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In difesa dell’Azione Cattolica, 1943-2023: ottant’anni dalla prima denuncia

 

 

di Julio Loredo

La dolorosa scomparsa di Benedetto XVI ha riportato alla memoria alcuni fatti rimarchevoli della sua lunga vita. In un precedente articolo ne abbiamo rilevato uno: egli fu il primo alto prelato della Chiesa a fare una denuncia complessiva della cosiddetta crisi post-conciliare, nell’ormai storica intervista a Vittorio Messori Rapporto sulla Fede. Nello stesso articolo mostravamo, inoltre, come le perplessità espresse dall’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede non fossero nuove. Le aveva già manifestate quarant’anni prima Plinio Corrêa de Oliveira nel libro In difesa dell’Azione Cattolica, pubblicato nel 1943, ottant’anni fa.

Che vi sia una profondissima crisi in seno alla Chiesa è, purtroppo, un fatto di prima evidenza. Tutti i Pontefici recenti ne hanno parlato: dalla denuncia del “fumo di Satana penetrato nel tempio di Dio” di Paolo VI, nel 1972, alla Chiesa “ospedale da campo dopo una battaglia” di papa Bergoglio, nel 2013. La crisi è visibile a 360 gradi: dalla diminuzione delle vocazioni sacerdotali (ridotte del 70%) al crollo della frequenza alla Messa domenicale (calata in alcuni Paesi sotto il 4%).

Si è soliti parlare di “crisi post-conciliare”, scoppiata cioè dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965). Si discute, con toni a volte assai accesi, se questa crisi sia stata una conseguenza dell’applicazione del Concilio, oppure frutto di una sua cattiva interpretazione. Comunque sia, trattando l’odierna crisi nella Chiesa, si suole fissare come spartiacque appunto il Concilio, tanto che non è infrequente porre una divisione fra Chiesa “pre-conciliare” e Chiesa “post-conciliare”, quasi fossero due Chiese diverse.

D’altra parte, nel trattare il sorgere dei settori “tradizionalisti”, si usa fissare come punto di nascita, o comunque di consolidazione, le reazioni contro il Novus Ordo Missae nei primi anni Settanta.

Ambedue le tesi sono inesatte.

Chi studia con attenzione la “crisi post-conciliare” non può non vedervi un risorgimento dell’eresia modernista della prima metà del Novecento, attraverso vari passaggi di cui fanno parte la Nouvelle Théologie e il “movimento liturgico”[1]. In altre parole, le radici della crisi attecchiscono almeno un secolo prima. Sotto questa luce, il Concilio appare, semmai, come conseguenza e punto di rimbalzo della crisi, non certo come la sua origine.

D’altra parte, anche le reazioni contro la crisi hanno una storia assai più antica. “Di fronte alle nuove tendenze eterodosse che iniziavano a diffondersi nella Chiesa, la prima voce di allarme giunse dall’America Latina”, scrive il prof. Roberto de Mattei nel suo libro sul Concilio[2]. Egli si riferisce all’opera di Plinio Corrêa de Oliveira «In difesa dell’Azione Cattolica», pubblicata nel 1943, e che costituisce, appunto, la prima denuncia complessiva dell’allora nascente crisi dentro la Chiesa[3].

Leader delle Congregazioni Mariane, nel 1940 il prof. Plinio Corrêa de Oliveira era stato nominato presidente della Giunta Arcidiocesana dell’Azione Cattolica di San Paolo. Da tale osservatorio, egli si rese subito conto che all’interno della Chiesa e del laicato cattolico erano in azione tendenze che l’avrebbero portata verso indirizzi diametralmente opposti a quelli da sempre vigenti.

Per fermare questa infiltrazione, nel 1943 egli scrisse il libro «In difesa dell’Azione Cattolica». L’opera rappresenta la prima confutazione di ampio respiro degli errori progressisti serpeggianti all’interno degli ambienti cattolici.

Il libro suscitò un’enorme polemica. Vescovi, sacerdoti e laici presero posizione a favore o contro il libro bomba. L’autore, però, godeva di autorevoli sostegni. La prefazione era stata scritta dal Nunzio Apostolico in Brasile, e poi cardinale, Benedetto Aloisi Masella. Nel corso della polemica, a fianco del prof. Plinio Corrêa de Oliveira si schierarono inoltre venti vescovi e vari superiori religiosi.

Infine, all’autore giunse da Roma una lettera di approvazione, scritta, in nome di Pio XII, da mons. Giovanbattista Montini, allora sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede: “Sua Santità si rallegra con te perché hai saputo illustrare e difendere con acume e chiarezza l’Azione Cattolica, della quale possiedi una completa conoscenza e che tieni in grande stima”.

Nonostante le apparenze contrarie, il libro centrò il suo obiettivo. “Questo libro – secondo mons. Geraldo de Proença Sigaud – fu un grido d’allarme e un cauterio. Come grido d’allarme, impedì che migliaia di fedeli si consegnassero, in buona fede, agli errori e agli abusi del liturgicismo che avanzavano come un torrente in piena. (...) ‘In difesa dell’Azione Cattolica’ fu un libro grazia” [4].

La storia ha in seguito confermato le profetiche ammonizioni di Plinio Corrêa de Oliveira. Basti ricordare che la cosiddetta “Teologia della liberazione” – oggi molto in voga sotto papa Francesco – nasce proprio negli ambienti dell’Azione Cattolica latinoamericana, come sbocco diretto delle tendenze denunciate dal leader cattolico brasiliano.

 

Note

[1] Per un’analisi storico-dottrinale della genesi e sviluppo di questi errori, si veda Julio Loredo, Teologia della liberazione: un salvagente di piombo per i poveri, Cantagalli, Siena 2013.

[2] Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, Torino 2010, p. 83.

[3] Plinio Corrêa de Oliveira, In difesa dell’Azione Cattolica, Ave Maria, San Paolo 1943.

[4] Dom Geraldo de Proença Sigaud, Um livro que foi uma graça para o Brasil, in “Catolicismo”, n. 150, giugno 1963.

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