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Un nuovo ciclo “eroico”?

Recenti sviluppi, sia nel campo politico sia in quello religioso, ci fanno pensare che qualcosa di molto profondo stia cambiando nel sentimento pubblico.

 

By Axel XCIV - Own work, CC BY-SA 4.0, Wikimedia.

 

di Julio Loredo

Quando nel 2012 Timur Vermes pubblicò il libro – fra la satira e la denuncia – «Er ist wieder da» (Lui è tornato), forse non immaginava la tempesta che avrebbe scatenato. L’opera divenne subito un best seller. La versione digitale si diffuse poi in modo virale, contribuendo a farla diventare uno dei grandi successi editoriali degli ultimi anni. Nel 2015, il regista David Wnendt portò il romanzo sul grande schermo, producendo un film divenuto in poco tempo un campione d’incassi. Su YouTube le visualizzazioni si contano a milioni.

Tornano?

Il film mostra Hitler che si risveglia in un parco di Berlino nel 2014 e che comincia a interagire con i tedeschi di oggi, riscuotendo reazioni di simpatie e di accoglienza cui nessuno si sarebbe aspettato. Le scene più interessanti – dal punto di vista dell’analisi sociologica – sono quelle girate a braccio con i passanti sulle strade: niente copione, niente attori, tutta gente comune che reagiva in modo spontaneo, salutando amichevolmente il “Führer”. Un vero e proprio “social experiment” dal vivo.

Lasciando perdere la totale impresentabilità del personaggio, il film è interessante come analisi di certe tendenze nell’opinione pubblica, che da allora sembrano essersi consolidate.

Commentava allora Wnendt: “Qui il film cambia registro. Niente più copione. Le comparse sono vere. Quando il falso Hitler si lancia in pensieri imperialisti, chi gli sta intorno non sempre sorride e basta, certe volte annuisce e rinfocola, con convinzione, le sue argomentazioni. Sanno bene di trovarsi accanto a un attore [Oliver Masucci], ma la videocamera spegne le loro inibizioni portandoli a una sincerità che, vista da fuori, fa un po’ paura”.

Quali conclusioni trarre da tutto ciò? Rispose Wnendt: “Credo che, potenzialmente, un terzo dei tedeschi voterebbe un partito di destra in Germania se solo ce ne fosse uno credibile. Per fortuna l’NDP, il partito nazionalista, non lo è, ma bisogna fare attenzione alla nuova formazione Alternative für Deutschland. Sa che cosa mi ha sorpreso di più durante le riprese? Il sincero entusiasmo che molte persone mostravano per il nostro falso Hitler. Alcuni salutavano con Sieg Heil! come se nulla fosse. Davanti alla porta di Brandeburgo un gruppo di italiani ha voluto farsi un selfie con lui alzando il braccio destro”.

Sulla scia di tale successo, il regista Luca Miniero sfornò una versione italiana: «Sono tornato», in cui il soggetto è, ovviamente, il Duce, impersonato da Massimo Popolizio. Il film raggiunse un discreto successo, riverberato anche da alcuni talk show successivi. Più buffonesca della sua controparte tedesca, l’opera di Miniero suscita nondimeno lo stesso interrogativo: è possibile che tante persone giudichino il “ritorno” di Mussolini come del tutto naturale? “Il fascismo non è mai veramente passato di moda (…) in una certa mentalità autoritaria presente nel popolo italiano e nella ricerca di un capo che possa ergersi a responsabile delle decisioni politiche”, commenta al riguardo Antonella Ferraris[1].

Anche in Italia, infatti, cresce il numero di persone favorevoli alla “mano forte” nella conduzione della res publica. Un sondaggio nel 2017 mostrava che ben il 23% degli italiani favorirebbe “una dittatura di 4-5 anni come l’unica soluzione per riuscire a cambiare realmente l’Italia” [2]. Da allora la percentuale è scesa al 17%, con un 16% “non in grado di scegliere fra dittatura e democrazia”. Comunque, ben il 71% concorda che “servono soluzioni radicali” [3].

Che cosa sta succedendo a livello di opinione pubblica?

Nuovo ciclo storico?

Sembra evidente che stiamo entrando in una nuova fase storica, uno di quei cicli che Plinio Corrêa de Oliveira qualificava “eroico”, in cui crescenti settori dell’opinione pubblica, sconcertati dallo sfaldamento di ogni valore e di ogni struttura, cominciano a domandarsi se non abbiano sbagliato strada abbassando la guardia e se, invece, un ritorno a certi valori più saldi e a certi atteggiamenti più forti non sarebbe la soluzione.

Dopo la fase melodrammaticamente “eroica” delle dittature nazi-fasciste, dopo l’orgia di sangue e di devastazione della Seconda guerra mondiale, il mondo era entrato in una fase di moderatismo ottimista, i cui rischi Plinio Corrêa de Oliveira non mancò di denunciare nel 1954[4]. Nemmeno la Guerra Fredda riuscì a distogliere l’Occidente da tale ottimismo buonista.

Questo buonismo colpiva in modo preponderante il centro-destra. Da parte sua, proprio in questo periodo di apparente moderatismo, la sinistra portò avanti, imperterrita, la più vasta rivoluzione morale e culturale di tutti i tempi. Con poche eccezioni, davanti a sé trovò appena muri di cartapesta, appunto i conservatori buonisti.

Una prima avvisaglia che qualcosa stesse cambiando fu l’elezione di Margaret Thatcher nel 1979, seguita da quella di Ronald Reagan nel 1980. Rappresentanti di un nuovo spirito, a entrambi successero tuttavia personaggi di nuovo grigi: John Major e George H. Bush.

Poi venne l’11 settembre 2001. “Contemplando il crollo di quelle torri ho visto crollare il mio mondo” – disse allora un noto imprenditore italiano. Lo shock provocato dal codardo attacco terrorista, mentre metteva a nudo la debolezza dell’Occidente liberale e democratico, mandava in frantumi lo spirito spensierato e pacifista fino ad allora egemone.

Per noi europei, un altro spartiacque sono state le varie crisi migratorie, quando ci siamo ritrovati sguarniti di fronte a popoli determinati a invaderci ad ogni costo, stravolgendo la nostra cultura, le nostre istituzioni, la nostra Fede. Le politiche di accoglienza indiscriminata messe in atto negli ultimi anni hanno dimostrato tutta la loro pericolosità.

In campo morale, l’imposizione in modo sempre più strafottente e radicale dell’agenda LGBT ha risvegliato molte persone, finalmente convinte della futilità di ogni dialogo e di ogni compromesso. Cresce, dunque, il fronte di coloro che, non accettando più nessuna concessione, vogliono ad ogni costo preservare la morale naturale e cristiana.

In campo ecclesiastico, l’accelerarsi fino all’inimmaginabile della distruzione di certi fondamenti della Fede e della Morale, ha portato al consolidamento di una reazione in linea con l’ortodossia tradizionale in un’ampiezza mai vista prima. Anche nella Chiesa cresce il settore “eroico”. Ne è prova la forte crescita delle Sante Messe in rito tradizionale, specie fra i giovani. Un recente sondaggio negli Stati Uniti mostra che fra i sacerdoti ordinati dopo il 2020, nessuno si dichiara “molto progressista”.  Ben l’85% si descrive come “conservatore” o “molto conservatore”.

Ne è prova anche l’immane reazione di segno conservatore nei confronti delle proposte più spinte del cosiddetto Sinodo sulla sinodalità, tenutosi a Roma lo scorso ottobre. Una reazione che mancò quasi del tutto durante il Concilio Vaticano II. Qualcosa sta cambiando nei sentimenti dei fedeli. Infatti, sembra chiaro che gli eccessi dell’attuale pontificato abbiano sollevato un’ondata conservatrice che si afferma giorno dopo giorno, spingendo verso destra un crescente numero di moderati.

A tutta destra!

Ed ecco che, dando corpo a questi profondi mutamenti nell’opinione pubblica, un po’ ovunque si stanno affermando realtà politiche che, fino a poco tempo fa, erano relegate ai lembi della vita pubblica, quasi un riflusso folclorico. Oggi, invece, ottengono percentuali elettorali degne di rispetto e, in non pochi casi, arrivano addirittura al Governo. I mezzi di comunicazione fanno gara a chi le qualifica in modo più spregiativo: “estrema destra”, “ultradestra”, “iperdestra”… Hanno perfino coniato nuovi epiteti, tanto altisonanti quanto privi di contenuto: “destra xenofoba”, “destra omofoba”, “destra misogina” e via dicendo. Sembra proprio che “fascista” non basti più.

Per non parlare dei Paesi dove governano i conservatori moderati, in numerosi altri hanno vinto alleanze di centro-destra, in cui però la componente “destra” è quella preponderante. In altri Paesi, avanzano partiti situati sicuramente a “destra”. Sarebbe semplicistico, e dunque fuorviante, mettere alla pari tutte queste realtà. Tuttavia, le accomuna il fatto che, ognuna a modo suo, in grado diverso e con diverso contenuto di autenticità, stiano dando voce e corpo ai profondi mutamenti nell’opinione pubblica, che dalla fase “moderata” sta passando a quella “eroica”.

Vere e false destre

Si tratta di un fenomeno positivo o negativo? Dal punto di vista della Contro-Rivoluzione, siamo di fronte a un fenomeno di per sé positivo, almeno nelle sue sorgenti. Se, invece, passiamo in rivista le realtà che lo stanno cavalcando, raccogliendone i frutti, il giudizio diventa più sfumato. Si tratta, infatti, per lo più di reazioni a carattere “nazionalista”, “identitario”, “populista” o “sovranista”. In altre parole, ciò che Plinio Corrêa de Oliveira chiamava “false destre”.

A questo punto ci si deve porre una domanda cruciale: dov’è la Chiesa? Dove sono i pastori che, leggendo correttamente i “segni dei tempi”, tentano di intercettare questo massiccio spostamento dell’opinione pubblica occidentale, strappandolo dalle mani di eventuali false destre per condurlo invece sulle vie di Nostro Signore Gesù Cristo? È triste dirlo ma, con pochissime e onorevoli eccezioni, non solo non scendono in campo per intercettare il fenomeno ma, dove possono, lo ostacolano, lo bersagliano, cercano ad ogni costo di bloccarlo. I personaggi clericali che rappresentano queste tendenze sono sistematicamente criticati, perseguitati, estromessi, e in alcuni casi perfino sfrattati…

Questo fenomeno manda in frantumi parecchi aspetti di ciò che si è convenuto chiamare lo “spirito del Concilio”. L’essenza del Concilio non era precisamente mettersi in ascolto della coscienza della gente per stabilire un nuovo rapporto col mondo? All’epoca del Concilio, il mondo stava toccando lo zenit del vecchio paradigma. Oggi sta sorgendo un nuovo paradigma, assai diverso. Sapranno gli eredi del Concilio cogliere questo nuovo spirito? È una delle incognite dell’ora attuale.

Anche dall’altra parte, però, vi sono dei rischi.

Come descritto da Plinio Corrêa de Oliveira, la rapida alternanza dei cicli è tipica dell’uomo squilibrato. Dal nazismo si è passato all’hollywoodismo. Nelle attuali circostanze c’è il rischio che, entusiasmati con le prospettive apertesi dallo spostamento dell’opinione pubblica a destra, anche fra i fedeli, certe reazioni diventino miopi, perdendo di vista lo scopo ultimo di ogni sana reazione: portare le anime alla conversione, verso l’integrale restaurazione della Chiesa stessa e della Civiltà cristiana.

 

Note

[1] Antonella Ferraris,  “Il fascismo è davvero fuori moda? Note su ‘Sono tornato’ di Luca Miniero”, Quaderno di storia contemporanea, N° 63, novembre 2018, p. 109.

[2] “Sicurezza, il sondaggio: un quarto degli italiani chiede 5 anni di dittatura”, Il Giornale, 28 novembre 2017.

[3] Tra gli italiani cala la spinta autoritaria: «Servono soluzioni radicali, non antidemocratiche», Open, 21 gennaio 2020.

[4] Plinio Corrêa de Oliveira, “Moderação, moderação: slogan que enche o Ocidente”, Catolicismo, febbraio 1954; “Moderação, o grande exagero de nosso século”,Catolicismo, marzo 1954.

 

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