è un male. Nessuno ha il diritto di praticare il male. Una concezione politica che sottragga allo Stato il potere di reprimere il male in modo efficace e veloce è sbagliata alla radice.

    I fatti hanno confermato con tragica eloquenza l’ammonimento della Chiesa. Basta leggere le Costituzioni politiche della maggior parte delle nazioni occidentali nel secolo scorso e nei primi decenni di questo secolo: tutte restringevano il potere pubblico al punto da renderlo incapace di arginare la crescente ondata di anarchia e di socialismo, non lasciando ai cittadini altra scelta che assistere, inermi, al lento ma inesorabile affondamento dell’ordine sociale.

    Al centro della concezione liberale vi è l’idea che non sia possibile organizzare lo Stato in modo da poter reprimere efficacemente il male, senza pari passu sacrificare la libertà di fare il bene. Consoni a tale premessa, i liberali scelgono l’anarchia al dispotismo, e lasciano quindi il paese scivolare giù sulla rampa della dissoluzione della vita sociale.

    Penso che non si sia mai preso nella dovuta considerazione questo punto, che è il vero nervo delle polemiche fra cattolici e liberali. In molti hanno pensato che, poiché è inevitabile dover scegliere fra l’eccesso di libertà e l’abuso dell’autorità, i liberali preferivano il primo, mentre la Chiesa abbracciava il secondo.

    In realtà, l’insegnamento della Chiesa è tutt’altro. La Chiesa nega il valore scientifico dell’alternativa anarchia-dispotismo.

    Poiché Dio ha creato con ammirevole sapienza l’ordine naturale per tutto ciò che riguarda gli esseri inanimati e irrazionali, sarebbe mostruoso pensare che Egli abbia agito diversamente con l’uomo, creandolo in modo imperfetto. Ci devono essere nell’uomo qualità, in stato di potenza, che gli permettano di costruire una società umana più perfetta da quanto si osserva tra le bestie, tra le api e le formiche, per esempio. In caso contrario, l’uomo non sarebbe il capolavoro di Dio.

    Detto questo, non è possibile che la condizione normale della società umana sia il dover scegliere fra una di queste tragiche possibilità: sprofondare nell’anarchia oppure sottostare al peso del dispotismo. Deve esistere, per forza, la possibilità di organizzare la società, in modo stabile e durevole, in un equilibrio che non tenda verso uno di questi due estremi.

    Proprio per questo la Chiesa condanna i liberali che scelgono la strada dell’anarchia. La Chiesa rifiuta di scegliere tra due vie di perdizione, tra voragini che si aprono da un lato e dall’altro. La Chiesa indica all’umanità la strada giusta, che non tende né all’anarchia né al dispotismo. Questa strada è l’Ordine cristiano.

    *      *      *

    Per molti decenni il liberalismo ha cercato di ingannare la Chiesa. Il mostro liberale aveva mille volti per tutti i gusti. Mentre un volto sorrideva alla Chiesa, cercando di attirare e di affascinare i suoi figli ingenui, un altro ringhiava, cercando di paralizzare i cattolici timorosi. Un altro ancora fissava la Chiesa con aria di noia e di malumore, un po’ come il figliol prodigo al momento di lasciare la casa paterna: mera manovra scaltra per scoraggiare la reazione degli autentici cattolici, che temevano una apostasia massiccia dei cattolici liberali, loro fratelli.

    L’idra liberale aveva anche altri volti: il libero pensiero, l’anticlericalismo militante che assaliva le chiese, violava i tabernacoli, profanava le immagini, ammazzava preti e suore. C’era poi il liberalismo anarchico, quella caterva di nichilisti, carbonari e bombaroli che uccideva re e capi di Stato.

    Naturalmente, a una tale varietà di volti liberali corrispondeva, nella Chiesa, una grande varietà di opinioni sul modo di contrapporsi all’idra e di combatterla.

    Pochi quelli che avvertivano tutti i volti dell’idra. Fra questi, ancor più rari quelli in grado di capire che questa pluralità di volti non era l’immagine esterna di una divisione interna nell’idra, bensì una strategia per confondere i cattolici. Ogni sorriso era una bugia. Ogni bestemmia era, invece, autentica. Dietro le apparenti varietà e le apparenti vacillazioni, il liberalismo era logico, inflessibile, invariabile nella sua marcia verso l’anarchia e verso l’ateismo.

    Ai tanti volti corrispondevano, naturalmente, altrettante lingue diverse. Non tutto ciò che il liberalismo proponeva era necessariamente condannato, in sé, nel campo della pura dottrina. Era quindi possibile concordare con alcune affermazioni liberali, senza perciò professare la dottrina condannata dalla Chiesa. Cosa fare? Concordare con ciò che era possibile, sperando di poter domare la bestia dopo? O attaccare subito, istantaneamente, a fondo, senza esitazione?

    I cattolici dell’Ottocento hanno provato un po’ di tutto. E alla fine, considerando l’evoluzione dell’Europa in quel periodo, un fatto salta agli occhi: nonostante tutti i tentativi cattolici di domare la bestia, il liberalismo conquistò l’Europa, scristianizzandola, laicizzandola, sciogliendo la famiglia e lo Stato, e trascinando il mondo lungo un percorso arrivato a due dita dall’anarchia.

    L’improvviso orrore di questa anarchia suscitò un sentimento di rigetto dal quale, come contraccolpo, nacquero il fascismo e il nazismo.

    *      *      *

    Di fronte alla falsa alternativa dispotismo-anarchia, i totalitari di ogni colore scelsero il dispotismo per reagire contro l’anarchia.

    Avevano ragione? Evidentemente no. Perché, ancora una volta, non sono riusciti a liberarsi dalla falsa alternativa. Volendo fuggire dal liberalismo, sono scivolati nell’abisso contrario. Non hanno compreso che non si trattava di scegliere tra due abissi, ma di cercare la Via che conduce al Cielo. Perciò, lungi dal condurci verso la civiltà cristiana, la reazione contro l’anarchia ci portò verso un nuovo abisso: lo Stato Moloch.

    Dico questo per mostrare come vi sia una radice comune tra il liberalismo e il dispotismo. Quale dispotismo? La varietà di colorazione politica non interessa. Che si tratti del marrone, del rosso o del nero, è sempre dispotismo. Non interessa nemmeno se questo dispotismo sia mite, benigno, morbido, come quello che il governo laburista vuole introdurre in Inghilterra. Sarà sempre dispotismo.

    Il socialismo oggi, come il nazismo ieri, come il liberalismo l’altro ieri, vanta mille volti. Mentre uno sorride alla Chiesa, un altro la minaccia, e un altro ancora la attacca. Di fronte a questo nuovo socialismo, come già prima col liberalismo, la reazione dei cattolici di tutto il mondo, ma soprattutto in Europa, può essere una sola: combatterlo in modo deciso, franco, risoluto, senza paura.

    Il socialismo non è un animale selvaggio che si possa addomesticare. È un mostro apocalittico che riunisce in sé la furbizia della volpe e la violenza della tigre. Non dimentichiamo questo, perché altrimenti i fatti finiranno per insegnarcelo in modo molto doloroso.

     

    Fonte:  Legionário, n. 723, 16 giugno 1946.  Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

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  • LA DECRESCITA ECONOMICA

     

     

    di Antonio Montes Varas

    In Cile la sinistra promuove una nuova Costituzione. La maggioranza dei rappresentanti all’assemblea incaricata di redigerla sostiene il bisogno, fra l’altro, di mettere grossi ostacoli al cosiddetto “estrattivismo”, cioè a prendere dalla terra risorse necessarie per l’economia al fine di preservare la natura. Va ricordato che il Cile è un Paese largamente dipendente dalla estrazione mineraria: rame, litio, ecc. L’assemblea ha chiesto un parere al riguardo alla Associazione Acción Familia, consorella della famiglia TFP, analogamente a quanto ha fatto con numerosi altri aggruppamenti. Riproduciamo la parte di detto parere relativa alla decrescita economica, perché denuncia le tendenze radicali che i sostenitori del “great reset” vogliono imporre a nome di una ecologia delirante e non solo in Cile. Nella parte che omettiamo si parla del “buen vivir” dei popoli indigeni, “buon vivere” dovuto al loro rispetto della natura che non sarebbe stato riconosciuto finora dalla mentalità degli “invasori”, situazione che dovrà essere radicalmente capovolta dal nuovo testo costituzionale.    
     
    ***
     
    Ai signori membri del Comitato dei Diritti Fondamentali della Convenzione Costituente: 
    Una Costituzione è una guida giuridica per il futuro, non una vendetta per il passato.
     
    Come rappresentante di Acción Familia, un'organizzazione che promuove la famiglia cristiana e naturale e il ruolo sussidiario dello Stato, sono stato invitato a dare la nostra opinione sugli aspetti che ci sembrano di massima priorità.
    (…)
     
    II. Un'ideologia a favore della decrescita economica
    Il secondo asse su cui si articola la redazione delle REGOLE GENERALI DI PROCEDURA DELLA CONVENZIONE è una critica allo sfruttamento delle risorse naturali e una concessione della "protezione dei diritti della natura", che, in pratica, renderà impraticabile qualsiasi impresa economica di vasta portata.  
     
    Gli estensori del progetto di REGOLE GENERALI DI PROCEDURA DELLA CONVENZIONE ignorano che la povertà è uno stato religioso che si sceglie per vocazione e non per imposizione costituzionale. 
     
    L'analisi dei costituenti è semplicistica: se la crescita è un male, che ha causato tutti i danni ambientali, allora la decrescita è un bene, perché salva il Pianeta. Seguendo questi presupposti primari, la povertà diventa un bene sociale, una volta che preserva l'ambiente e mette fine alla competizione e all'ambizione. 
     
    Tali obiettivi della necessità della "decrescita" economica sono presentati come veri e propri dogmi religiosi, senza bisogno di essere giustificati su basi razionali o statistiche1.
     
    Ovviamente, sarà lo Stato, o l'autorità indigena designata dallo Stato, ad essere incaricata di preservare i "diritti della natura". Così, tutte le iniziative economiche dei privati dipenderanno dalle simpatie o antipatie dell'ufficio statale o del cacicco del momento2.
     
    Ciò che viene promosso nel testo è una visione panteistica della vita naturale, dove tutti gli esseri viventi, vegetali, animali e umani, hanno uguale importanza e uguali diritti. Quindi, l'espressione stessa "diritti umani" sta uscendo dal lessico abituale per incorporare i diritti dell'Ambiente.
     
    Così, un'esistenza di austerità diventa l'ideale contro una dei beni di consumo. La povertà stessa non dovrebbe essere misurata solo dagli indici del PIL, ma dai criteri del "buon vivere" indigeno3.
     
    Quando l'economista Tomás Flores ha parlato delle conseguenze per l'economia della gente delle misure che si oppongono agli investimenti stranieri, ha notato una completa indifferenza da parte di questa Convenzione, sentendo che stava rivolgendosi ad una sorta di "setta"4. I membri della Convenzione che aderiscono ciecamente a questi dogmi della nuova setta "pauperista" non possono imporre questa religione a tutto il paese. 
     
    Per quelli di noi hanno avuto familiarità con gli argomenti della sinistra negli anni '60, questa difesa della non-produzione è impressionante. In effetti, a quell'epoca, l'espropriazione dei terreni agricoli "mal lavorati" era difesa in quanto impediva lo sfruttamento necessario per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione. Allora questa era chiamata "funzione sociale" della proprietà.
     
    Oggi, la stessa mentalità di sinistra, con lo stesso scopo di attaccare la proprietà privata, crea un altro concetto, ma con il significato opposto: "la funzione ecologica" della proprietà. 
     
    La prima funzione costringeva la gente a lavorare la terra, oggi la costringe a non lavorarla. Cambia lo slogan, ma l'obiettivo rimane lo stesso: la distruzione della proprietà privata5.
     
     
    Note
    1. "Il senior economist di Libertad y Desarrollo Tomás Flores,  parlando poco dopo (il prof. ) Cortázar nella commissione (Commissione sull'ambiente, diritti della natura, beni naturali e modello economico), ha detto che aveva l'impressione di trovarsi in un dibattito dal contesto universitario. Il professor Cortázar ha spiegato cosa deve fare una piccola economia per crescere, cioè attirare investimenti. E per questo bisogna avere stabilità. Al che i membri della Costituente hanno espresso che non era il caso. Sembrava più un dibattito sui dogmi che una discussione costituzionale. È preoccupante che non ci sia conoscenza della realtà", dice Flores, e aggiunge, "per quanto riguarda Carolina Sepúlveda, mi è sembrato di parlare con una persona che fa parte di una setta, non con una che ha la responsabilità di elaborare una nuova Costituzione". Fuente: Emol.com - https://www.emol.com/noticias/Nacional/2021/11/14/1038239/cronica-constitucional.html
     
    2. In questa difesa dell'ambiente, equiparandola ai diritti degli individui, o addirittura subordinando questi ultimi alla prima, si trova un aspetto concreto di ciò che viene denominato "diritti di terza generazione", sui quali consigliamo lo studio allegato a questa presentazione. 
     
    3. Una delle misure più concrete che emergono nel dibattito tra i costituenti quando si parla di crescita - e decrescita - è il modo in cui si misura lo sviluppo di un paese, che attualmente viene fatto globalmente attraverso il Prodotto Interno Lordo (PIL). Il costituente Fernando Salinas, per esempio, sottolinea che la decrescita si installa nei sistemi economici a causa del PIL: "Il concetto è valido solo in un sistema neoliberale. In altri modelli, esistono altre misure che non sono basate sul PIL, che non sono economiche, ma qualitative e di multicriterio, e abbiamo bisogno di installare questo nel paese, un nuovo modo di misurare lo sviluppo", dice. Cfr. La decrescita economica, la teoria polemica che si intravede nei dibattiti della Costituente - https://www.emol.com/noticias/Nacional/2021/11/21/1038962/cronica-constitucional.html
     
    4. Il membro della Costituente Fernando Salinas (Pueblo Constituyente) sottolinea che per capire questo problema è necessaria una coscienza planetaria, "perché c'è un sacco di consumo inutile". "La decrescita non ha niente a che vedere con la qualità della vita, ma è un nuovo modo di affrontarla. Dobbiamo andare verso un sistema economico più ecologico". Cfr. "Ecocostituzione" e "Il libero e il sostenibile", due punti di vista sull'ambiente faccia a faccia. Cfr. https://www.emol.com/noticias/Nacional/2021/11/14/1038257/cronica-constitucional.html
    5. I costituenti preferiscono ignorare il fatto che il paese che inquina di più il Pianeta, con il 30,02% delle emissioni mondiali di CO2, è la Cina comunista. Cfr. https://forbes.co/2021/04/22/actualidad/estos-son-los-10-paises-que-mas-contaminan-el-planeta/

     

    Fonte: Credo Chile. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • LA VERA RAGIONE DEL PERCHÉ ABORRISCO IL SOCIALISMO

     

    di John Horvat

    Ci sono molte ragioni per detestare il socialismo. La maggior parte delle persone lo odia per ragioni economiche. I socialisti credono nella proprietà e amministrazione collettiva, o governativa, dei mezzi di produzione e distribuzione dei beni. Così, aliena innumerevoli persone con il suo attacco alla proprietà privata.

    La gente odia il socialismo anche per il suo carattere coercitivo. Il socialismo non genera immediatamente la tirannia violenta del regime comunista a cui inevitabilmente conduce. Tuttavia, fornisce quella tirannia più morbida e soffocante dell'azione prepotente del governo, della tassazione, della confisca e della regolamentazione che rende la vita difficilissima a quei proprietari che producono beni e servizi.

    La mentalità socialista

    Queste sono tutte ragioni valide per aborrire il socialismo. Tuttavia, per me, la ragione più convincente è la mentalità materialista che il socialismo genera.

    Come tutte le visioni materialiste del mondo, i socialisti credono che esista solo la materia. Di conseguenza, tutta la società è organizzata attorno all’attaccamento alla materia e a un rifiuto di tutto ciò che è spirituale. Se qualcosa non aiuta a rimanere in vita, non è importante.

    In questo modo, il socialismo genera una mentalità dagli orizzonti ristretti. La vita diventa segnata dal vuoto fastidioso che causa la mancanza di uno scopo e di un significato più ampio. Tutto viene giudicato dalla metrica economica. Il governo si assume il compito di garantire la sicurezza materiale sradicando ogni sofferenza attraverso i suoi programmi, controlli e regolamenti. Inevitabilmente fallisce.

    Un'avversione al rischio e al dolore

    Nella sua opera fondamentale, Rivoluzione e Controrivoluzione, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira descrive bene questa mentalità socialista come "interamente caratterizzata dall'avversione al rischio e al dolore e dall'adorazione della sicurezza e dal massimo attaccamento alla vita terrena".

    Questa descrizione della mentalità socialista spiega perché detesto il socialismo. Oggi vedo gli effetti di questa mentalità meschina ovunque, e mi riempie di terrore e disgusto. Mi sento soffocare dalla mancanza di uno scopo superiore. Le sue pastoie materialiste privano l'anima umana (del resto, negata dal socialismo) dei suoi frutti migliori e più nobili.

    Ovunque prevalga questa mentalità, essa soffoca l'iniziativa umana e promuove il vizio dell'accidia, alimentando l'invidia, la disarmonia sociale e il risentimento.

    L'avversione alla sofferenza

    Questa mentalità si basa su tre errori che appaiono ovunque man mano che il socialismo prende piede.

    Come menzionato dal prof. Corrêa de Oliveira, il primo errore del socialismo è l'aborrimento del dolore. Una visione materialista del mondo ritiene che tutto il dolore sia un'ingiustizia causata dalle disuguaglianze materiali che ci circondano. Così, c'è uno sforzo costante per sradicare il dolore eliminando le disuguaglianze materiali. Le soluzioni socialiste riducono tutto a dare più beni materiali a chi ne ha meno. I socialisti credono che fornire alle persone abbastanza soldi gratis farà scomparire il problema.

    La mentalità socialista si manifesta nella vita quotidiana prendendo di mira ogni distinzione, riconoscimento o onore che derivi dalle qualità e dai talenti che sorgono naturalmente nella società. Sopprime le gerarchie naturali e le strutture sociali (compresa la famiglia). Tutte queste cose devono essere livellate e vilipese perché "causano" sofferenza. Al loro posto mettono la morbida tirannia delle regole egualitarie, delle leggi e delle burocrazie che cercano di imporre l'uguaglianza in tutte le cose e in tutti i processi.

    Il governo assume il ruolo di Grande Fratello, colui che sa cosa è meglio per tutti. Sotto il pretesto di scansare la sofferenza si nascondono i vizi della svogliatezza, dell'invidia e dell'orgoglio.

    Possiamo vedere questo odio estremo per il minimo dolore negli ambienti socialisti dove la minima parola scatena e offende una sensibilità delicata. La dittatura del politicamente corretto lavora per assicurarsi che nessuno venga offeso, che nessun sentimento venga ferito o che nessuna debolezza venga esposta. Anche il dolore storico deve essere rivisto e la storia stessa riscritta, in modo che rifletta la presunta ingiustizia della sofferenza.

    L'inumanità di un tale mondo

    In un mondo così mediocre, nessuno può sostenere qualcosa di enfatico per paura di ferire gli altri con un'affermazione truculenta di verità o di saggezza. Chiunque infligga un qualsiasi dolore ad un altro va punito, anche il bambino non ancora nato nel grembo materno.

    Questa mentalità si basa sull'assurda bugia che tutta la sofferenza deriva dalla disuguaglianza e che sia un'ingiustizia.

    La verità è che la sofferenza fa parte della realtà dell'esistenza umana terrena. Non può essere evitata. Tutte le persone devono soffrire e morire. Le disuguaglianze delle nostre qualità e dei nostri talenti sono ugualmente parte della nostra natura e dovrebbero essere incoraggiate, non soppresse.

    Gli individui costruiscono il proprio carattere e vivono una vita piena di significato e scopo superando le difficoltà e la sofferenza. Inoltre, le nostre più grandi sofferenze sono spirituali, non materiali. Nascono dalla nostra ricerca di significato, unità e perfezione.

    Infatti, la mania di evitare la sofferenza spesso porta alla più grande delle sofferenze.

    L'evitare il rischio

    Un secondo errore della mentalità socialista è la sua avversione al rischio. Si tratta di una logica conseguenza dell'evitare ad ogni costo la sofferenza.

    La mentalità socialista si identifica con l'eliminazione di tutti i rischi. Anche se il rischio non causa necessariamente dolore, esso apre la porta alla possibilità di soffrire. Persino questa remota possibilità deve essere eliminata nel mondo socialista. Allo stesso modo, il rischio della disuguaglianza deve essere soppresso poiché coloro che corrono rischi sono ricompensati diversamente per i loro sforzi.

    Così, il governo assume il ruolo di imporre regolamenti per evitare tutti i pericoli che potrebbero causare dolore, penalizzando eventuali incidenti che potrebbero verificarsi con multe e cause legali. Tutto è equiparato dalla blanda esistenza di vite regolamentate dalla mediocrità.

    La mentalità socialista porta all'adorazione della sicurezza in una società controllata da sorveglianza e restrizioni. La sicurezza, sebbene necessaria, diventa ossessiva, mentre il governo diventa sempre più invadente in nome della sicurezza pubblica.

    Infatti, se la vita biologica è l'unica cosa che esiste, allora questo odio per il rischio, pur ripugnante, è coerente. Ogni atto di eroismo va scoraggiato e ogni audacia soppressa. Non ci devono essere cause trascendenti che valgano più della vita biologica stessa. Questa visione lugubre di una società interamente sicura spoglia la vita dai nobili propositi e dai sacrifici disinteressati.

    Attaccamento alla vita terrena

    L'ultimo errore segnala l'incompatibilità della mentalità socialista con il cristianesimo, poiché costituisce un attaccamento egocentrico alla vita terrena. La mentalità socialista genera sia la pesantezza che il vuoto di un'esistenza che nega l'anima e la sua santificazione.

    Se non c'è nulla oltre la nostra vita terrena, allora il nostro unico scopo dovrà essere quello di prolungarla il più possibile. Se non ci sono valori più grandi della vita stessa, allora vivere senza sofferenza è il suo fine stesso. Di seguito, diventiamo liberi di abbandonare la nostra presa sulla vita quando lo riterremo opportuno. Possiamo allora abbandonarci per entrare in quel grande vuoto immaginato da coloro che non credono in Dio.

    Infatti, la mentalità socialista contraddice la visione cristiana del mondo e forgia una società ad essa contraria. Non può esistere un Dio onnipotente che ha creato disuguaglianze proporzionali nella sua creazione. Non può esistere una natura decaduta con la quale l'umanità ha portato su di sé sofferenza, dolore, rischio e morte. Non c'è bisogno di redenzione al di fuori della rivoluzione socialista che abbatte tutte le disuguaglianze. Tutti i concetti cristiani sono rifiutati e soppressi nel secolarismo sterile della società socialista.

    Questa mentalità è ciò che rende il socialismo così cattivo. Il socialismo che sta distruggendo la nostra nazione, gli Stati Uniti.

    Io sottoscrivo invece un'altra mentalità che considera il corpo e l'anima. Credo nelle verità trascendenti e in una morale oggettiva che dovrebbe orientare tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Celebro il Natale, rallegrandomi del suo ruolo sublime e trascendente nella redenzione dell'umanità. Sono disposto a sopportare il dolore e la sofferenza che mi porteranno più vicino alla mia santificazione. Amo il rischio di mettermi al servizio del bene. Credo nell'esistenza di valori più grandi della vita stessa e per i quali si dovrebbe essere disposti a morire. Adoro Dio e desidero servire Lui, che ha offerto la sua vita per me.

    E aborrisco il socialismo. Tra noi c'è un'incompatibilità fondamentale di visione del mondo che non può essere superata.

     

    Fonte: Return to Order, Dicembre 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

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  • STATI UNITI/ Rapporto sul Partito Democratico: come nascondere il proprio tallone d’Achille e illudere gli elettori

     

     

    John Horvat II

     

    La vittoria del 2020 sul filo del rasoio alla Camera e al Senato USA ha costretto alcuni funzionari del Partito Democratico a farsi un esame di coscienza e a chiedersi cosa è andato storta in un'elezione che hanno definito come una vittoria. Troppo fragile questa vittoria per essere chiamata un chiaro mandato popolare.

    Pertanto, diversi gruppi dell’area democratica hanno ordinato uno studio delle elezioni 2020 in modo da dare un serio sguardo allo stato del Partito. Ciò che hanno trovato è stato inquietante per una corrente politica che pensa che le sue idee siano sulla cresta dell’onda popolare.

    Il rapporto di 73 pagine ha rilevato che il Partito Democratico sta perdendo terreno tra coloro su cui ha sempre contato per ottenere il voto: elettori neri, ispanici e asiatico-americani. Questi blocchi di voto non sono monolitici e stanno comparendo delle crepe. Molti americani liberali hanno paura delle idee socialiste del Partito. Temono giustamente che la chiamata dell'estrema sinistra a “de-finanziare” (defund) la polizia porterà la nazione al caos e all'anarchia.

     

    Un problema di comunicazione o una comunicazione sbagliata?

    La conclusione del rapporto è chiara. Dice che i Democratici hanno un problema di comunicazione, ma sarebbe più accurato dire che il Partito ha un problema ideologico. In effetti, i Democratici dovrebbero disfarsi dell'ideologia di sinistra che sta trascinando il Partito alla rovina. Senza questo cambiamento di rotta il Partito non ripeterà la vittoria del 2020 alle prossime elezioni.

    Tre grandi gruppi di area democratica, Third Way, Collective PAC e Latino Victory Fund, hanno commissionato il rapporto che è risultato zeppo di autocritiche e lamentele. Tuttavia, il linguaggio dello studio non è stato così schietto da riconoscere che le posizioni di sinistra dei candidati sono state sbagliate. Invece, lo studio accusa il successo repubblicano di false dichiarazioni, disinformazione e di sviluppo deformato di tematiche di discussione.

    L’intero studio ha richiesto sei mesi per essere completato e analizza tre dozzine di elezioni per la Camera e il Senato, intervistando 143 persone ritenute chiave, tra legislatori, candidati e sondaggisti. Il rapporto ha esaminato le elezioni del Senato e della Camera sia negli stati rossi (repubblicani) che in quelli blu (democratici).

     

    Il programma radicale è diventato il messaggio

    Il rapporto demolisce il mito di un Partito Democratico unito e dimostra che la direzione del Partito ha perso il contatto con la sua base. Inoltre, c'è poco consenso tra i democratici su come affrontare le carenze. La prima delle quali è che la sinistra radicale ha dominato il dibattito all'interno del Partito nel 2020.

    Le loro tematiche sono state poi martellate ripetutamente sul pubblico americano, senza alcuna opposizione interna. Di conseguenza, l’agenda radicale è diventata l'agenda del Partito nonostante le preoccupazioni dell'elettorato.

    "Vincere o perdere, autodefinirsi progressisti o moderati, così i Democratici hanno costantemente sottolineato la mancanza di una forte identità del Partito Democratico come una preoccupazione significativa nel 2020", conclude il rapporto. “In assenza di una forte identità di partito, la discussione si è concentrata sulle tematiche del G.O.P. (Partito Repubblicano). Finendo per suggerire che i nostri candidati avrebbero ‘bruciato la tua casa e cancellato la polizia’".

    Questa impostazione è servita come munizione ai repubblicani al fine di avvertire l'elettorato dei disastri che si sarebbero presentati. I repubblicani non hanno dovuto travisare la linea del Partito Democratico; hanno solo dovuto ripeterla a una nazione inquieta.

    I Democratici moderati, se esistono, non hanno condannato la tossica retorica dei radicali. In assenza di un programma coerente, il grido di rivoluzione dei radicali è diventato il messaggio sostitutivo del Partito. Di conseguenza, gli elettori hanno respinto molti dei suoi candidati anche se poi hanno votato per il leggermente più “moderato” signor Biden.

    Anche la vittoria presidenziale non è stata un mandato per il messaggio centrale del Partito, ma il risultato naturale di un amaro sentimento anti-Trump, proprio come il malessere anti-Hillary aveva catapultato alla vittoria il candidato repubblicano quattro anni prima. Tali sentimenti non saranno presenti nelle elezioni del 2022 quando i democratici dovranno correre su qualcosa che fa parte tangibilmente del mondo reale.

     

    Due vulnerabilità democratiche

    Lo studio mette in evidenza due questioni che non sono di buon auspicio per i Democratici. Questi problemi sono legati al programma del Partito ed è improbabile che cambino. Lo studio non raccomanda che vengano abbandonati. Tuttavia, esorta vivamente il Partito a riformularli in modo da renderli più appetibili per il pubblico americano.

    Il primo problema è il socialismo. Agli americani il socialismo non piace. I democratici cercano di evitare la parola. Tuttavia, questo non impedisce loro di proporre programmi massicci d’intervento di un governo enorme, nuovi diritti e progetti di legge immorali. Di conseguenza, indipendentemente da ciò che dicono, ciò che i Democratici fanno riflette le dottrine socialiste. Non c'è modo di evitare questa conclusione. La mentalità socialista spinge un programma anticristiano, anti-proprietà e anti-moralità che divide il popolo americano, inquadrandolo in una falsa narrativa marxista della lotta di classe.

    Pertanto, il rapporto dice che l'etichetta socialista si è rivelata particolarmente ripugnante per i lavoratori ispanici che lavorano duramente per accumulare guadagni o che sono fuggiti da paesi socialisti. Molti altri si risentono del tono anti-impresa libera dai blocchi COVID che hanno stoppato l'economia senza mostrare nessuna fretta di riaprire.

    Il secondo problema che a danneggiare il marchio democratico è la pressione per “de-finanziare” la polizia. Questo non è un travisamento della posizione del Partito. Al contrario, funzionari eletti del Partito l’hanno fatto con vanto. Al culmine delle rivolte la scorsa estate, le città controllate dai democratici hanno tagliato i budget della polizia per sottolineare in modo drammatico la "violenza" dell’istituzione. Da allora, una corrispondente ondata di criminalità ha costretto sindaci e consigli comunali a ridare i fondi tolti alla polizia.

    Lo studio ha scoperto che il termine "de-finanziare" (defund) è altamente impopolare, specialmente nelle comunità nere che presumibilmente sarebbero le vittime della brutalità della polizia. La richiesta di de-finanziare può piacere ai militanti di Black Lives Matter ma non certo ai neri poveri che vivono in aree infestate dalla criminalità. Il rapporto invita i Democratici a cambiare il loro pacchetto di de-finanziamento. Chiamatelo re-immaginazione, ri-allocazione o ri-qualsiasi altra cosa, ma state lontani dalla parola tossica “defund” (de-finanziare”).

    Il rispetto dell'America per la legge e l'ordine fa che il de-finanziamento della polizia sia un filo di alta tensione.

     

    Gelida ricezione alla auto-critica

    La reazione al rapporto non è stata del tutto positiva. I Democratici della sinistra radicale, specialmente quelli delle coste orientale e occidentale, non hanno ammorbidito la loro retorica, rendendo problematico per il Partito modificare il proprio messaggio. Tale riluttanza è un regalo ai repubblicani che devono solo ripetere i messaggi radicali della sinistra per segnare punti.

    In effetti, alcuni esponenti della sinistra si lamentano del fatto che non c'è nulla di sbagliato nel messaggio e che il Partito stia usando le critiche ai suoi attivisti come capro espiatorio per i propri fallimenti. Così, essi pensano che la soluzione sia introdurre ancora più socialismo, non meno.

    I democratici “moderati”, dal canto loro, si comportano da radicali. Quasi tutti hanno votato per le proposte più radicali, come il disegno di legge federale sul controllo del voto, i progetti di “infrastruttura” e l'Equality Act. D'altra parte, nessuno denuncia a gran voce l'ideologia socialista o anti-polizia del Partito.

    La raccomandazione urgente al cambiamento è allarmante perché non mira a cambiare le cattive idee dei democratici ma solo il modo di presentarle. Il rapporto sembra allenare i candidati: "Non dire che vogliamo il socialismo o de-finanziare la polizia... anche quando lo facciamo".

    Del resto, chiedere ai democratici di rinunciare al socialismo e all'ideologia anti-polizia è quasi come chiedere loro di smettere di essere democratici.

     

    Fonte: Tradition Family and Property, 25 Giugno 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà.

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  • Una visione marxista del mondo dietro gli assegni governativi

    I programmi del governo non possono risanare famiglie spezzate e comunità distrutte. Solo una rigenerazione morale di valori non economici può farlo. Le devastazioni cagionate dalla solitudine, dalla disperazione e dal suicidio devono essere affrontate riempiendo i vuoti spirituali che incombono sulla vita delle persone e non emettendo assegni governativi.

     

     

    di John Horvat*

    Infuria la lotta sull'ultimo pacchetto di spesa. I democratici sono intenzionati a versare ancora altri 2 trilioni di dollari nei loro progetti speciali. Sono pronti a tassare e a ipotecare il futuro per farlo.

    Molti americani che lottano per arrivare a fine mese non capiscono perché il governo stia spendendo soldi che non ha. Con l'inflazione già alta e la disoccupazione molto bassa, non riescono a vedere la logica dietro tali misure.

    Ma la logica dietro la legge sulla spesa è semplice anche se difettosa. David Brooks del New York Times riassume così il ragionamento. Dice: "Eravamo diventati un paese che si divideva in due nazioni, una altamente istruita e ricca e l'altra lasciata indietro. I divari economici hanno ulteriormente infiammato i divari culturali e sociali, creando un'atmosfera di intensa polarizzazione, ostilità culturale, alienazione, amarezza e risentimento".

    La soluzione della sinistra è anche quella semplice ma difettosa. Cioè, mettere il turbo all'economia con i dollari delle "infrastrutture", la porcata del New Deal verde e i programmi governativi. Il denaro riempirà il vuoto facendo sparire la polarizzazione e tutti gli altri mali. Mentre la mostruosa legge contiene altre componenti tossiche, i suoi promotori la smerciano da questa prospettiva economica.

     

    Una visione del mondo attraverso un prisma economico

    Per capire perché il ragionamento dietro la legislazione è difettoso, va analizzata la visione del mondo che esprime. Coloro che promuovono questa legge vedono il mondo principalmente attraverso un prisma economico. La loro analisi sostiene che le disuguaglianze economiche possono spiegare tutti i problemi. La società può essere nettamente divisa tra coloro che hanno soldi e coloro che non ne hanno. La mancanza di denaro lascia necessariamente le persone in uno stato di oppressione, risentimento e polarizzazione. Le strutture sociali che causano disuguaglianza devono essere sradicate e sostituite con quelle che non lo fanno.

    La soluzione proposta, ma imperfetta, manda un chiaro messaggio: Il denaro comprerà la felicità. Il denaro - "denaro gratis" - risolverà tutti i problemi di risentimento. Il denaro ottenuto da tasse più alte sui ricchi comprerà la prosperità. Il denaro, sempre e sempre di più, soffocherà tutte le disuguaglianze. Spendete con coraggio. Spendete rapidamente. Spendete in modo disinibito. Non preoccupatevi dei dettagli; alla fine tutto andrà bene.

    Questa è la visione del mondo dei democratici americani così ben descritta da David Brooks.

     

    L'economia non è il prisma più importante

    Questa è anche la visione del mondo marxista. Marx vedeva tutto attraverso il prisma economico, e il suo materialismo dialettico insegnava che la storia è definita dalla lotta di classe tra chi possiede e chi non possiede. Tutti i problemi possono essere ridotti a strutture economiche che il governo deve cambiare per promuovere la disuguaglianza. Il cambiamento sistemico toglierà ai ricchi e darà ai poveri.

    La visione del mondo marxista è sbagliata. Pur essendo uno strumento prezioso, l'economia non è il prisma più importante. Essa non determina la felicità o risolve tutti i problemi. Insistere che solo queste cose contano è ridurre l'uomo al livello degli istinti animali.

    Il problema dell'interpretazione marxista di Brooks della legge sulla spesa è la sua focalizzazione sui mezzi materiali e la sua negazione di una realtà superiore. Riduce tutto alla materia. Tuttavia, " Non di solo pane vivrà l'uomo", dice la Scrittura (Luca 4, 4).

     

    Un lato spirituale e superiore

    Questa visione del mondo materialista si scontra inevitabilmente con la visione cristiana del mondo che dà l’impronta al pensiero e alla civiltà occidentale. La visione cristiana del mondo insegna che ogni individuo ha un'anima che è spirituale, superiore alla materia e orientata alle verità trascendentali. Anche oggi, la visione conservatrice del mondo mantiene resti di questa prospettiva, che fu ben formulata a suo tempo da Barry Goldwater, quando affermò che ogni persona è una "creatura spirituale con bisogni e desideri spirituali".

    Questo lato superiore della natura umana è ciò che rende tutte le persone uniche e stabilisce la loro dignità. Dà origine ad attività e scienze politiche, sociali, culturali e religiose che si elevano al di sopra del mero sostentamento economico materiale. Questi soggetti si rivolgono ai bisogni spirituali dell'umanità e alla fine puntano alla salvezza eterna di ogni persona.

    Quando prevale una visione economicista, l'umanità viene sminuita. "Il grande spettacolo della storia divenne così riducibile agli sforzi economici degli individui e delle classi", scrive Richard Weaver riferendosi a questa ossessione materialista, e continua: "L'uomo creato a immagine divina, il protagonista di un grande dramma in cui la sua anima era in gioco, è stato sostituito dall'uomo animale che cerca e consuma ricchezza".

     

    Una crisi morale di proporzioni enormi

    Quando prevale solo l'economia, una visione fredda e senz'anima della società prende il controllo. Manca il calore delle relazioni familiari e comunitarie che danno un senso alla vita. Non c'è spazio per gli ideali superiori che conferiscono uno scopo alla vita. La gente non può affrontare le inevitabili sofferenze da cui nessuno sfugge. La vita delle persone va in pezzi.

    Le lezioni della postmodernità hanno rivelato che i problemi più critici oggi non sono economici ma morali. Anche se il denaro può comprare il piacere, non può acquisire o determinare la felicità. Ecco perché l'infelicità si trova in ogni classe sociale, compresi coloro che sono estremamente ricchi.

    I programmi del governo non possono risanare famiglie distrutte e comunità in frantumi. Solo una rigenerazione morale di valori non economici può farlo. Le devastazioni della solitudine, della disperazione e del suicidio devono essere affrontate riempiendo i vuoti spirituali che incombono sulla vita delle persone e non emettendo assegni governativi.

    Solo Dio può soddisfare i desideri eterni dell'anima. Di fronte a questo grande bisogno, i trilioni di dollari proposti sono nulla.

     

    Il nemico è la visione marxista del mondo

    Così, come tutti gli sforzi ispirati dal marxismo, il pacchetto governativo di spesa è destinato a fallire. Probabilmente genererà una successione infinita di simili misure, portando la nazione alla bancarotta e alla rovina. La soluzione ai problemi che creerà sarà sempre più socialismo... coronato dalla più abietta povertà e miseria.

    La crisi attuale rappresenta uno scontro di visioni del mondo. Certo, i progetti socialisti di stimolo devono essere contrastati. Più importante, tuttavia, è che questa visione del mondo materialista, disumana, atea e marxista che distorce la realtà e danneggia le anime deva essere respinta.

     

    *John Horvat II è uno studioso, ricercatore, educatore, oratore internazionale e autore del libro Ritorno all'Ordine, nonché autore di centinaia di saggi pubblicati. Vive a Spring Grove, Pennsylvania, dove è vicepresidente della Società Americana per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà.

     

    Fonte: The Imaginative Conservative, 28 Novembre 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia

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