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Un supremo sforzo “In Signo Crucis”

 

di Julio Loredo

Habent sua fata libelli. I libri hanno una loro storia. Mentre alcuni cadono subito nell’oblio, altri invece, lanciati da martellanti campagne pubblicitarie, s’impongono come best seller… salvo poi essere dimenticati non appena un nuovo best seller appare come d’incanto. Pochi sono quelli destinati a esercitare un’influenza profonda e durevole sugli avvenimenti.

A quest’ultima categoria appartiene, senza dubbio, il noto saggio «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», magistrale sintesi del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira, giustamente qualificato da un importante quotidiano italiano “uno dei principali maître à penser della destra”.

Possiamo annoverare in questa categoria anche l’ultima opera del noto pensatore e uomo d’azione brasiliano «Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana». Su di essa scrisse il celebre canonista P. Anastasio Gutiérrez, uno dei più grandi professori degli atenei romani: “Da questo lavoro traspare una maturità e un equilibrio difficilmente raggiungibili da tanti altri libri, magari ottimi, ma privi di ciò che possiamo denominare carisma della scienza e dell’esperienza di un grande pensatore”.

Roma, Milano, Napoli

Il libro fu lanciato originalmente a Milano, il 15 ottobre 1993, nel corso del Convegno Internazionale della Nobiltà Europea, in un’affollatissima conferenza tenutasi nella Sala delle Colonne di Palazzo Serbelloni. I relatori, presentati dal conte Carlo Emanuele Manfredi, passarono in rivista le principali tesi del libro, insistendo sul fatto che un aspetto centrale della crisi odierna è proprio la latitanza delle vere élites, per forza sostituite con quelle false.

Qualche giorno dopo, il 30 ottobre, nella Sala del Baldacchino di Palazzo Pallavicini, di fronte al Quirinale a Roma, si tenne il Convegno Internazionale “Nobiltà ed élites tradizionali analoghe”. Tra gli ospiti d’onore il cardinale Alfons Maria Stickler, l’arciduca Martino d’Austria e il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie.

“Gli Stati generali dell’aristocrazia romana al completo”, titolava Il Tempo nel dare la notizia del lancio nella Città Eterna del libro di Plinio Corrêa de Oliveira. “In nome del Papa Re. Dai salotti la marcia sul Campidoglio”, titolava invece Repubblica. “Dobbiamo comprendere la portata dell’appello che sale dalla gente – disse nella sua relazione il principe Sforza Ruspoli – il popolo vuole vedere incarnati i valori della preghiera, dell’azione, del sacrificio, che i nostri antenati santi, condottieri ed eroi testimoniarono a prezzo della vita”.

I media romani e nazionali mostrarono un interesse senza precedenti. Il TG1 mandò in onda un ampio servizio con un’articolata intervista al principe Ruspoli, mentre sullo sfondo campeggiava lo stendardo vermiglio della TFP. Repubblica dedicò al convegno ben tre articoli, di cui uno a tutta pagina con richiamo in prima.

“Ascesa e declino dell’aristocrazia. Professore brasiliano teorizza la controrivoluzione”, titolava invece il Giornale di Napoli, nel dare la notizia del lancio del libro nel capoluogo campano. Il convegno, tenutosi all’Hotel Excelsior e presieduto dal marchese Luigi Coda Nunziante, richiamò il fior fiore dell’aristocrazia partenopea. In prima fila, il principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie. Non poteva mancare il commento di Repubblica: “Napoli non ha mai perduto certi umori monarchici”

A questi seguirono altri convegni a Palermo, Tolentino, Padova, Vicenza, Torino, Forlì, Firenze, Genova e altre città italiane.

1943-1993-2023

Lo scorso giugno abbiamo commemorato l’ottantesimo anniversario del primo libro di Plinio Corrêa de Oliveira «In difesa dell’Azione Cattolica» (1943), un accorato grido in difesa di Santa Romana Chiesa contro le allora incipienti infiltrazioni neo-moderniste e socialiste. Un amorevole appello in favore della costituzione gerarchica del Corpo Mistico di Cristo, minacciata dalle correnti immanentistiche e ugualitarie che serpeggiano al suo interno. Un fervido proclama di fedeltà al Magistero perenne di Roma, in contrasto con le correnti eretiche che iniziavano ad alzare la testa.

Se c’è un tratto che definisce il leader brasiliano, è proprio la sua fede cattolica: “Se volete conoscermi, se volete seguirmi, cercate di capire come lo spirito della Chiesa vive nella mia anima. Di voi io solo chiedo una cosa: cercate di vedere in me ciò che ho di cattolico, ciò che esiste della Santa Chiesa in me. Cercate di capire come questo Battesimo, che ho ricevuto tanti decenni fa, ha lasciato in me un segno, si è sviluppato lungo la mia vita. Cercate di capire come io appartengo alla Chiesa, come la mia anima riflette la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Cercate di capire come io amo questa Chiesa”.

Adesso, a ottobre, commemoriamo il trentesimo anniversario dell’ultimo libro di Plinio Corrêa de Oliveira «Nobiltà ed élites tradizionali analoghe», un supremo sforzo intrapreso “in signo Crucis” in vista della salvezza della civiltà cristiana. Ricordando un aspetto spesso trascurato del Magistero della Chiesa, l’opera intendeva proclamare la legittimità, anzi la fondamentale sacralità di una società gerarchicamente costituita, riscoprendo il ruolo delle élites, infondendo in esse il coraggio di riaffermare il loro tradizionale ruolo d’influenza, tanto più necessario in un mondo come quello odierno in preda ad un caos sempre maggiore.

Questa sorta di arcobaleno, dal primo all’ultimo libro, racchiude i due amori di Plinio Corrêa de Oliveira: la Santa Chiesa Cattolica e la Civiltà cristiana, due realtà distinte ma unite da vincoli profondissimi che sono quasi il verso e il riverso della stessa medaglia.

Plinio Corrêa de Oliveira si definiva “cattolico perché monarchico, monarchico perché cattolico”. Il leit motiv della sua vita intellettuale e apostolica fu di studiare, elaborare, sviluppare ed esplicitare i lineamenti di una Civiltà cristiana ministra della Chiesa: La società temporale, voluta da Dio, ordinata da Lui, realizzando in sé stessa un’opera di santificazione, è una società santa, che ha una funzione sacra. Società completamente naturale come la famiglia, ma come essa lavorata in profondità dalla vita soprannaturale che germoglia nei suoi membri. Società santa e sacra come la famiglia cristiana, alla quale conviene così bene l’indicazione di santa che perfino il suo vincolo costitutivo è un Sacramento istituito dallo stesso Gesù Cristo. (…) Arriviamo così alla nozione della società temporale ministra della Chiesa, che apre ampie prospettive per la nozione della società simultaneamente temporale e sacrale”.

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