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Cile: prospettiva di genere e rivoluzione costituzionale

Il Cile è un nuovo laboratorio per la Rivoluzione woke e decostruzionista che minaccia tutto l’Occidente. Dopo 30 anni in cui il paese sudamericano ha avuto una storia di successo economico, ma con gravi sviste sul piano culturale e morale, il giovane neo presidente Gabriel Boric e soprattutto la nuova Costituzione in gestione, promettono di trasformarlo radicalmente, ricordando le celebri promesse dei socialisti spagnoli “questo paese non lo riconoscerà neppure la madre che lo ha partorito” (Alfonso Guerra) e “questo paese lo rovesceremo come un calzino” (R. de la Borbolla). Per illustrare quanto ora succede nella nazione andina, riproduciamo qui di seguito un rivelatore articolo dell’Accademia Camerata di Santiago.

 

 

L'installazione di un nuovo sistema giudiziario che opererà come una ruspa contro l'ordine giuridico esistente sta andando avanti inesorabilmente. 

Quando a Noam Chomsky, l'autore filo-anarchico, fu chiesto come avesse contribuito al postulato di Marx che non si tratta di capire il mondo ma di cambiarlo, oltre a vantarsi di incoraggiare l’idea, Chomsky lodò coloro che andavano persino oltre: "Altri cercano di arrivare al nucleo delle varie manifestazioni dell'autorità illegittima, smantellarle, e muoversi verso un maggior grado di libertà e indipendenza"[1].

Sapendo ora che questa corrente considera illegittime tutte le autorità tradizionali (ecclesiastiche, civili, familiari, educative, ecc.) e arbitrarie tutte le distinzioni basate sulle culture classiche (uomo-donna, persona-cosa, cileno-straniero, ecc.), per capire come tutto questo si concretizza nella pratica, prendiamo un esempio molto semplice: la norma proposta nella Convenzione Costituzionale che imporrebbe ai giudici di governare "con una prospettiva di genere" e di "interculturalità".

Fabiola Lathrop, una professoressa della Facoltà di Diritto dell'Università del Cile (dove il neo-presidente Gabriel Boric si è formato sotto la tutela dell’ideologo e politico Fernando Atria[2]), ha rivelato involontariamente il fulcro di questa rivoluzione in corso: l'approccio di genere e di interculturalità presuppongono "l'esistenza di disuguaglianze strutturali", che sono "il risultato di una costruzione culturale stabilita"[3]. Traduzione: se tali disuguaglianze sono state "costruite", allora possono essere smantellate o "decostruite", svuotando il concetto insito nel suo contenuto essenziale e sostituendolo con un altro, questa volta spontaneo e in mobilitazione permanente. Così come il transessuale oscilla tra uomo-donna, il transumano oscilla tra il binomio persona-cosa o il transeunte oscilla tra cileno-straniero.

Nonostante l'antropologia e le scienze sostengano queste differenze naturali, per loro, che negano queste realtà, tutte le differenze sono state oggetto di un "costrutto" connivente, di una macchinazione storica che ha dato origine a "stereotipi" che non riflettono altro che lo scopo di egemonia da parte della classe dominante o etero-patriarcale (Foucault & co.).   

Questo è il motto o slogan (grido di battaglia) della rivoluzione in corso: morte all'ordine fisso e permanente di un Kosmos che dalla sua origine distingue tra maschio-femmina (tra altri binomi); viva il divenire spontaneo del Kaos, come quando tutto era indifferenziato! Dobbiamo transitare dal Logos al Non-Logos, e da lì divenire in continuo cambiamento, nella indefinizione. Chiedere a questi deputati anarco-convenzionali di redigere regole "fisse e stabili" per una Costituzione che ci governi per i "prossimi 40 anni", dunque, è chiedergli qualcosa che non fa parte del loro essere, che è estraneo al loro DNA: al contrario, per loro, la nuova Costituzione deve garantire il movimento, che tutto possa oscillare al ritmo di nuovi giudici e legislatori, seguaci di correnti progressiste.

Ci sono una cinquantina di deputati convenzionali per i quali la libertà al cospetto delle leggi non è l'assenza di arbitrarietà da parte del legislatore (che fa leggi ragionevoli finalizzate al bene comune generale), ma l'assenza di ogni autorità: c'è libertà quando i cittadini vivono insieme fuori da ogni potere, senza una divisione tra governanti e governati[4].  Su questo presupposto sono arrivati all'estremo di passare dalla libertà come non-dominio alla libertà come non-governo, stabilendo così il "principio di anarchia"[5].  D'altra parte, il diritto e la legge politica sono stati visti come strumenti al servizio dell'irrazionalità, del sofisma o delle ideologie trasmesse dai partiti dominanti. In altre parole, siamo davanti a una corrente che non crede nell'esistenza di un ordine razionale prestabilito, da scoprire attraverso la giurisprudenza, di organismi che "dicono", non "creano" il diritto; una corrente insomma che pensa che le intuizioni, persino i pregiudizi, possano fare del diritto un artificio o uno strumento di trasformazione sociale.

La destra fraintende la profondità del problema quando dice che definire in cosa consiste la prospettiva di genere è un compito del "legislatore democratico" o che i giuristi "non sono chiari su cosa implica questo approccio".[6] Né l'uno né l'altro. Questa prospettiva fa parte dell'arsenale ideologico utilizzato dall'attuale rivoluzione con lo scopo molto chiaro di snaturare una delle realtà naturali su cui si basano certe istituzioni della cultura greco-cristiana (maschile o femminile), che tutti i suoi proseliti conoscono e per i quali non fa differenza se viene attuata da giudici o legislatori.

Si tratta semplicemente di demolire e sovvertire qualsiasi legge, passata o futura, che prenda anche solo in considerazione o si basi su una tale differenza tra i sessi, per quanto giustificata possa essere. Non è che questa differenza debba essere evitata solo quando è impertinente e fuori luogo. Tutto deve essere transgender o in continua trasformazione. Proprio così. Perciò dopo diversi anni che questa rivoluzione culturale si sta svolgendo alla luce del sole e senza riguardo per nessuno, non ci sono scuse per essere sorpresi o per imputare incoerenza alla sinistra anarco-comunista che vuole imporla "con le buone o con le cattive". 

 

Note

[1] Noam Chomsky e David Barsamian, Las sublevaciones democráticas globales. Crónicas de una revolución en marcha (2013) Ed. Pasado y Presente (Barcellona) pag. 169. 

[2] Alfredo Jocelyn-Holt, La escuela tomada (2015) Taurus-Penguin Random House Grupo Editorial Chile (Santiago) 642 pp. 

[3] El Mercurio (Santiago) 19.2.2022 corpo C pag. 5.

[4] Hannah Arendt, Sobre la revolución (1963) 3ª ed. (2013) terza ristampa (2017) Alianza Editorial (Madrid) 44.

[5] Miguel Vatter, Constitución y resistencia: ensayos de teoría democrática radical (2012) Universidad Diego Portales (Santiago) 368 pp. 

[6] Editoriale Criterio de interpretación de las leyes, El Mercurio (Santiago) 26.2.2022, corpo  A pag. 3.

 

Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

Attribuzione immagine: Jose Pereira, CC BY-NC-ND 2.5 – Tramite Google Immagini

 

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