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La democratica Sheila Jackson Lee difende l'aborto a nascita parziale

 

 

Quando pensiamo alla barbarie, spesso la nostra mente è portata a rivolgersi ad epoche del passato o a popolazioni rimaste ai margini della civilizzazione.

Tuttavia, è proprio allora che cadiamo in un grande equivoco, poiché siamo indotti a credere che ad oggi pratiche violente e barbare non vi siano più, o quantomeno che si siano drasticamente arginate.

Purtroppo non è così.

La notizia che ci giunge dagli Stati Uniti d’America, in particolare dallo stato del Texas, racconta infatti una storia molto differente.

È bene ricordare che in Texas vige una delle più restrittive legislazioni in merito alla possibilità di abortire. L’aborto è consentito soltanto in caso di pericolo di vita della madre.

Proprio contro questa legge si è scagliata la deputata democratica Sheila Jackson Lee, attaccando il governatore dello Stato, il repubblicano Greg Abbott, osservando che egli «ha approvato una legge sui cacciatori di taglie per perseguire medici, infermieri, che darebbero assistenza medica a donne innocenti e a individui che cercavano quella cura».

Ha poi continuato affermando che è «oltraggioso» che «in una democrazia costituzionale [...] si vogliano ferire le persone, si vogliano minare i medici e minare gli infermieri. Che oltraggio!»

Il principale atto d’accusa mosso dalla deputata democratica è l’aver dichiarato illegale «le procedure mediche per i genitori che non volevano altro che un bambino sano» e che, secondo la Jackson Lee, «sono state poi caratterizzate come un atto criminale e chiamate aborto a nascita parziale»1.

Cos’è l’aborto a nascita parziale?

«Il termine partial-birth abortion, o aborto con nascita parziale, designa una tecnica di aborto utilizzata negli ultimi mesi di gravidanza, durante la quale viene praticato un parto intravaginale parziale del feto vivente, seguito da un'aspirazione del contenuto cerebrale prima di completare il parto.

«Questa tecnica ha potuto essere legalmente utilizzata negli Stati Uniti dopo la decisione dell’Alta Corte Federale di Giustizia Roe vs. Wade del 1973, che ha autorizzato i diversi Stati ad assumere disposizioni che consentono gli aborti provocati»2.

Il card. Trujillo spiega bene su che fondamento pseudo-giuridico si fondi tale pratica disumana.

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha infatti dichiarato che la qualifica di “persona” spetta soltanto al bambino nato interamente, ossia completamente fuoriuscito dall’utero materno.

Conseguentemente, prima di allora, il bambino, secondo la Corte, non è persona, e come tale è assoggettabile alle pratiche abortive.

Anzi, come sottolinea il porporato, «è legalmente possibile togliere la vita a questo bambino, nel corso del parto, a condizione che sia ancora parzialmente nell’utero».

All’interno di questo spettro giuridico si sono mossi i singoli Stati sino a quanto la Corte Suprema ha ribaltato la storica sentenza Roe vs Wade, ritenendo che il diritto all’aborto non fosse protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America (sentenza Dobbs vs.  Jackson Women’s Health Organization, 2022).

La competenza a legiferare in materia, dopo questa storica sentenza, è dunque ritornata ai singoli Stati.

Ebbene, cosa dire a riguardo? Credo che quanto letto si commenti da solo.

Credo che sia talmente eloquente da spingerci con ancor più forza a combattere in tutti i modi questa terribile piaga dell’aborto e a denunciare coloro i quali in nome di presunti “diritti da difendere” uccidono di fatto milioni di esseri umani.

Attribuzione immagine: By OSCE Parliamentary Assembly, Sheila Jackson Lee (United States) addresses plenary session in Minsk - 6 July 2017, Flickr, CC BY-SA 2.0.

 

Note

  1. Top Democrat congresswoman defends gruesome partial-birth abortion, Lifesitenews – 12/01/23
  2. PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA RIFLESSIONE DEL CARD. ALFONSO LÓPEZ TRUJILLO - "Partial-birth abortion": da un crimine disumano all'umanizzazione

 

Fonte: Generazione Voglio Vivere, 17 Gennaio 2023.