tfp it newlogo

Perché la "Cathonomics" non è né cattolica né economicamente valida

 

 

di John Horvat

Il titolo del libro Cathonomics: How Catholic Tradition Can Create a More Just Economy è intrigante, poiché mette in evidenzia il fatto che la Chiesa avrebbe molto da offrire in campo economico. L'autore cerca di fondere due campi che generalmente non si mescolano, anche se dovrebbero. 

Tuttavia, una cosa è collegare i due soggetti, un'altra è fondere prospettive contrastanti. Così il libro attira alla lettura con il suo drammatico titolo, ma poi vi si trova una fusione forzata di vecchio e nuovo, religioso ed ecologico, San Tommaso d'Aquino e Papa Francesco. In nome della "tradizione" emerge un ibrido “catto-economico” che è uno spettacolare scontro degli opposti, finendo per non essere né una cosa né l'altra.  

L'autore, il dottor Anthony Annett, sembra divertirsi con paradossi che sconvolgono le sensibilità tradizionali. Leggendo il suo lavoro scattano ovunque bandiere rosse (ed eco-verdi). Di origine irlandese, si vanta di aver lavorato per vent'anni al Fondo Monetario Internazionale. L'economista liberal Jeffrey Sachs, noto per il suo sostegno all'aborto e al controllo demografico, ha scritto la prefazione. Una entusiasta Georgetown University Press (università gesuita, ndr) ha pubblicato e promosso il libro (2022) con commenti entusiasti di notabili personaggi liberal.

L'obiettivo impossibile del libro è quello di mettere insieme ciò che si potrebbe chiamare un'ermeneutica della continuità economica senza che ci sia però la continuità. L'autore, per esempio, espone ragionevolmente l'insegnamento tradizionale della Chiesa (che lui chiama la “vecchia roba”). Critica, anche brillantemente, le squallide teorie economiche dell'illuminismo e del liberalismo che hanno distrutto la cristianità.

Tuttavia, le cose si complicano quando cerca di integrare le proposte di giustizia sociale, gli obiettivi del Green New Deal e la teoria economica keynesiana nei modelli cattolici tradizionali. L'autore sostiene prima una parte e poi l'altra, ma insiste che il tessuto strappato risultante da questi punti di vista abbia l’aspetto di un unico indumento inconsutile.

Ci sono tre grandi errori nella presentazione della Cathonomics che impediscono alla paradossale proposta di fornire valide soluzioni.

Il primo errore è che, non essendo cattolica, il dottor Annett cita autori, papi e documenti cattolici. Usa alcuni concetti cattolici, specialmente sussidiarietà e solidarietà.  Tuttavia, non è necessario essere cattolici, praticare le virtù cattoliche, o anche credere in Dio per essere parte della Cathonomics. La sua proposta si rivolge alla "persona umana" e quindi è destinata ad applicarsi a tutti indistintamente. Il tema potrebbe essere meglio denominato "economia umana".

Così, la nuova scienza è estremamente limitata poiché deve esprimersi in termini laici e naturalistici rivolgendosi "al più pieno sviluppo di tutta la persona e di tutti i popoli". L'autore sembra pensare che fare appello a "un bene comune con un destino comune, che comporta la protezione della nostra casa comune" basti per motivare le persone a sacrificarsi a beneficio degli altri. Inoltre, egli incentiva una solidarietà ecologica che si estende attraverso le diverse specie viventi legate dalla "nozione che tutte le creature hanno un valore e un diritto intrinseco".

Il libro, che inizia con sublimi espressioni teologiche della "vecchia roba", a un tratto si trasforma utilizzando il moderno gergo economico, sociologico ed ecologico. Senza un fine soprannaturale o trascendentale, l'appello alla solidarietà è tutt'altro che convincente. Così, il libro finisce per avere quel “fascino” della retorica naturalistica che si trova nei documenti delle Nazioni Unite o nella piattaforma del Partito Democratico.  

In effetti, l'autore presenta le diciassette mete liberal degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell'ONU quasi come una rinnovata serie di comandamenti che introducono un nuovo paradigma economico "con inclusione sociale e protezione della natura". Suggerisce "un'autorità mondiale" per attuare le decisioni che richiederebbe "una riforma delle Nazioni Unite orientata verso la giustizia e la fraternità universale invece di essere cooptata dai potenti".

Questa ampia piattaforma porta al secondo errore di Cathonomics. Tranne che il suo fantasioso nome, non c'è davvero nulla di nuovo in questo programma. Vi si trova solo un'ampia rimasticatura di considerazioni economiche inefficaci, ripetendo con la solita mancanza di originalità che il nemico è il "neoliberalismo".

L'autore descrive tutti gli effetti di un'economia sbilanciata ma non la loro causa. Come l'analisi marxista che informa la maggior parte dell'economia di sinistra, tutto è nelle strutture che costringono le persone a vivere in miseria e niente sulla miseria della natura umana caduta che costruisce strutture peccaminose. In questo modo, non vi si trova nessuna chiamata alla conversione personale nel senso tradizionale della parola.

L'invito del Dr. Annett è perché tutte le nazioni diventino “scandinave”, con tasse elevate e ampi progetti di welfare sociale, ricolmi di solidarietà e di sussidiarietà. Il programma riflette molto più Thomas Piketty che santo Tommaso d'Aquino. C'è poi una condanna ossessiva di tutte le disuguaglianze, anche quando esse sono proporzionate.

Così, una proposta esplicita della Cathonomics sono le "tasse alte e progressive" come mezzo che "potrebbe inculcare la virtù, data l'evidenza di meno solidarietà, generosità ed empatia nei ricchi delle società più diseguali". La Cathonomics chiede anche di punire con “aliquote fiscali confiscatorie" specialmente i miliardari. Infine, afferma che saranno necessarie significative tasse di successione per sostenere il bene comune e lo sviluppo umano integrale.

Lo Stato gioca un ruolo importante in queste proposte, sia come datore di lavoro di ultima istanza che come fornitore di reddito supplementare.  Il modo preferito per risolvere i problemi sembra essere quello di gettarci sopra il denaro altrui.  Il Dr. Annett lascia cadere casualmente nel discorso cifre "insignificanti" che risolverebbero tanti problemi. Si potrebbe venire a capo di tutto stanziando 100 miliardi di dollari all'anno per un programma, un trilione di dollari per un altro e 50 miliardi di dollari per un altro ancora. "La linea di fondo è che, nel contesto di un'economia [mondiale] di 128 trilioni di dollari, questi importi sono piccoli, a volte addirittura minuscoli".

Particolarmente notevole è la forte componente ecologica della Cathonomics, che rivela un particolare malanimo verso il settore del petrolio e del gas (il quale dovrà essere sostituito a tutti i costi). Mentre l'autore ammette che è difficile quantificare il numero di morti a causa del cambiamento climatico, fa di tutto per dipingere il peggior quadro possibile basato su modelli e stime. Così, al lettore viene detto che i problemi mentali causati dal cambiamento climatico sono responsabili di una stima di 59.000 suicidi in India, molti dei quali sono contadini poveri. Le morti premature dovute all'inquinamento vengono stimate in cinque milioni di persone all'anno. Gli esperti prevedono "un numero impressionante di 200 milioni di rifugiati climatici solo entro il 2050, con una stima elevata di un miliardo".

Queste argomentazioni “alla Greta Thunberg” sono al massimo discutibili, ma difficilmente possono essere dogmi assoluti. Inoltre, non c'è nulla di nuovo nelle soluzioni del Green New Deal che la Cathonomics propone.

Infine, il terzo errore, il più grande è l'assenza di Dio nella Cathonomics. Non si fa nessun appello all'amore di Dio come mezzo per ottenere una rifioritura umana. Dio non ha bisogno di essere coinvolto nello sviluppo delle sue creature. In un libro sull'economia cattolica, si dovrebbe dire qualcosa sulla Divina Provvidenza che metta in evidenza la amorevole cura di Dio per l'umanità, anche di fronte ad un eco-disastro. Tuttavia, non c'è nulla che suggerisca un interesse di Dio per l'umanità... e anche viceversa.

Nel libro si parla tanto della solidarietà che dovrebbe unire tutti, ma niente su ciò che deve stare al centro di essa. La solidarietà diventa impossibile senza l'amore di Dio. Tutti sono chiamati ad amare il prossimo come se stessi per amore di Dio, che è la motivazione più alta. Perciò gli Obiettivi/Comandamenti per lo Sviluppo Sostenibile dell'ONU, per esempio, diventano vuoti appelli filantropici per porre fine alla povertà, alla fame e ad altri bisogni, giacché non hanno nulla di trascendente per sostenerli. L'interesse personale e la natura decaduta (anch'essa mai menzionata) vinceranno sempre quando Dio non è posto al centro delle cose.

Allo stesso modo, la Cathonomics non trova nessun spazio per la grazia, che illumina l'intelletto e rafforza la volontà in modo che le persone diventino capaci di realizzare opere (inclusi atti economici e opere di carità) le quali vadano oltre la mera natura umana. La visione ristretta dell'autore consiste invece in un programma freddo e meccanico, che esclude il soprannaturale e restringe tutto allo Stato.

Nel mondo della Cathonomics il peccato personale non ha conseguenze. Quindi, si fa un inquietante silenzio sull'aborto o su altri peccati che trascinano la società e l'economia verso il basso e diminuiscono l'amore di Dio che deve sostenere tutto. Anche il ruolo della preghiera e del condurre una vita virtuosa, libera dal peccato, non può essere sottovalutato come potente forza per ottenere la prosperità umana. Tuttavia, tutti questi fattori, essenziali per un'economia cattolica, sono del tutto assenti nella Cathonomics.

Eloquente della prospettiva dell'autore è la sua citazione finale tratta dal discorso di Papa Francesco del 2015 all'Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari: "il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e dell’élite. È soprattutto nelle mani dei popoli; e nella loro capacità di organizzarsi". L’approccio naturalistico è il problema della Cathonomics. Qualsiasi futuro dell'umanità (e dell'economia) deve essere messo nelle mani di Dio, non dell'umanità. Quando l'umano si mette al centro, è una ricetta veloce per il disastro.

L'autore dimentica un altro elemento importante. Ahimè, come si può chiamare qualcosa di cattolico senza menzionare la Madonna? La Madre ha in mente il benessere materiale di tutti. La Madonna a Fatima l'ha detto meglio: l'umanità deve smettere di offendere Dio. Solo allora il mondo troverà pace e prosperità.

 

Fonte: Crisis Magazine, 11 Aprile 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

© La riproduzione è autorizzata a condizione che venga citata la fonte.