Condividi questo articolo

Submit to FacebookSubmit to Google PlusSubmit to Twitter

Dossier Centenario di Fatima 

 

Fatima e il Regno di Maria:

significato di una profezia

 

di Guido Vignelli

 

 

A Fatima la Madonna promise il trionfo del suo Cuore Immacolato. Cosa implica questo trionfo? Camminiamo verso il Regno di Maria? Questo Regno sarà solo religioso, o avrà anche risvolti politici? Ci sono altre profezie?

 

 

 

«Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà!». Com’è noto, il 13 maggio 1917, proprio un secolo fa, al culmine del suo messaggio di Fatima, la Madonna affidò ai tre veggenti questa sorprendente profezia. Sorprendente, perché la Ss.ma Vergine lo annunciò dopo aver tracciato un drammatico panorama, dopo aver ammonito su peccati, tradimenti e apostasie, dopo aver minacciato punizioni che avrebbero colpito individui, nazioni e perfino la Chiesa (1).

Questa solenne profezia ci fa tuttora tremare di timore, perché parla di colpe, castighi e penitenze, ma ci fa anche esultare nella speranza, perché parla di riscossa e di trionfo, promette l’avvento del Regno di Maria.

Per capire il significato e la portata di tale previsione, bisogna rispondere ad alcune inevitabili e problematiche domande.

 

Un trionfo condizionato o incondizionato?

La prima domanda da porci è la seguente: quella della Madonna sul trionfo del suo Cuore Immacolato, è una profezia condizionata, ossia che si compirà solo se le richieste mariane saranno esaudite, o è una profezia incondizionata, cioè destinata a realizzarsi anche se quelle richieste saranno eluse?

Un serio esame della questione ci spinge a rispondere affermando la seconda ipotesi: quella del trionfo mariano sembra essere una profezia incondizionata che si compirà comunque, anche se le richieste avanzate a Fatima non sono state esaudite, come purtroppo appare evidente.

In effetti, la Madonna annunciò il suo trionfo dopo e nonostante Ella stessa avesse previsto che le sue richieste sarebbero state esaudite insufficientemente e troppo tardi. Questa è la tesi di molti mariologi studiosi di Fatima, i quali si basano soprattutto sul messaggio stesso della Madonna, ma anche sui chiarimenti espressi da suor Lucia a commento delle rivelazioni ricevute.

Scrive ad esempio padre Stefano Manelli: «Da tutto l’insieme del messaggio di Fatima, appare chiaro che, per il ‘castigo’, la Madonna afferma che noi possiamo evitarlo, se non offendiamo più il Signore con tanti peccati, adoperando i mezzi da Lei proposti e raccomandati. (…) Per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, invece, la Madonna non pone condizioni di sorta perché esso avvenga, ma fa capire con chiarezza che, in ogni caso – con la corrispondenza o con la incorrispondenza degli uomini alle sue richieste – il trionfo del suo Cuore Immacolato ci sarà, a conforto e gioia di tutti gli uomini. (…) La Ss.ma vergine pone condizioni soltanto per evitare il castigo, non tuttavia per fare trionfare il suo Cuore Immacolato. Dopo l’annuncio di una serie di calamità, che avverrebbero all’umanità nel caso che questa non si convertisse, la Madonna conclude categoricamente: ‘Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà’. Questo è l’annuncio della Sua vittoria sull’impero del male, ossia il Regno di Maria, previsto da san Luigi Grignion di Montfort e da molti altri santi. Perciò, in questo inizio di millennio, che sprofonda nei peccati più abominevoli, la promessa celestiale della Madonna ci deve incoraggiare e dare speranza. Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, in ogni caso, ci sarà e donerà al mondo intero un periodo di pace per la rifioritura della vita cristiana a beneficio di tutta l’umanità» (2).

Infatti, pur essendo così drammatico, il messaggio mariano del 13 luglio 1917 si conclude con questo fausto e categorico preannuncio: «Infine, il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un tempo di pace». In un’apparizione a suor Lucia (Pontevedra, maggio 1936), Gesù stesso, dopo aver ammonito che la consacrazione della Russia verrà fatta “troppo tardi”, tuttavia profetizzò: «Eppure, il Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia, perché gli è stata affidata» (3).

Anche il cosiddetto terzo segreto di Fatima, pur descrivendo una drammatica scena di rovina della Cristianità e di cruenta persecuzione della Chiesa, si conclude con un preannuncio di conversione e di riscatto, descrivendo «le anime che si avvicinano a Dio» per merito del sangue versato dai martiri. Dunque, si prevede chiaramente una conclusione immancabilmente vittoriosa.

In una lettera del 1940 al p. Gonçalves, volendo spiegare come mai Dio tollera che le richieste mariane siano eluse per tanti anni, suor Lucia avanzò questa ipotesi: «Il nostro buon Dio (…) si serve di questo tempo per punire il mondo di tanti delitti con la sua giustizia, e per prepararlo a un ritorno più completo a Lui» (4).

Sappiamo che la Madonna apparve a Fatima appena otto giorni dopo che papa Benedetto XV, preoccupato per il perdurare della prima guerra mondiale, aveva stabilito di aggiungere alle Litanie Lauretane l’invocazione “Regina della pace, prega per noi”. Il papa si riferiva a una pace intesa solo come fine della guerra; la Madonna invece andò ben oltre e promise anche una pace gloriosa che sarebbe stata frutto della conversione dell’umanità e del trionfo della Chiesa sui suoi nemici plurisecolari.

 

Un trionfo escatologico o storico?

La seconda domanda da porci è la seguente: annunciando il trionfo del suo Cuore Immacolato, la Madonna allude a un evento “escatologico”, ossia riguardante la fine dei tempi, o allude a un evento storico, ossia riguardante solo la fine di un tempo, per quanto lungo e importante? La parola “infine”, posta all’inizio della profezia sul trionfo, allude alla fine assoluta, ossia alla conclusione della storia, o allude solo a una fine relativa, ossia alla conclusione di un’epoca storica?

Un serio esame della questione ci spinge a rispondere affermando la seconda ipotesi: il trionfo del Cuore Immacolato di Maria segnerà non la fine dei tempi o della storia, ma la fine dell’epoca rivoluzionaria che stiamo vivendo.

Questo trionfo mariano non allude agli eventi escatologici, ossia alla fine della storia e del mondo determinata dal ritorno visibile di Gesù Cristo come Giudice universale; non allude nemmeno a un millenario Regno di Cristo come culmine della storia sacra, come talvolta si è detto per screditarlo. Questo trionfo allude a un Regno di Maria come epoca che costituirà una rivincita soprannaturale sulla Rivoluzione anticristiana che avrà tentato d’instaurare il dominio del demonio sulla terra.

Il 13 luglio 1917, la Madonna assicurò che «sarà concesso al mondo un tempo di pace». Evidentemente, Ella non allude alla pace definitiva riservata alla Chiesa trionfante alla fine dei tempi e nell’altro mondo, ma a una pace temporanea concessa alla Chiesa militante in un’epoca storica e in questo mondo: ossia l’epoca del Regno di Maria. Si tratta quindi di un Regno che non sarà escatologico ma storico, non sarà celeste ma terreno, dunque temporaneo, parziale e imperfetto, come tutte le vicende della Chiesa sulla Terra; non sarà l’inaugurazione della Chiesa trionfante in Cielo, ma solo un episodio della Chiesa militante nella storia.

Dopo aver ammonito che la profezia di Fatima non si è conclusa, Benedetto XVI nel 2010 espresse un augurio: «Possano questi sette anni, che ci separano dal centenario delle apparizioni, affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Ss.ma Trinità» (5). In quello stesso 2010, mons. Serafim de Sousa, vescovo di Leiria, in una sua intervista smentì che il messaggio di Fatima chiuda la storia del mondo e aggiunse: «Io direi piuttosto che si apre una finestra di speranza su questo secolo, la speranza della conversione personale di ognuno di noi e dell’umanità intera, perché essa possa finalmente trovare la pace» (6).

 

Profezie sul trionfo del Cuore Immacolato

Del resto, il trionfo storico della Chiesa fu preannunciato nei secoli da molte autentiche e significative profezie concesse all’età moderna.

Fin dal 1454, nel monastero domenicano di Alba dedicato a S. Maria Maddalena, le apparizioni della Madonna a Fatima e la sua vittoria sui nemici della Chiesa furono profetizzate dalla veggente suor Filippina de’ Storgi, figlia di Filippo II di Savoia-Acaia. Esattamente due secoli dopo, per commemorare questa profezia, le suore del suo monastero la riportarono in una pergamena: «Satanasso farà una guerra terribile ma perderà, perché la Vergine Santissima, madre di Dio e del Rosario di Fatima, più forte di ogni esercito schierato in battaglia, lo vincerà per sempre» (7).

Nel 1634, nel monastero della Immacolata Concezione a Quito (Ecuador), la Madonna apparve alla superiora, la beata Mariana Torres Berriochoa, svelandole quanto sarebbe avvenuto alla sua patria e al mondo. Il 2 febbraio 1634, dopo aver previsto per il XX secolo l’apostasia dei popoli e la crisi della Chiesa, la Ss.ma Vergine concluse: «Questa sarà la più orribile delle notti perché, secondo le umane apparenze, la malvagità sarà trionfante. Eppure sarà giunta la mia ora, in cui io, in maniera meravigliosa, detronizzerò il superbo e maledetto Satana, ponendolo sotto il mio piede e incatenandolo nell’abisso infernale, liberando infine la Chiesa e la Patria dalla sua crudele tirannia» (8).

Nel 1689 avvenne la profezia più autorevole: quella contenuta nel messaggio del Sacro Cuore di Gesù. Il Redentore preannunciò a santa Margherita Maria Alacoque un nuovo trionfo storico della Chiesa all’insegna del proprio Cuore divino: «Io regnerò, malgrado i miei nemici! Il mio Cuore adorabile vuole trionfare sui grandi della terra, (…) abbattendo tutti i nemici della Santa Chiesa».

Profezie e avvertimenti analoghi si moltiplicarono lungo il XIX secolo. Nel 1846, la Madonna apparve a La Salette e affidò ai due fanciulli veggenti un suo messaggio. Dopo aver previsto decadenza e persecuzione della Chiesa, la Ss.ma Vergine aggiunse: «Tutti crederanno che sia giunta la fine [del mondo]. Ma il trionfo del male non sarà assicurato per sempre. (…) Improvvisamente, tutti i nemici della Chiesa di Cristo scompariranno e la Terra diventerà un deserto. Poi inizierà lentamente una nuova epoca, in cui gli uomini della Terra si porranno al vero servizio di Cristo. La pace, l’armonia tra gli uomini e Dio e l’amore per il prossimo prevarranno su tutto. (…) Il Vangelo sarà predicato ovunque: tutti i popoli e tutte le nazioni conosceranno la verità divina e gli uomini vivranno dei frutti di Dio» (9).

Nel 1820, la beata Elisabetta Canori Mora ebbe la visione della vittoria della Chiesa sulle sette massoniche che l’avevano infiltrata e inquinata: «Si vide apparire un bello splendore, che annunciava la riconciliazione di Dio con gli uomini. (…) Il santo [Pietro apostolo] scelse il nuovo Pontefice, fu riordinata tutta la Chiesa secondo i veri dettàmi del santo Evangelo (…) In questa maniera si formò in un momento il trionfo, la gloria, l’onore della Chiesa Cattolica: da tutti era acclamata, da tutti stimata, da tutti venerata, tutti si diedero alla sequela di essa, riconoscendo tutti il vicario di Cristo, il sommo Pontefice» (10).

Quasi contemporaneamente, nel 1822, la beata Anna Katharina Emmerich ebbe la visione della Madonna che, «ritta in piedi su un monte e indossando un’armatura», guiderà una battaglia per difendere la Chiesa dagli assalti dei suoi nemici; «alla fine, solo pochi combattenti per la santa causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era per loro» (11).

Infine, bisogna ricordare un famoso sogno profetico di san Giovanni Bosco, quello “delle due colonne” (1862), che descrisse la nave della Chiesa tornare trionfalmente in porto dopo una terribile battaglia marittima vinta da un nuovo pontefice (12).

Insomma, la sapienza e la prudenza ci suggeriscono che non ci troviamo alla fine dei tempi, ma solo alla fine di un tempo o di un’epoca: quella della Rivoluzione gnostica e anticristiana iniziata con l’umanesimo neopagano del XV secolo; non siamo giunti alla fine del mondo, ma solo alla fine di un mondo. Si può quindi prevedere che all’epoca attuale ne succederà una nuova: quella del reiterato trionfo della Chiesa; alla società attuale ne succederà una nuova: quella della risorta Cristianità che realizzerà il Regno sociale di Cristo.

A questa conclusione si potrebbe obiettare: “Ma allora, se la nostra epoca non è quella della fine del mondo, come mai le assomiglia tanto?” La risposta è semplice: le assomiglia perché ne costituisce una prefigurazione storica. L’attuale crisi della Chiesa prefigura la finale apostasia generale; l’attuale persecuzione anticristiana prefigura quella che colpirà i fedeli degli ultimi tempi; gli attuali anticristi prefigurano l’Anticristo come suoi anticipatori; i castighi minacciati a Fatima prefigurano quelli che provocheranno la fine del mondo. Ma proprio questa somiglianza tra il nostro tempo e quello apocalittico ci conferma l’imminenza di un’epoca storica che vedrà un trionfo della Chiesa tale, da prefigurare (sia pure debolissimamente) il finale e definitivo trionfo della “Gerusalemme celeste” nella beata eternità.

 

Un trionfo solo religioso o anche politico?

La terza domanda da porci è la seguente: il Regno di Maria profetizzato a Fatima consisterà in un evento solamente religioso o comporterà anche una dimensione politica?

Una integra concezione del Cristianesimo ci spinge a rispondere affermando la seconda ipotesi: il Regno di Maria non sarà un evento solamente religioso, consistente nella riforma e riscossa spirituale della Chiesa, ma comporterà anche una dimensione politica, consistente nella ricristianizzazione della società e nella restaurazione della Cristianità.

Ciò è confermato dal fatto che la Madonna ha chiesto non una generica consacrazione dell’umanità, ma la specifica consacrazione di una nazione: quella russa. Il fatto che questa consacrazione sia stata e sia tuttora malvista dalle autorità politiche e religiose russe, ponendo quindi un ostacolo al compimento delle promesse di Fatima, conferma quanto sia importante riaffermare la Regalità mariana su una nazione e il diritto della Chiesa a consacragliela.

Inoltre, in una lettera scritta al patriarca di Lisbona (10 gennaio 1940), suor Lucia lo avvertì che Gesù chiedeva, in subordine, di consacrare almeno il Portogallo al Cuore Immacolato di Maria, e che l’episcopato vi coinvolgesse il governo lusitano, ad esempio vietando le feste pagane di carnevale tornate in auge nella popolazione (13). Due anni dopo, Gesù disse che, se altre nazioni europee si fossero consacrate alla Madonna seguendo l’esempio del Portogallo, sarebbero state come questo risparmiate dalla guerra mondiale che imperversava per punire la loro apostasia (14). Ciò presuppone una soprannaturale Regalità della Madonna, partecipata da quella di Gesù stesso, sulle società politicamente organizzate.

Non si tratta certo di una novità. Basti ricordare il noto precedente del messaggio del Sacro Cuore, trasmesso da Gesù a santa Margherita Maria Alacocque nel XVII secolo. Annunciando le richieste del Redentore, la veggente francese ne sottolineò le conseguenze politiche: «Si vedranno i regnanti umiliarsi davanti al Cuore adorabile del Salvatore e, dai tesori di grazie che vi sono racchiusi, ricavare il modello della loro condotta e il più efficace sostegno del loro potere» (15). Non a caso, in una sua apparizione a suor Lucia (Tuy, 28 agosto 1931), Gesù stesso ha collegato il passato mancato trionfo del suo Sacro Cuore con il futuro trionfo del Cuore Immacolato di Maria (16).

A questo possiamo aggiungere che, profetizzando la vittoria della Fede sulla Rivoluzione, nel 1851 la Madonna precisò ai veggenti di La Salette che «i nuovi governanti diventeranno il braccio destro della Santa Chiesa» (17).

Secondo il Catechismo del Concilio Tridentino, quando recitiamo il Pater noster, chiedendo che “venga il tuo Regno”, «noi chiediamo pure che, scacciati dal suo Regno gli eretici e gli scismatici, banditi gli scandali e le cause dei peccati, il nostro Padre celeste purifichi il campo della sua Chiesa, affinché questa goda di una dolce e tranquilla pace, tributandogli un pio e santo culto. (…) Noi chiediamo dunque ardentemente allo Spirito divino (…) che abbatta il regno di Satana; (…) chiediamo che Cristo vinca e trionfi, che la sua Legge sia in vigore nel mondo intero e che i suoi decreti siano eseguiti» (18).

Del resto, la glorificazione sociale di Gesù Cristo e della Madonna può realizzarsi solo durante la storia e sulla Terra, per cui non può essere rinviata alla fine dei tempi e tantomeno esiliata nell’altro mondo. Pertanto, non solo le “culture” e le “civiltà”, ma anche le comunità, le società, i popoli, le strutture e le istituzioni politiche (sia nazionali che internazionali) hanno il dovere di sacralizzarsi convertendosi a Cristo, sottomettendosi alla Chiesa e contribuendo alla edificazione della Cristianità.

 

Una evoluzione nella continuità o una rottura nella discontinuità?

La quarta domanda da porci è la seguente: il trionfo del Cuore Immacolato, come accadrà? Si realizzerà mediante una graduale e pacifica evoluzione in continuità con la “modernità”, producendo quella nuova sintesi tra Tradizione e Rivoluzione – una sorta di storico “matrimonio tra il Cielo e l’Inferno” – auspicata dai fautori del “dialogo” e della “riconciliazione”? (19) Oppure si realizzerà mediante una brusca e cruenta rottura storica in discontinuità con la “modernità”, suscitando quello scontro tra forze rivoluzionarie e forze contro-rivoluzionarie auspicato dai fautori della riscossa cristiana?

La prima prospettiva, quella pacifista della evoluzione nella continuità, appare non tanto vile quanto illusoria: «la vittoria del Figlio della Donna non avverrà senza una dura lotta che deve attraversare l’intera storia umana» (20). La Sacra Scrittura ci ammonisce che Dio non concede perdono delle colpe né remissione delle pene senza sofferenze morali e fisiche, anzi senza “spargimento di sangue”: ciò vale anche per espiare i “peccati sociali”, come il “peccato di Rivoluzione” commesso da autorità statali ed assemblee nazionali.

Dobbiamo allora domandarci: quanta sofferenza e quanto sangue purificatore dovranno ancora scorrere, perché l’umanità possa espiare l’empietà di una Rivoluzione plurisecolare che ha portato la ribellione a Dio a una gravità mai vista prima? Se l’empietà della lunga “epoca liberale” (1789-1814) è stata punita con un secolo di devastazioni e poi con due guerre mondiali, come verranno punite le offese a Dio e la rovina delle anime commesse durante decenni di comunismo, di laicismo, di pansessualismo e ormai anche di crisi della Chiesa? La drammatica profezia di sanguinosa persecuzione, contenuta nel “terzo segreto” di Fatima, ci ha avvisato della punizione che sta ormai inevitabilmente arrivando.

Eppure, proprio la drammatica situazione che subiamo ci fa sperare che sia vicina l’ora del pentimento e della conversione. «Il mondo geme nelle tenebre e nel dolore, proprio come il figliol prodigo quando giunse agli estremi della vergogna e della miseria, lontano dal focolare materno. Ma, nel momento in cui l’iniquità sembra trionfare, c’è qualcosa di vano nella sua apparente vittoria. L’esperienza ci mostra che da un simile malcontento nascono le grandi sorprese della storia. Man mano che le deformazioni si acuiranno, si acuità il malessere. Chi potrà dire quali magnifici sussulti ne potranno scaturire? Nell’estremo peccato sta molte volte l’ora della misericordia divina verso il peccatore» (21).

Comunque sia, risulta credibile solo la seconda prospettiva enunciata: quella della discontinuità, della rottura e dello scontro. Si tratta di una prospettiva non tanto eroica quanto realistica, perché conforme al modo di agire tipico della divina Provvidenza nei momenti critici e decisivi.

Infatti, se è vero che natura non facit saltus, il soprannaturale invece suole provocare quei “salti” che sono le grandi conversioni (individuali e sociali) capaci di cambiare il corso della storia e di risolvere le crisi epocali. Dobbiamo quindi attenderci un nuovo “salto” storico, una rottura traumatica, uno scontro cruento che finalmente interromperà quel graduale e indolore processo di avvelenamento che sta estinguendo la vita religiosa, morale e civile dei popoli cristiani e sta mettendo in pericolo la sopravvivenza della Chiesa visibile.

Dobbiamo quindi aspettarci una catastrofe: ma non una catastrofe fallimentare che chiuderà la storia, bensì una catastrofe risanatrice che aprirà una nuova epoca storica, come è già avvenuto più volte nella storia della Chiesa. Il messaggio di Fatima, così in bilico tra minaccia e promessa, tra tragedia e speranza, non mira forse anche a preparare spiritualmente i fedeli ad affrontare questa prospettiva?

Dobbiamo insomma attenderci una sorta di miracolo, un prodigioso intervento divino nella storia che – in modo imprevisto, improvviso e decisivo – all’ultimo momento risolverà una situazione apparentemente disperata, rovesciando la sconfitta in trionfo.

Probabilmente, questo intervento risolutivo sarà preparato da un drammatico evento chiarificatore che produrrà due risultati decisivi. Dapprima ci sarà una folgore che illuminerà l’oscuro panorama, in modo da dissipare quegli errori, equivoci e compromessi che illudono, indeboliscono e dividono i cristiani rendendoli incapaci di smascherare i nemici di Dio. Poi ci sarà una spada che imporrà una separazione di campo tra fede ed empietà, in modo da permettere alle forze cattoliche di riunirsi per sconfiggere la schiera diabolica. Questo sarà il vero “scontro tra civiltà” opposte e inconciliabili (22).

E noi, “piccolo gregge” rimasto fedele, che ruolo abbiamo e forse avremo in questo panorama storico?

Non facciamoci quindi illusioni di una vittoria pacifica e a basso prezzo. Per vincere bisogna combattere, per combattere bisogna sperare nella vittoria, per sperare bisogna amare ciò in cui si spera, per amare bisogna credere in ciò che si ama, rifiutando colpevoli illusioni e false consolazioni. La riscossa tanto auspicata presuppone l’impegno fino all’olocausto di cristiani dall’animo retto, forte e generoso, dotati delle qualità donate dallo Spirito Santo ai “puri di cuore”; infatti «solo un cuore puro può dire senza timore alcuno: “venga il tuo Regno!” (…) Solo colui che si conserva integro nelle azioni, nei pensieri e nelle parole, può chiedere a Dio: “venga il tuo Regno!”» (23). Se il “resto d’Israele”, se i cristiani rimasti fedeli pregheranno, combatteranno e si sacrificheranno per l’avvento del Regno di Cristo in Maria, dimostrando di desiderare quel bene futuro che non possono vedere, essi otterranno da Dio la ricompensa di vedere ciò che hanno desiderato.

 

1. Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, Queriniana, Brescia 2005, pp.80-82.

2. S. MANELLI F.I., Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà, su “Il Settimanale di Padre Pio”, Frigento, 24 marzo 2012.

3. Lucia racconta Fatima, p. 147.

4. Cfr. A BORELLI, Fatima: messaggio di tragedia o di speranza?, Luci sull’Est, Roma 2000, p. 93.

5. BENEDETTO XVI, discorso a Fatima del 13-5-2010.

6. Avvenire, 27-6-2000.

7. Cfr. C. SICCARDI, Fatima e la passione della Chiesa, Sugarco, Milano 2012 pp. 45-58.

8. M. SOUSA PEREIRA O.F.M., The admirable life of mother Mariana, Quito 1790, vol. II, pp. 211.

9. L’apparition de la T. S. Vierge sur le mont de La Salette, Lecce 1879 - Lyon 1904, pp. 13-14.

10. E. CANORI MORA, La mia vita nel cuore della Trinità, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, parte III, cap. 50, § 7.

11. Visione del 22 ottobre 1822.

12. Cfr. E. PILLA, I sogni di don Bosco, Cantagalli, Siena 2004, pp. 193-196.

13. Lucia racconta Fatima, p. 161.

14. Lucia racconta Fatima, p. 158.

15. S. MARGUERITE MARIE ALACOQUE, Vie et oeuvres, Paris-Fribourg 1990, vol. II, p. 327.

16. Fra MICHEL DE LA SAINTE TRINITÉ, op. cit., vol. II, pp. 344-346.

17. L’apparition de la T. S. Vierge sur le mont de La Salette, cit., p. 14.

18. Concilii Tridentini catechismus romanus, §§ 383 e 385.

19. The marriage of Heaven and Hell (1793) è il titolo di una nota poesia esoterica dell’inglese William Blake.

20. GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris Mater, enciclica del 25-3-1987, § 11.

21. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, La cornice iniziale del risorgimento contro-rivoluzionario, in A. BORELLI, op. cit., pp. 102-103.

22. Cfr. H. DELASSUS S.J, Il problema dell’ora presente. Antagonismo tra due civiltà, Desclée, Roma 1910, vol. I.

23. S. CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesi mistagogiche, V, 13.