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Donne «emancipate, libere e produttive»? Nessuno meglio delle pie donne del medioevo cattolico

 

Berta di Svevia e le filatrici, di Albert Anker

 

di Marco Giglio

Oggi tutto il mondo grida alla libertà e all’emancipazione delle donne. Paradossalmente, il risultato è un altissimo tasso di depressione femminile, nuove forme di schiavitù lavorativa e un obbligo alla carriera che costringe le donne a rinunciare al naturale desiderio di creare una famiglia.

Ciò contrasta col Medioevo, un periodo che – contrariamente a quanto affermato dalla “leggenda nera” – dava vera libertà alle persone, elevando allo stesso tempo uomini e donne verso Dio, pur mantenendo la struttura organica gerarchica. Un esempio di donna medievale cattolica è Berta di Svevia, Regina d’Italia.

La regina Berta nacque nel 907 e morì nel 966. Regina di Borgogna dopo il matrimonio con Rodolfo II, Berta divenne Regina d’Italia quando, dopo la vedovanza, sposò in seconde nozze Ugo di Provenza. Tra i figli che diede alla luce vi furono Adelaide d’Italia, moglie di Otto I, futuro Imperatore del Sacro Romano Impero, e Corrado, futuro Re di Borgogna.

Pur godendo di fama di santità sin dalla morte, il suo processo di beatificazione venne bloccato da una parte dalla rivoluzione protestante, e dall’altra da ragioni politiche non diverse da quelle che tuttora bloccano la causa di Isabella la Cattolica. In diverse chiese dei suoi antichi domini, per esempio a Wimmis in Svizzera, possiamo contemplare vetrate a lei dedicate. Dobbiamo a Berta la fondazione di molti conventi, chiese, scuole e altre istituzioni cattoliche, tra cui la chiesa di San Michele ad Einigen, sul lago di Thun, santuario mariano fino alla rivoluzione protestante. Sulla scia di Carlo Magno, vissuto circa 120 anni prima, Berta capì che il potere temporale doveva sussidiare la Chiesa nella salvezza delle anime e per la più grande Gloria di Dio. Mise quindi il suo potere regale al servizio di Santa Romana Chiesa e della propagazione della Fede.

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