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Horvat, Return to Order. La Proposta Economica Controrivoluzionaria celebra 10 anni

 

 

di Gabriele Marasti

Compie 10 anni la stampa del libro “Return to Order”, scritto da John Horvat II, ricercatore e scrittore i cui articoli sono stati editi, tra gli altri, da FOX NewsThe Wall Street JournalAmerican ThinkerThe Christian Post e da The Washington Times. Ricopre il ruolo di vice-president dell’American Society for the Defense of Tradition, Family and Property (TFP) e difatti, il suo lavoro risente molto dell’influenza del noto filosofo controrivoluzionario brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, fondatore dell’associazione stessa.

Il libro è un poderoso e organico insieme di riflessioni economiche, in cui si uniscono e si fondono considerazioni di ordine teologico, filosofico, giuridico e sociologico. Dall’inglese è già stato tradotto in spagnolo, portoghese e tedesco e a breve sarà edito anche in italiano dalla casa editrice Fede e Cultura.

Di seguito, si anticipa al pubblico italiano un breve excursus del libro, intervallato da un’intervista concessa dall’autore in esclusiva per Stilum Curiae.

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Nella Parte Prima, il testo descrive un clima che definisce di “intemperanza frenetica”: una predisposizione spirituale e psicologica che ha ripercussioni in ambito economico, figlia del processo rivoluzionario che ha allontanato l’Occidente da Cristo.

Domanda: Abbiamo assistito a un peggioramento del fenomeno dell’“intemperanza frenetica” da quando ha scritto il libro. Come pensa che sia evoluto questo fenomeno nell’ultimo decennio?

Risposta: Un evento che rese più urgente la scrittura di “Return to Order” è stata la Crisi dei Subprime del 2008. L’avvenimento fu un classico, di fatto un caso di scuola, che illustrava il concetto di intemperanza frenetica che è una delle tesi principali del testo.

L’intemperanza frenetica è definita come continua, esplosiva ed inarrestabile tendenza umana che si manifesta nell’economia moderna attraverso l’eliminazione dei legittimi freni inibitori e con lo spronare le passioni disordinate.

La Crisi dei Subprime, la Grande Recessione e, successivamente, il COVID hanno destabilizzato il sistema finanziario permettendo di vederne i frutti della sua intemperanza. Tuttavia, stiamo già tornando alle vecchie cattive abitudini registrando nuovo debito, alimentando il consumismo e coltivando pessimi modelli di business che favoriscono l’inibizione di ogni freno.

Un’occhiata ai titoli dei giornali può confermare quest’impressione, date le emissioni massive di debito pubblico, collassi di criptovalute, fenomeni di gigantismo con i social media, il gonfiarsi di bolle immobiliari e problemi simili. In concomitanza a questa tendenza vediamo un acuirsi della crisi morale che favorisce la gratificazione attraverso le peggiori passioni.

Ahimè, non c’è nessuna azione di riparazione da parte della Chiesa finalizzata a mitigare quest’intemperanza e a proporre soluzioni virtuose.

Pertanto, tanti mi dicono che Return to Order è diventato più attuale che mai.

Storicamente, tale “intemperanza frenetica” non è il risultato di una libera emancipazione, come vorrebbe la vulgata. Piuttosto, le evidenze storiche (anche italiane, sia con governi liberali che socialisti) ci portano chiaramente alla conclusione opposta: la soppressione delle corporazioni, gli espropri alla Chiesa, la centralizzazione del processo legislativo (ai danni di prassi e common law) sono chiari elementi che ci portano su questa strada. Se il noto storico dell’economia Carlo Maria Cipolla quantificava la pressione fiscale nel Medioevo tra il 5 e l’8%, significa che i margini lasciati all’individuo dai regimi “liberali” sono molto più restrittivi delle epoche cristiane. Un esempio della forte riduzione delle libertà individuali è il fatto stesso che la moneta, nel Medioevo, era ammesso che fosse coniata da una pluralità di enti, di gerarchia diversa, e la sua emissione fosse decentralizzata.

Domanda: Nel Suo libro scrive in relazione alla “moneta”: qual è la sua opinione sulla moneta digitale che la Fed e la BCE stanno sviluppando? Potrebbe portare a un peggioramento delle nostre libertà?

San Tommaso sostiene che la moneta sia una creazione della legge “inventata dall’arte dell’uomo, per agevolare gli scambi e come misura delle cose che si possono vendere”. Pertanto ha tre proprietà. La moneta è una misura di valore, un mezzo di scambio e un mezzo di risparmio. Fintanto che una valuta adempie a queste tre funzioni, non interessa, in linea teorica, che mezzo è usato – fosse anche una rappresentazione digitale.

Tuttavia, penso che la moneta digitale proposta non sia tanto orientata all’adempimento di queste tre funzioni, quanto, piuttosto all’espandere l’offerta monetaria e ad impolpare l’intemperanza frenetica della nostra economia globale.

La Fed e le altre banche centrali sono creature di un’economia moderna che favorisce quest’intemperanza frenetica. Il liberarsene e il sostituirle con altro, sarebbe come creare un sistema bancario ombra. La chiave per indirizzare il moderno problema monetario non sono le istituzioni (o il mezzo di scambio) quanto piuttosto l’intemperanza frenetica che crea il bisogno di queste. È un problema morale che sarà risolto solo quando torneremo a un ordine cristiano governato dalla temperanza.

Nel processo rivoluzionario, l’individuo moderno viene alienato da tradizioni e legami famigliari e diventa succube di nuove forme di integrazione che lo fanno omologare in basso con un processo di massificazione. Su questa insicurezza dell’uomo moderno punta il marketing, che promette di regalare facile felicità attraverso l’acquisto dei prodotti che promuove. Sulla base di questo modello atomistico, le associazioni sono incoraggiate dallo stato moderno a condizione che siano relazioni deliberatamente superficiali e che non incidano sullo sviluppo della persona. In questo modo tutte le dimensioni intermedie tra lo stato e l’individuo (corporazioni, Chiesa, famiglia…) vengono sterilizzate e neutralizzate.

Domanda: È in corso un disastro demografico in Europa (in particolare in Italia); dal crollo di nascite ne deriva una mancanza di forza lavoro, un infiacchirsi dell’economia e un’insostenibile difficoltà nel sostenere e finanziare il sistema pensionistico. Il Suo libro non menziona il fenomeno, probabilmente in quanto si è focalizzato sulla realtà americana. Questa crisi demografica potrebbe essere connessa a tale intemperanza frenetica? È possibile che il sistema previdenziale pubblico danneggi le famiglie tramite un fenomeno di free-riding in cui coloro che mantengono e crescono i figli, godono dei contributi che questi verseranno solo per una frazione infinitesimale? Pensa che questo sia un altro modo con cui le famiglie sono danneggiate dallo stato?

Risposta: Gli incentivi fiscali non sono la sola maniera per incoraggiare le famiglie. Oserei dire che non è il modo principale con cui ciò accade. I governi devono agire in modo da agevolare il bene comune, quindi sono tenuti a fare tutto ciò che è possibile per favorire l’unità famigliare.

Pertanto devono fornire incentivi fiscali, benefit speciali, prestiti e altri mezzi per aiutare le famiglie. Però questo non è l’unico modo.

Ho letto che il governo ungherese ha emanato leggi che prevedono benefici estremamente generosi per le famiglie numerose. Tuttavia, però il tasso di crescita della natalità ungherese non è cresciuto proporzionalmente e invece rimane piuttosto basso. Spesso si continuano ad evitare le gravidanze. Parallelamente, la Cina ha rinunciato alla sua tirannide del figlio unico ma i cinesi non hanno immediatamente aumentato i figli che avrebbero voluto avere.

Il problema che distrugge le famiglie più di qualsiasi politica pubblica è una cultura individualistica ed egoista figlia di un’intemperanza frenetica. I governi continuano a supportare incondizionatamente questa cultura promuovendo la cultura dell’aborto, della contraccezione, dei “matrimoni” omosessuali e, ora, con il transgenderismo. Quindi, ogni impeto per un futuro deve venire dalla cultura che si opponga alla società anti-Dio.

Se i governi adempissero ai loro doveri verso le famiglie, spenderebbero ogni energia per la loro promozione. Dovrebbero opporsi alle forze che distruggono le famiglie. Ovviamente la Chiesa ha un ruolo importantissimo da giocare in questa battaglia che è stata denominata Cultura di Guerra.

La Parte Seconda del libro, quella che definiremmo construens, è invece indirizzata alla proposta di un nuovo ordine sociale ed economico: organico, spontaneo e gerarchico. È bene che la società si riorganizzi (come avvenne nel Medioevo) con un nuovo modello economico più equilibrato, stabile e sostenibile rispetto a quello corrente: ciò deve avvenire senza l’imposizione di modelli da parte di un pianificatore centrale, con un significativo livello di libertà e basato sulla ricchezza del patrimonio culturale cristiano.

Domanda: Ci sono parecchie parti del Suo testo che mi hanno ricordato “Nuovo Medioevo” di Nikolay A. Berdyaev, in cui un nuovo Medioevo è auspicato come conclusione del caos attuale e come nuovo inizio. Qual è l’essenza del nuovo ordine che propone e quali sono le sue implicazioni economiche?

Risposta: Sebbene non abbia letto il libro di Nikolay Berdyaev, mi risulta che tratti del fallimento della modernità in relazione a parecchi problemi spirituali di fondamentale importanza causati dalla società materialistica. Tuttavia mi allontano dalla sua prospettiva russa, mistica ed esistenzialista ortodossa che lo rendono una figura enigmatica.

In tutti i modi non faccio mistero del fatto che il nuovo ordine che desidero è una nuova Cristianità in tutto il suo splendore. Questo ideale è una civiltà cristiana basata sugli insegnamenti della Chiesa e sulla legge naturale. Le sue caratteristiche principali consistono in ciò che il professor de Oliveria definiva “la pace di Cristo nel regno di Cristo che è civilizzazione cristiana, austera e gerarchica, sacra nei fondamenti, anti-egualitaria e anti-liberale”. Significativa è la sua natura estremamente razionale in concomitanza alla dipendenza dell’azione della Grazia di Dio nella società.

Tale ordine funziona e si perfeziona nella natura, dando luogo allo sviluppo integrale delle persone, delle famiglie, delle comunità e delle nazioni. Porterebbe a culture estremamente sviluppate in tutti i campi e in tutti i livelli della società. Comunque non sarebbe il Paradiso Terrestre visto che la Croce di Cristo deve sempre essere presente.

Non è difficile immaginare questo tipo di civilizzazione dato che esisteva nella civiltà cristiana medievale. I Papi hanno trattato ciò come un ideale. Leone XIII, nella sua enciclica Immortale Dei, scriveva “ci fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava gli stati”.

Le implicazioni economiche di tale ordine sono incredibili perché la virtù della temperanza porterebbe a uno sviluppo bilanciato di un’economia con un forte regionalismo e il massimo utilizzo delle risorse locali. Permetterebbe un ampio commercio evitando sovra-localizzazioni stagnanti o sviluppi esclusivamente a livello micro. Sarebbe una società prospera, scientifica ed altamente innovativa. Molti storici hanno osservato correttamente che nel Medioevo ebbe già luogo una prima Rivoluzione Industriale in quanto molte invenzioni vengono da quel periodo.

Naturalmente, non sarebbe un ritorno esatto al Medioevo se non nella filosofia e negli insegnamenti della Chiesa. Pertanto si manifesterebbe in modi diversi sebbene in diverse meravigliose forme.

È quindi noto che il Cristianesimo abbia già dato abbondante prova di poter essere leva di progresso economico (insegnando il dominio sulla natura, il rigetto del panteismo e della magia, introducendo l’idea di linearità del tempo etc…) già prima della rivoluzione industriale. La schiavitù, ad esempio, fu abolita lasciando posto alle macchine nella consapevolezza del valore infinito anche dell’ultima persona e nel rigetto di lavori monotoni che non richiedevano né intelligenza né scelta. Per questo motivo occorre ed è opportuno che il Cristianesimo torni ad essere il volano per un nuovo ordine economico.

Domanda: Nel capitolo 45 del Suo testo, parla delle circostanze che potrebbero portare all’imporsi di un nuovo ordine. Le ipotesi di rottura del sistema americano le ha già delineate nel suo testo. Quali circostanze potrebbero portare a una rottura, invece, in Europa?

Risposta: Tre circostanze potrebbero causare la caduta del modello americano. La prima è il collasso che potrebbe avvenire per via dell’intemperanza frenetica. La seconda è un crollo del consenso americano, che è il modello che pone l’ordine materiale al di sopra di quello spirituale. La terza è una tensione interna causata da sane reazioni conservatrici alla decadenza della nostra società e della nostra cultura, che sta guidando all’attuale polarizzazione della società americana.

Il modello europeo è diverso da quello americano. Non ho studiato la questione in profondità. Però, dal momento che tutto è così globalizzato, non posso non pensare che esistano dei parallelismi. Il collasso americano causerebbe indubbiamente un fallimento simile sull’Europa.

Ci potrebbe essere anche un collasso sociale basato sull’implosione demografica e delle strutture tradizionali. Gli europei hanno delle fondazioni più ricche e più intellettuali sulle quali costruire in tempi di crisi. Un collasso potrebbe risvegliare sane tendenze ed energie oggi dormienti e riaffermare alcune vestigie cristiane esistenti un tempo.

In ultimo molto ciò che può accadere dipende da Dio e dalla Grazie che potrebbe elargire all’Europa che una volta ha già favorito e benedetto.

Le teorie liberali hanno preteso che i vizi umani (avarizia, prodigalità, orgoglio) automaticamente e naturalmente si incanalino agendo verso il bene collettivo. San Tommaso avrebbe invece obiettato, probabilmente, che visto che la natura è causa di ordine, ciò che non possiede ordine è quindi contro natura. Per questo motivo una collettività è bene che si organizzi, grazie allo stato di grazia della vita spirituale e il beneficio dei sacramenti, orientandosi sulla base delle quattro virtù cardinali come vero fondamento di prosperità:

  • giustizia: occorre che orienti il commercio in un contesto di:
  • giustizia commutativa: ovvero, in una transazione, corrispondendo quanto è corretto. In questo modo, automaticamente il mercato alloca in maniera efficiente le sue risorse;
  • giusto prezzo: evitando frodi, sfruttamento di situazioni di difficoltà, pubblicità fuorvianti o interferenze inopportune dello Stato;
  • giustizia nella redistribuzione: incoraggiando chi possiede in eccesso a condividere liberamente con i più poveri. L’autore rileva che nei libri contabili medievali si riporti spesso che parte degli utili andassero come “percentuale di profitto netto a cui il Signore Dio, come rappresentante dei poveri, aveva diritto” (o diciture analoghe);
  • giustizia nella gestione della moneta, evitando che lo Stato ne aumentasse l’offerta in maniera spropositata ledendone la fiducia del pubblico.
  • prudenza: dato che la giustizia rischia di essere arida, occorre che sia mitigata dalla prudenza. A questo fine si rileva come lo spirito di intemperanza frenetica abbia indotto l’uomo a fare:
  • del mezzo della moneta un fine (invece che un mezzo di pagamento) e a
  • fare un eccessivo ricorso al credito ed all’indebitamento – assumendosi eccessivi rischi di impresa o vivendo oltre i limiti delle proprie possibilità.
  • fortezza: occorre che orienti l’uomo nella persistenza nell’ordine e nell’operosità nel lavoro.
  • temperanza: occorre che aiuti nell’emersione di un nuovo ordine in maniera organica e armoniosa, evitando la regolamentazione selvaggia tipica dei sistemi socialisti. In un sistema organico di questo tipo, infatti, molti dei problemi e dei dilemmi moderni sarebbero semplicemente trascesi o evitati.

Questa virtù agevola la creazione di un “sistema di onore” (in opposizione al “sistema del denaro”) a cui seguono virtù di rispetto, affetto e cortesia e un sistema di mercato basato su qualità, bellezza, bontà e carità. Ci si attende che un sistema del genere modifichi da sé l’orientamento della domanda, sviluppando gli individui senza massificarli, creando un legame con la terra, un sistema sussidiario e facilitando la produzione di ricchezza in un sistema in cui il cliente diventa per davvero un co-creatore dei beni fabbricati.

Il libro termina con l’esaltazione del ruolo della Provvidenza, evitando di attribuirne il ruolo allo Stato, piuttosto che alla mano invisibile, o ad altre entità.

In definitiva, la parte propositiva del libro inizia e conclude esaltando il ruolo cruciale che hanno tutte le variabili che non trovano spazio nei libri contabili. In fin dei conti, come cristiani, siamo abituati a questo tipo di paradossi visto che sta scritto: “Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione” (Lc 2,22-34).

 

Fonte: Stilvm Curiae - Marco Tosatti, 23 Gennaio 2023