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Il profetismo politico ed ecclesiale di Giovanna d’Arco

Nel 2021, don Jacques Olivier, FSSP, pubblicò la sua imponente tesi di laurea Le prophétisme politique et ecclésial de Jeanne d’Arc (Éditions du Cerf, 2021, 805pp). In questa intervista egli risponde ad alcune domande della rivista L’Homme Nouveau, che riproduciamo con autorizzazione.

 

Da dove viene il suo interesse per santa Giovanna d’Arco?

Originario dei Vosgi, i miei genitori mi hanno fatto scoprire Giovanna d’Arco nei luoghi della sua infanzia, a Domremy. In particolare, la mia famiglia ha restaurato l’eremo di Notre-Dame de Bermont, facendolo rivivere spiritualmente. Da venticinque anni gestisce questo luogo magnifico, dove la Pucelle veniva a pregare la Vergine Maria per la Francia e a portare candele. Lì ricevette numerose apparizioni di san Michele, di san Gabriele, degli angeli, di santa Caterina e di santa Margherita, durante il tempo della sua formazione personale, prima dell’inizio della sua vita pubblica. Nella calma discreta del bosco, come testimonianza privilegiata della sua missione, esiste ancora la cappella gotica, con le statue davanti alle quali pregava, l’acquasantiera dove posò la mano, pitture murali del XV secolo che la rappresentano, e altri oggetti contemporanei. Avendo così vissuto in modo intimo a contatto con i luoghi della sua infanzia e adolescenza, è naturale che mi sia interessato alla sua storia, e soprattutto alle ragioni che potrebbero aver spinto Dio ad intervenire in questo modo straordinario.

Cosa c’è di nuovo nella tua tesi?

La letteratura su Giovanna d’Arco è molto vasta. Il più delle volte, però, la sua figura è trattata o in modo puramente storico, o attraverso il prisma della sua rivalutazione a beneficio di una causa. Io invece sono tornato alle fonti del tempo (soprattutto alle prove e alle testimonianze) per comprendere nel modo più veritiero possibile quanto sia accaduto. E anche per rispondere a una domanda che raramente si pone: perché mai Dio è intervenuto in una disputa dinastica? La risposta a questa domanda è possibile solo invertendo la prospettiva abituale: non si tratta di un’azione divina a favore dei francesi e contro gli inglesi, ma di un messaggio che Dio viene a dare a entrambe le sfere del potere: al potere politico attraverso l’incoronazione del re, e al potere ecclesiale attraverso le risposte di Giovanna a Rouen, per guidarle in un migliore esercizio della loro autorità. Giovanna appare così come un profeta di Dio che viene ad avvertire e illuminare gli uomini in un momento cruciale della loro storia, quello del declino del cristianesimo medievale. La straordinaria epopea militare, con le sue vittorie impossibili ei suoi spettacolari capovolgimenti di situazione, è solo il segno visibile, il miracolo, che accompagna il messaggio di Giovanna, un po’ come il miracolo della moltiplicazione dei pani dà credibilità al discorso del Pane della vita nel Vangelo.

Si parla spesso di una donazione del Regno di Francia a Dio da parte del delfino Carlo.

Dio non costringe gli uomini. Egli offre la sua grazia, il suo aiuto, i suoi doni, ma aspetta sempre la buona volontà e il libero riconoscimento della sua creatura. Prima di ricevere l’aiuto divino, il Delfino Carlo dovette riconoscere che egli reggeva il Regno per conto “del Re del Cielo”. Dio solo è davvero la fonte legittima di ogni potere umano. Su richiesta di Giovanna, il Delfino, riconoscendo i suoi peccati, la sua debolezza e la sua angoscia, donò il suo Regno al Re del Cielo, in un fiducioso appello alla misericordia divina, attraverso un atto di vassallaggio feudale, affinché Dio “agisca come per i suoi predecessori e lo riporti al suo precedente stato” di Re di Francia. Questa donazione avvenne molto rapidamente, appena tre giorni dopo l’arrivo di Giovanna a Chinon, il 26 febbraio, dopo la Messa, e condiziona la successiva azione di Dio. Tutto questo è riportato dal duca d’Alençon, testimone diretto della scena. In seguito, il fatto è stato amplificato dalla voce popolare e dalla leggendaria storiografia della “triplice donazione”.

Qual è il cuore del messaggio politico di Jeanne?

Dopo la donazione del suo Regno a Dio e il riconoscimento della divina onnipotenza, il Delfino dubita ancora. Non basta nemmeno il parere della commissione di Poitiers che non vede ostacoli all’attuazione di Giovanna per compiere la sua missione divina. Dio allora dà un “grande segno” al Re, mediante l’apparizione di san Michele, di angeli e di santi che portano la corona reale, accennando al rinnovamento della particolare alleanza tra Dio e la Francia. Questo straordinario evento convinse finalmente il Re a mettere Giovanna a capo degli eserciti che eventualmente lo avrebbero condotto a Reims. L’incoronazione del Re è dunque il cuore della teologia politica di santa Giovanna d’Arco: Cristo Re legittima e innalza le regole della successione, scegliendo un suo luogotenente sulla terra. Contro ogni laicità o ogni legalismo abusivo, Giovanna ci ricorda che senza l’autorità divina il potere politico non esisterebbe, perché il potere è insito nell’ordine stabilito nella creazione. Anche il rapporto tra potere temporale e potere spirituale, tra il bene comune e la Cristianità sono componenti importanti di questo messaggio.

Lei menziona anche un messaggio profetico per la Chiesa.

Le voci di Giovanna continuano a guidarla fino al giorno della sua morte: la sua missione non si esaurisce con l’incoronazione. Davanti ai rappresentanti più eminenti dell’Università di Parigi, allora chiamata “sole della cristianità”, Giovanna proclamerà un messaggio divino per illuminare il clero nell’esercizio del proprio potere. Il cuore di questo messaggio sta nella frase pronunciata il Sabato Santo 1431: “Dio per primo è servito”. Queste parole, rivolte ai vescovi e ai sacerdoti, li invitavano a rimettere a fuoco la loro funzione di santificare i fedeli per condurli al Cielo, senza essere servili ausiliari del potere temporale, né cadere nel totalitarismo clericale. Nell’ambito del processo di Rouen, processo religioso compiuto su richiesta del potere politico, questo appello è particolarmente appropriato, ma è rivolto anche a tutti gli altri chierici, qualunque sia il loro “partito”: essi devono essere “di Dio”, e non “del mondo”, senza sottomissione né compromesso. Altri elementi di questo messaggio, che io analizzo nel mio libro, riguardano il conciliarismo, la grazia, il posto del soprannaturale, il ruolo dei laici e via dicendo.

Cosa ci porta oggi il messaggio di Giovanna?

La situazione del nostro tempo presenta reali somiglianze con quella di Giovanna: dal punto di vista umano, la situazione politica, economica, sociale e religiosa sembra perduta. Tuttavia, la grazia di Dio può cambiare tutto, in pochi mesi, se lo vuole. Una volta trasmesso il messaggio, spetta agli uomini ascoltarlo e attuarlo perché esso porti buoni frutti. Preghiamo, come il piccolo popolo francese del passato, che Dio si ricordi dell’alleanza speciale che un tempo fece con il nostro Paese e diamo il massimo nella lotta, anche se a volte può sembrare futile. L’epopea di Santa Giovanna d’Arco ci riempie di speranza: “I soldati combatteranno e Dio darà la vittoria”.

 (Riprodotto con autorizzazione di L’Homme Nouveau: www.hommenouveau.fr)