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“Non sono più io che vivo ma la Chiesa vive in me”

 

Com’erano i vincoli spirituali che legavano Plinio Corrêa de Oliviera al Corpo Mistico di Cristo? Leggiamo le sue parole di risposta ad un omaggio dei suoi discepoli in occasione del 69° anniversario del suo battesimo, il 7 giugno 1978

 

Io amo smisuratamente il dono di appartenere alla Chiesa, ricompensa molto grande che mi è stata concessa prima di meritarlo.

Il mio atteggiamento di tutti i giorni, di tutti i minuti, di tutti gli istanti è di cercare con lo sguardo la Chiesa Cattolica per essere permeato dal suo spirito, per averla dentro di me, per diventare uno con Lei. E, anche se Essa dovesse essere abbandonata da tutti gli uomini, nella misura in cui ciò fosse possibile senza che cessasse d’esistere, io vorrei averla totalmente nella mia anima. Vorrei vivere soltanto per la Chiesa. Sicché, al momento della mia morte, io possa dire: Veramente, fui un uomo cattolico, tutto apostolico, romano, romano, romano, nonostante tutte le mie miserie e tutte le sofferenze che l’essere romano oggi comporta.

Se volete conoscermi, se volete seguirmi, cercate di capire come lo spirito della Chiesa vive nella mia anima. Di voi io solo chiedo una cosa: cercate di vedere in me ciò che ho di cattolico, ciò che esiste della Santa Chiesa in me. Cercate di capire come questo Battesimo, che ho ricevuto tanti decenni fa, ha lasciato in me un segno, si è sviluppato lungo la mia vita. Cercate di capire come io appartengo alla Chiesa, come la mia anima riflette la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Cercate di capire come io amo questa Chiesa.

Come potrebbe esistere questo amore senza che io veda la Chiesa in un certo modo?

Io amo la Chiesa perché l’ho conosciuta. Io amo la Chiesa perché l’ho capita. Io amo la Chiesa perché vi ho aderito con tutta la mia anima. La amo con tale forza che la parola “aderire” mi pare debole. Io mi sono radicato nella Chiesa! La Chiesa è penetrata in me! Ho stabilito con Lei un connubio spirituale talmente intimo quanto la debolezza umana lo consente. Un connubio completo, indissolubile, per la vita e la morte, per il tempo e per l’eternità! Questa è la mia appartenenza alla Chiesa Cattolica.

Si potrebbe dire di questa appartenenza ciò che S. Paolo disse di Nostro Signore Gesù Cristo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Noi siamo chiamati a realizzare questa unione con la Chiesa fino a poter dire: “Non sono più io che vivo, ma la Chiesa Cattolica Romana vive in me”.

Ed è anche questo il modo in cui la Madonna vive in me. La Madonna è la madre della Chiesa. Se io voglio che la Madonna viva in me, devo far vivere in me lo spirito della Chiesa. La Madonna è il tempio dello Spirito Santo. Se io voglio che Nostro Signore Gesù Cristo viva in me, devo far sì che lo spirito di Santa Romana Chiesa viva in me. E quando dico che non sono più io che vivo, ma la Chiesa Cattolica vive in me, implicitamente dico che la Madonna e Nostro Signore Gesù Cristo vivono in me.

In questa sala vi sono persone che conosco da vent'anni, da più di vent'anni, alcuni da quasi mezzo secolo. A tutti, continuamente, io non ho fatto altro che dire: amate la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana! È questo l’ideale della mia vita spirituale, della mia vita intellettuale, del mio apostolato, il substrato di tutta la mia esistenza.

Io contemplo continuamente la Santa Chiesa, e dal fondo della mia anima sgorga continuamente questa considerazione:

“Finché ci sia la Chiesa sulla terra, la mia vita ha una ragion d’essere. E se un giorno Essa dovesse morire, io vorrei morire con Lei, dandole un amore che partecipi in qualche modo al culto di latria. Vorrei morire perché la mia vita non avrebbe più senso. Le mie ossa si disgregherebbero, tutto il mio essere si scioglierebbe perché non c’è più la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana!”