tfp it newlogo

Intervista a Mons. Macram Gassis, Vescovo di El Obeid

 

La passione della Chiesa cattolica nel Sudan

 

L’agenzia di stampa ABIM, legata alla TFP brasiliana, ha intervistato il vescovo in esilio di El Obeid, Sudan, S.E. Rev.ma Mons. Macram Max Gassis, Ancora sacerdote, Mons. Gassis ha ricoperto per 10 anni, dal 1973 al 1983, la carica di Segretario della Conferenza Episcopale Sudanese. Nominato amministratore della diocesi di El Obeid, la più grande del paese (due volte e mezzo l’Italia), ne è stato consacrato vescovo nel 1988.

Nell’intervista, Mons. Gassis denuncia la persecuzione dei musulani contro i cattolici sudanesi, una persecuzione della quale il mondo occidentale si ostina a non prendere atto. Con la lucidità di chi ha vissuto il dramma in prima persona, Mons. Gassis descrive l’agghiacciante situazione dei cattolici sotto il regime fondamentalista. Una questione che riguarda anche l’Europa, ammonisce Sua Eccellenza. Attenuatosi infatti il pericolo comunista, l’Occidente dovrà adesso fare i conti con il pericolo musulmano, al quale non è assolutamente preparato.  

Il Sudan è tornato alla ribalta in Italia, ma su questa persecuzione continua a pesare una sorta di embargo massmediatico. Il periodico Tradizione Famiglia Proprietà offre ai suoi lettori, in esclusiva, qualche brano di questa coraggiosa testimonianza di Fede.

 

ABIM: Anzitutto, Eccellenza, può spiegarci perché si trova in esilio?

MONS. GASSIS: Il problema dei diritti umani [nel Sudan] è stato per me causa di cruccio continuo. lo non potevo rimanere zitto. Altrimenti avrei tradito la missione della Chiesa. Dunque, nel 1988 io ho denunciato [la persecuzione] in una sessione del Congresso a Washington. Allora sono cominciate le mie sofferenze, la mia agonia. Nel 1989, tornando da un viaggio in Europa dopo il colpo di stato fondamentalista, il mio passaporto è stato sequestrato. Era stato emesso l’ordine di catturarmi all’ aeroporto. Però siccome io avevo ancora qualche amico del Sud nel governo di Khartum, nessun agente osò mettermi le mani addosso. ( ... ) Mi sono dovuto presentare davanti al Procuratore generale, che mi ha rinviato al PM. Sono stato interrogato e poi rilasciato sotto cauzione. ( ... )

Sono uscito dal Sudan nel 1990 con l’intenzione di tornarci. Ho anche lasciato tutti i miei averi a El Obeid. Ma nel corso del viaggio ho scoperto che avevo il cancro. Mi sono quindi fatto operare all’ospedale dell’Università di Georgetown [Washington]. Allora un amico cristiano che faceva parte della Giunta militare ha informato il Vaticano che io non dovevo tornare in Sudan, giacché la mia vita era a rischio. Così, il Buon Dio mi ha praticamente salvato da due nemici mortali: il cancro ed il regime fondamentalista islamico di Khartum.

La vicenda della Chiesa nel Sudan è stata volutamente nascosta. Qualche organizzazione mi ha anche fatto sapere che, se voglio attirare l’attenzione della comunità internazionale, non devo parlare di persecuzione religiosa: “Parli di conflitti razziali, di violazioni dei diritti umani”.

Come se la libertà religiosa non facesse parte dei diritti umani!

 

ABIM: Sua Eccellenza può spiegare il contesto storico di questa persecuzione? Si tratta d’una persecuzione contro tutte le religioni, tranne quella musulmana ovviamente, oppure i cristiani ne costituiscono l’unico bersaglio?

MONS. GASSIS: I cristiani sono naturalmente il principale bersaglio perché [i musulmani] vogliono governare un paese che abbia una stessa cultura, una stessa religione e una stessa lingua, cioè l’arabo. [Secondo loro] il paese dovrebbe essere arabizzato. E quando Lei arabizza un popolo attraverso la lingua, può anche cambiare i suoi costumi e le sue tradizioni. La lingua porta con sé la religione, cioè l’islamismo. Hasan Abdel el-Turabi, leader del fondamentalismo islamico ( ... ) dice che il Sudan è una nazione arabo-musulmana, che il cristianesimo è stato importato dal colonialismo, e che quindi la vera religione del Sudan è l’islamismo.

In risposta al sig. Hasan el-Turabi, ammetto che storicamente il Sudan non è la culla del cristianesimo. Cristo non è nato in Africa ma a Betlemme. Ma io domando: dove è nato Maometto? Certamente non nel Sudan né nel continente africano. Ambedue le religioni vengono da fuori. Però se Maometto non ha mai messo il piede in Africa, Cristo sì che l’ha fatto, quando la Sacra Famiglia si è recata in Egitto fuggendo dalla persecuzione d’Erode. ( ... )

Gli antichi monumenti cristiani della Nubia attestano che il Sudan fu cristiano sin dai primi secoli fino al secolo XI. Gradualmente il regno cristiano è andato distrutto dall’invasione musulmana proveniente dall’Egitto e dal Mare Rosso. Ma il cristianesimo è arrivato nel Sudan prima dell’islamismo.

 

ABIM: Sua Eccellenza può dire qualcosa riguardo questa persecuzione?

MONS. GASSIS: La distruzione delle chiese è uno degli obiettivi delle milizie musulmane e dell’esercito di Khartum. ( ... ) Qualche tempo fa hanno attaccato con elicotteri, bombardando civili ed innocenti. Poi l’esercito è entrato in azione. Dapprima [i soldati] cominciano a profanare le chiese. Predano tutto ciò che possono. Rubano porte, finestre, sedie, e anche roba della quale non sanno cosa farsene: paramenti sacri, croci, catechismi, bibbie. Cosa faranno di tutto ciò?

Poi saccheggiano i villaggi, sequestrano i bambini e le ragazze. Naturalmente, ammazzano i vecchi. Prendono le ragazze come oggetti di piacere o come concubine. I figli che nascono da queste violenze sono considerati musulmani. I giovani vengono portati via come schiavi oppure destinati alla vita militare. [Nell’esercito] vengono riciclati a tal modo da passare a considerare i loro parenti come nemici. Spesso vengono poi mandati ad ucciderli.

 

ABIM: E loro lo fanno?

MONS.GASSIS: È diabolico! I giovani sono mandati nei campi a lavorare la terra od occuparsi dell’allevamento. È schiavitù. È una vergogna. ( ... ) lo parlo per esperienza personale. Nessuno mi può contraddire quando affermo che esiste schiavitù nel Sudano Poco prima di lasciare la mia diocesi, ho liberato 50 ragazze e ragazzi. Ho dovuto pagare tutto ciò che i sequestratori hanno chiesto. Ma i giovani sono stati rimessi in libertà.

 

ABIM: Ma il regime di Khartum è legato in qualche modo a questa persecuzione?

MONS. GASSIS: Non è che il regime di Khartum sia “legato”, il regime è il promotore di questa persecuzione nel Sudan! È il regime che sta portando avanti questa persecuzione contro i cattolici! Il governo ha promulgato leggi islamiche. Queste leggi sanzionano una discriminazione ai danni dei non-musulmani. Se noi dunque abbiamo leggi islamiche in Sudan, questo significa che i cristiani non godono degli stessi diritti e privilegi dei musulmani. Loro sono automaticamente ridotti a cittadini di seconda classe.

Voglio poi dire una cosa molto triste. Il silenzio del cosiddetto mondo cristiano è un tacito assenso a tutto ciò che succede in Sudano Questo silenzio sta uccidendo il nostro popolo. Così come Dio chiese a Caino “Dov’è il tuo fratello?”, io domando ai miei fratelli di Europa, Stati Uniti, Canada, America Latina: “Dove sono i vostri fratelli sudanesi? ( ) Io non ho mai sentito, in nessuna chiesa, un’ intenzione del genere: “Facciamo una giornata di preghiere per la Chiesa perseguitata nel Sudan”.

Ho vissuto per qualche tempo in una parrocchia d’Italia dove ero conosciuto dai primi anni ‘70. Un giorno celebravo la Messa. Arrivato il momento, ecco fa preghiera dei fedeli: “Preghiamo per il martoriato popolo di Somalia; preghiamo per il popolo dell’Africa del Sud; per il popolo di Sarajevo”, e così via. Ed io lì presente, un vescovo, un pastore della Chiesa perseguitata del Sudan! Non potevo crederei! Allora ho preso la parola ed ho detto: “Non è strano che abbiate in mezzo a voi un vescovo di una Chiesa perseguitata, il quale è anche diventato quasi figlio adottivo della vostra parrocchia, e non dite neanche una preghiera per il suo popolo?”  Perché le conferenze episcopali non dicono: “Allora, parliamo della Chiesa martoriata”. Se il cristianesimo fosse distrutto nel Sudan, stia a sentire, l’islamizzazione dell’Africa sarebbe rapida!

I fondamentalisti musulmani hanno un piano preciso. Il loro piano è la conquista dell’Africa nera. Dopodiché rivolgeranno i loro sforzi all’Europa. ( ... ) Questo piano è già in atto, e nessuno se ne accorge.

Lei ha menzionato il problema del comunismo. È un punto sul quale ho molto riflettuto. Nella Chiesa, nel nostro periodo di formazione, si dava molta enfasi allo studio del comunismo e ai modi di fermarlo. Noi abbiamo studiato il comunismo, abbiamo fatto la sua analisi critica e comparativa, perché era un male che dovevamo combattere. Nessuno però ha previsto che noi saremmo stati poi minacciati dall’islam. E quindi, sia i nostri leader politici che quelli religiosi non sono preparati.

Mi dica, quanti sacerdoti o vescovi hanno preso il Corano per studiarlo, per sapere cosa c’è scritto lì? Siamo quindi diventati degli sprovveduti, al punto di mettere in pericolo la nostra Fede! Siamo arrivati al punto di esclamare: “Oh dialogo! Oh mutua coesistenza pacifica!” Ma io domando: sapete cos’è l’islam? Voi accettereste di dialogare sulla base dell’ignoranza?

Perché i vescovi non cominciano, nel periodo di formazione, a studiare l’ islamismo in profondità? Perché non scegliamo fra i laici uomini e donne con formazione giuridica i quali, anziché studiare soltanto la legge civile, studino anche la giurisprudenza islamica? Domani queste persone potranno diventare degli esperti per la soluzione di certi casi. ( ... )

Mi sembra che l’islamismo in Francia sia diventato una realtà possente. E purtroppo i francesi non sanno farvi fronte. Il prossimo paese sarà l’Inghilterra, e poi la Germania. Dov’è la più grande moschea d’Europa? A Roma. È una vergogna! Nei paesi musulmani non è permesso ai cristiani nemmeno di avere una stanza dove pregare. Una donna non può andare per strada con una croce al collo. Deve nasconderla. Quando si arri va in un porto di Arabia Saudita i bagagli vengono perquisiti. Se trovano, per esempio, una Bibbia, allora la persona è nei guai. Loro invece possono viaggiare per tutto il mondo col Corano. Dov’ è il mondo cristiano? Dov’è?

 

ABIM: Sua Eccellenza crede che ci sia una sorta di invasione silenziosa dell’Occidente da parte dei musulmani?

MONS. GASSIS: Certo che sì! E non più silenziosa. Essa adesso ci colpisce direttamente. Soltanto il fatto che loro abbiano chiesto, in Francia, il riconoscimento dell’islamismo come la seconda religione del paese, prova che; non stanno più zitti. Lo stesso accade in Inghilterra e Germania.

Quindi non penso che sia più silenziosa. Anzi, è plateale!