Gli angeli di santa Giovanna d’Arco
di Jacques Olivier, FSSP
Santa Giovanna d’Arco aveva una famigliarità con gli angeli, specialmente con S. Michele e S. Gabriele. Gli angeli fanno parte della missione profetica, politica e militare della Pulzella d’Orleans.*
Dall’inizio della sua missione, Giovanna fece sapere che beneficiava di apparizioni e di rivelazioni che la accompagnavano da quando aveva tredici anni. Nel processo di Rouen, per la prima volta Giovanna rivelò alcuni dettagli sulle apparizioni e, in concreto, sul mondo angelico. Sempre discreta riguardo a tali apparizioni, Giovanna vi si riferiva come “il mio Consiglio”, oppure “i miei fratelli del Paradiso”. Facevano parte di questo “Consiglio” santa Caterina d’Alessandria, santa Margherita d’Antiochia, san Michele, san Gabriele e altri angeli.
Interrogata se questi angeli restassero a lungo con lei, Giovanna rispose: “Gli angeli vengono spesso tra i cristiani, anche se non li vediamo. Io li ho visti spesso tra le persone”.
Poiché il piano divino non è mai governato dalle leggi del caso bensì dalla Divina Provvidenza, possiamo chiederci ciò che la teologia, la liturgia e la storia ci possono dire sulle prerogative di san Michele, di san Gabriele e degli angeli in ciò che riguarda il governo divino.
San Michele
San Michele è il capo degli angeli, degli eserciti celesti e delle forze del Cielo. L’Apocalisse racconta come egli cacciò via Lucifero e gli angeli ribelli, proclamando “Chi è come Dio?”. Questo, infatti, il significato del nome Michele. Fra gli spiriti che sono davanti al trono di Dio, san Michele appare come l’arcangelo che conduce le battaglie di Dio, il capo che guida le truppe divine verso la vittoria finale. San Michele dirige Giovanna, la guida nella sua missione e la consiglia nelle battaglie.
D’altronde, san Michele è considerato l’angelo custode della Chiesa, della Francia e della Normandia. Angelo custode d’Israele nell’Antico Testamento, egli continua questa missione proteggendo la Chiesa nel Nuovo Testamento. Questa protezione ha comportato una missione specifica nel campo politico e in quello religioso nel conflitto che opponeva la Figlia Primogenita della Chiesa all’Inghilterra. Ricordiamo che il Regno di Francia era stato consacrato a san Michele nel 710 dal re Childerico III. San Michele è il Patrono di Francia dal tempo della sua apparizione sul monte Tombe e la costruzione del santuario di Mont Saint Michel.
San Michele è colui che nei secoli ha condotto gli eserciti cristiani contro le “forze del male”, come nella battaglia di Ponte Milvio. Alcuni storici antichi raccontano che nel 314, due anni dopo la battaglia, Costantino ebbe la visione di un essere di luce, vestito con una lunga tunica, in piedi e con le ali spiegate, che gli disse. “Io sono Michele, il protettore della fede dei cristiani. Sono stato io, quando tu combattevi contro il tirano empio, che ti ho aiutato, consegnando la vittoria nelle tue mani”. In ringraziamento, Costantino eresse il santuario di Michaelion, a Sosthenion, vicino a Costantinopoli. Ecco l’origine della devozione a san Michele in Oriente.
San Michele agì pure nella battaglia di Poitiers, nel 732, quando Charles Martel riportò una vittoria decisiva contro i musulmani invasori. Questa vittoria fu ottenuta dopo un pellegrinaggio al Mont Saint Michel. Suo nipote, Carlo Magno, iscriverà sugli stendardi del regno: “San Michele, patrono e principe dell’impero delle Gallie”.
San Michele aiutò pure i crociati. Egli sarebbe apparso, per esempio, nel luglio 1099 durante l’assalto a Gerusalemme, alle truppe francesi, normanne e ardennesi. Scoraggiati di fronte alla crudeltà della battaglia, i francesi erano sul punto di mollare. La visione del glorioso arcangelo capo delle milizie celesti diede loro coraggio per l’ultimo e definitivo assalto.
L’infanzia di Giovanna fu profondamente influenzata dalla devozione a san Michele, molto popolare nella Champagne e nella Lorena. Nella testimonianza della stessa Giovanna: “San Michele fu l’architetto della mia missione. Dapprima è venuto lui”. Continua la Pulzella: “Vedevo san Michele e altri angeli con gli occhi del mio corpo, così come adesso vedo voi [i giudici]. Mi portavano un grande sollievo. Quando mi lasciavano io piangevo. Avrei voluto che mi portassero con loro”.
Giovanna si è sempre rifiutata di offrire dettagli sulle forme di san Michele. Finalmente, rivelò che “aveva la forma di un vero prud’homme”. Nel Medioevo, questa espressione aveva un senso preciso: un uomo esperto nel realizzare il proprio dovere. Nel linguaggio militare della cavalleria significava audacia e coraggio, qualità strettamente legate alla nobiltà del cuore.
Il più importante intervento di san Michele fu l’8 maggio, ricorrenza della sua apparizione sul Monte Gargano, in occasione della liberazione d’Orleans, predetta dallo stesso arcangelo.
Lungo tutte le apparizioni di san Michele, Giovanna gli chiese una sola cosa: la salute dell’anima. Non è privo di significato che lei sia stata bruciata su una pizza antistante alla chiesa di San Michele, oggi purtroppo scomparsa.
San Gabriele
Nel “Consiglio” di Giovanna, san Gabriele occupa un posto piuttosto secondario, tanto da non essere a volte considerato come parte delle “voci” che la guidavano. Eppure, Giovanna stessa è stata molto esplicita nel dichiarare che egli è venuto diverse volte per consolarla nella prigionia: “Nell’ultima festa della Santa Croce [3 maggio] sono stata confortata da san Gabriele”.
L’analisi di questa apparizione ci permette di precisare il ruolo di san Gabriele nella vita di Giovanna. In quei giorni, Giovanna era sotto fortissima pressione del Tribunale ecclesiastico di Rouen, sostenuto da ben sessantatré teologi, che la intimavano di sottomettersi alle loro imposizioni. Dicevano che era in gioco la sua salvezza eterna. Giovanna, però, resisteva. Il 2 maggio, la Pulzella fu trascinata davanti al Tribunale che la ammonì aspramente: “Sei in grande pericolo di corpo e di anima, potrai incorrere nelle pene del fuoco eterno!”.
Molto indebolita a causa di un avvelenamento, Giovanna era stremata. Quella sera gli apparse san Gabriele, portandogli un conforto che sembra la risposta di Dio alle minacce dei giudici. Giovanna fu guarita fisicamente e riconfermata nella decisione di non cedere al ricatto. C’è qui un parallelo con l’agonia di Nostro Signore, che si commemora nella festa della Santa Croce. Infatti, secondo la tradizione, fu proprio san Gabriele a consolare Gesù durante la sua agonia nell’Orto degli Ulivi. Era allo stesso tempo un conforto per le penne passate e una preparazione per quelle a venire: la Crocifissione per Gesù, il rogo per Giovanna.
Infine, san Gabriele è uno dei due angeli (l’altro è san Michele) che, inginocchiati ai lati di Cristo, lo servono nella figura fatta dipingere da Giovanna sul suo stendardo.
Altri angeli
Oltre alle apparizioni di san Michele e di san Gabriele, ben identificati nel “Consiglio”, Giovanna menziona altri angeli, perfino molto numerosi. Già nella prima apparizione a Domremy, nell’estate 1425, Giovanna riferì: “Ho visto san Michele davanti ai miei occhi. Egli non era solo, bensì accompagnato dagli angeli del Cielo”. Disse di non ricordarsi del numero, ma che erano molto diversi tra loro: “Alcuni si somigliavano tra loro, altri no. Alcuni avevano le ali, altri portavano delle corone”.
Giovanna trovò il Delfino Carlo, in seguito Re di Francia, nel castello di Chinon. Per ben due volte negli interrogatori, Giovanna parlò di trecento persone presenti nella sala durante l’incontro col Delfino. Ora, le dimensioni della sala rendono questa testimonianza poco plausibile. D’altronde, ciò non corrisponde al numero dei cavalieri della Corte. Infine, Giovanna stessa dichiarò di essere stata ricevuta “nella stanza del Re”, che non misurava più di “una lancia”. Siccome Giovanna aveva pure dichiarato di aver visto “molti angeli anche nella stanza del Re”, c’è da chiedersi se i “trecento cavalieri” non fossero in realtà angeli che avevano preso, agli occhi di Giovanna, le sembianze di angeli-cavalieri. Ecco le sue parole:
“C’era molta luce [nella stanza], essa proveniva da tutte le parti. C’erano più di trecento cavalieri e una cinquantina di torce, senza contare la luce spirituale. Raramente ho delle rivelazioni senza che ci sia luce”.
Questa risposta resta, comunque, assai misteriosa. In ogni caso, corrisponde alla testimonianza di Giovanna, secondo cui lei vedeva regolarmente gli angeli nel mondo, nella vita quotidiana, in mezzo agli uomini. Molto interessante, per esempio, la testimonianza di Jean d’Aulon, compagno d’armi di Giovanna. Costui afferma che, avendo trovato Giovanna isolata durante l’assedio di Saint-Pierre-le-Moustier, le consigliò vivamente di ritirarsi per raggiungere il grosso delle truppe perché così era troppo esposta. La Pulzella rispose: “Non sono sola, bensì con cinquantamila delle mie genti. Io non ripiego finché non abbia presso la città”. È chiaro che Giovanna si sentiva circondata da una miriade di angeli che la assistevano in ogni circostanza.
Giovanna mostrava nei confronti degli angeli una grande riverenza. S’inchinava alla loro presenza e baciava la terra dopo che se n’erano andati. Un dato indicativo è che Giovanna non menziona mai il proprio angelo custode. Lei parlava soltanto degli angeli che la aiutavano a compiere la missione affidatagli dal Cielo, senza parlare della sua personale santificazione.
* Brani tratti dal libro “Le prophétisme politique et ecclésial de Jeanne d’Arc”, Éditions du Cerf, 2021, pp. 142ss.