Woke Revolution

  • Dobbiamo sfidare l'establishment finanziario “woke”*

     

     

    di John Horvat

    Il più grande nemico del futuro finanziario dell'America non è una nazione straniera, uno Stato regolatore o un pericoloso ideologo. Oggi la minaccia esistenziale per l'America è l'establishment finanziario "woke", che sta attualmente politicizzando gli affari e investendo in politiche dall’effetto devastante sull'America e sul mondo.

    Da sempre le grandi aziende hanno avuto la tendenza ad essere politicamente di sinistra. Nel corso dei decenni, hanno talvolta sostenuto cause che sembravano andare contro i loro interessi personali. Tuttavia, di rado queste azioni hanno impedito loro di registrare profitti o hanno messo a rischio gli investimenti degli azionisti. Molte aziende hanno pensato che, prostrandosi alle cause della sinistra, avrebbero potuto ottenere il sostegno e il favore dei ricchi liberal e dei media, ma non è mai mancata comunque un’occhiata al ritorno dell'investimento.

    Inoltre, certe cause risultano molto impopolari tra i consumatori americani e nel pubblico in generale. Le aziende erano solite esercitare una certa cautela, temendo contraccolpi qualora fossero apparse troppo radicali. Si è preso fin troppo sul serio il pericolo del detto "go woke, go broke" (ndt, “se vai ‘woke’, finisci sul lastrico”).

    Introduzione di nuove tattiche per forzare la conformità

    Tuttavia, quanti spingono per il cambiamento stanno ora impiegando tattiche diverse al fine di eludere il rifiuto dell'opinione pubblica. Le pressioni esercitate sulle aziende americane non provengono dai consigli di amministrazione delle imprese, ma da fondi di investimento ideologizzati, che improvvisamente si presentano con l’aura di "soci" illuminati. E questi gestori di investimenti politicizzati vogliono prendere le decisioni e spingere le aziende a seguire una linea di sinistra.

    Questa nuova offensiva finanziaria cerca di distruggere dall'interno il potente ma rigido establishment imprenditoriale. Mettere l'America delle imprese contro sé stessa è il modo in cui i liberal sperano di accelerare il processo che porterà tutti a diventare "woke".

    La strategia prevede di cambiare i criteri con cui gli investitori valutano le aziende. Tradizionalmente, le aziende cercavano di salvaguardare gli investimenti degli azionisti seguendo pratiche finanziariamente solide e riducendo al minimo i rischi significativi.

    L’introduzione del sistema “sostenibile” di ratingI nuovi criteri di valutazione sono ideologici, non finanziari. Pertanto i profitti sono in fondo alla lista delle priorità, mentre i parametri politicamente corretti occupano i primi posti. La componente chiave di questa strategia è il sistema di rating ESG, introdotto recentemente e che agli effetti del credito valuta le aziende in base alla loro conformità a obiettivi ambientali, sociali e di governance (Environmental, Social, Governance). Un'azienda può avere un bilancio stellare, ma se il suo rating ESG non è perfetto, può essere bloccata dal credito o dalle opportunità di investimento. Peggio ancora, i gestori di investimenti che controllano un gran numero di azioni possono usare i rating ESG contro i consigli di amministrazione delle società durante le assemblee degli azionisti per imporre cause di sinistra.

    Le forze più potenti della dittatura ESG sono i massicci fondi d’investimento. I Tre Grandigestori di investimenti sono BlackRock, Vanguard e State Street, tutti sotto gestione "woke". Insieme controllano oltre 20.000 miliardi di dollari di patrimonio di investitori. La loro influenza è tale che uno dei Tre Grandi è il maggiore azionista del 90% delle società pubbliche e tutti e tre possono rappresentare tra il 20 e il 25% dei voti degli azionisti dell’indice di grandi società S&P 500.

    I Tre Grandi si vantano del loro potere e sono fin troppo disposti a cacciare i direttori di quelle società che non rispettano gli standard ESG in materia di clima e diversità. Con una voce così potente nelle assemblee di azionisti, i fondi d’investimento minacciano di controllare gli istituti finanziari. Possono prosciugare i fondi alle aziende che producono combustibili fossili o limitare i loro investimenti. Possono anche adattare i loro programmi per accogliere le richieste dei sindacati, gli interessi cinesi o qualsiasi altra causa progressista che appaia all'orizzonte.

    Declassamento dei rating di credito

    A far parte della tirannia del rating ESG sono anche le tre maggiori società di rating del credito. Queste agenzie gestiscono i rubinetti del flusso di denaro non solo delle imprese, ma anche dei governi statali e locali. Nonostante le eccellenti pratiche finanziarie, qualsiasi governo statale che investa in modo massiccio nel petrolio o in industrie ad alta intensità di carbonio rischia un declassamento del credito.

    In effetti, gli stregoni dell'ESG a volte manipolano quelle che sembrano misurazioni quantitative oggettive per fondare le loro affermazioni. Tuttavia, molti analisti ammettono che per determinare un rating ci si basa su giudizi soggettivi piuttosto che su valutazioni finanziarie oggettive.

    L'ingiustizia delle sentenze sul rating del credito ha spinto molti governi statali a contestare le decisioni del rating ESG. Lo stato dello Utah, ad esempio, vanta un'eccellente gestione delle proprie finanze e da tempo detiene il massimo rating creditizio possibile, che gli ha permesso di prendere in prestito denaro a tassi bassi. Tuttavia, in un recente articolo pubblicato sul Wall Street Journal, il tesoriere dello Utah Marlo Oaks ha lanciato l'allarme su come i nuovi criteri ESG abbiano manipolato l'accesso al credito del suo stato allo scopo di servire un'agenda politica soggettiva.

    Reazione alla tirannia della valutazione ESG

    Questa concentrazione di potere arbitrario minaccia la sovranità dello Stato. Pertanto, lo Utah e altri Stati stanno intraprendendo azioni legali per fermare tale usurpazione di potere. La West Virginia ha già licenziato BlackRock dai suoi consigli di amministrazione, sia per le questioni ESG sia per i suoi legami con la Cina. Stati come il Texas chiedono un trattamento equo per il finanziamento della nuova tecnica di estrazione di idrocarburi denominata fracking, in quanto costituisce un interesse vitale.

    Il Congresso si occuperà presto della questione. Il Senato sta già discutendo la legge "Investor Democracy is Expected Act", in base alla quale le votazioni degli azionisti dei fondi di investimento dovrebbero riflettere le opinioni degli investitori effettivi e non i capricci arbitrari dei loro direttori “woke”.

    Ben vengano tutte queste misure. Tuttavia, non rispondono a una domanda. Perché l'establishment finanziario "woke" ha deciso di distruggere l’America delle aziende? La nazione si sta riprendendo da una pandemia, si vede penalizzata da una guerra, soffre l’inflazione ed è polarizzata. Strumentalizzare ora la finanza per perseguire utopie ideologiche di sinistra è l'ultima cosa di cui essa ha bisogno.

     

    *Il termine “woke” vuol dire approssimativamente “risveglio” e viene utilizzato per descrivere la nuova sinistra postmoderna e decostruzionista fortemente critica verso l’ordinamento attuale. Tale movimento si presenta attraverso diverse iniziative, come l’ambientalismo radicale, che minaccia l’economia, la “Cancel Culture”, che contesta l’eredità della civiltà occidentale, e la “Critical Race Theory”, che mira a insegnare ai giovani che quasi ogni male esistente nella società è da attribuire al “razzismo” della popolazione bianca di origine europea.

     

    Fonte: American Thinker, 1 giugno 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Doppio standard nelle università: si difende l’Islam ma si attacca la Cristianità

     

     

    diEdwin Benson

    Il mondo accademico moderno fa di tutto per proteggere i musulmani da qualsiasi offesa. Allo stesso tempo, elogia attivamente gli atti che offendono i cristiani.

    La National Association of Scholars, di orientamento relativamente conservatore, narra la situazione della dottoressa Erika López Prater, professore aggiunto presso la Hamline University di St. Paul, Minnesota, fino al dicembre del 2022.

    Il sito web della Hamline University riporta le lodi ricevute dai media nazionali.

    U.S. News and World Report la definisce "la migliore università regionale del Minnesota". Washington Monthly descrive la Hamline come "La migliore università di Master in Minnesota". Il sito cita anche un laureato del 2022 che dichiara: "Fare ricerca estiva alla Hamline mi ha aiutato ad acquisire competenze che sono inestimabili in laboratorio o sul campo: come sapersi adattare, essere flessibili, risolvere i problemi e pensare in modo critico".

    Tuttavia, sul tema dell'Islam, la Hamline University non è né adattabile né flessibile, bensì intransigente. L'esperienza della dottoressa López Prater conferma questa spiacevole conclusione. Uno dei suoi incarichi alla Hamlineera quello di tenere un corso online sulla storia dell'arte globale.

    Una premessa alla base di qualsiasi corso umanistico etichettato come "globale" è che gli studenti dovrebbero studiare tutte le culture allo stesso modo, compresa quella musulmana.

    Il campo minato islamico

    Tuttavia, la cultura musulmana è un campo minato dal punto di vista accademico, come ha dovuto scoprire con dispiacere la dottoressa López Prater. Nel programma del corso, la dottoressa aveva specificamente avvertito che avrebbe presentato e discusso immagini di figure religiose, compresa quella del fondatore dell'Islam, Maometto. Una delle superstizioni dell'Islam è che qualsiasi immagine di Maometto rappresenti una forma di idolatria. Nonostante ciò, nessuno studente ha obiettato. Quando in seguito ha esposto il dipinto raffigurante Maometto, ha avvertito gli studenti alcuni minuti prima di farlo. Anche in questo caso, nessuno ha obiettato.

    Eppure, dopo aver mostrato l'immagine ai suoi studenti, uno di loro si è lamentato, non con lei, l'insegnante, ma con l'amministrazione. Altri studenti musulmani che non erano in classe si sono uniti al reclamo.

    La citata National Association of Scholars descrive così l’accaduto: “La dottoressa López Prater ha fatto tutto il possibile per promuovere una discussione rispettosa su un'opera d'arte importante, eppure è bastato i, reclamo di un solo studente per farle perdere il lavoro". Hanno (quelli della Hamline University) poi aggiunto un tocco di deliberata ironia, giustificandosi così: “in un mondo in cui l'"eccellenza inclusiva" è considerata superiore all'eccellenza accademica, non dovremmo aspettarci altro".

    La radio di una università “cattolica”

    Questa situazione mi ha riportato alla memoria due storie con esiti molto diversi. Nel 2021, la stazione radio "cattolica" WSOU della Seton Hall University trasmise diversi brani della cosiddetta musica satanica che offesero molti cattolici, i quali protestarono e tuttora seguono a protestare. Descrivendo la protesta contro l'emittente, il membro della TFP Student Action Domenick Galatolo ha elencato e documentato le offese.

    • “Oscurando quel maledetto sole” brano tratto dall’album “Sacrament” della banda nominata blasfemamente “Agnello di Dio”. La copertina dell’album presenta una parodia sacrilega della Santa Eucaristia.
    • Il brano "No Light Shall Save Us" (Nessuna luce ci salverà) della banda Carnifex. Il suo testo è chiaramente satanico: "Beati i dannati... Questo inferno è casa nostra...". Il testo continua: "Abbiamo rubato le stelle dal cielo. Dalla mano di Dio alla morte divina. Abbiamo rubato la luce dai loro occhi. Condannando il mondo alla notte eterna".
    • “Make America Hate Again” (Facciamo nuovamente odiare l’America”, parodia dello slogan politico ‘Make America great again’) della banda Thy Art is Murder (La loro arte è uccidere). Le parole del brano dicono: “Voglio sangue, voglio caos…più e più caos…”.
    • "Necromania" del gruppo Electric Wizard (Lo stregone elettrico). Il titolo è già abbastanza brutto, ma il macabro brano descrive un omicidio rituale satanico.

    Questa università invece non ha punito pubblicamente gli studenti responsabili della trasmissione. Forse un consigliere di facoltà ha detto agli studenti di astenersi, ma se ciò è avvenuto, nessuno lo ha mai detto in pubblico. Di certo, nessuno è stato licenziato o espulso. Gli oltraggi alla fede continuano.

    Un altro professore in un'altra università del Minnesota

    Tuttavia, un'altra storia si associa direttamente al caso della dr.ssa López Prater che non solo riguarda un altro professore del Minnesota, ma chiama in causa una profanazione religiosa. A differenza della cautela e della preoccupazione manifestata dalla dr.ssa López Prater per coloro che avrebbero potuto sentirsi offendersi, in questo caso si trattava di un qualcosa di apertamente sacrilego, pubblico e inteso a suscitare reazione.

    Il 24 luglio 2007, il dottor Paul Z. Myers, professore di biologia all'Università del Minnesota, commise un'orribile blasfemia, profanando deliberatamente un'ostia consacrata e descrivendo in questi termini il sacrilegio: "L'ho trafitta [l'ostia] con un chiodo arrugginito (spero che l'antitetanica di Gesù sia aggiornata). E poi l'ho semplicemente gettata nella spazzatura". All'epoca, il direttore della TFP Student Action, John Ritchie, aveva osservato: "Non sembra che i funzionari dell'Università del Minnesota abbiano preso alcuna misura disciplinare in risposta al sacrilegio pubblico commesso dal Prof. Myers". Infatti, il professore è ancora in facoltà presso l'Università del Minnesota.

    Questi sono solo due esempi che mi vengono in mente. Se ne potrebbero citare molti altri. Tuttavia, il campionamento solleva la questione del perché il mondo accademico punisca quando si tratta di Islam e lasci passare inosservate offese ben più gravi contro il Cristianesimo. Le ragioni sono almeno due.

    L'attacco woke – la fragile difesa

    In primo luogo, il mondo "woke" ritiene che il cristianesimo, in particolare la Chiesa cattolica, rappresenti un'oppressione. Il suo adempimento del comando di Nostro Signore, "Andate dunque, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19), impone la fede ai popoli pagani. I codici morali del cristianesimo sostengono, schiacciano lo spirito umano mentre l'anarchia e la dissoluzione lo "liberano".

    La seconda ragione è che molti cristiani non sono disposti a difendere pubblicamente la fede. Anzi, alcuni rappresentanti della Chiesa sono troppo spesso disposti a unirsi all'attacco contro la religione. I lettori forse ricorderanno lo scandaloso "gala" al Metropolitan Museum of Art nel 2018. John Horvat, autore e vicepresidente della TFP, descrisse l'evento così: "L'elegante incontro di gala ha presentato una sfilata di moda in cui famose star femminili hanno indossato versioni provocanti e rivelatrici di paramenti e simboli sacri, compresi quelli di vescovi e papa". L'evento era già di suo abbastanza scioccante. Tuttavia, il vero scandalo fu che il cardinale arcivescovo di New York, Sua Eminenza Timothy Dolan, era presente per presenziare e approvare.

    San Giovanni Bosco descriveva l'Islam come "una raccolta di massime tratte da varie religioni, che, se praticata, porta alla distruzione di ogni principio morale". In effetti i cristiani dovrebbero difendere la Vera Fede con più vigore delle credenze che hanno i musulmani.

    Attribuzione imagine:© jpellgen (@1179_jp)CC BY-NC-ND 2.0.

     

    Fonte: Return to Order, 1 Febbraio 2023. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

    © La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.

  • Elly Schlein e la destra italiana

     

     

    di Julio Loredo

    A Milano è apparso un murale: da una sepoltura sormontata da una lapide con sopra l’epitaffio “Sinistra Italiana”, erompe un pugno minaccioso smaltato di rosso. L’autore, lo street artist TvBoy, ne spiega il senso: “La sinistra è risuscitata!”.

    Un nuovo Pd?

    L’ “opera” si riferiva ovviamente all’elezione di Elly Schlein come Segretario del Partito democratico, fatto qualificato da Aldo Cazzullo come “un cataclisma nella sinistra italiana”[1]. Infatti, l’elezione a sorpresa (ma mica tanto, come vedremo) della giovane outsider di origini svizzere, segna un punto d’inflessione nella storia della sinistra italiana e, di conseguenza, di tutta la politica italiana.

    Il vecchio Pd ne esce sconfitto. Il “comunista emiliano” Stefano Bonaccini, candidato della nomenklatura del Partito, ha dovuto arrendersi. Mentre il voto dei circoli gli aveva consegnato un’ampia maggioranza, quello del popolo della strada ha ribaltato clamorosamente la situazione, a riprova che a sinistra ribolliva una profonda ansia di cambiamento, che la Schlein ha saputo intercettare.

    Alcuni opinionisti hanno affermato che con la Schlein nasce un nuovo partito. Non più il Pd delle coop, dell’asse tosco-emiliano, degli artigiani rossi e delle feste partigiane, ma un Pd attento alla piazza, ai movimenti contestatari, dalle “Sardine” agli “antifa”, un Pd che si butta nella lotta per i cosiddetti “diritti civili”: aborto, omosessualità, eutanasia, droga libera e via discorrendo. Insomma, un Pd aperto alle nuove forme di rivoluzione, dalla “cancel culture” al “woke”, un Pd non più fondato sul vecchio proletariato bensì su quello che si usa chiamare “neo-proletariato”: femministe, anarchici, movimento lgbt, gruppi contro-cultura, minoranze etniche e via dicendo.

    La Schlein non fa un segreto della sua omosessualità: “Sono una donna, amo una donna e non sono una madre”. Con lei salirà al potere una nuova sinistra. Per esempio, si paventa come suo possibile segretario il nome di Alessandro Zan, anche lui apertamente omosessuale, militante lgbt e autore del famigerato ddl Zan contro la “omobitransfobia”.

    Sbocco di un processo storico

    A nostro parere, quello che è uscito dalle urne non è tanto un “nuovo” Pd, quanto lo sbocco naturale di un processo storico che doveva per forza passare alla fase successiva.

    Spiegavo in un recente articolo[2] che il comunismo è una tappa della Rivoluzione, cioè di quel processo di decadenza che, dalla caduta del Medioevo, sta spingendo il mondo in una direzione contraria alla civiltà cristiana. Due nozioni esprimono il suo spirito: uguaglianza assoluta, libertà completa. Entrambe le nozioni sembrano contraddittorie e, in effetti, lo sono da alcuni punti di vista, ma si riconciliano nell’utopia rivoluzionaria di un paradiso anarchico.

    A un certo punto la Rivoluzione ha dovuto sacrificare la libertà per imporre l’uguaglianza. E qui abbiamo l’Unione Sovietica e il suo massiccio Stato repressivo. Tuttavia, secondo gli stessi teorici comunisti, il processo dialettico storico continua, avanzando inesorabilmente verso l’utopia finale di una società allo stesso tempo totalmente libera e perfettamente uguale.

    Per tutto il XX secolo, il passaggio dal socialismo di Stato all’utopia libertaria è stato uno dei principali argomenti di discussione tra gli intellettuali di sinistra. Furono fatti diversi tentativi per attuare tale passaggio: Gramscismo, Scuola di Francoforte, Freudo-marxismo, Umanesimo marxista, Rivoluzione culturale, Socialismo autogestionario e via dicendo.

    Questi tentativi influenzarono l’evoluzione del comunismo italiano. Nel 1991, il Partito comunista italiano (Pci) si trasformò nel Partito democratico della sinistra (Pds), divenuto a sua volta Democratici di sinistra (Ds) nel 1998 e finalmente, nel 2007, il Partito democratico (Pd). Tuttavia, la puzza sovietica non riuscì mai a scomparire. “Non dimentichiamo le nostre radici, anche se cambiamo il nome”, ammoniva Giorgio Napolitano nel 1989[3].

    Con la Schlein, il comunismo italiano completa la sua evoluzione. Per usare le note categorie di Plinio Corrêa de Oliveira, si porta a compimento il passaggio dalla terza Rivoluzione (comunismo) alla quarta, cioè quella culturale libertaria[4].

    Per un “nuovo socialismo”

    Coincidenza o meno, questo “cataclisma nella sinistra italiana” accade in concomitanza con l’uscita di un libro di Carlo De Benedetti che analizza la situazione generale in Italia propondo alcune soluzioni. Col titolo «Radicalità. Il cambiamento che serve all’Italia», il noto imprenditore torinese spiega che la vecchia politica e i vecchi schemi hanno esaurito il loro potenziale, è l’ora di lanciare un “nuovo socialismo” che riparta dall’ecologia e dalla lotta alle disuguaglianze in ogni campo, compreso quello morale.

    “Questo è il momento della tempesta”, sentenzia l’autore, criticando aspramente il Pd: “un partito irriformabile, dilaniato, avvitato nei propri psicodrammi interni”. Secondo De Benedetti, il capitalismo è fallito, e il neoliberalismo riesce solo ad acuire i problemi. L’unica soluzione sarebbe la “radicalità”: una rivoluzione dalle radici, un “nuovo socialismo” che affronti i due grandi temi della modernità: “le disuguaglianze e il disastro ambientale”.

    Sembra che la vittoria della Schlein alle primarie del Partito democratico sia stata proprio la “tempesta” tanto auspicata da De Benedetti.

    E la destra?

    La vittoria di Elly Schlein pone una sfida a tutto campo. Tanto per cominciare, mette in difficoltà la cosiddetta sinistra “cattolica”, fino ad oggi comodamente annidata all’interno del Pd.

    Il comunismo ha sempre potuto contare su compagni di viaggio fidati fra i cattolici, dai “catto-comunisti” degli anni Quaranta (Adriano Ossicini, Franco Rodano e compagnia bella), fino ai “cattolici adulti” di Romano Prodi. Che cosa faranno adesso questi cattolici se il Partito si butterà nella lotta per l’omosessualità, il trangenderismo e altre empietà palesemente contrarie alla dottrina cattolica?

    La vittoria della Schlein mette in difficoltà anche i moderati. “Nel Pd non c’è più spazio per i moderati. È una vera rivoluzione”, opina la renziana Maria Elena Boschi[5]. Accetteranno i moderati questa brusca piega del Pd verso una sinistra radicale, o andranno invece a rimpolpare le fiaccate fila del Terzo polo?

    La mia principale preoccupazione, però, è la ripercussione della vittoria della Schlein sulla destra.

    Può sembrare paradossale, ma ritengo che l’exploit di Elly Schlein apra soprattutto uno spazio alla destra, quella vera, quella dei valori – morali e tradizionali – quella che si presenta non tanto come un’alternativa politica alla sinistra, quanto piuttosto come un’alternativa culturale e ideale, insomma quella che si presenta come una Contro-Rivoluzione.

    Una volta che la sinistra si è in tal modo smascherata, come reagirà il centro-destra ora al potere con Giorgia Meloni?

    Gli strateghi del centro-destra hanno davanti a sé una scelta che condizionerà la storia del nostro Paese per molti anni. Sapranno andare oltre le bagatelle della micro politica e capire che, nelle ultime elezioni politiche, gli italiani hanno affidato al centro-destra non solo il compito di governare ma, più profondamente, la missione storica di mettere un freno alla Rivoluzione? Sapranno implementare un programma di governo che davvero traduca in atti gli aneliti della crescente fascia reattiva dell’opinione pubblica?

    Sapranno, per esempio, difendere i valori morali, fondati sulla legge naturale e sul Magistero della Chiesa? Sapranno proteggere la nostra identità cristiana ed europea? Sapranno difendere la famiglia e la vita umana innocente? Sapranno difendere i nostri bambini e ragazzi dalla propaganda lgbt nelle scuole? Sapranno, insomma, stilare una vera reazione alla Rivoluzione culturale, per parlare solo di quest’ultima?

    In ogni caso, per la politica italiana si apre una nuova era.

     

    Note

    [1] Aldo Cazzullo, “Una vittoria-esperimento, segno dei tempi anti-establishment”, Corriere della Sera, 28 febbraio, p. 7.

    [2] Comunismo cubano e “diritti” lgbt, le questioni profonde, https://www.atfp.it/notizie/307-attualita/2447-comunismo-cubano-e-diritti-lgbt-le-questioni-profonde

    [3] Cit. in Alessio Marchetti, “Evoluzione politica italiana dal PCI al PD”, https://www.homolaicus.com/politica/fonti/pc-pd.pdf

    [4] Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Luci sull’Est, Roma 1998.

    [5] Maria Teresa Meli, “Nel Pd non c’è spazio per i moderati”, Corriere della Sera 28 febbraio 2023, p. 8.

     

     

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  • L’incantesimo della parola "woke" si sta rompendo: dobbiamo passare all'attacco!

    Quando è apparsa per la prima volta, la parola "woke" sembrava un'arma pericolosa nell'arsenale della sinistra. Ma poi qualcosa è cambiato...

     

     

    di Jon Paul Fabrizio

    Nel corso della storia, i rivoluzionari hanno utilizzato il potere delle parole e degli slogan. La Rivolta Protestante evocò frasi ad effetto come "sola fede" e "sola scriptura" per minare la supremazia papale. La Rivoluzione francese si avvalse di una trilogia talismanica: "libertà, uguaglianza e fraternità". Inoltre, la sinistra cattolica ha usato la parola "dialogo" per facilitare la riconciliazione tra la Chiesa e il comunismo.

    La sinistra di oggi non è diversa. Si avvale di questo efficace metodo di trasbordo ideologico. Tuttavia, questa tattica rivoluzionaria non è invincibile. La destra può sconfiggere l'uso spregiudicato di queste parole talismano e lo ha fatto in passato. La parola "woke" (risveglio) è un esempio perfetto di questa sconfitta. Possiamo imparare molto studiando il suo fallimento nel convincere il grande pubblico.

    L'ascesa

    Quando è apparsa per la prima volta, la parola "woke" sembrava un'arma pericolosa nell'arsenale della sinistra. Tutti i segnali indicavano che sarebbe stato così. La parola si presenta come breve e dolce, con un'aria di compassione per le persone che hanno sofferto di "ingiustizia razziale" o altre discriminazioni. Suggerisce che ci si è "risvegliati" dalle gravi malefatte che hanno afflitto i neri per secoli. Inoltre, l'uso di questo termine accarezza anche l'ego intellettuale dei simpatizzanti liberal. Dà loro la sensazione di essere "al corrente" delle ingiustizie che altri non hanno percepito. È anche una parola molto elastica, con un'ampia gamma di significati che possono essere facilmente trasposti da un'area di ingiustizia a un'altra.

    Così, nel contesto del clima di tensione che si è manifestato con il movimento Black Lives Matter, molti a sinistra hanno iniziato a usare la parola "woke" con sicurezza. Com’era prevedibile, la parola si è diffusa a macchia d'olio. Le scuole pubbliche, i media liberal e i gruppi della sinistra radicale hanno immediatamente adottato questo nuovo termine. A tutti è stato detto di diventare guerrieri woke e di combattere contro le strutture sociali intrinsecamente razziste.

    In questo modo, la parola è diventata presto il modo preferito per diffamare chiunque cercasse di difendere la polizia, il diritto alle armi e gli scolari. I politici di sinistra hanno usato questo termine contro i loro omologhi conservatori nei modi più aggressivi che si possano immaginare. Di conseguenza, i conservatori si sono trovati di fronte a due opzioni: arrendersi ai liberal o essere definiti razzisti. Il termine "woke" è diventato un modo per fare pressione sulla destra affinché favorisse un'agenda di sinistra con il pretesto della giustizia e della compassione.

    All'inizio la strategia è sembrata funzionare. La parola ha creato un clima di lotta di classe che ha messo le etnie l'una contro l'altra. Nelle assemblee legislative sono state approvate nuove leggi e politiche. Le scuole hanno aggiornato i loro programmi di studio prendendo spunto, ad esempio, dal Progetto 1619, che educa i bambini attraverso le lenti del “wokismo”. Sono state prese misure severe anche contro le forze dell'ordine, favorendo disordini a livello nazionale. In effetti, sembrava che l’incantesimo "woke" avesse contribuito a realizzare tutto ciò che la sinistra aveva sperato e anche di più.

    Tuttavia, qualcosa di inaspettato è accaduto proprio quando la rivoluzione "woke" sembrava raggiungere il suo apice. L'attraente miraggio che nascondeva il vero significato della parola è svanito ed è stato sostituito dalla realtà brutale.

    La caduta

    Improvvisamente sono apparsi eventi e critiche che hanno mostrato il talismano della sinistra per quello che era. Le persone hanno iniziato correttamente ad associarlo alla Teoria Critica della Razza (Critical Race Theory), un rimaneggiamento neomarxista della lotta di classe. La gente ha percepito che il termine "woke" era un mero pretesto per promuovere una riforma politica di stampo socialista. Inoltre, i genitori si sono resi conto che il "wokismo" si stava facendo strada nelle scuole per indottrinare i loro bambini, cosa che li ha giustamente irritati.

    Inoltre, la parola è stata associata alle rivolte violente scoppiate nelle strade come mezzo per distruggere le strutture presumibilmente "oppressive". E in nome dell'essere "svegli", il nuovo modo di lottare per l'equità razziale è diventato lanciare mattoni contro le vetrine dei negozi. Queste associazioni hanno tolto alla parola ogni ambiguità e aria di compassione. Le persone hanno capito subito il vero significato di "woke" e lo hanno rifiutato.

    Di conseguenza, tutto ciò che è legato a questa parola ora è stato stigmatizzato. I conservatori hanno trasformato "woke" in un termine peggiorativo e lo hanno usato per denunciare i programmi liberali radicali. La parola, così esorcizzata, ha perso la sua carica elettrizzante. Di conseguenza, i liberal che cercavano di presentarsi come centristi hanno perso la loro copertura.

    Caduta in disperazione, la sinistra ha cercato di fare la vittima, lamentando una crociata dei conservatori contro la loro fallita invenzione. Tuttavia, era troppo tardi per la compassione. La folla dei "woke" aveva già sollevato e fatto vedere la sua brutta faccia e nessuno voleva averci a che fare.

    A quel punto, la sinistra non ha potuto far altro che accettare la sconfitta. In un'intervista al sito di opinione Vox, lo stratega democratico James Carville ha ammesso a sorpresa che la parola woke aveva fallito e ha chiesto alle persone di disfarsene. Oggi, questo talismano fallito causa ancora qualche danno, ma funziona contro lo scopo per cui è stato creato.

    Non possiamo fermarci qui

    La sconfitta del talismo "woke" contiene una lezione preziosa. Quando i conservatori si uniscono contro le truffe dei liberal, possono efficacemente interrompere le pericolose manovre della sinistra.

    Tuttavia, woke è solo una delle tante parole talismaniche della sinistra che devono essere affrontate. Per esempio, la parola "odio" è ora applicata a chiunque pratichi la terza opera di misericordia spirituale: "ammonire il peccatore". Un altro esempio è "tolleranza", che suggerisce che le persone dovrebbero accettare e abbracciare il peccato. L'elenco potrebbe continuare, poiché molti talismani sono ancora in circolazione e fanno danni.

    Non possiamo accontentarci della sconfitta della parola "woke". Le parole talismano vengono distrutte quando vengono definite con precisione e private dell'ambiguità e dei significati elastici e molteplici. Dobbiamo evidenziare i difetti e le contraddizioni che tengono in piedi queste parole talismaniche. Possiamo anche smascherare le ideologie che si celano dietro questi termini. Così facendo, la loro facciata crolla e la sinistra si priva di un'arma preziosa.

    Abbiamo lo slancio dalla nostra parte. Non è il momento di alzare bandiera bianca nella guerra delle parole. Dobbiamo passare all'attacco!

    Attribuzione immagine:By JMacPherson from Calgary, Canada - Naps...woke, CC BY 2.0, Wikimedia.

     

    Fonte: Tfp.org, 16 Febbraio 2023. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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  • LA RIVOLUZIONE "WOKE" SBARCA IN ITALIA. NON SOTTOVALUTIAMOLA

     

     

    di Marco Gervasoni

    "Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, è un famoso aforisma di Agata Christie. E in questo caso è la prova che il delitto sta per compiersi, l’ingresso della rivoluzione woke anche nel nostro paese, proprio nel punto più nevralgico, la scuola. La ideologia woke, dall’inglese to wake, cioè “risvegliarsi”, intende combattere ogni forma di discriminazione etnica, sessuale, religiosa, e si è diffusa negli Stati Uniti soprattutto con Black Lives Matter, estendendosi poi alle cause di molte altre minoranze. Il problema è cosa tale ideologia intende con “discriminazione” e soprattutto come pensa di combatterla.

    Primo indizio. Al Liceo Zucchi di Monza, un gruppo di studenti (maschi) si reca a scuola abbigliandosi con la gonna, per denunciare “sessismo” e “mascolinità tossica”. Secondo indizio. Al Liceo Ulisse Dini di Pisa, un manipolo di studenti protesta e addirittura occupa la scuola perché a uno di loro la direzione ha negato di accedere all'identità trans. Terzo indizio. Al Liceo Cavour di Torino, il preside adotta la scrittura “inclusiva”, quella che prevede l’asterisco al posto di sostantivi e aggettivi connotati dal punto di vista sessuale. In questo caso l’iniziativa non è partita dagli studenti ma da un professore “in fase di transizione” eppure le solite organizzazioni studentesche hanno aderito entusiasticamente.

    Sono molte le tristi considerazioni che questi tre fatti conducono con sé. Negli anni Settanta gli studenti occupavano a suon di Contessa del recentemente scomparso Paolo Pietrangeli. Tra gli inviti a “usare il martello” contro i borghesi (puntualmente eseguiti, ma con chiave inglese e spesso contro ragazzi di estrazione proletaria considerati fascisti) e gli studenti con le gonne, qualcuno potrebbe ritenere trattarsi di un progresso. Per noi, non tanto.

    L’allucinata e distorta ideologia marxista degli anni Settanta faceva pur parte di un percorso storico, con i suoi legami con il passato. Trasmetteva una sua visione di durezza della vita, che in qualche modo educava i giovani. E, diciamolo pure, il marxismo è stata una religione politica secolarizzata, un'eresia del cristianesimo: nei poveri e rozzi versi di Contessa, ad esempio, è possibile vedere comunque il suo far parte di un orizzonte culturale di questo genere.

    Gli studenti con le gonne, gli occupanti in nome di un nome trans, gli asterischi e già che ci siamo le schwa, appartengono invece a un tempo nuovo rispetto a quella storia. Un tempo, diciamolo tutto, post-cristiano, le cui rivendicazioni investono un orizzonte bio-politico, manipolato dalla tecnica, in cui sono saltati i legami con la tradizione, non solo quella storica ma anche quella teologica. E siccome la politica è sempre teologia politica… Inoltre cambia la missione della scuola. Non più formare alla vita, che è roba dura, ma astrarre dalla vita. Tutto questo linguaggio composto da slogan vuoti “inclusività”, “mascolinità tossica” è finalizzato a non “urtare la sensibilità”, altra parola magica del dizionario woke e politicamente corretto. Nel Regno Unito si parla di generazione snowflakes, fiocchi di neve, per identificare giovani fragili psicologicamente, i cui genitori hanno spesso miseramente fallito. Ed è quella dell’autore di queste righe, per cui possiamo davvero amaramente riconoscere con Giorgio Gaber che anche “la mia generazione ha perso”, oltre la sua.

    Un’ altra considerazione che lega questi tre casi riguarda il tipo di istituto e la sua collocazione geografica: si tratta di licei molto antichi e prestigiosi di tutte e tre le città, tre capoluoghi di provincia mediamente ricchi. E licei, non istituti tecnici o professionali. Insomma, non vorremmo essere scambiati per marxisti (che è sempre meglio di genderisti però), ma questa è una rivolta della borghesia per i bisogni di una strettissima minoranza: altro che diritti universali. Tutto questo mentre, scrive Repubblica del 22 novembre, gli istituti “cadono a pezzi per allagamenti e infiltrazioni d’acqua. Licei che non hanno aule. Strutture che non hanno laboratori”. Forse non lo Zucchi, il Dini e il Cavour: ma quelli frequentati dai figli dei “poveri” (nel senso di Don Milani) sicuramente si. E qui si potrebbe citare l’ultimo Pasolini sui bisogni indotti, ma preferiamo richiamare Franco Battiato che, nella straordinaria, profetica e celebre Patriot to arms (1980) cantava “le barricate in piazza le fai per conto della borghesia / che crea falsi miti di progresso”.

    E un falso mito di progresso è proprio la rivoluzione woke, il delitto più grave che si stia compiendo. Sbagliano, sbagliano enormemente coloro che pensano si tratti di un fenomeno momentaneo, limitato alla sfera anglosassone. Tanto è vero che essa è penetrata subito anche in Francia. Infatti, scrive il saggista Brice Couturier nel suo recente OK, Millennials! Puritanisme, victimisation, identitarisme, censure… L’enquête d’un baby-boomeur sur les mythes de la génération “woke” ("OK Millennial! Puritanesimo, vittimismo, identitarismo, censura. Inchiesta di un boomer sui miti della generazione woke" Éditions de L’Observatoire) è un fenomeno rivoluzionario, e come tale pronto ad estendersi ovunque, almeno in Occidente (difficile che in Cina la facciano passare, per dire…). Mentre per il grande linguista afro americano John McWhorter, il wokismo statunitense, focalizzato più sui neri che su islamici, donne e trans, può essere considerato una religione, molto pericolosa. (Woke Racism. How a new Religion betrayed Black America, "Razzismo woke. Come una nuova religione ha tradito l'America nera". Penguin).

    Ora le due diagnosi non sono in contraddizione: tutte le rivoluzioni sono fenomeni religiosi secolarizzati. Solo che quelle del passato, compresa quella bolscevica, stavano all’interno di un orizzonte cristiano. La rivoluzione woke, quella del politicamente corretto, della cancel culture, del “differenzialismo inclusivo”, è la prima rivoluzione post-cristiana: e non a caso possiede molti caratteri dello gnosticismo. Se fosse ancora tra noi Luciano Pellicani, che con queste categorie aveva studiato anche l’ultimo islamismo, chissà come avrebbe interpretato il fenomeno. Che sta arrivando anche da noi.

    Non credo che la classe politica possieda gli strumenti per opporsi, se non attraverso post o tweet, lamentosi o peggio invocando provvedimenti punitivi o censori. Le rivoluzioni si frenano con la forza, certo, ma prima di tutto con quella delle idee e delle proposte. Contro la rivoluzione woke serve una reazione rigorosa e lucida: anche se non si vede all’orizzonte alcun De Maistre, nessun Donoso Cortes, nessun Monaldo Leopardi.

     

    Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 Novembre 2021.

  • Un invito a risvegliarsi dalla ‘Rivoluzione del Risveglio’
    (Woke Revolution) che ci sta assediando

     

     

    di Edwin Benson

    “La rivoluzione non nasce da una società stabile di persone integre; essa proviene da una società divisa, popolata da una cittadinanza ferita che vede la rivoluzione come giusta soluzione”.

    Questa è una delle tante affermazioni degne di citazione del libro Awake, Not Woke: A Christian Response to the Cult of Progressive Ideology (Risvegliati dal Risveglio, una risposta cristiana alla setta dell’ideologia progressista), di Noelle Mering.

    La maggior parte delle persone trova sconcertante l'intero movimento “woke”. Era dagli anni Sessanta che nessun movimento rivoluzionario tentava un cambiamento culturale così forte. La folla “woke” trova difetti in ogni aspetto della vita. Vedono l'oppressione in tutto, dalla torta di mele alla matematica alle armi nucleari. Le idee “svegliate” consentono a qualsiasi persona "oppressa" di compiere un’azione proibita, non importa quanto riprovevole essa sia.

    Awake, Not Woke è una guida a quella visione del mondo “svegliata”, dove la signora Mering racconta in cosa consiste e come alcuni sono arrivati ​​a sposarla, rivelando le sue pecche e indicando la strada del ritorno alla sanità mentale.

    I tre dogmi woke

    In poche parole, possono essere riassunti in questo modo: “Il primo dei tre dogmi dell’ideologia wokedominante è il primato del gruppo sulla persona; il secondo è l'enfasi sulla volontà a spese della ragione o della natura; e il terzo è l'elevazione del potere umano nel rifiuto dell'autorità superiore”.

    Sia il cristianesimo sia la cultura americana hanno un forte senso dell'individualità. Il libero arbitrio è una dottrina religiosa e laica, che ha le sue conseguenze nella vita degli individui. Il cristianesimo insegna che gli individui dovranno rendere conto delle loro azioni al momento del loro giudizio: coloro che hanno risposto bene alla grazia di Dio raggiungeranno il paradiso; coloro che hanno rifiutato la Sua Volontà avranno il tormento eterno. Allo stesso modo, lo Stato esercita la giustizia attraverso i suoi sistemi legali e di polizia prendendo in esame gli atti di un individuo. Quando è accusata di un crimine, la persona dovrà essere giudicata colpevole o non colpevole. La colpa comporta la punizione. Gli innocenti sono liberi di vivere e agire nella società.

    La persona woke rifiuta ogni responsabilità individuale. L'appartenenza a un gruppo determina il proprio giudizio. Il vetero-marxista definisce i gruppi per classe economica: i poveri oppressi e i ricchi oppressori. Il movimento del “risveglio” o wokesposta l'attenzione su razza e identità. Pertanto, il movimento woke tollera solo quei bianchi che prendono posizioni antirazziste radicali. Neri, ispanici, asiatici e tutti i popoli indigeni sono automaticamente virtuosi.

    Una dottrina basata sull'egoismo

    Secondo la signora Mering, lo sviluppo della visione del mondo wokeprocede da due domande, entrambe incentrate su motivi egoistici.

    La prima domanda è: "Cosa voglio?". I desideri personali diventano tutti importanti. Non esistono limiti legittimi, specialmente nel campo del comportamento sessuale. Questa ideologia sostiene che la cultura dominante oppressiva tiene a freno tutte le altre e crea tutte le differenze tra uomini e donne, che invece vanno viste come una questione di preferenze personali. Questa attenzione al piacere sessuale sminuisce anche il ruolo della famiglia, responsabile di opprimere donne e bambini.

    La seconda domanda è: "Come sono stato ferito?". Il cristianesimo ci insegna ad accettare le nostre sofferenze e a trascenderle facendo del bene agli altri. I woke si sbracciano invece per ritenere qualcuno o qualche gruppo sempre responsabile delle disgrazie individuali. Questo semenzaio di risentimento diventa la radice del desiderio di potere, da usare in seguito per punire l'oppressore. Mentre la domanda sulla voglia di piacere si concentra sulla sessualità, la domanda sul risentimento si concentra sulla razza. A differenza dei "costrutti sociali" sessuali, che sarebbero mutevoli, il movimento woke enfatizza le differenze razziali che non sono modificabili.

    I “risvegliati” del movimento wokecredono che qualsiasi relazione tra una persona bianca e una di un'altra razza comporti un tentativo oppressore di mantenere il potere e l'autorità. C'è poco che la persona bianca possa fare anche quando segue un rigido codice antirazzista.

    Una visione del mondo profondamente distorta

    L'estate del 2020 ha fornito abbondanti prove di come le idee wokeabbiano distrutto l'ordine sociale (le settimane di disturbi sociali in America che hanno seguito l’omicidio di George Floyd, ndt). I 2 miliardi di dollari di distruzione nelle città della nazione sono il risultato della disintegrazione della responsabilità individuale. Il concentrarsi su desideri e risentimenti priva le persone di qualsiasi ideale superiore. La sessualità sfrenata li rende animaleschi e il risentimento li fa infuriare. L'essere un tempo umano diventa una bestia furibonda.

    "La storia ci mostra che gli esseri umani sono capaci di malvagità prima inimmaginabili, specialmente se, in cerca di un significato, viene fornito qualcuno da odiare e una convinzione che quell’odio è giusto". La signora Mering paragona il movimento woke alla Rivoluzione Culturale cinese (1966-1976). Mao si presentava allora come una figura divina. I suoi seguaci portavano un piccolo libro rosso con le sue citazioni, che consideravano verità rivelate. Molte citazioni soffiavano sull’odio contro ogni tradizione ma si concentravano soprattutto sulla classe dei “proprietari”, i quali venivano giudicati pubblicamente da “tribunali del popolo” che li spogliavano di ogni dignità umana. Allo stesso tempo, i loro accusatori assomigliavano sempre più a gatti selvatici che litigano per un pezzo di pesce.

    Una tale società finisce nel caos e solo allora arriva il colpo di grazia. Il governo centrale usa la sua autorità e le sue truppe per porre fine al caos, instaurando un regime più oppressivo di qualsiasi cosa vista prima.

    Come può riprendersi la società?

    Molti opinionisti e sociologi condannano la cultura woke, ma non arrivano a vedere che è il prodotto di una decadente società liberal che porta l'individualismo fino all'estremo di consentire alla persona di definire il proprio "genere", l'identità e ciò che è giusto o sbagliato. La cultura woketrasforma la libertà in licenza di fare ciò che si vuole, distruggendo tutte quelle strutture che danno scopo e significato alla vita. Soprattutto, il mondo woke non ha in nessun conto Dio o la Chiesa.

    Per la signora Mering l'unica istituzione sociale che può riparare il danno è la famiglia e parla per esperienza essendo madre di sei figli. "Ciascuno dei tre dogmi distorti del movimento woke – diminuzione della persona, rifiuto della ragione e disprezzo dell'autorità – possono essere capovolti dal motore di una famiglia sana".

    L’autrice sostiene che la famiglia tradizionale, come la conosciamo, è un prodotto del cristianesimo. La Chiesa, sostiene, estese la famiglia - limitata dai romani pagani principalmente ai patrizi - "ad ogni classe, anche agli schiavi".

    La famiglia può restaurare la società perché ha tre punti di forza che mancano ad altre istituzioni sociali. “In primo luogo, la famiglia è profondamente personale”. La famiglia è una conseguenza della legge naturale e si piega solo sotto una forza immensa. Ogni famiglia funziona in modi diversi, sebbene la natura della famiglia sia una sola.

    In secondo luogo, la famiglia trasmette virtù che favoriscono l'ordine e la ragione. I genitori cristiani insegnano le tradizioni, la morale e la fede alla generazione successiva. La terza forza sta nel fatto che la famiglia educa i figli alla "giusta autorità, non attraverso il controllo o il dominio, ma con cura e saggezza al fine di saper rispettare i limiti e nutrire l'amore per il bene".

    Una base per comprendere l'ideologia woke

    Il libro spiega le correnti intellettuali che hanno portato al movimento woke. Particolarmente degna di nota è la descrizione dell'autrice dell'impatto avuto dalla "Scuola di Francoforte" sul movimento.

    Awake, not woke - una risposta cristiana al culto dell'ideologia progressista, di Noelle Mering, è una risorsa estremamente preziosa. Non è una lettura facile o veloce. La difficoltà non è dovuta al gergo filosofico, ma piuttosto all'invito del libro a riflettere su ciò che è accaduto alla nazione. Un libro da leggere lentamente e sul quale riflettere.

     

    Fonte: Tfp.org, 27 Luglio 2021. Traduziione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà - Italia

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